Archive for August, 2013

Joe o Paul Schrader?


31 Aug

Ecco svelato l’arcano della rivalità fra due apparentemente agli antipodi

Se ciò che mi narri coincide con la realtà, rabbrividisco atterrito perché mai prima d’ora ho udito una storia dell’orrore di proporzioni così spaventose!

La memoria mi redarguisce, le guarnizioni dalla ferita si laceran in grido straziante. Avvolgo il mio “smunto” teschio in una preghiera delle più mistiche e ascetiche al mio inconscio. Lo penetro, l’affliggo per rinvenire l’odore dello smalto “corrucciato”, corrugato, d’apparenza levigato in sorriso ancor fanciullesco. Digrigno i denti, furibondo il mio viso si contorce in una raccapricciante smorfia d’adirati nervi allo spasmo.
Un’acquiescenza “torva” che mi scuote, sì, come una scossa. E rammento le tenebre dell’attimo rifulgente più cataclismatico a una miracolosa, luccicante resurrezione. Un tremito di lancinante “ribrezzo” che, a ebbrezza del me sbronzo dalle crudeltà inflitte, patite, sofferte a sdrucito “cuoio” dell’anima in raschiante morso al lupo che incarno nel noi tutti siamo animaleschi se feriti nell’intimo, rabbiosissimo divelle il sereno. E straccia, squarciante ossa a “car(tilagi)ne” di mia “adunca” nostalgia ischeletrita dalla viltà più ingiusta.
Fremito, odore di “cancrena” a rimbalzo termodinamico dai vulcanici polsi del mio Cuore reciso.
Evocazione del mio spettro… ove sparì e nella Notte espiò l’innocenza della cristallina adolescenza scheggiata, schernita, d’odio e insulti smorente alle baldorie del lor facile, superficiale “eloquio” di “cortesi” lodi?
Lordato, sì, piansi a tempesta del mio sonno o forse sol “dormiveglia” dolentissimo, oh dolenze segre(ga)te in nascosti sogni, desideri e propulsiva voglia romantica frenata, rapimento e incauto castigarla ché, casta, mi (in)castrò in un fantasma!
Ma il fantasma si rierse e allora io, l’ectoplasma, sentii i nemici-finti amici, che sin ad allora mi blandirono, urlare in allucinato grido di paura.
Fulminato… dai ricordi assopiti a scandirli cautamente in riesumata voce “muta” per innalzarla melodica a potenza ancor più (sof)ferente. A me, “masochista” dei carnali godimenti, e a loro punitrice di sottile, parimenti perfido sventramento.  Che svenimenti…
Loro… i “viventi” canterini, frivoli a balda “gioventù”. Ché già arsi esperiron sol già l’incendio delle tristi, mortifere abbuffate!
Brucia(n)tissima vendetta. Revenge “sregolata”, definitela voi “fini” così…
Che cos’accadde di così “orrendo” da stupire e tanto “ammattire?”. Che l’agnello, mangiato vivo nei suoi anni migliori, spalancò l’urlo degli assalitori. “Finemente”, d’inganni sbranarono ché m’arroventassi in melanconie stagne.
E ben loro sta eterno che il fulmine a ciel sereno, come un’aquila “ladra”, rubò per sempre il lor “bianchissimo” sorrisino smorfioso.
Così, questi peccatori moriranno dal tormento. E, uccisi lentamente dal ricordo della loro inaudita oscenità, durante una cena “festiva” rinverranno… domani l’Uomo che non (s’)aspetta(va)no.
Neppur mi mossi, camminai da Principe quella sera. E li vidi paralizzati in occhi trafitti.
Poi si scatenò il putiferio ma questa è un’altra storia…
Storia di “stupri”, violenze psicologiche, banditismi di teppistelli mocciosi che attentarono col terrorismo e videro undead man walking “bussare” fuori dall’uscio della lor mostruosa abitazione.
Così, mi recai loro solo per “intimorirli”, dopo tanto minarmi e intimarmi al suicidio, e loro affilaron le armi più cattive. Appiccarono il fuoco.
Una Gran Torino… reduce dal first blood.
Morto… lo sapevo in quale guaio di lupi, in quale tana-“gattabuia” mi sarei andato a caccia(to)re.
Ma non ascoltai nessuno perché proprio a nessuno posso permettere un orrore di tal “diabolica” architettura. Né allora né mai.
Il loro pian(t)o… pian pianino crollò. “Perfetta” elaborazione di quel che è ora l’impagabile, irrisarcibile lutto. Ritorsione ché non possono ripristinarsi.
Questa è stata la mia vendetta. A costo di pagar(n)e ogni sacrosanta “ribellione”.

Nicolas Cage

Scusatemi tanto se v’ho annoiato con l’annotarvi ancora il “breve” resoconto della mia resa dei conti.
Quando credettero che mi sarei arreso, furono presi in trappola. E il “topo” mangiò “a gattoni” i “felpati” cagnacci!
Gnam gnam…
Leggo di recensioni entusiastiche in merito a Joe. In modo particolare, viene concentrata l’attenzione sulla “sorprendente” di Nic interpretazione. Piovon applausi meritati? E qualcuno lo paragona a Clint Eastwood/Kowalski.
Avevate forse dei dubbi che Nic non sia un grande?
Lo so, talvolta l’ho preso in giro. Talora esagera di eccessi, e altre volte invece ha occhi da fesso. Ma non è pesce lesso. Bollito affatto…
Nei suoi occhi, infatti, son sempre scorse le “vene” schraderiane del viscerarsi dostoevskijano.
Vi ricordate il suo Frank “Don Chisciotte” di Al di là della vita?
Oh già… non è Travis Bickle. Non possiamo paragonarlo a quel De Niro. Eppure io ravvisai un ottimo Nic, nonostante tutto e qualche suo “sbandare” da paramedico sovreccitato nella “Pietà” con qualche “caricarlo” di troppa “effervescenza”. E poco moderare in alcuni istanti quell’istantaneo spingersi sull’acceleratore che neppure Scorsese poté “ammortizzare”.
Nic Cage è un cazzone ma, quando vuole, sfodera performance da lasciarti secco. E che puoi fargli?
Ucciderlo? Ah ah.

Paul Schrader e The Canyons

Tanti fischi, altri invece rimangono meravigliati, dichiarandolo l’apice, la silloge, il “canto del cigno” di Paul Schrader.
Perché v’ha turbato? Perché siamo in Italia, paesaccio di moralisti e “credenti”.
E il “porno” d’autore fa gridare!
Ma Taxi Driver cos’è se non la sceneggiatura… pornografica delle anime più “straniere?”.
Il resto è evoluzione… epigoni.
Quanta ignoranza!
Per voi, o meglio per molti di voi, la volgarità “ripugnante” consiste in un James… che sia Dean e non “storpiato” in Deen. Altrimenti ridete.
Che senso strano del ridicolo voi avete!
Vi dico io cos’è volgare in questo Mondo. Cosa mi fa ridere amaro.
Cosa mi provoca turbamento.
Io non vedo “orrore” nella pornografia. La pornografia ha un solo “obiettivo”. “Concretizzare” seppur “virtualmente” (ma cosa non è virtuale oggi giorno…?) le fantasie onanistiche. E quindi? Questa è cosa buona e giusta? Altrimenti, se non ce l’hai che fai? Te lo attacchi? Non te lo “stacca”.
… Ritraendo molto più “realmente” il sesso di quanto potreste immaginare… La volgarità è negli occhi di chi guarda e del come si guarda l’altro. Questo è volgare!
Prendiamo ad esempio una bella donna. Ben co(n)sc(i)a di essere appetibile. E allora fa la puttana ma la dà a un riccone con tre neuroni e però molti soldini…
Nel frattempo, spedisce le foto del suo culo ai suoi studenti. Sì, è un’“insegnante” della “buona” borghesia.
Sotto mentite “spoglie”. E sa che, negli spogliatoi dei maschietti con la bavetta, le sue foto passeranno di mano in mano… una passerona, leggermente più vecchia ma molto formativa. Molto formosa, più che altro.
Poi, uno degli studenti suoi più “fighi”, quando il riccone è in vacanza, lei seduce in casina… e glielo scassina. Incasinandolo come leggerete.
Gli alza… la media e lo “promuove”. Di tutta “interrogazione”. Un’orale da “maturità”.
Con la clausola che lo studente non faccia… voce d’esser stato, “in fede”, nelle “veci” del corpo… professorale.
Al che, lo studente però s’innamora. E la “perseguita” di letterine. Non è lei laureata in “Lettere” alla Bocconi? Una bocchinara di tal oratoria, eh… ha anche il “Master”. Aula Magna…
Lei lo denuncia addirittura per stalking… insomma lo fotte due volte. La prima “godibile” e alla seconda lo sgoleranno in carcere.
Questo è “elegante?”.
Eh sì, è una donna galante. Tutta sgocciolante…, truccante, scosciante e “croccantina”.
Come diceva Totòma mi faccia il piacere…!
“Quella” non ha né la faccia e diciamocela… neppure è fica!
Permettetemi di congedarmi nel ricordarvi appunto che la feccia vera è ove le cosc(i)e(nze) sembrano pulite e senza “neo”.
Ho detto tutto…
Questo è inquietante? Ti ha infastidito, piccolo borghese ritardato di merda?! Volevi da un “insegnamento?”.
Ma quale “segnalazione”. Non ci stai…?
Ah sì? E allora prenditi altre “botte”.
Ora, fratelli della congrega, tornerei alla parabola d’inizio “predica”.
Il Principe passeggiò tranquillissimo mentre l’idiota urlò.
Al che, il Principe a uno dei “nemici” si avvicinò proprio vicino al b(r)ancone. Vicini vicini da buoni amici…
– Ora, vi ammazzo tutti! – pronunciò il Principe.
– Non sei il tipo… – replicò il “prete”.

Il prete ascoltò, prima della tragedia, la “confessione” di “Una passeggiata perfettta”…
E già comprese…
Infatti, non sono il tipo. Segnai l’idiota in maniera terrificante. Quello è solo da fogna, da forca.
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato. Ora scambiatevi un segno di “pace”. Buona Notte.
Chi ha orecchie per intendere, intenda.

A noi intenditori… poche parole a vostro porcile.

Eh già… il “fucile”.

Agli altri, i tendoni da circo. Ora, scopate placidi nelle tende.

P.S.: andate a circuire vostra madre che v’ha messo “in tenerezza”.

Certo…

Ciao…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Point Break. Punto di rottura (1991)
  2. Gran Torino (2008)
  3. Joe (2013)
  4. The Canyons (2013)
    Di mio, credo che la Lohan sia peggio di Lina.
    Ho detto tutto.

“Gli spietati” a Venezia, il Pacilio


30 Aug

Il Pacilio ha il suo perché elegantemente fascinoso. Il tizio in mezzo è inesistente, la ragazza è impostata. Ci vuole più sex nello sguardo, quel vive(u)r il Cinema con maggior entusiasmo. Invece, mi sembra poco sciolta. Guardi mia che il traghetto è drago. Approfitti e al più presto si imbarchi.

“The Family” interviews, De Niro e Pfeiffer


29 Aug

Matt Damon in “Interstellar”


29 Aug

Matt(o) Damon sta imperversando: adesso anche in Interstellar di Nolan. New entry delcast “stellare”.
Abbiamo finito di dar fiducia a questo robot?
Introduzione “veneziana”. Sfoglio un quotidiano che, come di solito si fa “gossip”, “scaraventa” in prima pagine la spettacolare linguaccia di Sandra Bullock, versione puttanella vicino a Clooney sul motoscafo.
Lui non la guarda di striscio nonostante i guardacostieri ma lei, oh sì lo intuisco dietro questa simpatica “smorfia”, ardisce a (pre)tendere l’oggetto “navigante” del desiderato beniamino di tutti: il bel Giorgione.
Manca la gommina da masticare. Di contro un patetico abbordaggio.
Sì, George gigioneggia sempre al Lido, riceve applausi scroscianti e al contempo-contento menefreghisti, riversandolo ammiccante su tutte le sue fan che vorrebbero proprio un Clooney rizzante a letto “caldeggiandolo” fra una calle del glande e la glassa, candeggina ruffiana dell’arruffarselo con far da (s)venduta.
Sì, Sandra ci prov(oc)a, mira d’orizzonti che già con George sognano un dolce, permeato e di Permaflex tramonto.
Ma George è fedele, non sporcherà il suo fidanzamento senza “nuziale” per oziar con la Bullock “spaziale”.
Sì, Sandra è apparsa in splendida forma, galattica di seno come il girovita formoso della Via Lattea. Effetto lucente, graffiante di nome Gravity.
Sì, ma deve accontentarsi dei “miseri” mortali a cui d(on)arla in lor “dorante” ammirazione.
Dinamica “virtuale” dei peccatini veniali a sua anodina figura dalla finta magra invero soda.
Ora, cosa c’entra tutto ciò con Matt Damon? C’entra eccome. Matt, innanzitutto, è presenza fissa a mo’ di prezzemolino in cinquanta film all’an(n)o. Non è un’iperbole ma le sue interpretazioni sono anonimie che svaniscono dimenticabilissime come bolle di sapone. La sua inespressività induce la nostra bile ad arrabbiarsi, c’irrita Matt eppur riesce a immettersi in ogni pellicola. Ove cambia sempre “pelle” nonostante rimanga uno stoccafisso.
L’ho presa “al largo”. Vi spiego ora perché ho citato Georgino. Egli è molto amico di Damon.
Infatti, come lecca il culo Matt neppure il peggior demonio. Compare “cameo” in tutti i Coppola, anche sol d’apparizione (sempre d’altronde) che non lascia il segno. Chi l’ha visto? Devi scorrere la sua filmografia su “IMDb” per annotare ove forse l’avevi notato. Varia da interprete “principale” di “filmoni” a cui avrei tagliato il protagonista nel recider nettamente di “montaggio” e montanti alla sua faccia “slogata”, sì, è un LEGO, a capolavori di Gilliam in cui “saltella” da “pupillo” nelle pupille penetranti quanto l’incisività “impressionante” del suo carisma sui nostri pugni in faccia. Appoggiatemi. Dai, Matt. Porgici le guanciotte.
Matt Damon, nato nel 1970. Ha già 64 titoli all’attivo. Ma siate onesti.
Uno con tal mole di credits è mai stato vagamente credibile almeno in un (sotto)titolo?
Mah, ho seri dubbi. Nel 1997, fra le ragazzine amanti degli efebici biondini, venne… scatenato un contenzioso da “strappar” i capelli… le adolescenti, in preda agli o(r)moni più confusi, si “spartirono” (non solo le acque da bagnanti…) tra un tifar DiCaprio di Titanic, appunto, e Matt di Will Hunting. Ah ah, sospiravano. Che ardimento alimentarsi così, eh? Ah ah!
All’epoca, ricordo che lessi su “Ciak” l’opinione di una fan del Damon.
Non posso riportarvi letteralmente la “letterina d’amore” per natural smemoratezza dovuta al “fallo” che non sono un database delle sceme innamorate, ma qualcosa mi vien… alla mente. Il suo “invaghimento” da demente femminuccia per questo maschietto ancor oggi ebetuccio. Si lamentava, infatti, che Matt non riscuotesse lo stesso s(ucc)esso di Leonardo.

Cara redazione,
carissima Piera Detassis. Son incazzatissima, al massimo delle agitazioni degli estrogeni impazziti d’eccitazione, perché tutte le mie compagne di b(r)anco van matte per Leonardo e non per Matt. Sono l’unica che vorrebbe il suo cazzo? Datemi una conferma. Vorrei essere l’infermiera di Matt, fermatemi! Non sono da mental infermità solo per colpa di Damon Matt?
Posso permettermi di scrivervi ciò? Non mi giudicate male, vero?

Spiegatemi se sono pazza. Trattate Damon da pupazzino, ma me lo spupazzerei più dell’altro. Anche di chiodi sull’altarino. Lui è di razza.
Sì, devo esservi sincera comunque. Mi piace molto anche Leonardo però, dato che nessuno dei sue si farà… avanti, son (co)stretta a scegliere la fantasia più 
ribelle. Devo giocoforza contenermi. Che rabbia! Fra i due bellocci, sicuramente opto per Matt. I suoi occhialetti spaccan la mia fighella cieca in ottiche (di)storte. Talora, dopo averlo… guardato per ore, mi sento distrutta. I miei occhi glielo (es)torceranno mai? Oh, mio Matt!
Lo voglio, lo voglio, voglio Matt che mi spalmi l’olio! Lo esclamo. Lo scorsi in passerella, la mia giuliva scottò di brace-padella in passerotta cottissima e desiderosa del “Non mi passerà il desiderio di quel passerone da olive fresche”.

Distinti saluti,
una conclamata, svergognata, senza peli… ninfomane… “a (s)venire”.


Ecco, fra i due litiganti, meglio che “goda” Leonardo. Ha più talento. Indubbiamente più fascino, mi spiace molto per le (am)miratrici di Matt, non vale un caz’.

Sì, sono come Nanni Moretti di Sogni d’oro. Do le perle ai porci da “professore” ma i miei studenti mi deridono a (ri)petizione. Mi criticano perché non so amare parimenti a loro (ar)dire. No, non ardo per il lardo.
Quindi, Laura Morante di noi altri, ah viviamo in tempi imbruttiti, mi “condanna”, dandomi… dell’arido.
Mi disprezza!
Anziché ammutolirmi come Nanni, uso la strategia più “maschilista” alla sua emancipata femminista…

Laura, son Uomo che se ne frega delle raccomandate lauree. M’ero raccomandato di non sfidarmi.
Lo so. Lo so… adesso sei passata dall’esser un cesso (eh sì, come ho fatto a innamorarmi di te a quell’epoca?..) alla Barbara d’Urso sempre ne Lo sguardo dell’altro. E dire che credevi alla tua sana, pura femminilità.
L’hai data poi di qua e di là, senza badar a spese. Sei di-venuta… la badante di tutti… attacchi il Cinema “infantile” di Tarantino, fai… comunella coi registi più furbetti, ma ti sarò obiettivo…
Ti leggo una mia poesia di “cuore”. L’ho scritta ieri dopo l’ennesima avance di una scaldata da “Avanti popolo, bandiera rossa e te la sventaglio arrossata”.

Ciao “cara”,
ti ho mostrato la copertina… in anteprima del mio nuovo capodopera letterario, “
Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne”. Un libro che mi è costato enorme sacrificio, quasi carnale. Ho divorato proprio la mia anima, scarnendola a indagine misteriosa dell’inconscio, mescendola a una sorta di remake in prosa di Angel Heart, unendo le suggestioni indotte dalla visione di Parker al “Faust” celeberrimo di Goethe. Son saltate fuori 180 pagine esatte vergate dal limpido mio sangue versato fra versetti altamente poetici e delirante, squisito esistenzialismo.
“Cara” Laura, questo è un libro dal romanticismo più vero.
In radio, per te, pass(er)a Alessandra Amoroso. Registrala e canta (come) tutte le “scrofe”.

Abbracci, non a braccetto, ti spezzo il braccio da lavandaia e bacini puliti. Baciamo le mani!
Firmato uno “stinto” sal(u)to da un Uomo “gentilissimo” col gentil sesso solo quando ca(r)pirà il sen(s)o della vita.
Oggi, tu mi scambi per dissennato, sto disseminando Cultura non troi(at)e
Non trovi? Volevi trombarmi?
Non contaminarmi di virus.

La migliore interpretazione di Matt Damon, da Oscar. Perché in questo film è identico alla sua “statuetta”

Nei panni di Edward Wildon è strepitoso. Il film è diretto da De Niro ed è magnifico, sia a livelli di regia e sia Matt.
The Good Shepherd. La storia della mia vita.
Un Uomo crede nell’amore ma sarà tradito anche da tutti gli amici.
Verso la fine del film, Matt finalmente manda a cagare Angelina Jolie e la lascia a Pitt.
Deciderà di sposarsi per credere di nuovo ai (ri)sentimenti.
Aspetta la sua bella ma, poco prima del matrimonio, gli spioni la gettan giù dall’aereo.
Doveva essere un bel momento. Finalmente Matt si era sbloccato e invece fu paralizzato.
Insomma, troppo serio e valoroso da meritarsi uno sguardo sulla realtà e lo (ar)resero da Valium.
Ho detto tutto…
Eh già…
Ecco Matt. Mi son sciolto come un ghiacciolo. Visto? Dinanzi a una merda come te, divento diarrea sciolta. Più che Damon il Demone!

Idiot!

Continua a piacermi la “religione” di Scorsese, c’è qualche problema fascista “moderno?”
Celebrate il grande Cinema e i grandi, non le scimmie che van a donnacce.

Evviva Frusciante, il fruscio e anche le plateali stronzate.

La vita è una pernacchia.

Abbiate fede e sarete ricompensate dal mio piatto di cime di rapa.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. L’uomo della pioggia (1997)
  2. The Monuments Men (2013)
  3. Il Grinta (2010)

 

Venezia 2013, “Gravity”


28 Aug

Il Festival di Venezia inizia sotto i migliori auspici: viene rinvenuta in Sala Grande la mia “salma” che “gravita” di orecchio mozzato alla Velluto blu dipinto di Modugno, e Clooney diventa Dennis Hopper asmatico:

Apertura, sbotta il clap clap e qualcuna apre la patta!

Il film Gravity riscuote applausi a scena aperta, le fan dell’attempato Georgino s’accapigliano per estorcergli un sorrisetto da incollare a mo’ di “liquidità”. Sì, attingon dal miliardario tinto di brizzolato nell’illusione “volatile”, a mo’ di sospensione incredula-fluttuante di fighine in calor ad orbitar su sogni del volar “basse-base contatta le polle in Apollo pallose”, immaginando una vita più avvenente di “quella” poco avveniristica mansarda da mostriciattole seguite dall’assistenza sociale. Son partite in quinta da puberali, poi il seno s’afflosciò nella depressione del vuoto cosmico.
Clooney elargisce loro un “Vaffanculo cretine!” studiato di “galanteria”, dietro autografi vergati ad annoiato smoking nel parterre d’“apertore” della cerimonia. Le ragazze son lì a pender dalla penna delle sue labbra, glielo vorrebbero prendere, sospirando a George un “Fra qualche anno non sarai più bon’ piacione, ti stai rammollendo nell’ingrigito ma, al momento, apriremmo ancora le cerniere delle gonnelle per te a sdrucirti e sbavar di rossetto pindarico su arcobaleno indaco”.
Colan… gli applausi, la Bullock veste in vestaglia, lunga di cosce e di seno un po’ moscio nello svolazzar’ rossiccia. Di semi-spacco visibile solo a poltroncina.
Sì, è dimagrita causa mancanza dell’ossigeno. Non solo perse il cuor di Reynolds Ryan ma adesso è protagonista di Alfonso Cuarón Orozco. Diciamola. Il suo “cinema” è aria fritta, resta bloccato in catena di “montaggio”.
Infatti, Alfonso è anche montatore del suo naso furbo a NASA ferma in pilotar le masse che io invece subito annusai.
Meglio mia nonna e Oronzo Canà a questo messicano quaquaraqua.
Salvo solo il suo Paradiso perduto. Per due ragioni. Bob De Niro vale sempre il Cape Fear e Gwyneth Paltrow era ribaltabile di “tela”. Fa bene “lì” Ethan Hawke ad “affrescarla” con pennellate ammiranti nudità non tanto “mano morta”. Ethan toccò la Thurman Uma, poi ritornò versione attimo fuggente, quale è rimasto deficiente in viso da “nababbo” cotto al baccalà. Tornasse a far il pescator’.
Oggi, gira film futuristi, ma il vero “dark” stava in mezzo alle gambe. Altro che fanghiglie e detriti da attor “sporco”. Inutile “ricrearsi” e girarci attorno. Ethan ha la faccia pulita. In versione truce, è meglio Willis Bruce.

Gravity viene molto apprezzato, ma io sono più calorosamente metafisico di primo piano a sequenze interminabili di seghe spaziali. Si chiama galattico guardarla da un’altra prospettiva, cioè sbirciar i buchi dal catodico. Nell’emissione gastrointestinale a rampa di lancio che vorrebbe spezzarlo alla sua attrice preferita, non Sandra ma Mia Sara di Timecop. Sarà tua e tu abbaierai. Sì, Mia Sara fu “spaccata” da Van Damme.
Dopo lungo cazzeggiare, mi ritrovo perduto in Sala Grande. Fra borghesi arricchiti da “giornalisti” dell’imbalsamata stampa e pompini a vicenda nelle cortesie più ruffiane tra arruffati per fotografar George e signora nell’istante topico in cui Clooney di forbita lingua pensa alla Notte veneziana dell’incunearlo stellare alla topina Stacy, raccattata fra una zoccola e l’altra.
Mah, i canali di scolo delle calli. Stacy ha il callo, ama i cavalli come le sue gambone.
Ma, nel bel mezzo del “parapiglia”, tutti lo piglian in culo. Assistendo a una visione inaspettata. Sì, c’è uno spettatore che spacca il muro delle leccate.

E appare pian piano incarnandosi per gridar poi loro “Siete incancreniti!”.

George sta per accomiatarsi dalla sala, Barbera gli regge la barbetta al cravattino eppur, fatalmente, qualcosa (ac)cade di “linguorino” ambiguo.
Un orecchio, di natura preistorica, viene calpestato da George. Che urla terrorizzato un “L’orecchio del Falotico. Mi hai spiato sin qui!”.
Il paparazzo se n’accorge, coglie i begli occhi di George nell’allucinazione più lynchiana. Immortalandolo su volto da far paura ogni regista futuro…
Al che lo ricatta, con tutta la Sala Grande a chiedere maggior riscatto e altri scatti per la foto che vale la sua intera stronzata come “uomo” (re)attivo. Finalmente, George è stato scoperto con lo sguardo “brache calate e strabuzzato impressionante”. Avete notato? Sta sempre in posa, anche quando fa la parte dello stronzo.

George dice “No!” e sviene, travolto dal Falotico intanto elevatosi sul podio in tutta carne cronenberghiana.

Effetto videodrome, velluto blu dell’imprevisto. Ora mi vedi, domani scompaio, probabilmente ti ho già scopato.
E poi spazzato. Tu, Sandra, spazzerai da pazzerella a Terra.
Torna coi piedi nella monnezza.

Sì, sono Lynch David a duo geniale.
Il resto è una cagata micidial, come Gravity.

Lo ridimensionerete a breve. A mani(er)a di vostro uccello.

E ricordate: non c’è un sol cazzone che non la vede a tirarsela. Perché tu, prima o poi, uomo “serio” cadrai dalle nubi. Ma non ti sei provvisto di paracadute. Tutt’al più di un going down.

Ciao.
Anzi no, devo chiosare.
In questa vita non son mai nato eppur non m’ammaino.

Ad Armstrong preferisco l’hard dello stronger, sarà un fottuto allunaggio ma almeno le mangio di crateri. Ho un brutto carattere, eppur lo piazzo. Alzabandierina.
Tale e quale a questo “capolavoro” che apre le danze, cioè il solito festivalino, analino, di puttan(at)e.
Sì, io sono il nautico dell’esistenzialismo, ciondolo da una star all’altra nel firmamento ma non voglio nessuna famosa firma. Sono Dio sceso da lassù per ficcarti giù, quindi posso stare nello spazio. Fra una parola e l’altra… e una via crucis con un punirti di freccette e un Erode ché non rosico il Verbo. Neppure quella della bellina Bullock.
Più che un bullet, sono sballato.
Dai, Sandra, balliamo. Ti farò veder la Luna, tu sei Venere e io il “fisico”, scienziato a te (in)volante di aeroplanino che, se apri le cosciotte, planerà fortino a fornicazione. Sì, ove mi barrico sulla difensiva. Quindi attacco di action.
Meglio difendersi. La miglior figa è la fuga, la miglior fava è sfanculare. Non fa rima eppur il ritmo c’è.
Tutto dentro, spinge “ballerino”. Di “Lambada”. Sì, Sandra sei abbronzata.
Sono le tue lampade artificiali. “Pirotecniche”. Sì, guardo il tuo poster(iore) in cartolina “Polaroid” e, nella mia onanistica depressione bipolare, mi faccio… volare. Che vita “solarissima” eh? Mah, meglio Solaris.

Sono rimasto solo. Eppure, come Woody Allen, ho sempre qualche compagno che mi ama. Me stesso di autoerotismo. Più che in testa, da batoste.
Eh sì, sono tostissimo. Mi pieghi ma non mi spezzi. Si può scendere a un compromesso? Inchinati da brava bambina come a messa ti prostri. Ah, le massaie. Son tanto timorate eppure voglion (s)tirare… E te lo guardan dall’altare.
Me la dai e te lo spiego. Basta che non me lo pieghi. Ce l’ho fragile anche quando al massimo della “durezza”.
Quindi, attenta a come tocchi, altrimenti se me lo spezzi… che fa?
Non posso far nulla. C’è solo da pregar’.

Sì, ricordate: la vita è ora et labora. Di “mio”, prescindo da entrambe queste regole. Si definisce scissione e tu finisci scisso.
Ricevo molte tegole. Ma i tegami li lava lei.
Anche perché le urlo sempre “Levati. Le palle son mie e le gestisco ad astronauta delle natiche che so(g)no!”.

Se non hai capito l’antifona, sei sordo oltre che cieco. All’Amplifon amplificheranno la tua tromba da Eustachio.
Per forza… se non trombi hai perso colpi. E anche i fianchi. Oltre all’udito.

Beccati quest’ultrasuono. Sogni d’oro. Tu sudami dorata.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Gravity (2013)
    Meglio Battiato. Anche quella con la permanente. Almeno te lo stabilizza di (l)acca.
  2. 2001. Odissea nello spazio (1968)
    So che siamo nel 2013 solo perché hanno deciso così.
  3. Dead Man (1995)
    Meglio Blake della Bullock e dei bellocci.
    Meglio il coyote. Si chiama Willy.
  4. Free Willy. Un amico da salvare (1993)
    Il mio delfino trilla fra le donne di onde.
  5. Morte a Venezia (1971)
    Possiamo dircela? Andate gettati in mare.
  6. Otello (1965)
    Meglio un piatto di tagliatelle.
  7. Il mercante di Venezia (2004)
    Il mio Pacino è questo.

The Howl


28 Aug

>The Howl: meglio del “festivalino” di Venezia e dei giretti in gondola. Di mio, ordino i Sospiri e vivo nel pont(il)e tutto l’an(n)o, di marea alle merde

Lucifero crepitò in agonia silenziosa, nomade della solitudine, dischiuse le palpebre e spense i sorrisi “candidi” dei mostri, linciandoli a scagliar vetustà serena su torpor linciante della più “turpe”, sacrosanta”, esecrabile vendetta. Esangui urlaron sangue marcio, li torturò, avvizziti cosparsero pianti, gemettero inascoltati nel tuono dell’ira potente e morirono trafitti da una punizione divina!

Risveglio. Mattina mia albeggi florida in tal “purezza” smorzata dai vili assalitori, prima (in)coscienti e poi a tenaglie roventi di guascona “euforia” della malizia più mendace, irresponsabile, di pugnali alle anime.
Apro il frigorifero, il latte gorgoglia entusiastico negli occhi “briosi” dei ciechi in allodola verginella stronzetta. La confezione, di bella stampa in “copertina lucida”, ritrae il volto angelico della pubblicità erotica più “cosmetica” della bieca putridità incastonata a subliminale, “smagliante” camicia sventolante aria “profumata” di rancida campagnola per “eccitar” di tette granulose da burrosa. Il fascino orrido della plastica. E la donna ridente, che inclina basculante il seno a grembo procace, non m’allatta di piacer materno o suadente. Colgo nelle sue gote un rancido saporin sdolcinato da puttanona in calore, così come la sessualità è oggi ingorda nei fremiti promiscui del becero porcile losco. Lo carezzi e sembra liscio, ma è varicoso e d’arterie come un “semifreddo”. Il cazzo amaro del vostro menzognero gridar amore anche se è solo scaduto liquore. Io illanguidisco le iridi per farvi vedere come vi liquido.
Donna, ove s’elevavan rizzi i capezzoli turgidissimi di fiera femmina d’allietar in scrosciarle sperma verace, s’erge qui invece al dì una meretrice, la troia pavoneggiantissima a incitar i cavalli ché la svacchino in virginal “Gioconda” lieta di finta apparenza ma, giammai contenta, s’accontenterà di berseli in un sol boccone, fra bicchieri scremati, borsello da caroselli e parzial scosciar per inguinale salivar anche l’ultimo degli asceti indomiti ed eterei. Ella, da lavandaia ed “educanda” cortesia, con le sue labbra pittate al bon ton illusorio, eppur molto allusivo e laido, sgorga all’intrepida carnagione arrossante su rossetto di fragolina del “bosco” in cui concupirà i lattanti nella Milf pregna di gravido profumo “bianco”, come l’arcata gengivale di denti splendenti da (s)porca “pulita”.
Una bovina nel gregge e anche il pastore s’aggrega alle odierne, “felici” leggi di tal in verità urna ch’adombra l’amor davvero notturno. Quindi lupo. Non cinico ma evoluto dai cagnacci. Ella, cupida e sobria, appar mansueta e dolce, ma io scorgo fra gli angoli della sua bocca uno sfiorito esser già sbocciata, di bocce aver spremuto troppo gaudio del limon più armonico e oggi ammuffita nella fisarmonica logorata a balorda ludra del proprio lercio utero. Zucchero (in)filato! Sì, una bocca che spalanca le fauci da diavolessa accalorata e sprona la “guerriglia” ad “affinata”, mascherata e sconcia impudicizia d’altre “eburnee” sporcizie.
Qui vibra la tua paura, piccolo borghese al qual sarò scortese.
Ti spruzzo di panna, ecco il gastroenterologo a entrarti come la speleologia che, via via, spela ogni corpo tuo cavernoso e lo sventra a picconate del rampicante spaccarti rampantissimo. Forse, sono Rambo. E, di diagonali scorciatoie, prega la croce per non incrociarmi, oh oh mio impaurito fuggitivo! Questa è la mia crociata. Questa è la mia guerra. Santini, fottetevi! Mitragliate e riceverete il rincarar, incagnito, della dose appuntita.
Io son l’entusiasta vanità di chi la faccia frattura e se una ragazza giovinetta, quindi di tettine, deride il mio sorseggiar misurato dalla giovial tazzina, l’erutto la “sordina” allo scaraventarla in spiaccicata come vitreo frantumar anche la mascella del bue suo a suini. Con tanto di saetta a setti nasali e a bugiardi nasini!
Sì, festeggiate di pasticcini a passerelle con passerone e di uccelli truccati a “trionfi” in passeggiar vostro “invaghito” del sempre più assopirvi nell’assaporar la superficialità delle “figate”. Questa dolcezza è cremosa quanto il mio mascarpone. Che ti fa colar, da erculeo quale quasi Dio sono, in una valle di lagrime giù dalla scarpata. E te lo piazza di rosse scarpette.
Sì, con tanto di sughino maleducato al tuo sanguinaccio.
Ecco la pellaccia. Salvati! Scommettiam che salterai?
A me l’onore di guastar la festa e ogni mondina a immondo vomitarle una giusta “mondanità”.
Perché quando si esagera, io son il primo a (s)montarti, poi non batto… ciglio e coltivo quadrifogli a sfoltir il giardino del tuo “vicino”. Uno sposato a una cagnolina ma il licantropo è il Diavolo nel peperone.
Salta in padella, ecco il mio “abbraccio”. Che braciola! Scotti nel braciere?
E, quando cala la Luna, l’ululato è urlo violento. Iroso e peli che raschio.
Or dov’è finita la tua spocchia, pidocchio? All’erta e in guardia di “occhiolini”, son dietro il tuo “spioncino”. Ah ah!
E, “pulcino”, oggi t’è spar(at)o in viso.
Morale della favola: allattate i bambini al perbenismo ipocrita ma se, quando dal branco gli agnelli fuggiranno e saranno macellati, un sopravvissuto potrebbe far Male nel suo silence of the lambs.
Quindi, dopo le sculacciate, (s)cuoio.
Di tutto “Cuore”. Ti sfondo il culo. Mentre te lo recido.

Di netto, ecco l’inetto. Di denti da lattaio!

Le “tonne” son le colonne del sudor’, meglio il Canal del Glande al largo dal lagunar in questa mer…!

Sottotitolo: se una mi provoca, l’affogo.
E poi getto le ancore del suo “Ancora, ancora!”.
Ecco il “nodo” marinaio dell’aiuola “bagnata”.

Fine dei giochi…, il resto è una cozza. Una cagacazz.

Settantesima Mostra dei mostri in “Laguna”

Basta con le rassegne stampa, coi brindisi e chi stappa, mi strappo i capelli in segno di nazismo ai gerarchi e alle caste di Clooney. Io son la bancarella e mica come George, mai in bancarotta sul Lago di Como.
Al laghetto delle sue concubine, io capisco la “Gravity” del mio grave stato di reumatismi eppur remo finché la barca va… lasciala andare a far in culo alla balena. Ecco il “bikini” atomico! Che bomba “sexy”.
Che esplosione festiva, ah ah. Artificiali siete e morirete di goder in champagne altrui.
Baluginando, sì, vado a sfotter dal “faro” su scogliera di urlar “Evviva gli spaghetti allo scoglio!”.
E aggiungo il Sole mio del vino d’ottima annata, in anal fregata.

Sì, tutti già al Lido, mai al verde state miei ricc(i)oni, teste di cazzo prima a Riccione, eppur io passo col giallo, rosso di sera io spingo di “prua”. Avanti col motore, timonieri, assalite i timorosi del Cinema di Schrader. Fotteteli alla James Deen nella gioventù bruciata di questo porcil’ che han “costruito”. Di questa società che fa cagar eppur frivola scopa come Dio la manda a dir. Van tutti “a culo” oggi, son putridi, viziosi, guardoni e pur maneschi. Facciamoli a poltiglia.
Spremiamo il grasso che cola, ungiamo perché unge la vendetta! Più nera da Nerone!
Abbasso Venezia, va allagata subito. Ecco la metafisica! Bombardare sulla Parietti e sai che “gommone”.
Sgonfiate i seni rifatti e d’ago siate pagliaio a quelli che fuman le paglie sullo yacht di qualche stronzon’. Ecco la pancia a mollo!
Al mio comando, ardete le case dei villeggianti, i miniappartamenti dei turisti dell’ultima ora, sfollate gli alberghi, arriva l’arrotino dell’oceanico tempestarli di “frigobar”.
Basta! Non sanno nulla né di Cinema né soprattutto di vita! Ma che vita fate? Che volete (stra)fare?

Reportage d’un “normale” dialogo fra due “cinefili” di razza:

– Come ti pare l’ultimo film del regista Suka Minchia? S’intitola Tetsuo fatti i cazzi tua con la cibernauta cinesina androgina di Blade Runner e non spappolar u’ Asimov.

– Notevole, un po’ lecca lo spettatore ma c’è una giusta miscela tra furbizia e la malizia che non guasta, poi si scioglie raschiante verso la fine con troppe menate buttate via. Arrugginisce e non va liscio di olio. Un finale al burro quasi cac(a)o, diciamo, speravo in una botta conclusiva di natura robotica a distruzione nichilista del futurismo più sospirante. Pecca di retorica, eppur ha il suo retrogusto caldo, ti rimane dentro e te lo godi anche dopo essertelo sparato tutto giù. Comunque, verso la metà della porcata a muccio selvaggio-metallaro, s’avverte un non so che di disturbante tendente all’omosessuale col parrucchino in versione remake di look platinato.

Sì, un film che “inonda” come sperma del cioccolataio che meglio “guarnisce” il prodotto a metà fra il darsi via sul p(r)ezzo ridotto e uno stracciarlo nel pistacchio in stracciatelle di Nutella con yogurt all’amarena. Il tutto diluito con la paletta dei magnoni in Sala Grande.

Il miglior film sarà Joe. Perché io ho sempre ragione io, eh!

Storia autobiografica che sembra sfigata e invece ha capito tutto.

Più che far il viveur fra gli zombi, l’antieroe sceglie la montagna.
E pure la barba da “barbone”. Passando il Tempo a regredir, barbarico, con un “bambino” più adulto dei cosiddetti adulti. Guarderanno la foresta e penseranno che quella di Sandra Bullock è da radere al suolo.
Ad accetta “spazial” di come adesso la vedi sulla sedia a rotelle, mignotta? Ronzano i soldi. Oscar interplanetario.

Si rivelerà l’unico sano di mente in una società che fa onestamente schifo.

Sì, vanno un po’ tutti a puttane. Quindi, amputateli subito.

E vedete di non rompere più.
Altrimenti, oltre a cambiar casa, cambieranno pure il casco. Ammesso che non faccia cascar un masso di pugni sul cranietto da dementi.

Nichilismo? Solo credo nel mio Cristo, mio fascista! Son pazzo come Kinski, meglio di te che fai scopa con la scema.
Otterrai tre cicorie e la tua (c)oca forse nel papero.
Sputami un puah e stai bene qua. Datti alle zoccole, e nun scassar u’ babà. Ah ah. Io vivo a Londra, domani ne ho ben donde.
Ecco che onda! Ti urta!? E allora datti alla scialuppa con una di scaloppina. Da me, sol che groppo in gola e ti strozzo.

E ricordate: accattatevi al tram.
Non attaccatevi, penso io ad appenderti al chiodo.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Tetsuo: The Bullet Man (2010)
  2. Gli spietati (1992)
  3. Nosferatu a Venezia (1988)

“Killing Season”, Blu-ray


27 Aug

Qualcosa è cambiato


26 Aug

Il roboante, mellifluo, imprevedibile, depistante Falotico “calvo” simil Matt Damon di Elysium: look rasato, da “sparatoria marine

Il Falotico si destreggia a cambiar aspetto. Camaleontico nel deniriano imparar dal Maestro della recitazione versatile, oggi in camuffa, domani ammuffito, ieri in cantina, nel Futuro cane da vita urlante, strangolata, recisa, spezzata, amputata eppur mai a puttane e avvinta agli strozzini. Egli “inala” percezioni sensoriali, morbidamente declina nel  Far(sele)West, le sveste di “fondina”, spinge sul grilletto senza più il Grillo che parla fuori luogo non mirando mai al “centro” delle cosce, sorvola le pianure emiliane in totale sfrontatezza di fronte spaziosa, “rugginosa” di semi-rughe con addominali-tartaruga, veloce e non lumaca come voi, il Falotico è lumacone per “aderir” di serpentine fra donne che “invischia” col suo fluidomor(t)ale”, blob che “uccide” nel lasciarle secche, ancor “viscide” sguazzan infatti e in fallo desiderose della bisc(i)a, (s)lavate a centrifuga depurativa d’ogni schizzo residuo. Fa dello squirt un Nesquik, addolcendo le dita in leccante sapore “insaponante” da patatine croccanti alla Fonzie(s), Henry Winkler rinforzato di “pelle” a giubbotto (im)permeabile dei suoi happy days torna(n)ti al meglio. Più di così… non posso d(or)are. Mi paion già troppe queste top(p)e.

Alzo il pollice, su il medio e vai di jukebox. Lei slaccia la gonna e io lecco “giù” d’ugola sempre al primo posto della hit, parade per ogni cicala alla Heather Parisi. Un’altra sbattuta contro la parete, un’altra da “imbiancatura” e tutti voi, di “stucco” e distrutti, mentre Lei a bocca aperta addenta il “pennello”. Smaltando nella variopinta “cappella” del mio Michelangelo molto “indiavolato”.

Sì, sono De Niro di Paradiso perduto eppur ho grandi speranze.

Sono come Jack di Qualcosa è cambiato. Misantropo tendente alla tenerezza che si dà manforte con un cagnolino e una Helen Hunt che gli regge il “moccolo”. Mi fingo misogino, Lei con me non finge, anche se non so se è figa o un mio romanzetto d’amore. Meglio di Greg Kinnear. Anche come checca risulta poco credibile.

Sono sdolcinato, sbuccio il “pelato” e di pelo vizio il lupo.

Consiglio per chi soffre d’alopecia, praticamente tutti i maschi con ormoni non da ermafrodita: prima o poi, i capelli cadono.
Allora, per rinforzarli, bisogna sfoltirli. Attenti col rasoio. Potreste beccare in p(i)en(o) la vostra testa di cazzo e lì saran dolori.
Anche perché “sopra” crescono, in mezzo… una volta “sminuzzato”, ti riman da prenderlo in culo.

A meno che tu non abbia anche una faccia da culo.
A quel “punto” la vedrei nerissima. Cioè, più che nuca, neppure eunuco.
Solo bocchino.

Per la sutura fai affidamento alla sarta. Ella taglia e cuce, oltre non può misurartelo.
Ciao.

“I mercenari 3” sono io, io sono la Legge!


26 Aug

Un Mondo laido di mercenari, evviva il mio “lucernario” da Lucifero”. Dio renda grazie… alla Luce, Dio abbia in gloria l’onore dei miei odori, mai però mercific(c)ati, a cerniere di…

“Cola la cera della candela!”

La nostra è una società di falsi Pater Noster, di minestroni, megere e analfabetismi che, frivoli, la prendon alla  “legger”, di putride sconcezze senza leggi e di acconciature che chiudon la mente e apron la “cena”

Fratelli della congrega, esemplifico ciò che non “figo” reputate “odioso”. In quanto analizzo e mai anal son vizioso! Quindi, preso a testate, anche dai giornalisti privi di testicoli, ripudiato e sputato! Ma chi siete voi per giudicarmi? Sono io che vi macchio!
Di croci tramutate presto in “letizie” per poi altre finta impudicizia ove simulate afflizione per castigar, ipocriti, il vigliacco vostro dentro più bestiale. Che camuffa antri orgiastici e si pavoneggia da “santo” a gastrite con tanto di radiografie e cancrene di “lastra”.
Invero, meticolosamente moralisti, “inquisite” per poi smentirvi nella coscienza. Arrabattandovi in vite arrangiate ove tira… il vento dell’opportunistico carnaio che mutate in metafisiche quando invece vorreste spacciarvi per savi, nel batter la fiacca di facciate “sane”. Sì, per voi la sanità è la bifronte disonestà morale. Tacete i peccati e denudate soltanto l’ambizione sfrenata di mostrarvi “giusti” e “corretti”. Siete mostruosi. Falsità! Evviva sua Maestà! Io!
Amputando invece i valorosi, gli “eretti” e la retta via che proprio io non smarrii neppur nelle “selve”. “(O)scura” tu in quanto oscurantista bugiardo, io schiarisco i dubbi di questa collettiva dissipazione nel dar voce all’umile eppur punitrice “benedizione”. Maledirmi, e di maldicenze, inveir contro di me, non sortirà il sortilegio dell’estrarmi, come desiderate maligni, il sorriso. Incancellabile è schietto e, di franchezza, freme e non lo frenerete.
Rivoltando le verità a uso e “costume” dell’abusarne di “potere” odierno. So che tu sei impotente, eppur t’agghindi nel “lucente” gaudio. Qui, dinanzi a te, l’Uomo che nessun dolore scalfirà. Roccia anche vanitosa e di Luce ariosa.
Ave ai miei felici alveari. Miele son ape e sgranocchio le donne di dolcezza che snocciola poetiche notti calde in sapor mescolante di corpi esasperanti. Al limite del più vertiginoso (s)venir nostro come sempre sverginarci a rinnovati palpiti. Ella che, mordace, inguaina il pen vorace, lo annette al nettare che le “dissanguo” mentre, avvinghiante, succhia fin ai nostri unti “ori” colanti. Barcollante, appena disgiunto, poi “crolla” esangue il mio “bisonte”, stanco di tanto spronarlo, spremuta è in Lei imbevuto. Ubriachezza! Ella s’abbevera alla mia fonte dilettevole, lecca il frutto “proibito” e lo incastra fra voi castrati e colmi di pudore nel tagliarvi sesso aberrante, lordo e senz’affetto da inetti all’origine adamantina dei cuori puri. Noi siamo gli “agnelli”. Eppur abbiamo il bianco uccello! Di-vino! Fra vigne e vive vulve! Evviva!
Ella vien con me che, encomiabile, la domo, la inondo e di lode ancor alluderà per ululanti amplessi sinché Luna giammai albeggi. Aurora o aureola!? Aureo argenta, di lamenti, per cento e una Notte discinte a mio firmamento lucidato!. Sottil, “ingarbugliato”, rosso nel nitrito e nitrato nell’adirarlo vorticoso e rosse ad arrossir. “Appanno” l’Uomo in diluirlo mansueto, di libidini a caramelloso budino, cari bovini. Ah, svaccate ma Lei non vi dona la “spaccata”, ché sa quanto non l’amate eppur volgari la bramaste.
Vi brucerete se sol di Sesso lercio non arderà la fiamma eterna della Passione, come querce secolari radicate a cosce sue che squadrate ma poco atterrate. Scolorirete e nessuna ve lo s-colerà. Eppur d’onanismo vi “colorate” nelle fav(olett)a d’ovatta e fazzoletti, neanche un letto ma, “lieto lieto”, il “flauto” canta da solo nel grigio arcobaleno addolorato, stinto, afflosciato, di cazzo masturbato. Non attecchisce il vostro coltivar futile e, al primo “colpo di fulmine”, abbattuti tutti venite colti da un coitus interruptus proprio quando stava per “tuonare”. Che lutto! Che (a)dorabile!
E non tornerà… fidati. Non “torreggerà” e, a breve, non lo sorreggerai…, mio “pappagallo”.
Ripeti a memoria le pappardelle apprese ma da me sol lo prendi e finirai pappone delle paperine a mangiar la pappina, fra un altro mio dartelo nel popò e il tuo “Papa” a pregar per sperar che “ascenda”. Nessuna pappa il tuo.
Ah, sta sol che scendendo… e il tramonto s’annuncia Notte fonda in nessuna in cui “affondarlo”. Dammi rettamente la schiena e t’entrerà rettilissimo nel retto. “Udirai” un dolor provenir dal ventre, diciam pure che ti sventro.
E ne svesto una per poi “ricoprirla” al massimo dei carati e della cascata fluente di “gioielli” miei a erezion della top(ic)a eiaculazion’. Si chiama adrenalina con in bocca l’acquolina. Tu datti a Jolie Angelina e ad applaudire al tuo Brad Pitt virtuale ma molto di “toccasana” rituali. Che applauso, che st(r)appo al suo brindisi. Mi scocci, non la scosci, e da me uno “scrosciante” d(or)arti.
Rammemorate miei fratelli della congrega. Innamoratevi e siate come me, Al Pacino de L’avvocato del diavolo.
Sono nato figlio di puttana, meglio dei poveri cristi. La loro madre non ha goduto. Porca M… donna!
Lubrificano anche i sogni più ottusi con fantasie a base di oro e di dollari finché ogni essere umano diviene un aspirante imperatore, il suo proprio Dio! E a questo punto dove si va?! E mentre noi ci arrabattiamo da un affareall’altro, chi è che tiene d’occhio il pianeta? L’aria si inquina, l’acqua imputridisce, perfino il miele delle api ha il gusto metallico della radioattività e tutto si deteriora sempre più in fretta. Non c’è modo di riflettere né di prepararsi. Si comprano futuri si vendono futuri dove non c’è nessun futuro. Siamo su un treno impazzito figliolo!

Per quanto mi concerne, mi congedo con questo patto demoniaco: “Meglio la mia patta dei patti chiari e l’amicizia di un amico che l’allungherà nel tradimento da Giuda”.

 

I miei rapporti “sessuali”

“Ciao cara, vorrei leccarti il collo, anche quella vicina al culo, posizionata opposta, circumnavigarla e di solletico nell’inguine esserti lingua a svilupparlo”.

Lei mi dà subito il numero di telefono, io non le do proprio nulla. Le fornisco solo la bolletta del telefono.
Mi aveva contattato per far due “chiacchiere eccitanti”.
Eh sì, la bolletta sale, il bollore non tanto se “lievita” la cornetta. Intesa non nel senso del marito, di parole cornificato, ma del conto di ENEL.
Sì, sono come la “Luce”. Interrompo e lascio al “buio” tutte. All’improvviso. Effetto blackout. Poco gatta nera, molto cazzi amari. Il “mio” si elettrifica, la figa va su tutte le furie. Insomma, tutto si scalda, e finisce con “Buonanotte”.

Lei: – Cazzo, perché fai così? Non si fa. Mi hai illuso! Sei una merda!
Io: – Così è, così la vedo io. Non vedrai quel che volevi vedere. Ciao. Rimani con gli occhiali, servono in caso di perdita di “gradi”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Qualcosa è cambiato (1997)
    Nulla, solo più seghe, non solo mentali e romanzi mielosi.
  2. Elysium (2013)
    Mi son tagliato i capelli a 3mm come Matt Damon.
    Sembro più inespressivo di Damon. Sono stato bravissimo.
  3. Red 2 (2013)
    Al posto di Morgan Freeman, Anthony Hopkins.
    Non vale un cazzo nero.

Batman è Ben Affleck, Ben è Batman. E Bane non è più contro Bale?


23 Aug

From Warner Bros

 Faccia da culo!
It’s official! Ben Affleck has been cast as Bruce Wayne/Batman in Zack Snyder’s still untitled Superman/Batman sequel to this past summer’s Man of Steel. The announcement was made today by Greg Silverman, President, Creative Development and Worldwide Production, and Sue Kroll, President, Worldwide Marketing and International Distribution, Warner Bros. Pictures. The studio has slated the film to open worldwide on July 17, 2015.

Last month’s surprise announcement of the new movie featuring both Superman and Batman created a wave of excitement and immediately fueled discussion and debate—among fans as well as in the media—about who would put on the cape and cowl of Bruce Wayne’s alter ego.

Snyder successfully re-imagined the origin of Clark Kent/Superman in the worldwide blockbuster Man of Steel, which has earned more than $650 million worldwide to date, and climbing. The director will now create an original vision of Batman and his world for the film that brings the two DC Comics icons together.

Affleck will star opposite Henry Cavill, who will reprise the role of Superman/Clark Kent. The film will also reunite Man of Steel stars Amy Adams, Laurence Fishburne and Diane Lane.

In the announcement, Silverman stated, “We knew we needed an extraordinary actor to take on one of DC Comics’ most enduringly popular Super Heroes, and Ben Affleck certainly fits that bill, and then some. His outstanding career is a testament to his talent and we know he and Zack will bring new dimension to the duality of this character.”

Snyder also expressed his excitement about the casting of Affleck, noting, “Ben provides an interesting counter-balance to Henry’s Superman. He has the acting chops to create a layered portrayal of a man who is older and wiser than Clark Kent and bears the scars of a seasoned crime fighter, but retain the charm that the world sees in billionaire Bruce Wayne. I can’t wait to work with him.”

Kroll added, “We are so thrilled that Ben is continuing Warner Bros.’ remarkable legacy with the character of Batman. He is a tremendously gifted actor who will make this role his own in this already much-anticipated pairing of these two beloved heroes.”

Affleck recently starred in the Academy Award-winning Best Picture Argo, which he also directed and produced, earning acclaim and a BAFTA Award nomination for his performance in the film, as well as a number of directing honors.

The new film is being scripted by David S. Goyer from a story he co-created with Zack Snyder. Charles Roven and Deborah Snyder are producing, with Benjamin Melniker, Michael E. Uslan and Wesley Coller serving as executive producers.

Production is expected to begin in 2014.

 

Translation by Stefano Falotico

 

Ci vuole Superman, cioè io, anche di videorecensione! Guardatela. Guardati alle (s)palle

Eyes Wide Shut… preservo la mia “maschera” in tal congrega che marcerà sempre marcia e marchierà il mio enigmatico mascara

Ti deraglio io stavolta la mascella. E ti macero mio macellaio!

La vita è un balletto ove spesso le donne più belle “belano” ammansite negli antri bestiali d’altri maschi “ga-ud-i-enti” a gioie dei sollazzi imbellettati di orge  (se)viziate da tal animali “dorati”. Che contundente “appariscenza”.
Miei “dott(or)i” e scienziati, siete stati scoperti e qui vi segregherò. Io che discerno, di viscere ti svergino!
Accorato agli antichi valori del mio soraffin, ardentissimo dente, giammai in arrosto carnale ammaestrato, non addomestico l’ira che giacque vereconda in apparente mio volto “innocuo” da Gioconda.
Per anni, mi prodigai “servile” al prostrato non (ar)dirvi il vero, miei falsi “giocosi”. Camuffato per sigillarmi puro fra tal putrefazione di caste ingannevoli, fazioni ricattatorie e privilegi (in)castranti. Incastonai la mia anima in beatitudine alla sonnolenza immolata ché, dalla nascita invaghito del Dio mio barbaro, non sognai l’avvenente, svenevole sconcezza di queste tribali cene cannibalistiche. M’imprigionai voluttuoso nella castità che (at)tentarono da sverginare con immonda frenesia…  si scagliò poco soffice a “stupro” duro, figlio della crudezza e delle “spericolatezze” spietate. Ma tanto s’impuntarono ché spuntai rinnovato e di più rinforzati nervi saldi per debellare la malsana evoluzione di un’umanità a me poco affine. Disgustosi, vi sputtano, mi ripugnate quando “dipingete” le donne su rossetti fustiganti della più virile viltà. Essi, voi, essi abbigliano a gusto nauseante delle famelicità più abiette, istintive ai primordiali, osceni, soggioganti sodomie “ (s)porche. “Usufruiscono” delle loro pelli nello sfoderar a codeste, presto circuite d’orrido, finto torrido-torreggiante circo “orale”, l’oratoria “abbiente” del perbenismo di facciata. Che supplicanti! Non mi chino a tal supplizio. Infilzo!
Voi… Celandovi “sgelati” in “prestigi” a vestigio poi dello svestirle per lesti, fottuti accoppiamenti non tanto “mesti”. Ma sadomasochistici alla bestia slacciata! Ove il “trionfatore” esibirà le “copp(i)e” più immorali dello stesso suo (s)cambiarsi gli abiti nel travesti(men)to “onorato” da “elettivi eleganti” ad applaudirlo sc(r)osciante.
Io, enigma lucente, li meravigliai, e spalancaron gli occhi dinanzi a sua Altezza, Principe della Notte “invisibile”.
Sulfureo di delicatezza tenuissima nel più cremoso, acrimonioso lor estinguerli in pianti così adesso (s)tinti.

Son stinco di Santo, assalitori svergognati or qui dirimpetto v’è l’Uomo retto. E, di nude vergogne, non agognerete giammai all’irritarne l’esemplare… nei vostri piccanti peccati del suo planarvi issato a raddrizzarvi.
Arrabbiatevi, scatenate infernali offese se intralciai le certezze con le quali di cera cospargete la f(r)onte “dilettevole”, inver delittuosa, dei vostri mostruosi “piaceri”.
Cuciste la mia bocca per cucinarmi in trappola ma, di strata-gemma, oh miei distratti ratti, sgattaiolai da cagnaccio e non mi stratificaste al vostro “gustoso” ficcarmi in fica. Io sfondo, io di profondità! Perla rara in questa sporcizia.
Son Io, alto ed elevatissimo, coscienza (al)trove, nello sputarvi in viso. Di me invidierete la Bellezza innata e non più m’avvilirete ché, ferini ma non ferenti, insuperbiste Sol… l’orgoglio combattivo al mio solar albeggiare per sempre intoccabile.
Il Maestro, Io l’esimio e dal pulpito a rugarvi, s’arroga il diritto sacrosanto d’attorno arrossirvi, con fervida intrepidità vi bacerà affinché ne contemplerete l’immane, allucinante grandezza. Solari non siete, il mio assolo vale di valori a mio non avallar le vostre valli di lagrime fasciste col grimaldello alla mano. Morta(cci)!
M’odiaste, assediaste per la mia solitudine “accidiosa” e ora v’ho assiderato grazie a tenacie mie assidue dalla golosità tanto d’invidia qui ancor più viva!
Tutti puniti nel sedere. Oh, che punta di diamante, mie pute. Che ghiaccio d’indistruttibile punteruolo.
Qui a impartirvi lezioni d’ascendenza divina, ad ammonirvi ché i maligni siano estirpati con micidiale mia sottilissima perfidia, ché nessun Uomo può scagionarvi se non scacciaste il Demone più tetro del vedervi savi in me specchiandovi nello sventrante, vitreo furore.
Ho da raccontarvene, di come m’arresi fra recondite ansie e come, dal guado, guarii nel guaire acquoso.
A limpidezza di un’era primigenia, primogenito del Dio greco, titanico d’acuminato, roboante splendore.

 Rabbia, bau bau or ulula il Babau, che “Babbo Natale!

Alcuni giorni fa, durante una delle mie peregrinazioni placide come Cristo a camminar proprio sulle acque del Mar Nero, mi tuffai oceanico di contemplazione al Creato-Re!
Con il corpo ancor bagnato, ignudo e di pene turgido nel piovigginoso diluire il mio Sesso fra dardeggianti battiti cardiaci d’argentea, liberatoria forza congenita invernale ma estiva, m’accasciai sudato vicino a una baia. Un macigno mi fu da cuscino ma un mastino mi svegliò. Sì, mentre la marea s’innalzò, un cane, vicino alla riva, s’avvicinò. Abbaiando! Lo perdonai nel rammemoragli, oh povera creatura disinnamorata, il memorale esistenziale di questo Mondo “alimentare” oramai disilluso. Scandii lui un evangelico latrato ché, dall’inaridito urlare, il suo grido con me potenzierà al gemito della sofferenza umana. Gli ricordai che l’Uomo s’evolse dominante a monopolio del Mondo. Ed è inutile ribellarsi, incagniti e accaniti, contro la volontà di Dio. Perché abbaia? Deve lavorar di gomito e non raggomitolar la lana della cagnetta!
Egli, il cane, s’umanizzò e addolcito mi leccò le ferite.
Coccolandomi al sapor peloso.
 
Ergimi, spagnola da t-ergere!

Alcuni giorni fa, durante una delle mie vacanze nella penisola iberica, dopo millenni… or sono il sommo sghiacciato e caldo nel suggere il seno delicato d’una Donna di Barcellona.
Oh, mia fulva rossa, allieta il castigo che mi perpetrarono, penetrandomi… d’ibernazione adesso calda e plasmandola ad energizzanti levitazioni dei nostri corpi così tremolanti dell’aizzarci, così mansueta nel dolcificarmi di ficcante figa a nostra cremisi esuberanza. Primaverile! In Veritas, sei assetata! Io assatanato!
Come ti chiami, mia straniera? Strangolami e, nelle gole del Diavolo, sii l’arena del mio toro corridore.
Dentro ti scorrazza, tu di capezzoli rizzi sei fiammeggiante in tal plenilunio languido.
Come ti chiami, mia straniera? Di cognome fai Incontrada, c’incontrammo vicino a una contrada di Madrid e subito cogliesti in “fragranza” il fallo a te friabile. Tra un incosciente contadino festante che brindava nella campagna serale a suo arar suonato come le campane, una tifosa procace eppur depressa, sempre rannicchiata in un vicolo cieco della pigra tristezza senza far… fruttar quei frutti prelibati, quel grembo arioso, attizzante da focoso aggrapparmi “ubriaco” nel divaricarle la gambe come stordente grappa, uve e un passero solitario che succhiava lo spaventapasseri al “centro” d’un letale “incrocio” in mezzo ai “cavalli”. Mortalmente mortiferi. Ah, questi “viventi” non fanno… della contentezza illusoria neanche un grammo della tua figa d’oro, mia avventuriera che t’inoltrasti con me tra le fresche frasche del fragoroso (s)venirci come rosse fragoline. Siamo mammiferi, le tue mammelle son stallone!

Orgia

Vicino al litorale di Ostia, anche i profeti son carne e ossa ché la società è un porcile e i diversi stan patendo l’orrendo… ischeletrirli.

Che schifo!

The Mask

Adesso, figlio di puttana, ti ho smascherato. Senza trucco e senza inganno. Sgolati ma sei già decollato.
Fidati…

Ben Affleck è Batman, io sono Superman e prova a spaccar questo bellimbusto nel being Bale Christian a Tom Hardy di Bale! Da me, Ben, solo che carezze “buone” ché lo metto bono io, cioè glielo incor(o)no

Basta! Società di pusillanimi, di puttane, di piatti da lavare. Inneggiamo integerrimi al vero supereroe fra tali facce da schiaffi, van schiaffati nella plastica da “triciclo”. Non si ricicla nulla. Da me, solo che lavastoviglie e nuovi panni, lavativi. Io vi sporco se di buonismo mangiate la porchetta con alito d’aglio. Tu, asino, raglia. Tieni il rastrello, rassettati. Seduto. Tu, invece, mescola la maionese altrimenti impazzirai di mia panna montata. Assettate. Dammi tua moglie. Che tettona!
Ecco la mia “pizza” al taglio. Io te lo inforno e, di montante, non cresce il tuo panzerotto nelle microonde volteggianti di pugni rotanti. Mi chiamano Mazinga, son odiato dai nerd che peraltro invidiano il mio cazzo da gorilla che sguscia fra le anguille. Cioè le fidanzatine loro che frego quando frignano. Di frizione io stimolo la soda action tosta. Da me solo che batoste. I vecchi col bastone mi offendono, io tolgo loro la stampella e bacio già la nipote in carrozzina. Sì, non ho rotelle.
Levati ché non ti lavi mai, ecco la lava(ta) con Perlana! Coccolino nel formato “Concentrati” a centrin’ di te donnaccia che, in centro, scocci per troppo scosciare. Ecco il prodotto della vostra “pulizia”, il grosso Mastro Lindo! Punitore anche della più casta suora. Andasse dal sagrestano e “venga” come Dio comanda. Dai, sia lodata. Sia lorda!
Cioè, in Croce (im)messa, sia la Comunione con tanto di pentimento e sia “inginocchiata” ché lecca meglio non solo il pavimento! Punizione di Ave Maria e mio mariuolo a corollari di colare!
Tu, timorato, a collarino di ano a me sfamato. Diffama ancora e accenderai sol che la fiamma del Peccato. Cioè il mio spiccato fra le vergini.
Sono il bucato in lavatrice su bucatini all’amatriciana e classe pulitissima da ridente, in quanto nessun direttore mi dirige, mi dirigerò di dirigibili svolazzanti, sventolandoglielo a sua bile e abbiglierò le sue palle di botte con neve pura d’abete. Puritano di effetto valanga!
Ebete, chiudi il becco, io sbocco, sbocciate e sboccati imboccate le donne. Son qui a bocciarti, però che bocce! Che bocciuol di figliola.
Caro tontarello, ecco come rigiriam le tue paturnie. Ti ficco nell’urna e nessun ti sentirà urlare.
Tu, da oratori, sii orale ed educa l’ostia a ingoiarlo. Appunto. Cotto al dentino.
Se credo nell’amore? Sì, basta che ci sia il litigio. Serve a movimentare l’inculata.
Poi, sbollite le “acque”, bagnata sarà per un altro mentre io m’invaghirò d’un ghiro per sbatterglielo a mo’ di ossidrico (si vede-non si vede?) in “buchi” di guardar suo come alla sua lo svilupperò “fachiro”-tirante e farabutto alla puttana che sposò.
Va spossata, va d’ossa rimpolpata, di carne a nutrimento del mio Batman psicopatico!

La società di oggi ha bisogno di Superman assieme a Batman, non di lotte intestine.

Se la Warner Bros non vuole, io alla Blues Brother Belushi fotto Henry Cavill, il nuovo Batman Affleck e mi piglio Amy Adams nel prendervi ancora in quel posto da grande Lebowski. L’unico Uomo in un porcile di maschere e puttanieri.

Da me, idiota, ricevi questo, vale a dire che devi staccar tal biglietto. Fermata “Inferno”. Troverai Falò a dartene ancora. Previo Purgatorio, ascenderai in Paradiso, in cui incrocerai il Diavolo assieme a Dio nell’eterno scontro fra il Bene e il Male finalmente a braccetto per spezzarti le braccia.

Ciao, salutami tua madre. Presto, ci farà compagnia in Cielo.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

Genius-Pop

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