Largo alla giovinezza, senti come arde e s’infiamma dalle agonie che, invece, voi patite. Che morsa attanaglia il vostro patetico lamento. Molta panna, molta pena. E il pene? Il pene va aggiunto.
Cos’è? Siete bisognosi d’affetto? Allora, eccovi serviti: un affettato a quest’opalescente tintura d’abbuffate buffissime e loffie, su, struccatevi, noi indossiam sol la maschera quando ci bruciamo troppo per cagione, e impiccagioni frettolose, di troppo adocchiarci nello schivar chi a voi non si confà e non s’adatta a tal poco davvero vostra lattea galassia. Noi d’acutezza siam grissini e ingrossiamo i nostri sogni. Ampliandoli in allevamenti fra voi, i dementi. V’acciuffiamo e pettiniamo di “ceffoni” chi ci stuferà coi suoi ciuffi! Stufati. Vi stantuffiamo!
Che della vita avete equivocato anche vostra moglie, innamorandovi di tette già da ammuffito latticino e non da peperoncini a carezzar i di Lei capezzoli con sobrio scioglierla in lingua che pretendo sia biforcuta, fornicante, ché dall’angusta sua malinconia svesta il vero gusto, la lecchi con ardore privo di pavidità. Questa vita qua non è un viso pallido, bensì ancora da “montare” calda, bolle! Cavalchiamo in sella, miei prodi. Ecco le pentolate! Il pentecostale alle tue costolette! E tu porco levale le “mance” di dosso. Non è serva che serve secondo “volere è potere”, è sol che servile ai vili come voi, ipocriti sempre nei porcili.
Io e Gian… ce ne altamente e bellamente freghiam’… sgraffigniamo e non invochiamo qualcuna che c’invogli coi suoi capricci di “tovaglia”. Siam metafisici senza doglie e con giustezza siam noi a giudicare questo vostro travaglio e a cucir le bocche coi bavagli.
Se tu ragli, perché io dovrei avallarti? No, mio villano sei sol possidente di tante ville ma io sono il possessore del valore anche se non ho oro da offrire alle tue belle che “belano”.
Io guido da gran pastore e sbeffeggio di sana piantissima, non la pianto mai e, se mi va, coltivo anche delle “piantine”, fumandomela alla grande di “girasole”. Che coito. Che cottura!
Ti gireran le palle ma che puoi farmi? Farmelo? Sì, al massimo ti regalerò un “pacco” regalo con un sano “Vaffanculo” infil(z)ato seduta stante.
E composto devi star(ci). Altrimenti, ne beccherai nel didietro tante. A sangue! Non sculacciate lì nel popò ma si squaglierà il salsicciott’, miei “squali” pienotti, come liofilizzante, già, una pappina.
Tu non hai fatto la gavetta. E allora il gavettone!
Io non credo ai papi e dunque son la bolla papale e anche scrittore con tanto di papalina e Cappella michelangiolesca.
Io dipingo il Creato di nudo e crudo, schizzo pennellate come il Pinturicchio e ti “tiro” le orecchie. Usa i parastinchi, maiale, mafioso siculo e “sicurissimo” di falsi segni della “Croce”. Poi, esci dalla chiesetta e, appena scorgi un buon culetto, dopo tanta acqua “benedettissima”; urli “Minchia, che pezzo di sticchio!”. Fai schifo!
Ti conosco, sei eppur un Uomo, quindi qualcosa abita di “purè” e “aleggia” fra le tue cos(c)e. Non puoi celare la verità, non far il “surgelato”, non sigillarlo quando nessun ti vede poiché a me non sfugge proprio Nu(te)lla. Ti pulisco col bidet. E ti riduco bidello!
Ecco il bignè. A te e a quella venduta di Daria Bignardi. Insipida anche se sta sul “podio”. Sì, per quattro polli. Mah, secondo me è bipolare. Un po’ frigida e non la dà perché “ce l’ha”.
Ah, la Notte viene e va… Guarda com’è finito Francesco Nuti, ammutolito e dir che se “l’è meritata”.
Da me, solo un “maritozzo” per addolcire la sua depressione da fig(li)o di puttane. Tante ne volle senza talento, ed ecco come l’accontenteremo.
Porgetegli dei fazzoletti e un babà pregno di liquor amar’. Ah ah.
Sparatevi questo e zitti state. Se no, altra razione e freddure, miei freddi “capistazione” da decapitazione, nazisti caporali e mie teste dure da testicoli tosti senza “taste”, son io che ve lo tasto e se voglio, appunto, anche “taglio”.
Ficcandovi nel compartimento… stagno.
Ove potrà “svolazzare” a (in)castrato di vostri mostri. Ho perso il treno ma calcolo l’equazione binaria. Io ti sbrino e ti sbrano, in “due”.
Stendendoti in “stazione”. Chiaro, “stallone?”.
Io “sbuffo”, io sono “a vapore”…, ecco la malinconia che ti non ti sconfinfera. Ecco la “bestia” da fiera de “L’Unità!”. Ah ah.
Con stasera è tutto.
A domani, per altri pugni.
- Killing Season (2013)
Un esempio lampante di Cinema reputato “inguardabile” ancor prima che esca dal “guscio”.
A me è piaciuto. Come l’ho “veduto” se non è ancor da noi uscito?
Basta recarsi sul “Tubo” anziché tubare con le troie “conturbanti”.
Grazie. Un film avventuroso con s-cene graziose.
Vale più un De Niro che spacca la mascella del Travolta con una freccia in mezzo alle sue labbra di voi lebbrosi. - Out of the Furnace (2013)
A parte il fatto che Crazy Heart è un grande film e retorica sarà tua sorella, la qual mi sembra una da “quaglie”.
C’è poi Christian Bale, che dà sale e, se rompi, di botte… t’assalirà.
Uomo che non si profuma col Pino Silvestre ma ascoltò Daniele Silvestri e la sua “Salirò” per distruggere la musichetta italiana. Egli voleva l’ano di metallo pesante.
Infatti, rises Catwoman scopò. Come lo so?
Prendete il Dvd dell’ultimo Batman di Nolan e guardate gli occhi di Anne Hathaway ogni volta che “condivide” la “grossa presenza scenica” con Christian.
La sua recitazione si “prosciuga” e par che gli sussurri, sottovoce: “Finito il Ciak, ci diamo di là? Sono una gattina bagnata e va lucidat’. Dai, bel Bale, te la voglio dar’ e di pipistrello esigo che tu risorganello sgorgar’”.Tale dicesi porcata ma ci sta. Ah ah. - Il pesce innamorato (1999)
Finiscila Pieraccioni di frignare. Nei tuoi cazzo di filmacci, ci son soltanto delle fregne che, dietro raccomandazioni, tu (s)freghi.Da me, neanche un soldo. Chiamate i soldati. Tu ami “solidarizzare” col pubblico alla “bona”, io invece mi solidifico nella mia atavica convinzione.
Per far un buon film, non basta schiaffare una figa.Fra l’altro, una cretina del genere non l’hai neppure schiaffeggiata.Sì, si dice che le donne non van sfiorate neppure con una rosa. Ah sì, la rosa ha le spine. Vero! “Verissimo”.
Quindi, attento a scegliere dal fiorista quelle “sbucciate” a patata della tua patonza, mio stronzo. Ai rotocalchi ho sempre preferito non “calcificarlo” ma da calciatore a punizione “piazzante”.
Meglio scaccolarsi, di seghe mentali e non, che bazzicar con delle merdose. Ma quali mimose. Ecco il moro(so).
A me sembra una buzzicona, una da “Maremma bucaiola”.
Almeno, se devi buttarla in vacca, scegli Sabrina Ferilli. Donna romana che non cucina i tuoi “fusilli” ma bucatini e “amatriciane”.
Già, Sabrina non si vede più molto al “Cinema”. Ha da lavar il “bucato” di quanto ha macchiato pure i pann(olin)i sporchi dei bambini dei “produttori”.
Lo sa… il figlio di Cecchi Gori, che col padre se la spupazzò nel “foro” roman(tic)o. Scudettandola con Pupo “viola” a cantar “La porti un bacione a Firenze”.
Una “donna” al prosciuttino. Da braciole, poche coccole ma al detersivo “Coccolino Concentrato”.
Già, quest’affamata necessità d’uno scarface Al “Ferruccio Amendola” (prima di Giannini della Roma e Giancarlo…) Pacino con tanto di “sputo” al pube “spot” della famosa pubblicità.
Una presa in quel posto se te lo sfondan di fust(in)o.Da me, solo che calci. Altro che “orsacchiotti” e “peluche”.
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