Archive for June, 2013

“Blue Jasmine”, meglio Colin Farrell, Ercolino per tanti pompini


07 Jun

In camuffa, ti sbeffeggio mio buffon’, io son l’impero del Sole nel tuo rimpianto, la croce celtica annodata a tua cravattina e la Luna di Farrell Colin nel farti a colabrodo…

mentre sulle donne il “mio”, colante e sculacciante, proboscide d’elefante, mette le corna fra tanti collant

Questo Mondo è invaso da invasati. Propugnan leggi razziali coi pugnali in mano e, a manetta, son maneschi.

Di mio, son burrascoso, se irritato… a te pe(rma)loso, arricciato in ciuffo altero per atea sfacciataggine d’avaro in tal amenità di umanoidi. La gente mi copre di vergogna ma io vivo nella c(ucc)agna, insisto nell’incagnirli e, in cagnesco, latro mentre li vomito nelle latrine, ove si rassoderanno a novanta per pulir gente che cagò storto nel gabinetto pub(bli)co. Non mi agogneranno mai! Ah, analmente ne son pirata e “farabutto” in tal umanità brutta. E rutto, ché mai sarò rotto da voi “dottori”. Agguanto una pantera e di lingua “sguaino” per “sterzar” la marcia nel “tirarlo” senza freni in mezzo alla giarrettiera. Quindi, “sbuffo” come le caffettiere a “evaporarlo” di “ferro da stiro”, versando amarezza a una già “scucchiaiata” per mischiar lo “zucchero” nell’aroma caldo, “fragrante” e leggiadro di tensione “idrica”.
Ebollizione e la pentola “scopa” a pressione, bollente lagrima la patata sbucciata, da me sedotta, abbandonata e poi, con panna montata, nel sorbetto digerente per un’altra “ardente” cucinarmela.
L’addento e lì, dentro, son “scarpetta” col sughetto e sfilatino del roast beef srotolato e farcita in farine della mia “sacca”. Tu, bovino, sbavi ma devi star bravo se non vuoi che consoli la “bua” della tua bella con la mia Bestia infornata ove, a “lievito di birra”, pian piano-delicatissimo, si gonfia per “spararle” al “buio”.

Sì, sono la microonda idraulica, in quanto aulico letterato fra voi sgrammaticati iellati senza la caramella Elah, il gusto “mieloso” delle “palle” gustative con dolcezza snocciolata in cioccolato “fondente”. Io ballo, di burro le sbraco, e sbullono le baionette.

Una con me s’arroventa e il suo fidanzato scaravento, avventandomi poi su una pavona, forse di Padova, in questa “catenina” di Sant’Antonio e Montana Tony, ché a ventaglio è mitragliatrice fra voi che mi “ammirate” ma non le “irraggiate”. Siete “girasoli” volta-bandiera e non “gomma” nella Donna vampira ad aglio, olio e peperoncino, e non potete competere con me, oltre le barriere, ariete in canottiera e “marsupiale” a succhiarle in grembo alla lupa. Io, bocca di balena, bon vivant e gourmet di chef per paté in agnelline, come gatto in calore sul rosicar il fegato del pollo allo spiedo.

Io, formaggino nella pecorina, lana pregiata nel pascolarlo sereno e non tanto tenero.

Sono il bastone. Vecchietti, io le ustiono! A lenta combustione per una cottura di più lunga proporzione.

Sì, ammicco di piedini e condisco il contorno su rosolarle in tanto vino rosato. Che osé!

Porgo lor il pene formato roselline! La vasellina!

Le mangio senza posate, a capotavola sputo il rospo, tu annaspi e, annacquato vieni depurato dal mio imbuto a diluirle nel rubinetto frizzante dell’idromassaggio.

Sono uno stronzo di razza inestirpabile, miei biliosi io ce l’ho profumato e ficcato nel peluche infoiato.

Sono come Colin Farrell. Una faccia da culo, un “cazzone” come pochi.

Ed è per questo che le donne ne van matte. A loro non interessa come interpreta la parte ma come le pettina prima di “sborsarlo” fuori dalla patta.

Egli cala le brache, abbassa le tapparelle e tante ancora ne tapperà.

Si chiaman fighe di qualità, mica acquistate a basso mercato, bensì cotte a dover nel coito “scudisciato”.

Applauso!

Detta come va detta, sono un Bobby Cannavale.
Se mi fai incazzare, ti servo il gel meridionale con Bombolo al tuo bambolotto.

E questo film di Allen fa già cagare.

Jasmine è una Blanchett che piange sempre. Bisogna rabbonirla col fazzoletto. Su cui asciugarlo.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Blue Jasmine (2013)
    Colin la stende sul lettino dello psicoanalista e sfodera la biscia ad occhialuta. Mentre Baldwin si strappa il villoso pacioso.
  2. Miami Vice (2006)
    Fra le molte donne che scopò, Gong Li piacevolmente incanalò nello yacht.
  3. Alexander (2004)
    A caval del Colin.

Nei labirinti del Genius


07 Jun

@amanda, si nota che sei nuova in questo tuo addentrarti volenterosa nei meandri del Genius Falotico. Oramai istituzione conclamata del sito, non tutto ciò che trabocca dalla sua fervida, irrefrenabile mente può aver immediato riscontro “pragmatico” poiché il Genius, per sua stessa scelta “ambigua”, rimarca, smarcando se stesso nell’imbrogliarsi con le parole, il diritto intimo della sua individualità personale, a mo’ di Sailor Ripley di Cuore selvaggio. Serpentesco di scibile, irriverente se si sveglia con la Luna di traverso seppur assonnato nel Sol a sonagli, egli depista il luogo comune, a volte sbanda in carreggiata ma è comunque un equilibrista del (dis)controllo.

Troppi pensieri s’affastellano nei suoi neuroni, talvolta “impazziscono”, schizzando di qua e di là in masturbazioni cervellotiche, e non solo, in quanto inquieto per Natura e propenso alla vitalità in questo Mondo che non si sa dove va. Speriamo lì, in mezzo. In senso alato e non inculato.

 

Quindi, entrare in contatto con Lui, richiede enorme sacrificio e dedizione d’ngegno, se si vuol instaurare una reciproca empatia ed elettive affinità. A prima vista, il Genius appare sconnesso dalla realtà ma ricorda che egli sa… sa tutto e, quando meno te l’aspetti, gli saltano addosso. Ah ah.

La pazzia è forse la vita!


06 Jun

Condividendo pienamente le parole di Alda Merini, presidentessa onoraria di Albatros, la mia casa editrice. Sì, fu presa per pazza perché, come tutte le persone invero troppo gioiose e vitali, manifestava i propri sentimenti con estrema sincerità. I tempi non sono cambiati, purtroppo. Si ledon le coscienze più ginsberghiane, più “urlanti”, per rabbonirle a uno stadio perennemente “linfatico”, da Limbo-bimbo e liofilizzato, permeando il Mondo d’una insensatezza tristissima, imborghesendolo nel peggio e “castrando” le anime desiderose di viverla, appunto, appieno. Trascurando l’effimero e le false apparenze. Non è retorica, ma una constatazione personale, apprezzabile o meno. A volte, si diventa apatici e “immobili” quando incompresi, respinti, emarginati, stimolando disillusione e vuoto interiore, che poi è difficile curare con buonismi e consolazioni tardive.

Il Mondo è pieno di ingiustizie, e i criminali vanno combattuti


06 Jun

Il caso Stefano Cucchi è un’altra vergogna del nostro “sistemino” di bugie, ipocrisie, omertà e “silenziatori”. Il nuovo Che Guevara! Sono io, dammi una rivoltella e ti rivolto la “frittata!”

Scocca l’ira in aula, i parenti della vittima accusano i carnefici assolti, i mass media sciacalli per lo scandalo col quale vendere solo la propria “reputazione” sui giornali, al fine della “medaglia al valore” di chi è più bravo in lacrime da coccodrillo…

le forze dell’“ordine” provan a contenere la rissa, qualcuno urla “Sei solo chiacchiere e distintivo!”, i medici sono “intoccabili”, le verità si ribaltano, lo zibaldone permetterà ai mostri di scorrazzar a piede libero su sorrisino “zabaione”, peraltro “immune” in altre “munizioni” e botte “punitive”, sedazione, il giudice prende cento gocce di Valium per reprimere, di complesso di colpa, il suo aff-r-ettato “verdetto” allucinante, i berretti verdi incitano alla guerriglia, intervengono i marines per fermare il Carlino di Marina Ripa di Meana, in preda alla rabbia l’Italia abbaia, ma tanto passerà tutto sotto silenzio, un’altra volta, oramai è andata via una vita, chi ripara il danno? Era solo un daino! Figli di puttana!
La vendetta serve? Ci vuole Carter del migliore Sylvester Stallone. Quando il “martelletto” decreta un arbitr(i)o assurdo, il giustiziere della Notte è Charles Bronson.

Righteous Kill. Sì, come Pacino che, disgustato da tanto schifo, diventa egli stesso demiurgo “elevato” a sparare, non solo di monologo. Per ripulire il Mondaccio dalle merdacce. Morirà ammazzato, ma sarà un eroe (non) infetto.

Pigliamo Goodfellas di Scorsese. Ray Liotta, un “impostore” o forse un ragazzo di vita, dopo essersi assoldato alla manovalanza invalida del crimine, guarda lo spettatore, si alza dalla poltroncina e mette alla berlina chi è “bellino”.

Gigioneggia da grande pavone. Passa per coglione ma, almeno, fa il Saviano sia per salvarsi e sia per non perdonarli.

Salve, non sono Henry Hill ma atletico alla Terence dell’accoppiata con Bud Spencer, di cognome omonimo, specie in Altrimenti ci arrabbiamo, ove non sono teneri coi “tenenti duri”.

Sono qui, a testimone di me stesso, dopo un infimo “terzo grado”, inventato per puro “sfregio” da una famiglia di mafiosetti che, non tollerando il mio stile di vita, “anomalo” e “sbagliato” perché non allineato al lor modo di concepirla “goliardici” e di frivolezze “scacciapensieri e da cacciatori delle topine” (eh sì, della feccia da fogne), voglio proprio confessare tutta tutta la verità, come un “bimbetto” che caga nel vaso di “nasini”.

Dinanzi a tali ottusi, seduti di fronte a me, l’indicherò successivamente con pari “indagine” additante, posso orgogliosamente asserire, nel mio camminar a testa alta, che ci troviamo di fronte a dei criminali della peggior specie. Quelli che celano i “cadaveri”, nascondono le prove, e dopo vanno a festeggiare…

“Codesti”, già “pluralizzarli” mi par un eufemismo troppo decoroso dirimpetto, io proprio la rettitudine morale, ai voltagabbana (col “gabbiano” allegretto nei “grilletti”…) vorrei sputare in faccia, ma m’arrestereste, consegnandomi alla previdenza sociale.

Quindi, di tutta mia elevatezza, contro i boriosi, verserò le loro lagrime amare in un versetto “satanico”, a memoria dei posteriori, ah ah, e al fine che tali crimini bestiali non avvengano più in futuro. In quanto garante delle purezze e di chi non si svenderà mai dietro pezzi di carta per attestare il suo “valore”. A differenza dei qui presenti, avvezzi a sparlare dietro i “culi” parati.

Pensate che a questi spacciatori… non solo di finto intelletto, interessi davvero ciò che si presume abbian studiato, ottenendo “nullaosta” per il “lasciapassare”, non tacciabile di porcata assurda?

No, insistettero, per farmi il “sedere”, nella mentalità fascista m’appunto incontrarono una “merda” egualmente “omicida”. Non adopero il punteruolo ma la punta della biro.
Bianco assassino premeditato ma su cui mettere i puntini sulle i, depurandoli dai brufoli.

Avvocato, l’arringa a questi da “merendine” con le “meringhe”, mi lasci il Diritto, in costituzion(al)e robusta e sana, di pronunciarla a viva voce da me.

Ecco, “annotiamone” uno. Il suo nome è M., un povero idiota sfruttatore del prossimo, arrivista e “cinico”.

Dopo aver “usato” una persona come “tassista”, dopo tutta la mia benevolenza, una mattina si sveglia, credendosi più “cresciuto” e inizia una psicologica guerra.

A base di ricatti, provocazioni sulla sessualità, persino intimidazioni al suicidio e al delinquere, per il suo infantile delirio da “vincente”. Ha vinto che? Vigliaccone!

Venga consegnato alle carceri, assieme alle cretinette sue “amichette”. Almeno, in gattabuia ne avrà da “pelare” di “patatine”.

Sull’altro, soprassiederei. Trattasi di disturbato totale con manie di “grandezza”, elevate quanto la chitarrina del suo plettro a carezzar scemotte sotto il plaid del poi prenderle a pedate. Nel “Finché la vacca va, lo lascio andare…”.

Invidioso cronico, all’epoca del “liceo”, tormentava coloro che riteneva “sfigati”, alludendo, di telefonate minatorie e infamie sempre dello stesso “cavo”, che fossero malati di “schizofrenia”.

Prendendo contatti con chiunque, nel metter questa “pulce” nell’orecchio.
Divertendosi da “matti”, quando poi ne alterava la pazienza. Schifoso pazzo!

La madre, invece, è una frigida complessata che avrà scopato solo l’unica volta che ha messo al Mondo tali obbrobri. Fra l’altro, questo inseriamolo “socialmente” all’“integrazione” asessuata di tal frigida annacquata, in quel frangente non godette neanche. Cazzi suoi!

Non soffrì neanche quando li partorì dall’utero, in quanto anestetizzata senza bisogno di “insensibilità” nelle zone già bassissime del suo cervellotico “organo” monotono.
Eh sì, una professoressa da canzonetta per “pigliarla”… come “viene”.

Il marito è un disgraziato. Sognava di scoparsi Moana Pozzi ma rimase nel pozzo. Per di più, voleva far neri gli extracomunitari ma io passerei col rosso davanti alle sue strisce, non solo pedonali.

Sì, un “drogato” di nostalgia in quanto sua moglie “Algida” e i figli degli “stecchini” da gelato Sammontana.

Spogliamo nudi i nazisti!

 

Finiamola con le ingiustizie. Il troppo stroppia e ora ti spacco le ossa!

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Luc Besson, Bresson o tesor?


05 Jun

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Sette anni in Tibet per cui non so se sono un “Orso” o Sean Connery de “Il nome della rosa”.
Comunque sia, preferisco Luc Besson ad Annaud, anche Antonia ad Anna dei miracoli

 

Oggi, è uscito il trailer di The Family, firmato Luc Besson.
Ah, questo Luc è da Tempo che non gira film come si deve. Cioè film che devono mettere la testa al solito posto, cioè sul colloTotò docet, a posto non sarà Lei, tutto il suo ipotizzare sulle vite altrui la renderà uno che pontifica o andrà a vivere in una casa senza portone? Lei favella ma di fava non entra in nessuna bella e farà la fine del brutto. Si fidi, sono il suo confidente. Non mi con-ficchi. Non sono un vampiro né svampito, bensì un peto se tu, donna, non mi lasci succhiare il sangue con tanto di “paletto d’avorio”. Non confonda! Non sono omosessuale! Ehi, ci stai fichi fichi con me? Quel Gianni Drudi non è un Drugo, ma deve andare finalmente a pigliassero in cul’!

Sotto il ponte, i portici di Bologna, questo pastiche di Besson è un delizioso potpourri. Non potatelo, ma porgetegli una rosellina. Donna, ti faccio viola!
Una perla in mezzo a tal (s)compenso, miei poveretti. Basta col prete, dateci dentro!

Ora, un mio amico di Facebook confonde Besson, dunque Léon interpretato da Jean Reno (chi più rime ha, più di “ritmo” lo metta…, evviva Gary Oldman! Olè-oh-ah ah!), con Annaud e L’amante.

Cazzo, basta inserire una “R” moscia di Cinema più alto e diventa Bresson.
Vedi? Questione di semiotica, mio ottico. L’accento “al bacio”, se alla francesina ci sta pure la linguina.

Eh sì. Annaud è il regista de Il nome della rosa, tratto da Eco Umberto.

Quel libro ebbe, appunto, grandi mediatici echi. Lo sopravvalutarono. Ho un’edizione integrale, con tanto di “latinorum”, che presenta in copertina un castello pseudo-francese fottuto da pittoreschi colpi di Sole nell’“abbronzarlo” vicino alle orecchie. Mah, secondo me è solo polvere accumulata.

Comunque, è una palla al piede. Altro che torture medioevali delle inquisizioni che descrive il nostro Umberto.

Già a partire dal protagonista, capisci subito che sarà un libro tosto, un buttafuori ad addentarti i testicoli. Il protagonista, infatti, si chiama Guglielmo da Baskerville, sì, come il mastino di Arthur Conan Doyle, l’inventore di Sherlock Holmes, uno che non è “Alle elementari, signora Emma Watson”, bensì ha il fiuto per cagne più in calore ché il lupo perde il vizio e tua zia va con Tognazzi Ugo de Il vizietto.

A prescindere dal fatto che l’ho letto un migliaio di (s)volte, perché mi “tirava” come la freccia nell’arcuarmi d’altra era o senza “pere”, “sostenerlo” è peggio del declinare l’intera Ginnasio quando di fronte hai degli asini che pensan solo a rizzarlo.

Gli altri personaggi son di contorno, di pochi conti…  in tasca e anche di poche “cotte” a rimorchio, per forza… son dei monaci.
Sì, quasi tibetani.

Ad esempio, Abbone da Fossanova era meglio se si scopava la bona Isabel Russinova (una che negli anni ’80, periodo “fertile” in cui fu girato l’omonimo…, aveva il suo ambaradan in mezzo alle gamb’… e su quest’assonanza ci sta la “trombetta”, pomposa più ricordo di come costei spompinava nei fil-m-etti alla “marinara”), Bernardo Gui, più che guru, diciamocela… era un gay, Remigio da Varagine è peggio di Remo Girone, un “attore” con limiti da voragine, e l’unico che fa la figura del figo è l’altro “iniziato”, Adso da Melk. Sembra un minchione ma poi a tutti chiude il becco.

Adso, per la versione cinematografica, nelle vesti (previo nudo che vedrete) di Christian Slater, a quanto pare ha un buon cazzo. Fra tanti “maritozzi” che intingono nella benedetta ma non “ascendono” nelle gioie paradisiache della figa, Valentina Vargas comprende le potenzialità del giovincello e, durante la Notte, gli fa urlare un orgasmo con tanto di bestemmie alla Madonna. Insomma, lo svergina in modo “stigmatizzante”.

Sì, profaniamo questo “bestseller” della “letteratura”. All’epoca, le insegnanti di Lettere ne andavan matte.
Secondo me, eran già pazze senza bisogno di ulteriori “pesantezze”.

La verità?
Erano come Jane March (senza trucco assomiglia a John Malkovich) in cerca del “cinesino”. Già, Yoko Ono sapeva perché “alterò”, direttamente proporzionale all’ecumenismo “esperanto”-sospirandogliela, quel gran pezzo dell’Ubalda del John Lennon. I limoni…

Lennon me lo confidò prima di morire. Sebbene osannato dalle ragazzine, era l’unico del “gruppo” a prenderlo sempre da McCartney.

Già, Curreri cantava chi erano i Beatles con gli “Stadio”, intanto Vasco Rossi riempiva San Siro (oggi son luci e non più lucciole) e anche quelle poco santarelline, lasciandolo a Carlo Verdone col borotalco.

Natasha Hovey? Era una bagascia.

Meglio l’asceta.

E, con questa stronzata, vi lascio.

Ah ah.

E ricordate: il Genius sa…

Valentina Vargas è quasi identica a Noomi Rapace. Sul “quasi”, dipende la dinamica del mio incularla.

Sono un Uomo che ama le donne. E gioca su quelle con il fuoco.

Fuochino e poi si bagnano.

Ah ah!

Mi raccomando, non perdete il video sopra. Fa schifo.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Family (2013)
    Il “gentil” sesso è strano. Paragono una ad Angelina Jolie, ammiccando di “buffetto”, e vengo “maltrattato” simil Mike Douglas di Rivelazioni. Al che, irritato dalla provocazione, sfodero la grinta virile e vengo assalito da un insulto devastante. Ieri sera, il suo “amico” mi contatta per intimidirmi, minacciando di denunciarmi per stalking. Oh, cazzo, qui abbiamo ribaltato i can(n)noni della sessualità. Viviamo in un Mondo invertito, questo lo so, ma il potente, eh…,  “strozzino mi torcerà il braccio(lo)?. No, io metto le mani a posto solo nel mio studio, in quanto non tediatemi. Lasciatemi leggere ‘sto film, e non rompetemi la mascella, altrimenti il tuo malleolo sarà, mio “manigoldo”, un “manipolo” di manganelli.
  2. Quei bravi ragazzi (1990)
  1. This Must Be the Place (2011)

“The Family”, Trailer


05 Jun

Ieri, vi ho postato il poster. A distanza di pochissime ore, è arrivato, come d’annuncio, il trailer.

Godiamocelo, perché davvero spacca.

 

Ecco a voi “Lucifero” che, eppur, non ferisce. Un innocuo ma anche da occhio “Cyphre-ato”


04 Jun

Odio le persone ipocrite, dunque l’umanità in toto, annettendo a tal mio alto sentimento anche la Madonna di Lourdes, poiché è piagnucolosa nell’insanguinare le ferite degli illusi a “immaginario”

 


Ingannevolissima, la statuina di “cera” vi squadra e plasma, seda (ri)formato(rio) oppio i vostri orfanotrofi.

“Donna”, tu modella… l’argilla del “vasetto”, tu “Uomo” sei di Creta o di criceto?
Il Mar Mediterraneo è “punteggiato” da isolane… “felici”.

In tempi di magra, quando la pastasciutta non abbonda nelle vostre mense, e dunque la messa non vi consola, tirate fuori dallo “scheletro” tal gingillo a mo’ esibizionista del mieloso d’accatto.

Sull’insalata va “spruzzato” un po’ d’aceto. E anche muriatico d’acidità.

Lo spolverate, sebben ancora di squallidi orgasmi vi “lisciate” (e la lisca?), tutti tutti (il)lustrati. Eh sì, oggi Twitter permette di “aff(l)iggere” i “movimenti” al “burro” senza incorrer nel corrivo passar per triviali, perfino Ultimo tango a Parigi è uno scandalo di “proporzioni” ri-dotte…, da metterci una “trombata” sopra.

Va in malora l’amore nello “scambismo” su baci e braccia corte dell’avarizia anaffettiva. Giuda? No, tutti ignudi.
Ognuno vuol la fetta per “impanarla” con tanto di “ciliegina” sulle tettine. Quindi, scatta la sua mortadella nell’immortalar l’attimo di “b(r)ava” colante in “gioia” empatica della “condivisione”.

Copia-incollando le citazioni dei grandi poeti, un’altra Notte v’ingolla d’amplessi copulanti quanto un copione del “Corpus Domini”.

Che accoppiamenti da giochi di coppie dilatate nell’ammirazione dei propri “contatti”. Unioni carnali discinte e poi ripudiate quando, davanti alla Nazionale, si canta in coro, e a culo (eh già, han imparato a pappardelle quelle con la panna e il prosciutto ma non hanno memorizzato Mameli per colpa dell’amnesia da mamme-lle…), l’elmo di Scipio, seduti sul divanetto “sciroppato” dentro melanconie alcoliche nel sogno canzonatorio, appunto, di possedere “a pelle” un’altra da “scippare”. Fra Balotelli che insacca le “palle” in qualche altra gazzella, anche della polizia sua “bella”, e Prandelli in bretelle in questa società “romantica” come i cavalieri bretoni.

La raucedine è il sintomo del nervosismo polmonare, la gente è soffocata e fuma nell’aspirare se stessa con tanto di “filtri”. Scivola la manina mortissima sullo zoom-zum zum zum-zombi del brindisino “vivente”, in “compagnia”, a effetto “frizzante” d’una frizione mu(n)ta. Così, fra il dire e il “fare”, c’è di mezzo il “mutuo” con l’amante cornificata, anche se vien ficcata dal fantasma delle sue mestruazioni. Più che un horror di George Romero, sono già deambulanti previo ambulanza e successiva “pompa”… funebre.

Ca(u)se di divorzio, caffè all’orzo per addolcire gli orsi, tè nel “fai da te” onanista con tanto di “ombelichi” pasciuti ma senza ombrello per una vita che necessiterebbe di “paracadute”. Non può piovere per sempre…
Il corvo con Brandon Lee?. No, più che figli di Bruce, siete stati partoriti per ambire solo all’uccellino che, d’arti “marziali”, vuol entrar “lì”. Sparerà “a salve”, e ci “scoperà” il “morto”.

Ecco, l’asinaccio casca nella vaccazza fra una “vasca” in Centro e un “idromassaggio” erogeno su“periferia” del feticismo all’olio di arachidi da scimmioni, il bue e l’asinello s’incazzano, fottendo i regali dei Re Magi nel privar il “bambino” anche del cristianesimo. Incenso, forse incendio, delle coscienze “aggrottate”.
Oh, scendon dalle “stalle”, come le “pecorine” dei “pastori” ortodossi, fra una “collinetta” di “erba” e una droga artificiale a contener la “diga”. Eh già, tutti “cacciatori” di figa in tal presepio da falsi, col santino di Padre Pio a “destra” e man(i)ca mentre ammicca(no) il calendario “greco-romano” di una Maddalena a dondolar d’“altalene” con tanto di “fermo-immagina, puoi” per scaglionare il passar degli an(n)i. George Clooney fa tutte le porche figurine.

Scaglia la prima pietra, ma Petra in Tv te lo “pietrifica”. Va il su e giù nel “tirami…” la mousse che pen-d-e “cremosa” dalle sue labbra col “musino”.

Questo “Mondo” avete “costruito” e dunque preferisco lo strutto di vero maiale a questi rutti.

Sto eruttando rabbia?

No, siete stati distrutti.

Buona “cena”, e tua madre vada a “leccare” il marito “gelato” dal “cioccolato” senza “cono”.

La Madonna v’accompagn’.

In toto, vi prendo in quel “posteriore” come il grande Totò che già aveva capito tutto.

Dica Duca, Duca dica.

E ricordate: a caval Donato non si guarda in bocca.

Non è un bovaro come voi ma David Bowie.

Il “bianco”…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Angel Heart. Ascensore per l’inferno (1987)
  2. The Family (2013)
  3. Lo chiamavano Trinità… (1970)

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“The Family” (Malavita), Poster


04 Jun

Inizialmente “battezzato” Malavita, così come l’omonima, dark novella di Tonino Benacquista, ecco il magnifico poster di The Family, questo adesso il titolo.

 

Forse il Luc Besson che aspettavamo da anni, dopo tanti suoi “tradimenti”.

Un De Niro possente “in copertina”, affiancato dalla “moglie” Michelle Pfeiffer, bellissima come sempre, e dall'”allegra” combriccola dei suoi due “squilibrati” figlioletti.

 

A dar la caccia a questa stramba, “mafiosa” Famiglia Addams, il duro Tommy Lee Jones.

 

Si preannuncia uno dei film dell’anno.

Da tenere d’occhio, potrebbe essere la sorpresa agli Oscar.

 

Le premesse ci sono.

 

Appunto, staremo a vedere.

 

Produce Martin Scorsese.

 

 

(Stefano Falotico)

Il Boss Springsteen conosce l’Estate


04 Jun

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La dovete finire di raccontare stronzate, il Boss sa che d’Estate ne andate matti.

Quindi, buoni e bone.

Al Pacino e i suoi “No” ad “Apocalypse Now”, “Die Hard”, “Star Wars”


04 Jun

He may be 73 now, and all his best-loved film performances are from the last century, but there’s no denying Al Pacino’s drawing power. He packed out the London Palladium last night for An Evening With Pacino – a curious one-off event in which he was interviewed by Emma Freud as clips from his best-known movies were shown, and genially answered questions from an adoring audience.

Most people left the theatre buzzing, seemingly happy they’d got their money’s worth. Not a negligible achievement, given that tickets ranged from £60 to £250. But for this event, which felt like a fan convention at times, Pacino was halfway home merely by having shown up.

In baggy all-black clothes, he ambled onstage and ran both hands through his hair all night as he talked. Emma Freud lobbed easy questions for Pacino to hit out of the park, and set the tone with her first comment: “Would it be all right if I said I wanted to lick your face?” Friendly grilling, then, rather than Freudian analysis.

Still, Pacino had interesting anecdotes. He’d enjoyed making Scarface (clearly the favourite film of many in the crowd), but found the Godfather trilogy “a long, awful, tiring story.” The studio was apparently poised to dump him from the first one, his first major film, in which he played Michael Corleone, because he seemed to be contributing little. Then director Francis Ford Coppola shuffled the shooting schedule, moving forward a scene in which Michael shoots rival mobsters in a restaurant. The studio suits saw the rushes and concluded Pacino was OK.

There were some decent revelations when he disclosed film roles he had turned down: Richard Gere’s in Pretty Woman (now that would have made it a different movie); Lenny (the role of Lenny Bruce went to Dustin Hoffman); Harrison Ford’s in Star Wars (“it was mine for the taking but I didn’t understand the script,” he quipped); and both Marlon Brando’s and Martin Sheen’s parts in Apocalypse Now.

The clips were exemplary: The Godfather and Scarface, of course, but also the great Dog Day Afternoon and his deliciously over-the-top crescendo of a monologue in Any Given Sunday, with Pacino as a football coach. We also saw a snatch of Scent of a Woman – far from his best movie, but the one that finally won him an Oscar for playing a blind, retired military officer. Asked by an audience member to say his character’s recurring phrase, Pacino obliged: “Whoo-yah.” The crowd went wild.

 

Still, they stayed politely attentive even when Pacino turned precious, discussing the theory of his craft and talking about an actor’s “instrument.” This was a crowd-pleasing evening, yet there was a cerebral edge to it: Pacino aired his grievances about why Americans find Shakespeare hard to get their heads around; he introduced a clip from his latest film, the art-house Wilde Salome, in which he stars with Jessica Chastain; and he concluded the night by reading an ee cummings poem and reciting part of Oscar Wilde’s The Ballad of Reading Gaol.

A few celebrities were sprinkled throughout the crowd: Paul O’Grady; singer Beverly Knight and Linda Henry from EastEnders, both looking smart – and, incongruously, ex-Spurs legend Ossie Ardiles. Also, inevitably, a gaggle of not-quite-recognisable D-listers, there primarily to flaunt themselves before photographers. For someone of Pacino’s stature, the list of invited guests should have been more impressive.

Still, an agreeable if eccentric evening. The thought occurred afterwards that Pacino’s performance was a subtle sleight of hand – giving the impression of sharing long-withheld secrets without revealing anything inadvertently. You can call him Al, but you don’t really know him at all.

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