Voglio fare l’amore con una psichiatra telepatica, con mosse da bell’anatroccolo, entrarle di “monologhi alla vagina” nelle coccole fin su i cu(cuzzol)i della montagna e, nei dossi, farmela addosso
Si sa, la balena balla e non va sui viali mentre tu la dai non per quattro soldi.
Ai soldatini l’affranchi, e mogia mogia ne sei naia.
Io, invece, ti canto la ninna nanna in quanto onanismo ai gargarismi su toupet d’alopecico topo e poche tope sebben lo “rattoppai”. Ah, che topaie malfamate, mie affamate, pien di zoccole son i tuguri e qui è putiferio delle vostre pestifere codine coi “riporti”. Scopate gentaglia di porto, senza darla a vedere asciugata, e macchiate il pavimento, “lucidandolo” con dovizia fra tanti “arzilli” ammainati e a salparlo di slurp.
Stantuffan anche i vecchietti e il tappetino acciuffa il pelo irto pure degli eserciti della Marina.
Poi, assieme, preparate il purè, patate stufate e ben mescolate. Sbucciandovi nell’arrivar alla frutta per un desiderio da dessert del sarto, cioè “Cuci la bocca e beccati la crema pasticciera delle cerniere dopo cena”.
Consolandovi con acide insalate posticce, digerenti al “limone”, andate al cinema nell’innamorarvi de La grande bellezza.
Servillo è amaro-chiacchericcio, tu buttati nella Fontana e guadagnerai qualche monetina senza qualcuno che nella tua “acqua” si tuffi da turista!
Splash, una sirena a Manhattan. Basta con Woody Allen, la sua Rome non è love ma un with or without you alla Bono Vox, uno che copre la testolina pelata con del rock di pessima annata. Anche prima faceva cagare, mieloso è diventato pelato.
Andiamo a raccattare Mick Jagger, vero ratto di Nature scimmiesca. Egli balla come King Kong nel fisico da patito di Auschwitz. Erotico quanto Hilter col parrucchino. Ma lo voglio così, a incitare e tutti incinta a eccitare! Evvica Cheeta! Tarzan la sprona e snocciola la prugna! Basta col prurito! Dai, aziona di dita.
Guarda come dondola con il twist, con le gambe ad angolo, sbilenco, t’entra strisciante… di cocaina.
Insomma, preferirò sempre una merda secca ai finti eleganti e una stampante colorata al tuo teschio in bianconero.
Fine, con la cartuccia di te che ciucci le cannucce e sei un ebetuccio come il fico d’India ché t’inalbero a mio “abete” Arbre Magique. Il deodorante, pendente dalle tue labbra, ti stacca l’orecchino se non t’arricci ove “tutto” è aggrovigliato e (non) profumato.
Chiamano un centro di salute mentale per lo “schizzo” troppo su di giri del mio “pneumatico”:
– Pronto? La ricovero?
– Ci sto. E Lei?
– Anch’io!
– Quanto mi dai?
– La cura infermieristica è gratuita, e le misuriamo anche la “pressione sanguigna”.
– E se non pompa?
– Come merendina può avere i pompelmi della cameriera che fa le pulizie…
– E se è acidula?
– La uccida.
– Eh, ma poi mi trasferiscono dalla clinica al manicomio.
– Almeno, lì potrà vivere fra gente normale.
– Sono “soddisfatto”.
Però, prima possiam darci delle botte?
– Mi ha anticipato.
– Stava pensando (a) quello?
– No, a quella troia di mio marito, è un picchiatore.
– Un amante manesco. Ha chiesto il divorzio?
– No.
– Come mai?
– Amo le sue “mani”.
La telepatia è qua. E questo ti entra ove non si sa. Leggimi nel pensiero e andrà per il verso giusto. (In)castrato a dover.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
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