Millantano coi miliardi rubati con le porcate!
Fra l’Arte più incantata, arroventata e il “piacevole” lavorar, dunque di livori marcirsi, prediligo il “letto” pen(s)ante “lento” di altisonanti mie creazioni dal cratere “annoiato” ma non col nodo alla cravatta
Che serve solo alle ciabatte delle tacchine col tacco a “spillo”
Da anni oramai “impagabili” di risarcimento alla mia libertà vilipesa e minata, una piccola, montata borghesia stagn(ol)a mi perseguita al fine di “ammanettarmi” in costrizioni “stringate”-surgelate della loro mentalità “astringente”, “fatta” di “siringhe” dosate… in festini freddi ma “famosi” in quanto assurda ribalta ogni assunto e mia ascensione afasica e non come la loro idiozia farfallona e afosa, per “ammattire” anche il mio logorar “sciolto” nei riguardi “posati”, irriguardosi di tal guardoni, poco amorevoli ma merdosi, invero perfino (per “segno” e per “spago” di nostrani “spaghetti” alla carbonara? No, al carbone) malfamati e sempre libidinosi nell’an(nu)ale fame “cannale” dietro facciate dallo “sfacciato” abusare in “tinta” un(i)ta sul sobbalzare “dentro” finissimo ogni mio “schi(ama)zzo” dopo che vollero indurmi ad ammazzar il me stesso meno “proteso” al lor sessual’ poco meditare eppur-è nel torbido rimestar per altre “minestre” riscaldate come le “bocche bone” delle lor ancelle per tali quaglie uccellanti in tribale flagellare con coltellacci “ammanicati” appunto al manico di “scopa”.
Da sempre, sin da quando scoprii la mia coscienza oltre e non accomunabile alle comunelle di tali falsissimi da “Comunione” e appunto accoppiamenti fraudolenti di “fratricide” unioni (secondo me, ustioni, unte e “bisonti”, eh sì, i cornuti), scoperchiai i “vasetti” di Pandora, celebrando il mio Natale col Pandoro senza il loro “zuccherino” dorato, a mio avviso già un’avvisaglia dell’avvelenarti “killing me softly” tr’abbuffate “festive” nel Panettone fra le tettine di attici innevati, nevosi di nervo “arricchito” in mezzo color ebeti-abete e inalberarlo “caduco”.
Insistono nella caccia alla mia Strega le tali befane, megere che vissero una giovinezza molto “istruita” in quanto sopra… ttutto lì “indirizzate” dall’istruttoria, rizzo “aizzarle” nel fascismo. Maliziose, eh sì, sparsero zizzania queste zie retrogusto acida “bontà”, con l’intento “tangibile” di “spronarmi” al loro “peperoncino”. Affumicarono anche i mariti con la pancetta. Dei bracconieri a metter il becco-bacon.
Stuzzicarono di azzannare con “buffetti” dolci alla mia guancia (e)salata nel mio “porgere” a codeste un mai desto “Buongiorno”. E il mio recalcitrare fu scalciato in modi funesti, con tanto di fucina e ammonizioni dell’offesa “immunitaria” (il distint-iv-o…) dell’urlo “sapor” munizioni a murarmi vivo bruciato: “O ti svegli, o ti sparo nelle palle con mitragliatrici, fucili e la polizia del costume di noi gonnelle dal costume facile!”.
Ottennero vari “rinculi” e un “grilletto” non tanto erotico, bensì “a(r)mato”, “toccato” e là “ubicato” nel loro “sfanculare” in tenuta di me “ubriaco” che non abboccai a loro cure “psichiatriche” da malate di mente col “bocchino” fra le “labbra”. Sì, puttane che van a culo!
Al che, disgustate dal ri(n)tocco inaspettato e dal mio non arreso render “Grazie”, gratuitamente inveirono mentre il loro “uomo”, celebre trombone del “clarinetto”, (r)intonò nel “venire” d’un rim-bang-bombo(lone) da rimbambito a (d)an(n)o del mio saltellante daino e a questi non dar proprio un “cazzo” di “soddisfazione”.
In quanto Do(n).
Il rimmel!
Il mio suonarle fra le righe di rima!
Sì, sono Bambi(no), famoso cervo che ti mette in guardia dall’ucciderlo se corre nella foresta di voi deerhunter.
Sempre “tirati”.
Potreste pentirvi del vostro “Un colpo solo!”, perché la “botta” si ritorcerà di trauma boom… erang.
Voglio errare, non tollero i tuoi orrori! Borghesuccio della malora!
No, non rientro nei ranghi e neppure nelle racchie. Amo i rami e diramo le crudeltà nel cuocermi un uovo al “tegamino” dello strapazzarvi nell’imboscata da voi stessa “tesa” solo a trappola della “gatta” che giocò col topo e finì ancor più zoccola.
Sono uno stronzo da “zoo”. Ove si trovan specie rare e non zotiche per i “rapaci”.
Privilegio l’Arte di Cuore “tout court” molto lungo a ficcartelo nel culetto di mio longilineo Ercolino nell’inguine su “slinguaccia”, e ti cago in testa col(la) dilatatore “vasetto” molto erigente a voi “esigenti” ma secondo me non tanto esistenti, poiché morti dentro da un pezzo. State a pezzi!
Ti metto a posto!
Mi chiami pazzo?
Sì, la bettola aspetta un cameriere che servirà il panino al prosciutto per la mille(foglie) “infornata” impiegata spesso “chinata” di patata arrosto “sformata”.
Parentesi “tonda”: colpa della ciambella col “buco”.
Sì, sei un garzone, meglio un geniale cazzone del siciliano cannolo con la “lupa(ra”) servile solo per “scivolare” in suina appioppata e pallottole rivoltella-frittatina dello “sbavarvi”.
Rossetti? No, coltivo le violette. E la mia “gramigna” è allergica alle graminacee e a ogni mi(na)ccia!.
Girasole! Tu invece “banderuola” sola nella saletta.
Meglio il lupus in fabula piuttosto che le cagnoline “al toast” e di mielose favolette al babà “tostato” e tastato di crostata pie. Puah!
Bye!
Ba(u)bau!
Schiava, adesso “regalami” il collarino! E a cuccia starai come me, “femminuccia” di coccio “duro”.
Eccoti il “burro” di “cassata”.
Ecco la tua cacca di “cacao!”. Sì, vai a cagar’! Vacca!
Tu, stronzo, provochi solo la diarrea!
Ci ripenso e di vergare son “pesante” punisher in tal “marzapane” di buonismi e cornetti della “brioche” vegetale!
Col Tempo, ho visto molte menti della mia generazione divenir dementissime nell’adattare il loro corpo ad anima corrotta, prostituiti alla viltà davvero più vigliacca, all’insanabile e (il)lecito voler violentarsi a “metro” del giudizio imperante della massa dei “vincenti” adorandoli.
E tutto ciò mi schifa.
Posso, in tono anche alter(at)o, elevarmi a Giudice del più enorme suffragio universale a questo lor naufragio poco speranzoso per le generazioni future. Orfane perfino del loro Passato innocente oggi barattato per venderlo a mezze calzette che ne stan già dirigendo la morte “incipiente”.
Vidi “colleghi” d’infanzia che patirono la sacrosanta loro età già martoriata da padri orchi e picchiatori, nel “diritto” supponente di “eriger” che, a tal redarguirli, s’attenessero al bieco porcile adesso ancor più di moda in abititrans(itori) delle tra(ie)ttorie su contaminazione più contagiosa d’emulazioni al prossimo per un ventur poco a mio (ar)dire “avveniristico” né tantomeno avvenente. Orrendo!
Ragazze adolescenti complessate ora a giudicar superate le “paure” che io dico sono l’angoscia reattiva per lo slancio vitale. Retrivo! Vade retro! Se spegni il tormentato tuo Cuore e uccidi le fragilità savie, cosa ti resterà da vivere?
Un’immonda nevralgia camuffata da “benessere” e “normale” uguaglianza per non sentir(si) diversi.
Il diverso è nostro idolo, a emblema contro ogni prototipo del reputato “esemplare”.
Il “cattivo” esempio è la marcia di chi non depone le armi alla scemenza del carnascialesco far e “disfar” a “piacimento”.
Noi siam i combattenti, noi alti issiamo i colori, il menzognero e non chiaro dunque clero sputtaniamo, non lo sbiadito tricolore del moralismo stolto godiamo, oscurantista e “inquisitorio” è bigotto!
Noi siamo i ribelli eterni che sbeffeggiamo, a costo di patire e interrotti “appisolati” dai lor sonniferi “sommi”, dalle loro dottrine con storte diottrie d’una perversa “malaria” di fondo al “lebbroso” più bello sull’imbellettarvi con occhietti “barrette” sdolcinate e sbarrato “non chiuder un occhio”, la classe “professorale” figlia e tramandar retaggi fascisti “culturali” del mero annerire coi “puntini” sulle i delle pecore “bianche” tramutate da questi ignoranti sguardi in distorsioni che, a percezione interiore nostra, se ne frega altissimamente e da elevati li sfregiamo!
Siam quelli che strombazziamo a chi brinda di “trombate”, ché osservammo ritardati i quali, dopo inenarrabili e oscene “leccatine” a Destra, adesso son i “portavalori” del più basso disprezzo.
Da timidi a stupratori con licenza di uccidere, regalata loro da quel che va per la maggiore.
Son cambiati in peggio!
Noi li odiamo, li perseguitiamo, platealmente li (s)fottiamo.
Recidivi, persistono a percoterci ma son loro i cotti.
Siam coloro che ce ne sbattiamo di regole “brave” solo da bifronte lor crederci buffoni ma rimarranno dei cafoni “eleganti”. I pagliaccioni da ago nel pagliaio dei peli altrui. Pulissero i propri, prima.
Non a modo, smodati, a testa eretta e testicoli irsuti, orsù, contro ‘sti stronzoni a carne stessa loro tritata di eguale tortura, con godibile “cottura” in viso ridiamo a irridere soprattutto nell’erodere altre certezze e cazzi non affini allo stile di questa postilla:
se mi fai Male, ricordati che hai già perpetrato un omicidio alla tua anima, ché non mentirà quando da solo ti specchierai nell’acqua “benedetta”!
Sì, questo sono e voglio esserlo!
Uno che non può vergognarsi, mentre molti altri sì.
E dovrebbero suicidarsi!
Ancora non trovano il coraggio? Ah, capisco, sono dei piccioni picciotti.
Promuoveteli, dai.
Ora, ordino una “perversione” e rimango avverso a chi invece convertirò
Che mi creda o meno, il cappio al suo collo è questione di attimi e neanche se n’accorgerà.
Non perdono le bestie, quando specialmente se la (s)tirano da glabri a me sempre obbrobriosi.
Magia!
Nel fondoschiena, improvviso, una dinamite entrò tua ex amica.
Si chiama ricompensa!
La prossima volta, pensaci!
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
P.S.: non nel sociale lavoretto ma genio superbamente liberale.
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