Archive for March, 2013

Chi è Selvaggia Lucarelli? Siamo Franco James


04 Mar

Della società violenta e della “franchezza” da Franco James Dean di ribellione che non vuol smuovere una sola parola in sua difesa, m’attacca… anche al muro, a “muto”, più Chris Walken che “ci sta”

Come i “cavoli a merenda”, ma almeno fa la sua figura con ‘sta “figa”

Atto d’ammirazione a James Franco e di “mirarlo” selvatico a Lucarelli Selvaggia, per un Oz che si “alza” da “grande” uomo…


Se Oz è Potente e Grande di Raimi Sam, io sono la “potenza” del lucano vulcano con tanto di mongolfiera a lanciar uova a chi vive in “Mongolia”, perché amo le voragini delle “gole”, le vertigini delle gonne

Sono James “Dean” Franco e pure Ciccio Ingrassia nel Franchi. Spalla comica che, fianco a spalla, si reggeva il gioco. Uno “sano” e l’altro “matto” per la strana coppia delle minchiate.

Franco è l’attore per antonomasia dell’ipetrofia creativa. Un cratere su analogia falotichesca.
Infatti, se prendete un suo fotogramma e la mia immagine, lo specchio non può mentirvi: siamo di fronte a uno scambio di persona. Ineludibile. La somiglianza sciocca, fa paura.

Franco recita a Hollywood e “galoppa” fra (in)successi, pellicole da iconoclasta e oramai icona “ribelle”, presentò agli Oscar di tutto punto, e poi si permise il lusso di passare da Gus Van Sant ad Harmony Korine, senza battere “sopracciglia”.

Non si sa se è un bisessuale quando interpreta un bidello che sbudella gli studenti, un pisello quando se “la” tira, un idiota quando finge il suo Raimondo Vianello in pose senili da coglione che adocchia, perde il pelo ma non il vizio da finto castrato e “tonto” che osserva le rotondità di Rachel Weisz.

Unico ed eccezionale, un attore che mi fa un baffo.

Perché io ho superato anche i confini d’ogni codardia da “leone” e “latta”, voglio solo essere allattato dalla felin mia compagna di viaggio. Che spasso. Sì, se la spassaron tutti, ora me la spupazzo io da “mago”. E, dalla mia reggia, le ordino di spogliarsi e mostrare la Temple Shirley oramai svezzata, quindi viziosa. Basta, l’avete viziata troppo. Che venga seviziata!

Me la magno e le recito, di voce “in falsetto”, fantasmatica a plasmarla, per rendermi sfiancato mentr’ansimerà, codesta:

Età di 44enne, questa è la tua età? No, sei del 1928, ancor non sei crepata? Così “attraente” raramente l’ho percepita e “vista”. Sei ancor vispetta, mia vecchietta. Capelli neri sfumati, fumantissimi al rosso ed è fulva! Occhiali solari, termodinamica d’entropia mia agli ormoni.
“Inetto” mi prostro, e “aggancerei” la mia “belt(à)”, cintura di sicurezza per un’uscita-“entrata” allarmante nel fioccarti abbacinato nel bacino del di… dietro in macchina, ove ci si “singulta”, opop(s), ingurgitandotela di basculanti saltelli al tener la Donna per le redini, e sbrinar la renna. Basta coi cornuti, “scorniamoci” nel con gelato da sciogliere in bocca. Quale università Bocconi, sono i boccoli da mangiar d’abboccarne. Bocchinara! Mi bocciarono ma le bocce… il bowling di strike a palle dritte, un colpo “straight” da social distortion, ordinario e fuori dalle righe, senza neanche una ruga, come puoi vedere. Tocca pure, non mi disturbi, anzi “bussa” con più “botta”.

Sono un cialtrone, chiamami ciarlatano. Sì, l’ano. Che anno è?

A parte gli scherzi, schiamazzerei con te. Ammazzami e risorgerà.

Che cosa?

L’erezione!

Le elezioni son andate a puttane!

Quindi, buttiamola una volta per tutte fuori dal mio (letto a) Castello!

Già Pier Paolo Pasolini vide oltre ma non gli diedero retta, preoccupati di di-“venir” dirigenti e redarguire a “redazioni” arredate di mobili(o).

E la sabbia mobile, nel suo strenuo affogarvi, lentamente v’aspirò.

Ispirato dall’appropinquarsi della Notte, nottambulo son “bullo”. E vi sbullono!

Sì, dall’alto delle mie chiose, in quanto ex chiuso “in naftalina”, “innaffiato” dei peggiori insulti da cafoni con tanto di pugni per “chiarirmi” l’antifona, son solo che cambiato da “stufato” a tifone.
Impetuoso, a combatterli ed è una lotta sfrenata.

Potrete chiamare le ambulanze, affinché “ambisca” come voi alla pipì, potrete appiopparmi degli schiaffoni in faccia, falciarmi, tranciarmi al “fine” che anch’io sia traviato, ma non devio, anzi continuo nella devianza dal vivere “comune”. Infatti, non abito in nessun luogo. Ove vivo (D)io, evviva il parroco, non ci son parrucche né trucchetti, né mezze calzette e neppure la calza delle streghe.
Son io a “imbefanarmi”, ad affannare chi affannò quel che vollero, volenterosi e perlopiù-pelo contro pelo, appunto violentissimi, per arrestare la mia boccuccia e arrossirla ché agognasse violette e bacetti rossetti. No, son rossastro, anche sanguinario, ai sanguinacci preferisco “allacciarvi” come la salsiccia esposta in macelleria, bottega ove siete prosciuttoni fra tante maialine a cui (s)vendete il garzon’ delle “garze” da ganzi alle gazzelle. Eh sì, anche la polizia s’affumica, ammanicata ai vostri coltelli col “manico”, e siete nati con la camicia.

Pomiciando andate sporcando, io invece blindo le case dei malfattori, e li segrego perché s’impauriscano, nitriscan “imbizzarriti” da zazzere oramai premunite di “zanzariera” a riparo dal mio v(i)olar le home sweet home di tali “nomen omen”.

Italia, paesaccio di “laureati” toscanacci alla Pieraccioni, per bevutelle aperitive con motorini “a scoppio” su trombate e giochetti lessicali da chi rigira anche la frittata della già impazzita maionese da antipasti. Impiastri!
Salsine, tartine, “fiuti” da tartufi, meglio estrarre il tufo tutto il dì, meglio il Puffo che annerisce di più Gargamella ed è menestrello a “menar il can per l’aia”. Ahia, che male!

Famiglie di piccoli borghesi, vermi viscidi, sudati puttanieri al servizio di chi è sevizia da “zio” e nepotismi. E così, di generazione in (de)generazione, il morbo si propaga e dilapida le coscienze.
Spegne l’afflato, suonandoti il “flauto” a “pifferaio magico” versione cattiva della fav(ol)a più nera.

Morti viventi che frequentarono licei “classici”, ora “sistemati” anelan a “sistemarti per le feste”.
Ma io scombino le versioni “binarie” delle banalità da “Hai perso il treno”, e ci tengo al mio mantenermi “saldatore” alla ferrovia di chi non paga il biglietto per non “obliterarmi” nell’oblio.

Ah, il tunnel è buio, è un obitorio! Buuhbuuh, il vapore fa brum brum, e v’è brusio di nuvoletta a cagarvi saette e fulmini. Io vi fulmino, fermate il vagone. Ci son dei cavalli da salvare, chiamate Noè, dove cazzo sta? Nell’arca? E che “(c)acca” fa fra le bestie?
Fu nostro Signore a dirgli di non estinguere i pachidermi?

Il Signore è qui a voi, e ora cambia rotta. Dermatite, epatiti, pretendo l’empatia!
Anche sifilide, almeno vi scopa a terra!

Ragazze “fenicottere” ti urlano “Fuma di meno!”, invece io emetto fiumi da fiumana.

Vado olandese volante e, quindi, fiammingo, m’infiammo ad Amsterdam, fra valli di Comacchio e canali veneziani. Io son Carnevale, drago ma non mi drogo.

E spingo fra le “doghe”, Lei ha la doglia. Come? Prima aveva voglia e adesso non vuole il figlio?
Ma è di puttana allora?

Ecco perché sono James Franco.

Stringimi la mano, dammi il cinque, Travis Bickle non lo fermi neanche con le cannonate.
Ti sfonda il casino col carro armato e ti fucila i “panni”.

Poi, pubblica in piazza questi pubici.

Cazzo!
Ora, che c’entra la Lucarelli? La Lucarelli non è da amaro nella Lucania ma d’a-mare a Maratea, come un matto in te alla “Sei un mito” degli 883. Sì, Selvaggia è bona ma è per le canzonette. Comunque, il suo “balconcino” fa barcollare e, ballando, va “impettito” nel “tuttologo” a “tatto” di tettone. “Detta”, volgarmente, la dà a tutti

“Dedicato” a Selvaggia Lucarelli:
Selvaggia, la tua Bellezza “teutonica”, fulva, furbissima ma madornale di forme, fonte “ansiogena” d’’ormoni anche miei cervellotici, fa spavento. Ma questo spaventarmi si paventa nel nessuno che pavimenterà il “demente” mio!, come un vento “insinuato” senza le sinusiti ipocrite. Perché non ammirare il tuo seno dondolante, abbondante di accavallate “blog” su twitterate anche tettoniche alla nostra società “polenta?”. Sei polemica? Sexy nell’ardire, ardendo di vero color Donna senza peli sulla lingua. La rima è baciata in te di tête-à-tête.
Sono Stefano Falotico, poeta e romanziere. Ibs.it t’’illustrerà il mio esser lustro m’anche “rupestre”, sì, i miei libri son corse campestri e campo d’intuizioni scorrazzanti nelle caverne dei miei neuroni neri. M’incoraggio, si sa. Salpiamo, giù le ancore, ancor di Cuore! Sono il Genius, affiliato d’affinità elettiva, anche (e)rettile, a te Selvaggiona!
Ogni volta che ti guardo, “salgo”, quando ti leggo, “non scende mai la catena”. E la mia “candela” s’accende.

Da cosa deriva la mia presa per il culo plateale nei confronti dell’umanità di ‘ste du “paia” di “scarpe” nei mascarponi pallosi a “romperle” tutte

Prefazione che si “rifà” sopra (e anche sotto) Selvaggia, in modo selvaggio, essendo figlio di François Truffaut e “truffaldino” di tutti i “buchini” fra le “selve oscure” del mio Alighieri con tanto di “prezzemolina” a Beatrice del mioParadiso fra le sue gambe, senza Virgilio ma virile negli orifizi in cui, incuneato e inculata, “vigilo” da Batman, sbattendola

So bene che tifate affinché mi suicidi, miei sudicioni. Invece, voi v’adattaste a lavoretti per poi esser allattati dalla mogliettina “mulina” e “tirando” le sue “acque” al vostro “mulinello” da asinelli nelle sue aiuole, invece io me “la” godo, imbastendo cene di galline su mio “pernacchio” da pinnacolo gallo.

Sì, sono Asterix, vari imperatori romani, mi urlarono “Dai a Cesare quel ch’è di Cesare!”, ma si beccarono solo un pugno da Obelix. E finirono sotterrati dal becchino.

Vedi? Volevi “beccarmi”, però t’ho picchiato.

Il mio regno tu non avrai, io vivo a Oz, care ziette. Miei gerarchi nazisti, beccatevi il mio Travis Bickle. Non c’è papponeche possa “imboccarmi” alla strada… “giusta”, son io che faccio giustizia, e metto a posto i conti. Se spacchi, ti sventro. Poi, mi leggo Kerouac.

Selvaggia sarebbe simpatica e affabile? Sì, getta d’inchiostro simpatico su tastiera “tattile”, ma son o no Harry Tuttle? Alias sempre De Niro “Archibald”.

Eh sì, la Lucarelli è una brasiliana di pelle abbronzata e ogni “impiegatino alla Jonathan Pryce se ne “lobotomizza” della sua “bombastica”, salvo finire come Alex di Arancia meccanica.

Selvaggia ti “drena”, e ti estrae il cervello che, come dicono gli americani, “dà” di “mind”.
Dopo il mio memoriale funebre, le memorie di tutta una vita alla Total Recall, mi “concentrei” su Selvaggina, capostipite della nuova razza “Tutto so io” che sudar mi fa quando “appoggia” qualcosa che “sboccia”.

Imperturbabile osservatore della nostra umanità “godibilissima”, dall’Alto della mia dimora io miro, io son “mirabile” per codesta che te “lo” tien desto, amandola di “mirra”.

Io le son “oro” di puro “incenso”.

Incendiatemi, Lei sa come appiccare…

Già, da un recente sondaggio, pare che il cosiddetto “uomo” è preferibile scarno.

Piace il maschio “allineato” agli zigomi lineari di lineamenti “incorniciabili”.

Vince, al solito, Garko “Gabriele”, seguito da Pattinson Robert.

Insomma, due che Selvaggia “scarnificò”.
Essi “ficcarono” e i loro portafogli, “cannibalizzati”, ne “risentirono” emaciati, maciullati nonostante il sorriso da “copertina”.

Sì, del letto delle mignotte e “affini” cani(ni).

Applauso!

Forse, Selvaggia mi “denuncerà” per vilipendio al suo pudore.

Pudore di che?

L’unico Uomo da tener in auge, da adorare più di questa dissennata, che si “barcamena” scollata e peraltro “sboccata”, è Christopher Walken, attorone che se ne fotte…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

    1. Il cacciatore (1978)
      Qui, il Cinema era la magia che oggi avete perso. “Uccidendo” Cimino e “costringendolo” pure a cambiare sesso per colpa delle vostre angosce “ermafrodite”, sì, vi riempite la bocca di bacini e “fiori all’occhiello”.Invece, Cimino era un grande, sempre lo sarà.

      Quest’Uomo, senza sprezzo del pericolo, che batte il Coppola di Apocalypse Now, perché il suo film è delirio ancor più angosciante della fotografia di Storaro.

      Qui, c’è uno Zsigmond venuto un anno prima, meno esteta, più dentro la giungla vienamita, più roulette russa.

      Un Walken da Oscar, infatti lo vinse, quest’Uomo che non rompe il cazzo a nessuno e gli rompono la testa, un trauma da zona morta, incarna tutto il Cinema di Cronenberg in “un colpo solo”.
      S’aliena, s’annienta, s’autodistrugge, si struggeva per la Streep, un puro “spurgato”, espugnato nelle scommesse clandestine, un Walken già Abel Ferrara, carne, sangue, spappolato dentro, un morto che cammina e poi muore di suicidio annunciato.

      Con De Niro che non sa piangere e si gioca l’Oscar come Miglior Attore perché, nella scena più commovente, sembra che, anziché versare lagrime, lo pigli di sfottò.

    2. Fratelli (1996)
      Meglio di Pacino Padrino, viscido, violento, annaspa, è una ruspa umana, uno stronzo, un pater familias stronzo, lercio di “fedina penale pulita” come i suoi occhi malinconici da King of New York.
    3. The Addiction (1995)
      Appare, “vampirizza” di carisma, un mezzo cameo che vale il prezzo del biglietto. Sì, ti azzanna come la “maschera”.
    4. Pulp Fiction (1994)
      Ecco la citazione tarantiniana a Cimino. Il reduce da “orologio”. Consegna a Willis l’intera carriera di Quentin, perché il tanto osannato Pulp Fiction è una boiata, tolta questa scena madre.Il resto è una chiacchiera formato barzelletta coi cazzoni Travolta e Jackson e le menate del Wolf.

      Diciamocela, Selvaggia Lucarelli, questo è un finto capolavoro.

      Il migliore è Jackie Brown. Perché tu ti meriti solo un Louis Gara spompato da Bridget Fonda frivola da sodomizzare in 3 minuti netti, a discapito dei trenta secondi di Heat – La sfida.

    5. Prova a prendermi (2002)
      Questo padre che vuole salvare il figlio scapestrato e lo inguaia, educandolo a ribellarsi.
      Questo DiCaprio che non ha voglia di ricominciare, che sgattaiola, che prende per i fondelli le istituzioni, che viene poi (ri)piegato al sistema, più “falsario” di Lui.
    6. The Opportunists (2000)
      Questo ladro che sa, che aspetta, che “malinconeggia”, che sbaglia tutto e poi svolta “piazzante”.
    7. Stand Up Guys (2012)
      Questa coppia, a prescindere dalle stroncature, è Cinema.Vaffanculo!

Selvaggia Lucarelli, blogger e il vedo-vedo ammiccantissimo-piccante


03 Mar

   “Dedicato” a Selvaggia Lucarelli:

Selvaggia, la tua Bellezza “teutonica”, fulva, furbissima ma madornale di forme, fonte “ansiogena” d’ormoni anche miei cervellotici, fa spavento. Ma questo spaventarmi si paventa nel nessuno che pavimenterà il “demente” mio!, come un vento “insinuato” senza le sinusiti ipocrite. Perché non ammirare il tuo seno dondolante, abbondante di accavallate “blog” su twitterate anche tettoniche alla nostra società “polenta?”. Sei polemica? Sexy nell’ardire, ardendo di vero color Donna senza peli sulla lingua. La rima è baciata in te di tête-à-tête.

Sono Stefano Falotico, poeta e romanziere. Ibs.it t’illustrerà il mio esser lustro m’anche “rupestre”, sì, i miei libri son corse campestri e campo d’intuizioni scorrazzanti nelle caverne dei miei neuroni neri. M’incoraggio, si sa. Salpiamo, giù le ancore, ancor di Cuore! Sono il Genius, www.geniuspop.com/blog, affiliato d’affinità elettiva, anche (e)rettile, a te Selvaggiona!

Ogni volta che ti guardo, “salgo”, quando ti leggo, “non scende mai la catena”. E la mia “candela” s’accende.

Stefano Falotico è morto


03 Mar

Pochi minuti fa, Stefano Falotico è morto: ne dà notizia l’esorcista che lo ebbe a “cuore”, prima che svanì sottoterra nel Lovecraft

 

Eh sì, dopo trentatre anni di autoimpiccagione, l’Uomo migliore del Cristo pare che sia defunto.
La notizia, sconcertante, ha scosso appunto il Mondo intero che, appresa la tragedia, ha subito “recato” al suo recapito, Via dello Scarabocchio n. non so quanti finocchi, vari messagg(er)i di condoglianze, consegnati alla mia amante “filante”, di nome Filomena,
 da una commare non tanto secca ma grassa come Giuliano Ferrara, di cui vi citerò, da questo aldilà “tene-b-roso”, i più “sentiti” e a me vicini in questo momento d’ascesi delicata. Garantisco, “dall’alto dei cieli”, che la situazione è al momento sotto controllo. Infatti, San Pietro m’ha consegnato la “chiave”:

Educational channel

Scherzo da prete: Falotico è schiattato in seguito a complicazioni causate dalla sua ero-t-ica complicatezza

Parlo in vece, e non invece (le veci), di Stefano, deceduto ieri Notte dopo un’inevitabile sciagura di decadimento psico-fisico. Ne rinvenni il cadavere presso un lago fangoso d’una periferia isolata in quel delle colline toscane ove pare che, dopo aver scovato il vero mostro di Firenze, e non il “povero” Pacciani, accusato ingiustamente, “entrò” in colluttazione con la polizia che voleva seppellire la verità. Uno sbirro, dinanzi a un Falotico giustizialista alla Charles Bronson, gli sferrò una pall(ottol)a letale e, dopo l’autopsia, il referto del “nostro” corpo, sterilizzato alla eyes wide shut, presentò vari punti “non chiari”. Questo il “bollettino medico”:

La ferita ha provocato un dissanguamento che un’infermiera, apprensiva, giunta sul “delitto” m’ancor sudicia, causa “sudarsela” col marito carabiniere sudista, asperse con del cotone idrofilo. Una filantropa da “Berta filava davvero”. Ma il sangue incontenibile s’accorse che non valeva vivere per un Mondo ove le infermiere sono delle drogate da siringhe, dette anche “cannoni del maritozzo”, non anestetizzate. E accettò quel colpo di “spranga” in totale donarsi a “lei” d’ultima spiaggia. L’infermiera, infatti, con “avvenenti” carezze massaggiò il rigor mortis di qualcosa di molto “erectus”. E urlò: “Beh, sarà morto, ma non è tanto molliccio! Che cazzone! Ancora qualcosa, di mo-l-to, mi può dare! Mi son intenerita in ambulatorio, aiutando i barboni a gettare le molliche, guarda come deambulo ora da dura, non sono una rammollita, sebbene ho le mollette ai capelli, questo pelo è ancor arzillo”.

Quindi succhiò…, “precautelandosi” di non addolorare però il suo “piacerino”.
Intanto, arrivarono le guardie giurate che quindi giurarono da garanti della “privacy”: “Carmela”, tale il nome dell’infermiera, “Pulizia è stata fatta. Ora, togliti dai coglioni. Lascia fare… a noi”.

Il capo dei capi, un mafioso “intimo” di biancherie da ex “intoccabile” affiliato alla famiglia Capone Al, consegnò la reliquia a Napoli per “posta ordinaria”, ordinando al parroco di tentare un miracolo in extremis da San Gennaro.
Il prete “annaspò” nel “blob” dei pus, disinfettò e “ovattò” fra un’ostia e una manina “morta” alla suorina “benedetta”.
Ma concluse il “rituale” in un mare di lagrime: “Non c’è verso, versiamo solo dei versetti”.

Quindi, fui consegnato a un cazzo d’ospedale fiorentino, ove mangiarono i rimasugli come una fiorentina.
Con tanto di vino dei colli, bevendo a collo le ultime “piastrine” del mio plasma.

Ecco, dunque, riassumibile il cordoglio in frasi da “posteri”:

“Mi spiace, mi piacevi”, “Era bono, ammazza, come mai l’hanno ammazzato?”, “Questo era da spararselo su un letto di chiodi”, “Che buco in pancia, peccato. Volevo il suo fucile nei miei buchi”, “Cristo di Dio, che Diavolo della miseria è mai questa porcata?”.

No, non sono morto. Posso mangiare una mortadella?
Non si può?

Invece sì.

Finale col “naso”…
Ai colloqui di lavoro, cari Pinocchi, so che siete “bianchi” bugiardi e “lo” raccontate di farlocche pose per ambire alla segretaria da “Balocchi”. Sono Lucignolo, non avrai nessuna scrivania, mio nero (ar)cigno

Arcimboldi! “Poeta” matterello meglio dei pennivendoli da mercato ortofrutticolo!
Egli tinse tele nelle sue pantacalze di “foglie morte” alla Mariolino Corso, piazzando capolavori “in corsivo” su suoi deliri “al pompelmo”, e fregandosene delle corse all’oro delle “limonate”. Egli privilegiò il suo orticello, senza l’orco ma orchidea selvaggia da Mickey Rourke di “mela” Otis “cotogna” senza Toto Cutugno, da italiano verace

Lasciatemi cantare”, il pittore, già, canticchiava, mentre suonava la “chitarra” delle sue banane, sbucciando l’albume d’una bontà matura. Coltivata da (al)levatore dell’olivo al suo “ramoscello” di “pennello” che intingeva. Sì, egli “pennellava” quadri di suoi autoritratti con “pomat(t)o” nel suo pomo d’Adamo, e s’allettava con Eva, detta “La pescatrice”, ché di pesche era sua amante nel letto colorato d’occhi strabuzzati fra “pomate” e pomiciate con tanto di “Pomì” e salsa di “pompin’” al “serpentone”.

Arcimboldi non era da Massimo Boldi, odiava già i cinepanettoni, ma condiva le sue opere con dei “canditi”. E, per di più. “metteva il dito”, pastrocchiandole tutte. Egli se ne stropicciava, un Van Gogh ancor più erotico di feticismo da il mio piede sinistro su pene “palombella” alla Pelè. A pelle, un artista di pancia, di palle, fra i polli… costui pittava e “imbrattava” le imbranate, e dall’ampolla era Apollo per “appollaiarlo”. Arcimboldi non era casto e non apparteneva alle “caste”.

Oscar Wilde fu (in)castrato ma, dal carcere, sprigionò Letteratura “Silvio Pellico”. Nonostante l’inguaribile ferite a cui nessuna penicillina diede fine alla sua pena.

Egli, non scopando, impennò di più, sorvolando su chi volle che il suo non v(i)olasse.
Oscar dava fastidio perché era scomodo a chi non aveva più sogni nel cassetto, e cioè la società vittori(an)a degli anziani, anali tenzoni.

Oscar non fu un Academy Award, e mai accedemico, infatti, vinse un “premio”.

Egli salì pur se “scese” nel mondaccio in cui viveva.

Oggi, le cose non son cambiate. Dai una mano a uno e si prende il braccio, abbracci una donna e si piglia un gelato sapor “bacio”, poi ti (ar)rende la vita in bianco e nero come la stracciatella.

– Amico, sei uno straccio. T’ha stracciato i coglioni quella lecchina, vero?
– No, le stracciarono il contratto nell’azienda in cui “lavorava”.
– E che azienda del cazzo era mai?
– Non so. Me n’accennò Tempo fa. Se non ricordo male, è molto “ambita” per “far carriera”. Quasi tutte le politiche del nostro “governo” fan la “gavetta” lì.
Dovrebbe chiamarsi così…, sai, un’intestazione lunga, d’altronde quelle lì son “lungimiranti”, lo pretendono non solo lungo ma anche grosso per portagogli grassi… “Azienda ove lo zio ti dà lo stipendio se loro alzano l’aumento. Prima guadagnatela, poi te la riempirai di più”. Sì, in Parlamento, la Carfagna è la lasagnona per le “besciamelle”.
– L’aumento di che?
– Della minchia.

Al che, disgustati, io e il mio amico andammo a “pinocchieggiare” con Lucignolo alla locanda “Caldeggiamoci a vicenda con del vino da volpi per grappoli d’uva”.

E, senza Antonello Venditti, afferrammo una vecchia appassita, e gridammo: “Prendilo tu questo frutto amaro!”. Vogliamo rimanere dei “parassiti!”.

Al che, finito lo “show”, esigemmo il “dolce”.

Sì, un affogato per darci foga.

Si sa, la figa vuol il “fico”.

Ho detto tutto…

Di mio, m’accontento di una cotoletta. Se posso “impanarti” è meglio.

Vorace dissipatezza d’un lesto nelle brezze a sbriciolar chi non ti dà le briciole ma Giuda di baci

La mia cantilena è ostinata, io mal tollero, essendo lor “torello”, chi vuol sculacciarmi. Di mio, amo scudisciare e anche il cuscino. Il cuscino non è male, quando “accoccoli” le tue guanciotte belle rosate e, dopo tanta fatica, senza una figa scassacazzi, t’inabissi “precipitevolissimevolmente”, nel cullante Morfeo, “termosifone” del sonn(ifer)o. Come ti “legifera” Lui, nei suoi voli pindarici quando chiudi gli occhietti vispi e vivaci, neppure una sinfonia di Vivaldi.
Morfeo lo conobbi millenni fa, prima che Larsson scrivesse la trilogia “Millennium”. Sì, sono un millenarista, anche un millantatore. Se voi, piantagran(at)e, minate le mie mine vaganti, allora ascoltate Mina con le vostre “olivine” ascolane. Ho sempre “tifato” per Tonino Carino da Ascoli, e odio le “carinerie”. Perché son squisitezza, infatti mi chiamano “Sua Altezza”. A volte, quando do di “testa”, suono il “Re” minore di Caparezza”. E caccio dei “botti” alla Radiofreccia. Sì, mi ficco le cuffie e le sparo allo Stefano Accorsi  più autentico senza una Casta Laetitia a distorcerlo dal Ligabue incazzato che sente dentro di sé su rovesciate alla Bonimba.

Il mio nome è Stefano, omonimo-martire di “Santo”, poco “Maxibon”. Sì, alla rivista dei puttanieri, “Max”, ho sempre preferito “Ciak”. Con tanto di provocazione alla “Ciappatelo qui, mio quaquaraqua”.

“Max” esibisce culi sodi in “pietra (a) vista”, di tutto il casellario delle “curve” pericolose.
Salvo pochi numeri, essendone un collezionista di “ossa”. Alla Ferilli Sabrina da mammasantissima, opto di sega per il “sedile posteriore” di Arcuri Manuela, da cui l’assonanza “Madonna che culo”. Un culo che si “sgraffignò” anche quel figliol di Garko Gabriel, attorucolo che in mezzo alle gambe ce l’ha come Golia Gabriella, scema da rucole e “insalate acide”. Insomma, a me Garko è sempre parso un eunuco che s’attornia di gnocche ma, “stringi stringi”, non c’è “nulla” là in mezzo.
Infatti, è sempre protagonista di “fiction” come Con onore e con l’onorevole, di Odore profumo maschio col mustacchio, di “capolavori” come Oltre alla tromba… di Eustachio, dammi lo “sticchio”. Sì, Gabriel è “come” l’Arcangelo, egli fa “ricchione” da mercante.

Non Shylock di Shakespeare, ma scemo da rosso di sera, spera che intanto sei solo senza soldi e in perizoma.

Fidatevi. L’altra Notte, ad esempio, ero alla prima “imperdibile” della sua interpretazione coi “fiocchi” di Cristina D’Avena. Nel “filmone”, Il cacciatore dell’acido lattico per guerre stellari fra le mutande delle “piccole” stelle,  fa la parte del “portabandiera” dell’aviazione alla “fiamma”. Un ruolo in cui fa sognar le ragazzine fra le nuvole, col suo “broncio” su fisico da bronzo di Riace “rapace” e “cola a picco” nello “sciolto” (a me dà la diarrea…) in vesti(ti) astronauta che perde la bussola delle escursioni termiche, “calde”, delle sue ammiratrici a guardarglielo “alto”, e precipita al Polo Nord, ove gli orsacchiotti lo usano come pupazzo di neve. Sì, lo “investono” di “firma(mento)”.

Diciamocela, è una società d’imbecilli.
Ne ho sempre avuto coscienza. Per questo ottenni poche “cosce”. D’altronde, i “romani” divoran quelle delle pollastrelle, i romantici amano Michael Mann, i romanticoni, invece, Muccino Gabriele.

Vedi? Inverti il cognome e il fattore non cambia. Questa è una fattoria d’animali ove “c’entra” sempre ‘sto Gabriele.

L’origine del nome Gabriele deriva dal greco, e significa “Uomo forte”.

Continuo nella mia tesi. Più che forte, mi sembra uno che, se ce non l’ha, non va bene, se l’uccello è, comunque sia, va tagliato di forbici.

Sì, Gabriele non deve fornicare. Non vogliamo altra stirpe da costui.

Il mio nome è Stefano.

Spacco le befane dopo il 26 Dicembre.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico in quanto fallace di morte, falce di vita)

  1. Tenebre (1982)
  2. Mortacci (1989)
  3. 47 morto che parla (1950)
  4. Il settimo sigillo (1957)
  5. L’armata delle tenebre (1992)
  6. La casa (1982)
  7. Il silenzio dei prosciutti (1993)

Robert De Niro non deve stare calmo come Neffa


02 Mar

Ami “Cape Fear” di Scorsese? Allora, la tua “capa” gira e non devi rigirare la frittura mentale: Neffa, il “cantante”, è un deficiente

Se De Niro fu Max Cady, io temo di non temere i “temprati”, poiché amo i temporali e le tempeste, poco i “caporali”, perlopiù succhio lo sciroppo della loro borghesia amara, “contemplativa” del lassativo

Sì, ho la fissa per il Bob, neo pigmentato di stile elegantissimo mentre lo “sospira”, spalmandolo alla chioma fluente del suo folto fiuto da tartufo “galeotto”. Egli, in galera, “scarcerò” ogni demone che l’afflisse per poi friggere l’avvocato in padella, di brace e “abbracci”.

So che quest’atteggiamento appare sgradevole, invece non ho intenzione d’attenuare la mia “tendenza” virile d’empatia amica al Bob, a forma d’immagine e somiglianza, assottigliandomene per (a)nemici da “sottilette”, mentre in tutte le lingue di Babele infil(z)o le loro mogli, ninfomani e di conclamate frustrazioni, nei letti ove son io l’architetto a rinvigorire le tette che un Tempo gorgogliavano lattee e or stuzzico per “svaccarle” del tutto, liberandole dai lutti, “elaborandole” col “pragmatismo” ai reumatismi delle loro giornaliere e spendaccione follie da vite sospese.

Io non soppeso se pensarci sopra due volte, e loro non “penano” ma molte volte mi dimenano.
I mariti voglion menarmi, al fin d’imbottirmi, “venendo” solo alle mani.

Ma io canto da “marinaio”, coi tatuaggi ben in vista, a metterli sotto nel far la femmina.

“Sguinzagliano” i loro scagnozzi per incagnirmi nei sensi di colpa, ma son io che li accoppo, poi dai “complessi” sciolgo le lor donn(ol)e e non m’hanno angustiato, poiché gusto anche le figlie, nel mio “gelataio” leccar con tanto di “broncio” da cagnaccio nelle fragoline e meloni.

Slegano i manganelli per “incatenarmi”, ma son o non sono un toro scatenato?
Questo è ovvio, e quindi le “ovulo”, ingravidando stavolta tutte nell’imbottitura di mie “botte”, dopo cene di bottiglie, di Lei annoiata che borbotta e io che me la bevo in un boccon d’acqua.

Da lupo di mare, caro Nick Nolte. Sarai il principe delle maree con quella “pazza” della Streisand, e la tua Lange è sol che stressata. Ah, sempre cammini impettito e poi, ipocrita, giochi di “squash” nel reggipetto che “racchetta” con quella, diciamocelo, racchia della Douglas. Non sei Michael di Basic istinto, sei un noioso “parastinco”, non tanto di santo ma di maiale da “piccante” Auricchio.

Ricorda che io ti pennello la “parabola” biblica come Del Piero detto “Il Pinturicchio”, e le mie palle scenderanno su di te, insaccandole nel calar la vendetta com Sam Jackson di Pulp Fiction. Son fico? Non lo so. Lei lo sa.

Questo è il mio salmo “dal tramonto all’alba”: “Quando c’è la Luna, Hayek Salma m’è vampira e lupa di vulva satanica. E me la gratto nella grotta, caro mio panzone da ricotte che scotti la tua adolescente Juliette Lewis da valentine’s day”.

Ti sarò violento e con lentezza di terrore. La paura, eterna, te la porti.

Tanto a te che importava? Bastava far di conto col tuo “riporto” e con i tornaconti.

No, a quanto ammonta il danno? Non c’è risarcimento che SOS-tenga. Quindi, tieniti il (ri)morso da licantropo, datti alla brughiera se non vorrai ammettere la tua “macchi(n)a”.

Ma quale lavaggi mentali. Ma chi vuoi ammanettare. Son io che son “lavatrice” e “lave a manetta” nelle tue meretrici, mio emerito di “pompette”. Ti faccio a polpette e con le tue son scarpetta.

Lei se l’è meritato. E così morirà.

La prossima volta, scelga come mestiere l’idraulico. Almeno non scasserà neanche su “YouTube”.

Al che, dopo gli abissi infernali, “lo” sferro a paradisiache fighe.

Ne (con)tatto una, ma non mi basta. Perché son “bastone” del contrario bastardo.
Bastiano? No, ascolto Battisti Lucio ma non mi obbligherai a benedirmi nel Giordano.

Sei tu in foto? Non ne dubito? I tuoi occhi non son dubbiosi e s’immergono nelle ubbie d’un mare “sc-r-osciato” sulla liscia trasparenza di pelle in jeans ardenti.
Sarai felina così con me o “astraerai” un castello di bugie per abbindolarmi con un “No” sparatomi in mezzo?”Rastrella” pure il pipistrello, rendilo purè ché porca sei.

A parte l’approccio “spinto”, non sono un procio che gozzoviglia di pinte, ma Ulisse che a Itaca ritornò tonante e incazzato nel “dipingerti”.
Ex amante or di più lievitante, sei mia di
miao, io son Maometto che va alla montagna delle tue forme e in ogni tua “spelonca” te lo mette.

Non distorcere le mie foto, sono un belloccio, non un bamboccio. E gradirei “imbellettarmi” con noi, aizzare la pioggia nel tuo ombelico e sbellicarmi di fra i “Bellissimi” del tuo corpo da Emanuela Folliero più giovane, bionda naturale o seno rifatto?Emanuela fu concubina-culina di Berlusconi e leggeva a memoria le “critiche” di Mereghetti Paolo su balconcino stimolante al “cappuccino”.
No, lo catturo naturale di canna, e le nature son state un dono al nostro adornarci come Paolino Paperino.
Sì, papera, non l’ho a pera, voglio solo le tue pere. “Aspetta e spera, vedrai che s’avvera” e duro t’è verità.

Quindi, senza se ma di Sesso “Amami”, son qui che aspetto il “Sì” dei tuoi comandamenti da Sinai. Sì, sono Charlton Heston, e sgambo fra lettighe da Ben-Hur.

Un po’ gladiatore di potenza alla Crowe Russell e un po’ nocchiere fra una gnocca nella corsa “maratoneta” del mio “Tieni” anche da “cattivo tenenteKeitel Harvey per un alveare di miagolar su ugole cagne. Faccio la spola di treno da Terni a Torino, ecco il mio “grissino” nei tuoi “binari”. Liscio come l’olio, sbuffo di vapore e son “caldaia” Ecco, sono un arrotino. Arrostiscimi!

No, non voglio farti (mia) nera come il carbone. Non sono Nerone! Voglio il tuo rossetto. Il rossore!
Il rosso malpelo a pelo.

Baciami e la vita sarà meno un tramonto, nel Sole che “monta” Dio c’è.

E l’uccello vola in Cielo…, colando “a picco” in mezzo allo “spacco” dello “spartiacque”.

Fidati, dammela! Sei medusa o mia musa?
Dai, senza tante mosse. Smuovila!


A parte “tutto”, Keitel fu uno delle prime scelte di Scorsese, poi divenne Smoke e Holy Smoke.
Prima, un tabaccaio con più fantasia dello “scrittore” William Hurt, un depresso Cron(ic)o (si desse alla “cronaca nera” della sua pelata), quindi “deprogrammatore” d’una Kate Winslet “titanica” di capezzoli. Ah, in quel film, Kate è la miglior Winslet che un DiCaprio mai avrà “a poppe al vento”.

Keitel sa il fatto suo. Fu sposato alle “tracce di rosso” della Lorraine Bracco, quindi conosce bene il cosiddetto “articolo”. Da cui i “così detti”, da vocabolario “Treccani”.

Sì, trentatre trentini trottarono a Trento, trotterellando.
E Keitel, sempre troione, andò a Troia.

Da cui il “teorema religioso” di Omero.

Fratelli della congrega, su questa puttana(ta) vi lascio.

Una Donna falsa mi sta aspettando.

Sì, la Donna dev’essere falsa. Più falsa è e più “tira” nell’afa.

E “gliela “fa”. Si sa, se arida è diventata a causa di star a casina, il mannaro è rude nel suo “dirupo”.
Egli è ripido di “cascata”, e Niagara Lei adora il mio “tuf(f)o”.

Applauso!

Quando tutti intorno a te hanno le idee confuse
e le micie accese (o micce…?
Nietzche che dice di “Zucchero?”)
Quando parli e lei non c’è
è qualcosa che non puoi
controllare e sale

E, “salendo”, va la saliva.

Vero?

Il Verbo!

Meglio la lingua. Scioglila!

Cosa vuoi dalla vita?
Del sedere? Non puoi?
Vaffanculo!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Cape Fear. Il promontorio della paura (1991)
  2. Il conte Max (1957)
  3. La lupa (1996)
  4.  Y tu mamá también (2001)
  5. Uova d’oro (1993)
  6. La CapaGira (2000)
  7.  Siamo uomini o caporali? (1955)

De Niro


01 Mar

Il grande Cinema sportivo d’un terzetto vincente: quando i nervi son saldi all’energia del Cuore e alle sue dinamiche esistenziali

Come Al Pacino di Ogni maledetta domenica…, be’, non sono così “vecchio”, anche se ambirei davvero a esser un decano di cotanto come Lui quando fu Tony D’Amato e anche Montana, un po’ grintoso, con qualche ruga “pensierosa”, scarface per chi non ama la mia faccia da schiaffi (si beccherà un ceffone, e i ceffi saran “affare mio”…) e qualche “strappo alle mie palle” tirate per le lunghe, fra cantilene ipocondriache, pose da ippopotamo, un’ipofisi talora “moscia” di ormoni quando il testosterone s’intestardì a non “darlo”, con dei danari che sperperai e poi spero in una scommessa vincente del mio stesso cavallo “matto”, uno che ammirerà sempre Diaz Cameron quando era “cubana” di mia “libbra” in liriche autoerotiche mentr’oggi è “signora” di “b(r)ava” attorialità scosciata solo da “elegantona” su(ina) “brillanti” battutine frignanti alla frivola gran figa che fu nella suora che “fa” o “c’è” (?), sebbene lo sia anche adesso e di Sesso mi (so)spinge se i tacchi suoi alti attecchiscono quando la mia tachicardia è in zona “infarto”, come Al gigioneggio, appunto, altisonante ed elevo la voce di “sparata”, proprio quando dovrei spararmi.

Un mio amico, consapevole delle mie sofferenze passate (anche di verdura… e ortaggi… con tanto di oltraggio, previo “strozza-preti” ), mi consiglia di spaparanzarmi e non perseverare nella “figuraccia” da papero.
Ma i papaveri son girasoli in Olanda, e Jolanda ama le gastriche lavande, in quanto “beve” il suo fegato amaro perché non metabolizzò mai la separazione dal marito stupratore. Sì, la “sudava” e poi or evita la saturazione delle lotte coniugali con l’avvocato penalista di carta, penna, notaio e pene da “Appello” quando alla sua ex moglie, evirante il consorte di malesorti(legi), dietro “rimborso” e “rimpinguarsela”, si toglie il pigiama e la “in-tona(ca)” con “lei” serva che si “scappella” al fine che giustifica il “mezzo”. “Nero” su bianco, cioè cornuti e “mazziati” nel divorzio da “moto mazziniano” per un’Italietta pacifista con Garibaldi convertito al secessionismo di Bossi “ce l’abbiamo duro”. A cui io lo sederò nel sedere, se non la smette con queste divisioni di classi, son uno che ha la classe, e non è “acqua” della sua sicula compagn(on)a. Ho detto tutto…, povero Umbero, anche lui è la versione sparata “a freddo” del Lee Ermey di Full Metal Jacket.
Topolina, viva la topina, eh?

Sì, un popolo d’ignoranti. Analfabeti che studiano gamma e beta ai licei “classici” di greco, e poi s’aggregan, una volta ottenuta la “Laura” alla Totò della malafemmina.

Adbondatis, adbondatum, tutti abbottonati nel perbenismo borghese che mai vuol sputtanarsi ma, invero, io vi dico che va eccome a puttane! Quindi, giù botte! Anche ad Abbondio, din don dan!

Ieri, ad esempio, dopo aver accumulato tensione, provai a smaltirmelo “tutto” con un caffè dall’aroma “cremoso”. Così, entrai in un bar e, oltre a questa miscela, ordinai delle birre, offrendole “in santità” a una “santarellina” che intuii subito quanto voleva saltarmi sopra da lupa nella sbronza da “luppoli”.

– Ciao, posso permettermi di “regalarti” una caraffa? Meglio della Lavazza.
– Certo, sei carino.
– Non me “la dai” a bere.
– Cosa?
– La puttanata, appunto (e virgola…) che hai appena sputato nel piatto mio che vorresti mangiarli dopo averlo “imbevuto”.
– Non giocarci attorno. La vuoi, vero?
– Sì, ordinerò una bistecca al sangue. Dopo l’ubriacatura, meglio la frittura d’una vacca vera “al dente”.
– Come ti permetti? Alludi che son una da “suzioni” e tu il lattaio?
. No, perché pensi questo? Amo il formaggio, però, pecorino sardo. Più “lievita” di stagionatura e più s’allieta con le marmellate di confettura.
– Le mamme(lle?).
– No, hai la fissa. Scusa, per caso sei in affitto? Eh lo so, quando c’è da pagare, la vita si pesante e ci si crogiola nelle afflizioni. Dammi retta, comprati un ottuso, è meglio di un attico. L’attico è per i ricchi, all’ottuso puoi spillare e non “verrà” mai a spiarti dal “buco della serratura” se sarai “effetto serre” con uno da “ozono”.
– Vai a cagare, zotico!
– Come tutti. Siamo o no, noi, ohi, discendenti dei gorilla allo zoo? L’unico frutto dell’amor è la banana, è la banana!
– Cioè?
– Sei un’aliena? Guarda che anche a Marte son stati avvistati degli escrementi.
Sì, prima che s’estinguesse, viveva lì una razza “umanoide”. Utilizzavano i crateri come tazze del cesso. Da cui il vulcano magma nei giorni delle congiunzioni anomale nelle scombussolate notti di “balle” spaziali.
– Sei un idiota?
– No, sono E.T. “Costui” fu il primo amante di Drew Barrymore.
– Ma che dici?
– Eh sì, spuntò da dentro l’armadio, e lei, ancor bambina, evolse nella pubertà “ibrida” a invaghirsi d’una “scimmia” venuta dal “nulla”. Meglio di quelle terrestri.
Sì, gli uomini fan la crosta alle creste, ma poi s’accoppian lo stesso nelle foreste. Si chiamano “imboscate”. Di mio, mangio le tagliatelle alla boscaiola. Sì, io t-aglio la testa al toro. Sono di segno zodiacale “Vergine”, ascendente come Cristo.
– Sei solo che un deficiente.
– Sì, hai ragione. Soffro di molti deficit, ho molte “lacune” da riempire”. Posso “nuotare” nella tua “laguna?”. Mi fa gola. Attenta però a non affogarmi. Preferisco il “dessert affogato”.
– Sì, bagnami.
– No, il “cornetto” mio è partenopeo. Sì, è superstizioso se una come te desidera il “ripieno” di cioccolata. Meglio “dolce e vuoto”.

Tutto vero, quindi datevi allo Sport.
Ti tieni in forma e tira di più.

Vengo attaccato da una zia che tifa Inter e si spaccia per la figlia, “spiaccicando” le foto della disgraziata sua partorita nei siti di “chat” per adescar qualche “guaglione” e poi pigliarlo a pesci in faccia, rivelandogli che s’è trattato sol d’uno scherzo con annesso “incesto”.

Codesta, conscia che son un “topo” che non vuole le sue cosce da zoccola, anzi le “annusai” a un miglio di distanza per staccarle il braccio, mi urla “Ti sculaccio”.

Risposta: – Ehi gattina mentecatta. Ricorda: non far l’accattona per frustrar il tuo “amante” nel sadomaso. Fidati, fai la massaggiatrice altrimenti riceverete entrambi un “assaggio”.

Vuol querelarmi per “invasione” del suo osceno pudore.

Al che, accendo la macchina, metto su Madonna nel mio Sean Penn di quando me la scopavo “strappamutande”, do uno strappo alla frizione, mescolo la quinta marcia e mi dirigo a casa sua.
Accelerando a trecento all’ora di “bolide” a “bollarlo” in viso all’amante del cazzo.

Tutti e due sono ora al traumatologico.

Ecco cosa significa fraintendere chi sono. Come Lincoln Hawk, se mi dai dello sterco, cambio “presa”, sterzo di “bloccasterzi” alle tue palle, e ti “appioppo” la mia mascella su labbra “storte” a torcerti e slogarti più sferrartelo.

Son fatto così. Vuoi bruciarmi la casa?
Prima, attento che non t’abbia fregato l’alcol “incendiario” per colpa del quale tua moglie è “anonima”.
Lo sarà di più. Perché bruciò il suo stomaco, ma non aveva previsto che “appiccar fuoco” alla propria repressa non “paga”.

Ti parlo da amico, stregaccia: “Impiccati, e non fare l’inquisitrice”.

Sì, la vita è una questione di questo: “Essere o non essere. Optiamo per cancellare chi non è se stesso/a”.

Donna, ama il pettorale.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Rocky (1976)
    Monumentale capostipite dell’emozione pura alla Balboa. Un “nano” che, causa (s)fortuna, viene ripescato per la “finalona”. Si fa il film, come si suol dire, ma i suoi sogni s’avverano. Infatti, gireranno altri 5 film ispirati al primo “trip”. Un “gran viaggio”.
  2. Over the Top (1987)
    Non è patetico, non è etico, e non vuole insegnare nulla. I “critici seri” lo stronca(ro)no, Stallone spezzò solo il braccio a uno stronzo. “Tanti punti” e basta.
    Sì, Sly vinse il camion, al nonnetto “bastardo”, suo cognato, un “tir” in culo”.
  3. Warrior (2011)
    Strepitosa pellicola di sfighe, assistenze sociali, professori di fisica con un fisico da lottatori, Nick Nolte che vuole discolparsi d’aver lasciato morire la madre dei suoi due figli in balia delle balie del manicomio-ospizio. Colpi di strategia, tifo “retorico” che (non) è tutta scena.Durante le riprese, Edgerton e Hardy furono ricoverati per essere “entrati troppo nei personaggi”.Si chiama “immedesimazione di sacrificio. Anche d’osso sacro addolorato…”.

Genius-Pop

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