L’altro ieri son state le Palme, le mie domeniche non sono sull’amaca, c’è una tendenza alle “lumache”, ma a Pasqua scarterò le uova di Colombo Cristoforo nella mia America
Oggi, ho discusso con un amico sui commenti “YouTube” che recapitano, “finemente”, alle donne della televisione italiana.
Abbiamo scoperto che c’è un tizio, davvero di “raffinatezza” shakespeariana, il quale ha addirittura imbastito dei “sonetti”, con tanto di rime al ritmo musica(rello) “Cazzone spingendo”, per celebrare il suo onanismo.
Questa è la società che avete voluto, quindi meglio l’uovo che essere un “uomo”.
Poi, abbiamo (e)virato su una ragazza che mi piaceva in terza media. Non ne riveleremo il nome per “rispetto”. Infatti oseremo di più, anche il cognome: Tiziana Laffi, adesso ingegnere edile, di cui potete trovare indirizzo e “contatti” per casette in Canada.
Il mio amico m’ha chiesto se, all’epoca, le piacevo.
– Sì, io piaccio a tutte. Non piaccio a me.
– Ma venica corteggiata da altri?
– Da tutti. Stava con uno più “esperto”, un diciottenne molto “colto” che le metteva le mani addosso per “farla crescere”.
– E perché stava con questo qui?
– Perché le ragazze, poi si dichiarano “donne” appena prendono la “patente”, vogliono (tantissimi…) per fare “esperienza” e sentirsi mature. Più che altro, cominciano a non sentirsi bene, cfr. mestruazioni galoppanti, e “cavalcano” l’onda prima che sia un “glup” di menopausa.
– Ma ci provava con te?
– Sì, certamente. Ero uno dei suoi coetanei più appetibili. Avevo solo un rivale da scalzare.
Lui mi scansava e io me “la” cavavo.
Il suo nome è Fabio Betti, patito dei Queen. Già, ho sempre sospettato del suo orecchino “rock”.
– Stefano, non dovevi “fartela” sfuggire. Vedi? Tu arrivi quasi alla meta e non fai il touchdown alla mela!
– Detta come va detta, non valeva il discorso al suo “spogliatoio” del mio Pacino alla Any Given Sunday. Noi combattiamo per un centimetro… ed è per quei dieci centimetri davanti alla faccia che poi scegliamo il casco del “Football”. Se no, solo le palle fracassate e neanche un mm di “spallate”.
– Ah, fai sempre lo spiritoso. Dai, perché non c’hai provato?
– Sono già provato di mio.
Io provo, io son “provetta”.
– Non scherzare, suvvia.
– Sempre più su!
– Era figa?
– Sì, oggi è sposata con un mio amico delle elementari.
– Quindi?
– Vuole solo l’orticello ed è sfiorita. Lui la mantiene a galla. Più che figa, “innaffia”. Non c’è niente da “spruzzare”.
– Vedi? Dovevi cogliere l’attimo “al volo”.
– Invece no.
– Perché no?
– Perché pare che, prima di sposarsi, è stata la “geometra” di tutta la periferia.
– Una puttana?
– Da “ascensore” d’ogni piano, ALT, premi il verde, facciamolo sull’attico, in cantina, “falciami” in cortile, poi risaliamo la (vari)china, dunque “scendiamo” e saliremo nel “bloccato” suonando l’allarme nel “cantuccio”.
– Be’, potevi spingere anche tu.
– No, ho sempre preferito le liti condominiali a quelle coniugali.
Più casino c’è, meglio è. Bisogna lavare i panni sporchi in modo non appartato bensì d’appartamenti.
Applauso!
Cristoforo Colombo scoprì proprio un cazzo di nulla. Fu Vespucci Amerigo a metter piede per primo in America, Colombo fu solo una “colomba” nelle amazzoni. Più che scoprire, scopò.
Si prese i meriti e, oltre alle caravelle, anche le “caramelle”.
Infatti, l’ha interpretato Depardieu, il naso più lungo del Mondo.
Con la pancia piena.
Il piacere della cagata, cinetografica e non, detta anche, di “sinonimo”: “Stronzata!”
Il Cinema si può leggere sotto varie chiavi. A volte, un barbone, da sotto la volta, “trionfa” entusiasta alla visione di “nitrati” che allentano e alleviano il gelo, altri, sotto l’Arco di Trionfo, bevono assieme a Calogero Triunfo, “famoso” donnaiolo delle bettole, ove raduna i suoi “commilitoni”, ignotissimi da Mario Monicelli al Limoncè (erbe di montagna più un pizzico di solarità sicula, state sicuri che ne sarete “amari”), per brindare nel guardare gli uccelli… degli altri con le passere più “alcolizzate” d’alcove. Un “bel” covo.
Di Cinema, ne abbiamo in tutte le salse, di Clooney George che fa il ruolo, adesso, dell’“imbonitore istruttivo”, dopo averne “distrutte” tante da “bonazzone”.
Un vero educatore della Settima…, sì, Lisa Snowdon, sua ex Martini party, gli fu molto “artistica” d’indagini “politiche” da pollastrella esagerata. Lo lodò d’idi(llio) di Marzo e marzapane.
Abbiamo avuto il Cinema di Bava, le antropofagie, i cannibali di Jonathan Demme nel Lecter, David Letterman che intervista da sciacallo delle anime hollywoodiane, meglio se “svestite” e “scarnificate” come l’ospite della sua “fissa”, Marisa Tomei, una faccia d’angelo, tendente al sorriso da coniglietta, su cosce da Playboy.
Film bavosi di culi, tette, marsupiali, sudici luridoni, sporcaccioni, Michael Douglas pieno di soldoni, Silvio Soldini che, di contro, narra di storie intim(ist)e della gente comune senza neanche un soldo ma dal grande Cuore. Altro che Oliver Stone “pompato”, che Wall Street fascista!
Abbiamo il Cinema che ci fa perdere la testa di Cronenberg, quello che toglie il sonno di Nolan, chi paragona Christopher a Kubrick… come associare Walken de La zona morta a Tom Cruise di Eyes Wide Shut, Walken si risveglia dal coma, Cruise recita in stato “letargico”, Walken, avendo perso tutto, s’affida al suo “dono” sovrannaturale per far da paciere e impedire la terza guerra mondiale, Cruise, distrutto dalla fantasia erotica “equivoca” della Kidman “equina” col marinaio maial-anal-ino, passa tutto il film in stato catatonico, poi mette “a fuoco”, lentissimo, e capisce che la Kidman vuole solo “Scopare”… sì, intanto l’aveva tradito di “Fidelio” con tutti gli altri attori della “Mecca”, pur di conquistare il “botteghino” da “botte… gaia”.
Insomma, il confronto, non ci sta. Se non per la Warner Bros, il logo è l’unica “cosa” che accomuna Nolan a Stanley. Ma quale analogia! Come direbbe Mario Brega: “Anacolo de che!”.
Kubrick filmava in analogico, Nolan in digitale, e fra l’altro c’è pure ‘sta differenza: Kubrick, nonostante la misantropia, aveva un aspetto da signore elegante, Nolan è un brutto anatraccolo.
Insomma, Kubrick fu 2001 di Neanderthal, Nolan è solo un nerd monolitico. Stessa trama e nessuna evoluzione.
Secondo me, prescindendo da Lynch che, comunque, deve aprire gli occhi dal lontano 2006 d’Inland Empire, ultimo suo ritorno al futuro del Cinema meno zemeckisiano al Mondo, bensì alla Charles Dickens nel delirio infantile su Alzheimer galoppante e “cinchischiante” alla Don Chisciotte, c’è un nome che voi dovete tener a mente se, appunto, alla demenza, non vorrete girare il seguito di Strade perdute, cioè Scorsese Martin.
Il suo Cinema viveva e vivrà.
Ora, trascorso il miglior Scorsese che fu fuori orario, la vita è fatta anche di cagate. Non si può “prenderla” troppo seriamente. Infatti, le donne non amano i tipi seri, ne vengon “scazzate”, “leccano” quelli… che “la buttano” a ridere.
Quindi, lunga “digestione” alla cagata.
In senso figurato, sfigato o proprio fisicamente escrementizio. Sì, la cagata è liberatoria.
Dopo giornate di duro lavoro, di pugni in faccia e di fighe sfacciate a “falciartelo”, la cagata “rilassa”.
Evacui e ti senti più “vacante” di prima. Non “la” riempi “lì”, ma dal buchino te “la sei fatta”… sotto.
A proposito di cagata storica, di quelle che valgono l’intero fegato dopo un pranzo “(f)lauto” di “cozze” andate a male, questo film ritrae, alla perfezione, il mio discorso indiscutibile:
All’ultimo pugno.
Stallone e De Niro a “darsele” di “botte”.
Più stronzata di così, si muore.
Infatti, considerando l’età dei due “pugili”, è un miracolo che non siano morti d’infarto per arrivare alla fine delle “riprese”.
Finito il “girato”, Stallone gridò “Adriano… Celentano!”, in preda a turbe maniacali della senilità in cerca di “semplicità”, disgustato dalle “pellicce” delle ingioiellate, dopo essersi fatto il culo e anche Brigitte Nielsen, “una” che “gonfiava” il muscolo “gustoso” e ora ha le labbra gonfiate, nonostante sempre il “duro”… imbocca, mentre De Niro gridò “Sono il LaMotta dal montante… in ambulanza, previo crisi cardiaca!”.
La violenza livida del sangue blu, la principesca potenza dell’artigliera (r)affinata
Elevarsi in questa società pare che sia “reato”, condannabile ai lavori forzati a scopo propedeutico e “rieducativo” della lobotomia carnascialesca a sottomissione nella “freschettina allegrezza” da ovetti, ometti che omettono
Sì, prostituiamoci agli ingranaggi, sgraniamo gli occhi, allupati da mal… vivant, sì, “malviventi” come le persone “savie”.
Adattiamoci da sguatteri al primo lavorettino da prosciutto e mortadella, andiamo al cantiere e, fra una canna e l’altra, poi inkazzati, di martello (pneumatico…) spareremo “cannonate”, inforchettando maccheroni per “imbottigliarci” fra “viti” buone. Ah, quant’è tanta la donnaccia che, simpaticamente, scoscia in primo piano sulla prima “rete”, lei sì che “calza”… a “pennello” dell’imbianchino. Egli copre i “murali”, anzi mura e seda chi non ha sete solo delle sue “lavande gastriche” da “vendemmiatore” che sulle troie va “fischiettandoselo” col trattore, “approdando”, coi piedi nudi per l’abbuffattona del buffone, a sbafo e “sotto i baffetti” di mustacchio, con la panna “montata” nel cospargersi in scatola di carne di vacche su peperone rosso “immozzarellato”. Egli maltratta la cameriera e, fra una scarpetta e l’altra di mascarpone-cafone, la (s)fotte di battutine all’umiliarla da “battona”, suonandole un “Sbottonami un po’, apriti la cerniera, vieni a cenare con me, entra nella mia cernita, ti sarò cervo mia cerbiatta, buono il sugo della lepre, ti sarà coniglio”.
E così va la nostra “bella” società alle urla di “Vai a lavorare!”.
No, grazie, mi preservo dai servi e son io a “servirvelo” sul piatto d’argento.
Ti gelo e ti “scaldo” io. Ecco i “presevartivi”. Sì. Il lavativo è a te, di mo(ni)to, vaticinio e non il Vaticano. Sì, l’ano è “vaco”, l’ago mio è il tuo chieder perdono invano.
Romanziere oltre le “letterine”, letterato fra gli iellati che s’arrangiano d’insalate consolatorie con tanto di Consuelo ai “peli” messicani del “sollazzarsela” sotto le frasche, temperatura estiva degli uomini “attivi”, che coltivan l’“albero” d’ulivo su contorno di funghi “porcini” e promiscui “intavolare” di “pizza al taglierino”, “pascolando” le “pecorine” di “formaggino” nutriente e allattato alla vogliettina da “latticino”. Eh, hanno i denti da latte…
Si scompisciano e pisceran sempre “fuori”, tra festicciole e coccoline, “teneroni” e manzi di “classe” davvero da romani. Sì, dei “romantici”. Come “aromatizzano” loro, neppure il caffè che dà sollievo agli umori, fa “innamorare” nella “miscela” della “macchinetta automa-tica”, e “idro… carbura” di burro per la zolla… di terreno?, no, di zuccherino nell’erbetta, ove le capre son “apripista” della pistola “sfoderata” in “federa(le)” dell’armamento da amatore. Che infedeli.
La polizia punisce chi non paga le polizze ma fa piazza pulita di quelle da “ripulire”.
Il carabiniere “tira” la car(ab)ina e mitraglia, “colpo su colpo”, un golpe de Estado, un “Estathé” alla “pesca” ché, “limonando”, va la “cannuccia” succhiando. Succinta la ficchi incinta, salvo che la “selva” non sia, di profi-acido-lattico, dentro le ginocchia.
Ne ho visti. Io dico loro come si sta al Mondo, poiché vivo sul monte ove non ammonto nessun rosicare ma coltivo le rose dei vostri tramonti.
Se mi date dello stronzo, sempre meglio che darmi delle merde. Lo siete già, quindi non lo sono io. Altrimenti, avrei usato il plurale maiestatis. No, il maiale sei tu, io son “(e)statico”.
Non tollero il tuo non essere elastico. “Mollala”, scoreggione! Meglio il nastro isolante, non (s)fiatare! Che vuoi “stantuffare”, ove vuoi “tuffarlo?”. Ecco il “tufo”.
Truffatore!
E, fanciullescamente, “uccelleggio” acchiappando le “farfalle”, ché la cicala in voi “cola” mentre io decollo e ti rompo il culo.
Denunciami ma t’avverto: deciditi subito, se no t’uccido io.
Ora, c’hai pensato su due volte?
Hai sbagliato. Non dovevi pensarla.
Penerai in me, il pensatore.
Suvvia, non basteranno mille punti di sutura. Non bestemmiare. Questo è dolore che mio idiota ti sei andato a cercare di tue “imboscate”.
Piaciuto il “sudore”, mio orale… oratore?
Eh sì, i bimbi dell’oratorio, che vollero spedirmi all’obitorio, si rimbocassero il coltello dalla parte del manico.
Non m’ammainai, mi munii e li ammutolii.
Sono un Wolverine, talvolta “le becco”, talvolta “lupeggio”, altre sono un Jackman dei poveri, nonostante un “arnese” più grosso dei suoi bicipiti
Condivido foto di donne che eccitano il mio “palato”, visivo e palpitante, poi “tristeggio” come un terremotato homeless, e perlustro le ignote notti del mio miele d’acacia, comprato a sconto grazie ai punti Nectar del mio “nettare” che è corvo alla Brandon Lee nel “nulla” del gotico mio essere guglia e domani conchiglia, airone, cialtrone e aviatore, non Briatore ma che, in men d’un (arco)baleno, barcolla nell’indaco in quanto nessuna ragazza “intonaca”. Sì, sono il cacciatore di aquiloni, vivo all’Aquila nelle “casse” costruite da Berlusconi, e aspetto un bagnetto che mi sia lieto.
Finisco letale, fetale in mezzo alla feccia che mi defeca, senza fica e azzannato dalla faida. Meglio fiacco che sfiancarle.
Insomma, il Wolverine c’è tutto. Il primigenio ribelle che si spella, mostra il pettorale, frutto d’anni d’allenamento nelle flessioni ginniche senza gnocche, mi spezzo le nocche e poi “sbuccio” una noce di cocco. Il “ripieno” è bianco ma è “duro”, i miei denti necessitano dell’apparecchio ché, “mandibolarmente”, ho colto solo l’osso sacro, sputando un sacrilego “smadonnare” nel mandarli tutti in malore. Che malumori, chiamo il dottore, è impegnato con le civette sul comò delle ammalate di “Chrono”, pastiglia tranquillante mente tranquillamente n’è lor “compresso” di pillolina che va giù in un boccone. Le pazienti abboccano, lui smalta le “albicocche”, quindi continua a perpetrare offese indecorose, nel suo “trattamento” a “pigliarle” prima e poi prenderle per sciocche. Il suo stipendio è parcella del “porcellino” associato al suo Lupo Ezechiele che, presto eiacuante precoce, perderà il pelo ma non il “vizio(so)”, lo stano nella tana e lo abbranco da licantropo, ricordandogli la voce del Signore, che gli è Pastore nel suo gregge a bastone del suo bastimento bastardo ad ammansirle.
Gli caccio fuori il Dvd di Rocky, lo lego alla sedia, e l’obbligo ad esultare.
Eccitato e “caricato” dal proletario self made man, si divincola dal “cappio”, e sferra diretti e mancini balboiani.
In quel momento, perde la ragione, “infila” il suo pene nel lettore e diventa un “digitale terrestre” per le domestiche annoiate in attesa di qualcosa che le istruisca “combattivo” a sbattersele virtualmente di “cultura” ed erudito rude in camice finalmente di pietre pomici(anti).
Mentre osservo la scenetta disgustosa, gli rubo il portafogli, e scappo col malloppo.
Spronando Biancaneve nel mio galoppo.
Biancaneve vuole portarsi nel didietro anche i nani. Ne scelgo solo uno, indovinate chi?
Brontolo? No, non c’è niente da brontolare.
Se tu brontoli, diverrai un bisonte, se tu sei Pisolo di “pisello”, aspettati il Wolverine che vuol “venire”.
Ho detto tutto.
Anzi no. Tu sei Mammolo, io un “mammone”. Kendra Lust è una Milf che ti rende “bestiale”.
Quattro filmoni, di cui solo il primo lo è, anche il secondo senza tre, che valgono la cagatona, meglio di te, zoccolona!
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- Animal House (1978)
Qui, il Belushi di “peluche” che “orsacchiotteggia”, sapienteggia da Santi(no) Romano, che eleva l’idiozia anticipando la demenzialità al Jim Carrey più magro che sarà.A “bordo” della moto delle emozioni, svaccato, “stravaricato”, dinoccolato, spiaccicato, panzone col panzerotto fra le mutande. Vomita di brutto la bruttezza del Mondo, un malinconico che deflagra flatulente con in mano lo “scettro” da “Presidente”. Tanto, i presidenti sono dei falli-ti.Un Landis che vale più di donnette “valide”.
- Nascosto nel buio (2005)
De Niro allo stadio psichico brado, che è Jekyll, Heidi di figlia e ahia di personalità malevola.
Che recita malissimo, con smorfie che non stanno a dire nulla, che sogna la Shue per “asciugarglielo” ma è più pazzo di Perkins Anthony e dell’altro Anthony, Hopkins.
La Shue è una poverella che si fa abbindolare dallo psichiatrello che vuole solo la sua gonnella di “dotte analisi”, quasi quasi ci sta, poi muore ammazzata dall’altro Bob versione “Non voglio scoparti ma defenestrarti!”. Sì, sul più bello, rovinò tutto e anche la Shue, “rovinata” al suolo.Qui, il De Niro, pagato a peso d’oro, proporzionalmente ai chili di troppo, vale il prezzo del biglietto del fruttivendolo che vende ai tromboni banane e lamponi.Questo De Niro inespressivo come la Notte pece, anzi di più, rugoso di pancetta su occhialuto starsene nelle gambe accavallate, a costruire teorie e diagnosi al suo incubo traumatico dei suoi reumatsmi cervellotici.
- Rocky IV (1985)
Film sciovinista, battente bandiera americana sul russo trattato all’amatriciana.
Sangue di “poltiglia”, videoclip di due ore per mostrare alle donne un Lundgren che è più figo del modello Marcus. Con un “qualcosa in più”, la pettinatura a spazzola che sa di Pamela Anderson versione “macho” in calore da biondo “colabrodo” su Stallone anabolizzante che lo carbonizzerà dopo averne prese tante, in quel posto, e anche di setto nasale nel “tampone”-emorragia color rosso ruggine degli allenamenti “tappati” da tappo mai al tappeto nella tundra delle steppe sovietiche. Gorbaciov “al bacio” di voglia in testa “finta” che inneggia di controfigura nella “rivoluzione” anti-industriale a ogni buon proposito di Marx, abbattuto da un lapidario Sly di “Tutto il Mondo può cambiare!”. Fa cagare!Su tale cagata, Sly cambia la Storia, come no, dell’umanità, in un nano… secondo.A nulla valgono le filosofie filantropiche antiviolenza dinanzi all’atto “apostolico”-democristiano-stelle e strisce democratiche, massimiste-craxiste non leniniste, del Sylvester che “persuade” l’oppio del popolo, in “doveroso”…
… applauso!
Il film incassò un sacco di pugni, è una pugnetta!
- Toro scatenato (1980)
Qui, parliamo d’un De Niro “metodista”. S’allenò, ingrassò, sbrodolò, “pedofilizzò”, s’incarcerò, gettarono la spugna ma lui voleva le “prugne”.
Al che, svacca e fa il Marlon Brando di Fronte del porto.Qui, il Bob è un peso massimo, ma quale medio. Lui alza l’anulare e ti rompe il mignolo.Odia le mignotte, mangia le caciotte, non è da ciucciotto e non sta a cuccia, qui il Bob abbaia.
Un Bobby Solo da lagrima sul viso.
Stasera, Nino di Sky ha decretato il miglior film sportivo di tutti i tempi, Momenti di gloria.
Si tratta d’una cagata pazzesca, con Vangelis che non vale un Blade Runner.E qua, torna Ridley Scott col suo capolavoro incompreso, 1492… ove Sigourney Weaver fa la parte della Regina di Spagna ma mostra, anche in costume, un seno da spagnole.
Isabella è bellissima, Isabella merita tutta la “Pinta”.
Va lì… tinta, che tette da Santa Maria!
Quelle cosce son colonne da colonizzare!
Va rizzato come i barbari della Scandinavia, come direbbe Totò, “scenderemo giù fin allo scantinato”.
Rimanendo in Totò, e in popò, incontro un fondoschiena di Piacenza:
– Piacere, come si chiama?
– Vincenza.
– Abita a Vicenza? Venga più vicina.
– No, sono di Piacenza.
– E allora mi sia piacente.
– Piacente? Al massimo piacentina.
– Pazienza, non usi il diminutivo, “accresca” le “crescenze”.
– Sei un deficiente.
– Saccente, però, e che accenna.
– Accenna a che?
– Alla cena?
– La cena?
– Eh sì. Se la donna piacente di Piacenza non puoi avere, allora mangiamoci assieme una pizzetta!
– Ti darò solo una pizza.
– Come? Capricciosa?
– No, d’acciughe!
– Basta che ci sia il piccante, le acciughe si sposano al cappero.
– Che cazzo dici?
– Il tuo?
– Il mio? Sono una donna, non un uomo.
– Su questo avrei dei dubbi.
– A che… vorresti alludere?
– Ti saresti già allupata con me.
– No, non mi piaci.
– Però sei nata a Piacenza. Com’è possibile questo?
– Non capisco. Sto impazzendo!
– Allora diamoci all’impazzata!
– Sei pazzo!
– Strapazzami!
– Via! Vai a vivere fra i pupazzi.
– Ammazza, che stronza!
– Come ti permetti?
– Ah, chiedi anche permesso? Ora, stai esagerando!
– Vedi di smetterla.
– Voglio solo metterlo con Piacere. Sei di Piacenza.
– Non ti piacerà quello che ti farà mio marito! Ti consiglio di chiedermi scusa.
– E invece pretendo la tua “Pace”.
– Amen, diamoci un taglio.
– A cosa?
– Alla conversazione!
– Pensavo peggio. Sì, vessami di “suzioni”.
Cosa pensavi? Al “penarmelo”. Vedi che ti piace? Vuoi solo arrivare alle “lame”.
– Adesso, ti sputo in faccia.
– Sei un Lama?
– Un Lama?
– Dovevo supporlo. Non sei di Piacenza. Non vuoi che te lo porga nelle sporgenze.
– Invece, lo sono.
– No. A Piacenza son tutte piacenti. Tu non vuoi compiacermi né essermi adiacente.
– Vaffanculo!
– Infatti voglio andare là…, non “alla diaccio” ma alla diavolaccia-rlo!
– Porco!
– Tu sei di Piacenza! C’ho preso!