Archive for February, 2013

Scorsese, produttore esecutivo di “Malavita”


09 Feb

 

Come riportato da “Deadline”, leggiamo quanto segue:

After consulting informally on Luc Besson‘s mafia actioner Malavita, Oscar-winner Martin Scorsese has come aboard the Robert De NiroTommy Lee Jones starrer as executive producer. Scorsese and Besson put their heads together through the film’s pre-production and filming and will continue collaborating as the EuropaCorp and Relativity production heads toward its October 18 release date. Michelle Pfeiffer, Dianna Agron and John D’Leo also star in the dark comedy about the Manzonis, a mob family that goes into witness protection in Normandy, France. Besson is producing and directing from his script, adapted with Michael Caleo from Tonino Benacquista’s book Badfellas. Virginie Besson-Silla is producing for EuropaCorp, with Relativity’s Ryan Kavanaugh producing and Tucker Tooley executive producing. WME and manager Rick Yorn repped Scorsese in the deal.

Mio figlio si chiamerà Nikolai e non Niccolò Fabi


08 Feb

 

   Giovinezza irosa contro vecchiaia “generosa”, antico dilemma della mia veloce “flemmatica” tra le femmine vs i lemme lemme da cammelli

Sì, Niccolò è uno da Licia Colò. Sui suoi capelli, egli “shampeggia” di sapienza melensa. Infatti, lei s’è laureata alla “Sapienza”, lui si lava con le saponette.
Li vedrei bene accoppiati tali piccioncini. Licia con l’ombrello per pararsi dal lancio degli ortaggi, e Fabi con l’uccellino allo zoo ad aspettarla col “mazzolin’” da botteghe dell’antiquariato come il palmato-Panda elettrizzato delle doppie punte al pelo “garbato” e fuori moda nel rischio-recinto dell’estinzione. Sì, da civette sul comò. Lei glielo “recide” e Nic, alla Cage Nicola, urla “Taci Licia, t’accid’!”.
Lei dottoressa tutta compunta e lui coccolone delle antiche romanticherie da pistacchio più pernacchie. Licia, la racchia, Niccolò, il cantante delle varichine mentali. Egli, infatti, nella sua “musica”, “ugoleggia” di dolce scemenza, esorcizzando una vita che non va mai “là”, lei invece ammira le gambe delle altre fenicottere, visto che il suo “documentario da dromedaria” non viene mai animato fra gambe l-i-ane un po’ più animalesche della sua o(r)ca.

Questa città è una giungla! Donna, non smaltarti le unghie!

Un mio amico mi chiede, offrendomi un bicchiere:
– Stefano, se avessi un figlio, come lo chiameresti?
– Innanzitutto, non lo chiamerei. Al massimo, lo chiamerò. Non ricamarci sopra.
– Dai su.
– Nikolai, come Viggo Mortensen de La promessa dell’assassino.
– Sei un comunista?
– Sì.
– Come hai fatto a diventarlo?
– Pigliavo la Comunione, poi mi son accorto che i preti “facevan” comunella con le suore, il nostro “governo” fa il “Santo(ro)”, è un Travaglio, parla, attacca ma sta sulla difensiva e non re-agisce. Eleggeranno Grillo Beppe, solo perché ebbe una vita da cani alla Mel Brooks.
Tu, tu come la vedi?
– Rossa.
– Sì, una figa che non canti questo ritornello da obitorio:

rosso, è un vestito rosso
oggi quello che indossi
per il mio funerale
bella senza più pensieri
come sei tranquilla
nel giorno del mio funerale

Dopo aver riascoltato questo brano “sull’orlo del precipizio” all’orzo, sento che il mio intero corpo viene invaso da “ultracorpi” da Arca di Noè, uno sicuramente meglio di codesto coccodè dal nome Niccolò.

“Onomatopeicamente”, su mossa pelvica a pelle, st(r)opp(i)o l’audio e, in play nel suo “b(l)ack”, mi lancio e “slaccio” sulla mia bell’, “registrandola” nel led incandescente.
Sì, le tolgo la cuffietta da buffetto e le “inserisco” cuffie d’un Sesso ad alto volume, con tanto di “albume” e sua “bua” che gode asina.

La società piccolo borghese mi perseguita per insederarmi, li svio, mi dan del “deviato” e insistono a voler invertire la mia rotta affinché non “rompa” nelle loro fidanzate. Le tentan tutte per “amputarmelo”, per frenarlo e ferirlo, raffreddarlo ché non sia un “dandolo” in Lei che dondolerà nel “La” maggiore su mio “allegro vivo” con picchi rock di toccar qui e ficcar in “MI FA”.

Ah, fifoni, allibiti dinanzi alla mia potenza, cercate alibi da eunuchi e, intanto, le vostre nuche si distraggon di sinfonie senza il “termosifone” della gnoccona. Non ci pensate…, e vi riempite di coriandoli, eh sì, siam quasi a Carnevale e, ove vanno i cavalli, la mia lo “assaggia” mentre voi celebrerete il corteo, sempre più celere, di mascherine color “cerino”.

Cosa ne sai tu panzone del mio tizzone se, solo di tazzine e caffettino, “troneggi” arrogantissimo da chi ha molte rughe e non più è figo?

Lo so, odi il mio fisico, e lo “sedi” per “rassodare” le tue certezze, sbraiti di “politica” da pollo e, col prosciuttello, condisci l’ultima insalata di tua moglie che, un Tempo, “incendiavi”.
Ora vedo solo aceto e poco “olio”. La massaggiavi, la schienavi, schierandoti contro le masse, eri perfin un sano massone acuto, ora sei un musone e un Mussolini.

Merdoso porco, lecca il pavimento, ci son le briciole della tua anima da cui potrai cavar un “buco”.

Sì, i ricatti degli “adulti”. Nick Nolte di Cape Fear n’è consapevole. E la sua Juliettina Lewis voleva solo “gustare” il ditino del lupone Max Cady.

Nick aveva paura che scoprisse i trucchetti troppo presto, e la proteggeva mentre “lui” si protendeva nella Lange Jessica di “Sacra Bibbia”. Tessendo il teso.

Merdaccia! Tradivi Jessica con Illeana Douglas, spacciandoti e “spaccandola” di Squash fra le sue cosc’, e volevi ficcarlo in culo al Bob. Difendesti le tue “federe” pen’-(an)ali per macchiare le fedine d’uno da “fettuccine”. Fetentone! Chi pensavi di essere, il Michael in Sharon Stone?

Nick, da giovane, giocavi a Football ma adesso hai le palle ammosciate. Compri un moscone per viaggiare nel mare, ma manca il carburante del burro. Datti ai musicarelli, suvvia! Suda ancora, Nolte!

Ah, NickChe cazzo fai?

Dammi retta, fai tanto il retto(re), ma non è più “rettilineo”, acquista Zucchero e il suo “Diamante”:

Respirerò,
l’odore dei granai
e pace per chi ci sarà
e per i fornai (
Fornaciari?)
pioggia sarò
e pioggia tu sarai
i miei occhi si chiariranno
e fioriranno i nevai

Fai piano i bimbi grandi non piangono
fai piano i bimbi grandi non piangono
fai piano i bimbi grandi non piangono

 
Ho detto tutto.

Anzi no, di-dietro nel “frontale”.

Comunque, buon compleanno Nick, compi(ti) gli an(n)i.

Il mio “immediato” impatto sulle donne: divenire uomini è un supplizio

V’ho già raccontato, mettendomi a nudo, del mio “(ro)manzo” di “formazione”…

Una certa Cristina, rimase colpita dal mio primo libro, e desiderò incontrarmi, lanciandomi quest’approccio “porcellina”:

– Stefano, hai un grande talento. Io l’ho scovato. Se tirassi fuori il naso dalla porta, “entrerebbe-uscirebbe” anche “qualcos’altro” che potremmi “colpirmi”. Ne sono convinta. Mi scoperesti?
– Da cosa “lo” deduci?
– “Puro” istinto.

Fissò l’appuntamento alla stazione, entrò senza preavviso in macchina…

– Sei davvero tu, t’ho notato subito. Sei appariscente.
– Come no.

Aprì la portiera e, incurante della folla attorno, delle valigie, dei trolley e della sua risata “volley”, si scaraventò per “averlo” seduta troia-stante-equi-na nel posteriore sebbene fossi seduto in quella anteriore.

Piluccò, strappandomi le labbra, e non ebbi neppure il Tempo di cambiare la “frizione”.
Al che, schifosa, mi diede un pugno senza sputacchio:

– Torna a spugnettarti. Non sei cresciuto!
– Perché mai “azzardi” dopo che volevi “azzannarmelo?”.
– Un altro, al tuo “posto”, sarebbe già venuto.

Mi sganciò poi un altro colpo “basso”, strozzandomelo nella cerniera.

Prima di sverginarmi con una ragazza un po’ più delicata, “tutto” andò sempre con “enorme” cautela.

Fui io stavolta a recarmi da una che mi scrisse: “Non t’accorgi che fai sesso anche solo chattando? Capto il tuo profumo “deodorante-ascella” appena “apro” la “messaggeria”. Non vedo l’ora…

Sempre in un parcheggio, più discreto però, afferrò la mia testa e la (o)mise fra le sue tette.
“Strozzato”, starnazzai un “Basta, mi stai asfissiando, stronzona!”.

– Svegliati! Un “altro” sarebbe già passato alla passera. Goditela!

Quindi, mi usò come cruscotto in zona compact disc.

Comunque, dopo qualche “appiopparlo”, posso dichiararmi un “latin lover”.

Già. Il mio prossimo “capolavoro” letterario s’intitolerà “Cavolo col bavaglio in tavola”, storia d’una regressione “appetitosa” molto “appetibile”. Sì, il petto del gallo è meglio.

Certo…

Infoio ancora e m’infogno.

Sparandolo alla prima che capita. Non capitombolerà ma il biliardino non è per il suo budino.

In una società di vacche, bisogna sputare fuori il “rospo”, non saremo dei principi, ma almeno ce l’avevamo sul gozzo. Cosa? Il lazzo

Chi sei? Molte mi evitano ed, evitandomi, m’avvito in una Co(o)pLand mia stalloniana da “sordo” di un orecchio senzientissimo per la sentenza finale. Abrogo gli aborti se non c’è stupro, innalzo gli imbroglioni a impalarli, e stimolo la diuresi di chi non è massimo ma solo da copertine di “Max”. La gente m’osanna, il Cielo mi subissa per un’affissione non da incorniciare come Pacino di Quel pomeriggio di un giorno da cani. Ancora lievito d’autismo che bara per non finire nella tomba di chi non prova più nulla, guido l’auto e suono i flauti, anzi sono il programma elettorale di Paperopoli e poi “cagneggio” nel mio onomastico sul mastice “Mastinello, il fustino ululante a 80 gradi”, spingo la lavatrice dei pensieri e l’attrice de France mi solletica mentre le mie notti son angeliche senza Angie Everhart. Intanto, Erik Everhard fotte AJ Applegate e “trolleggia” nel mandare “twittate” alle tette di Dani Daniels.
Io, agnellino, osservo queste “infil-z-ate”, spengo il “bulbo” oculare e sollevo i pesi, insomma so’ peso.
Tu mi peserai nella tua Bilancia? Il tuo segno è quello, 
Zodiac è me in terzetto.

Non hai capito un cazzo tu che leggi fra le righe?
Ci sono anche gli spazi, eh?

E lo spazzolino dov’è?
Lo spazzolino fa come lavoro lo spazzacamino.

Detto come va detto, il mio è gigantesco, anzi gargantuesco.
Donna, andiamo a Gardaland.

Sono il Dragone russo!

E ricordate: a proposito di roba “enorme”, secondo voi, mi ri-volgo al sesso gentiluzzo, è meglio una cena con Bailey Bill, dotato d’un pescione pornoattorone, oppure l’irish cream del Baileys?

E su questa stronzata volo ove Lei vorrà.

Sì, Rosso di sera, è solo un tramonto.
Montatele!

Scatenate l’Uomo ch’è in voi, non “surrogatevi” nell’idiozia farfallona del frivolo piccolo borghese, che fa rima con scemo palese e da palate. Mangia i Pavesini, e Pavese?


Pettinato “a iosa”, scomposto e “maleodorante”, infesto suggendo seni “a raffica”, spossandomi senza sposarne una, poi sposto il “gancio” mio giocherellone e regalo un Joker a una cocca che farloccherà poi con un “fenomeno”, rallegrandolo di porgergli la “sporgenza” con tanto di sottiletta “impaninata”.

Codesta categoria, che si sfama, iettando e sputtanando il prossimo, dall’alto “eminente” della fiera e delle pose nella prosopea, non conoscerà mai la Mesopotamia. In quel luogo orientale, gli ippopotami orientan la proboscide nel “triangolo isoscele” di gazzelle che scosciano, senza “scocciare” ma scoccando il pachiderma interiore nelle epidermidi delle paludi. Gli uccelli sollevano il becco e non s’arrabbiano, sbeccando il posacenere se le loro sigarette son amarognole di Marlboro nel Camel Trophy. Sì, son fuoristrada e vivono, aggrappati alla foresta di Tarzan, che dà ordini e le cui urine non soffrono di sifilide. La sua Jane è a Lui amantissima nei “malti” di serate cobalto, egli la sodomizza con Cheeta ad applaudire, stimolando le scimmie a “scaldarsi” di tifo sotto i temporali “termali” delle escursioni termiche, con i selvaggi a idolatrare King Kong, e urlando che sbatta Naomi Watts, a differenza di Liev Schreiber, con Lei solo x-man senza la “Z” di Zorro nella zanna “bianca”. Ci vuole Wolverine, troglodita Hugh per goderla di “Ah ah”.
Hugh, il “miserabile”, condannato alle prigionie per colpa del fascismo “insindacabile” delle polizie che, invero, fan piazza pulita solo per fumare canne in quella di nome Verdi, famoso ritrovo di drogati, vicino ai portici di Bologna, ove i dottori attentano alle virtù delle suore, rabbonendole di “farmaci” con tanto di sacra “unzione” dopo esserselo “sciacquato” da “missionari”.

Panzoni che castigano le giovinezze, figli d’una generazione di dementi, “certificati” con tanto di “laureetta” e “lode a sbrodolarsi” a vicenda.

Ribellatevi a questa feccia di fessi.

Afferratene uno, chiudetegli la bocca e “melodierete” un suo “ridondar” nello strangolato con tanto d’inculata da suonato.

Sono Nikolai, e il tuo caz’ non genererà la tua stirpe, fecondando ovuli che son affare mio.

Parola di Stalin, Uomo che sale e ti spreme il pomodoro.
Di che colore è?

Color sangue!

A parte le minchi(at)e, è grosso.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

    1. Jim della giungla (1948)
    2. Nicola, lì dove sorge il sole (2006)
    3. Baciami cavernicola (1996)
    4. Velvet Underground and Nico (1966)
    5. Nicolau – A Espada E a Rosa (2010)
    6. Nicholas Nickleby (2002)
    7. Caruso Pascoski (di padre polacco) (1988)

Batman non è Giorgio Pasotti


08 Feb

Ecco la mia intervista a “seScrivendo”, in merito alla presentazione della mia ultima opera letteraria. Munendomi di videocamera Sony, “sonnecchiandola” nel montaggio frusciante, “videodromizzando” nell’“etere” della televisione sintonizzata ai sogni, incubi e “incubatrice” al Babau Freddy Krueger, mito inossidabile dallo “sfregiato” Cuor angelico, cari sfigati, il sottoscritto vi narra di tal avventura, arcuato nell’arder chi non è poeta ed elevando la sua mistica a modello inarrivabile di sublime vetta e vita

Prefaction del “factotum”, odio le fiction, meglio l’azione in Lei per le “levitazioni” 

Fratelli della congrega, uniti in sacro raccoglimento, so che pregate, avviliti da vite avvitate e che, purtroppo, non si schiodano. Scordatevi delle vetuste “adultità”, stracolme di falsi valori ma solo argille di terracottissima che io plasmo, levigandola nella mia visione sensibile al tatto e alla giovialità, disinvolta mentre la massa s’involve e d’involtini s’ingozza. Con occhi strabuzzati, si “(de)concentrano” sulle rotonde forme “concentriche”, accerchian il gentil sesso per concupirne, ma sol di “Grazie, no prego” vengon freddamente serviti, sebben sian stati servili affinché, sfruttata, ne “usufruisse” per frutti rancidi dell’amor prostituito!

Applauso!

Io vi dico che il peggio è passato e il Futur è ancor da sgomitare se vorrete non più volare nelle “viole”. Rose offrite alle rosse di capelli ma spelacchiati non siete più lupi-volpini ma ora patetici che regalate diamanti e rubini per “rubarvela” in barba ai barboni, e altresì assetati col miraggio poco raggiante, solamente senza Sole assiderati.
“Asinate” fra ripicche e “sgattaiolate”, picconate il debole, anelando che s’impicchi in quanto non allineato a chi, spo(s)sato, d’a(g)nello prima si fidanzerà e poi non danza i balli d’una volta. Forse, fu un bullo, almeno c’era del burro(ne) da bovino fra le vigne.

Di mio, indosso pantaloni vellutati di lino non sintetico, in quanto “prolisso” nel cavallo senza “stress”. Sono un boxerche non “lo” strozza ma, frizzante, è rizzo nell’effervescenza senza diagnosi scientifiche però a “sentirla” per di più con sentimento e mente, poiché non mento a nessuna ed ella è “centomila” nelle mie mille miglia-mitragliatore-gladiatorio, torello ancor prima del mio verginello. Sì, ancelle, son l’arrotino per lo “sfilatino” e poi mi defilo pur “seg-n-ando”.

Eh già, son secante e croccante come la pizzetta nei pizzetti, intesi sia come barbina “tessile” e anche come calze per le quali, assiduo, le “assillo” negli amplessi come agli asili nel suo nido “infantile” eppur fantina per me “furfantone”. No, un fatto come voi, io le faccio.
E combino per le feste.

Ella si snoda, “non fa una piega” e io, di grinze, grintosissimo, arrossisco per alt(e)re “paonazze” amanti puma nel piumone di limoni e “noce di cocco” scimmiesca ché tanto piace alle donne quando abbina il petto glabro all’orgasmo “villoso”.

Coitus interruptus con tanto di mio rutto non “pubblicitario” alle puberali che adorano il “pupine”, anche i pompini


La questione “Giorgio Pasotti” della nostra “bella” society italiota

Prefazione con tanto di sberleffo e anche “sberle” alle belline. Si sa, la “bona” cerca il bue, meglio se pettinato su “espressività” da cotone idrofilo al finissimo d’ovattare per i suoi ovuli in ebollizione, da ragazzetta in calore in cerca di cazzetti formato “(ro)manzetto” della romanticheria “Harmony” nel Cremonini

Perché non si può essere schietti? Dovrei forse infiacchirmi e sfacchinare, “assottigliando” le mie sottili provocazioni per aderire a una “socialità” che ripudio di pu(e)r(il) stile con tanto di postille lilla e pastiglie a sedare i “sederoni?”. Son “fiacco”, batto la mia fiaschetta e, ubriaco, son fradicio solo di fischiettare. No, con (ig)nobile “Me ne fotto”, porto avanti la mia guerra, che sembrerà sfigata alle fighelle e a coloro i quali, di pompini, “la” spomperanno, recandosi assieme a codesta trattoria, “Troie nel marpione come il Trota”, situata nei (ci)pressi di un’altra tavola “calda” ancor più da me infamata, ma per costoro, invece, circolo “famosissimo” quanto di “fame sessuale” ubicato in via Prosciutto n. 6 sei una formaggina.

Vengo “zuccherato” da una bischera, come direbbero in Toscana. Sì, un’aspirante attrice (credo, a “vederla” miscredente anche così “brillantona”, che aspiri “altri” da i-n-spirare…), di nome Marianna, mi lancia segnali di “sete” alquanto ambigui, facilmente (eh sì, è una “facilona”) ascrivibili alla teoria “femminista” da me ribattezzata (già, son quasi tutte delle battone “benedette”) “Mangia come parli ma, data che la tua bocca è sempre piena di datteri, sputa e basta, puttana”.

Costei tiene a precisare nella sua “Descrizione” che è “Donna” con la D di Domossola. Infatti, la sua “ruota della fortuna” saluta il Bongiorno ogni dì, poiché, notturni, lì tutti le “entrano” in men che non si dica.

Mi “sbertuccia” e io sto al “giogo”, scimmiottando il figlio di Adriano Celentano, nel Bingo Bongo su segni particolaribellissimo”. Sì, son un Uomo che mugugna peloso con lei, l’Ornella Muti di turno (e di torchio) che prova a zittirmi, nel tentativo “castigante” della sua “castità” urlatrice da “leonessa” fra le “barre” di cioccolatino. Una gattina con gli “artigli” che divora “uomini “alla Kit Kat, famosa marca del suo “marchio” di fabbrica. Qui, Wily Wonka non c’“entra”.
Be’, dinanzi a queste mentecatte che “belano”, divento Gene Wilder, versione non guardarmi: non ti sento.
E anche Johnny Depp di Blow.
Più che esserle potente, privilegio la mia onnipotenza e, più che farmela, preferisco il mio percorso di “disfatta”. Voglio garantirmi la privacy della mia anima e non “condividerlo” nello sgranchirla-sgranocchiarla. Tal “gnocchetta” solo me lo taglierebbe fra porcini sulle tagliatelle e il suo intimo privé a “privarmelo” subito. Sì, una così prima ti sprona poi ti rende un “provato”.

Meglio la mia proprietà privata. Nel mio giardino, coltivato di rose fresche, spingo sulle mie spine e queste qui le respingerò all’interno dell’erbaccia. Col mio pesticida su pestaggi alla Bob De Niro goodfella. A queste femminucce, appaio come un insetto-lombrico. Sì, penetro solo nei buchi del bucolico mentre i suoi ragazzi, da tanti cazzotti, si “bucano” appassionatamente di siringhe, mai “stringate” ma a “strangolarle” da golosoni eroinomani sulla ninfomane “erotica”, con tanto di meringa “esplosiva” del motto “Fica con la vaniglia”.

Marianna è una fan (se ne “affannerebbe”) di Giorgio Pasotti. Pasotti, l’ideale “dolce” d’ogni donnettta “coccolante” e “seducente” di collants per “ingollarselo”.

– Davvero ti piace Giorgio? Come fa a piacerti un idiota del genere?
– Ah ah (risatina “retorica” che sta a significare “Sei un coglionazzo”).
– Perché ridacchi?
– Ah ah (doppia “dose” di presa per il culo dall’implicito messaggino “Ci sei e non mi farai”).
– Guarda che Giorgio è il peggio della recitazione. Fra l’altro, potresti trovarlo e in-troie-ttartelo, quando s’assenta dal “lavoro” alla bettola più “ciabattaia” di Bolzano, “Il bergamasco è gran maschio che allude per la lupacchiotta”.
– Ah sai, eh eh. Giorgio è volgare, si presenta male, ha la panza, è grasso, e aggiungerei anche nano e calvo. Ah ah, Stefano mio!
– D’uno come Giorgio, non so come tu (s)possa “fartene”.
– Vaffanculo, pirla.

Silenzio “imbarazzante” di 3 secondi, pugno avventatissimo contro la sua faccia “a ventosa” e vetrata “sfondata”.

Il suo traumatologico è frattura(to). Affranta.

Ora, la questione è questa:

ciao, con me è impossibile andare d’accordo. Son un bellone che tende all’astrazione e disprezza i “bellissimi”, anche se sono accostabile a Keanu-Steve Reeves, in quanto similarmente “mascella muscolosa” solo di occhi per ancelle a cui poi lancio l’occhiata del “Guarda che non sono Donnie Brasco, bensì Lefty RuggieroPacino avvocatesco e diavolissimo nell’arrabbiata, sono insomma una mano senza la morta da cascamorto, ché incorruttibile, poiché Lucifero senza luccioline”.
Oggi, va di moda Pasotti. Possiede un sorrisetto, un ciuffino, forse un uccell’ che mi pare sul diminutivo, da effeminare di vezzeggiativi “Bonazzo, ecco, ti sbatto la Lavazza”.
Sì, di mio sono fuori dalle competizioni. Guido un treno che de-raglia, asciuga i binari nella tormenta, succhiando le rotaie mentre canto “Aria era donna d’oro, adesso è matronissima, evviva il mio maccherone!”.

Di s-contro, sono insopportabile. Uso calzini arancioni a mo’ di faccia camuffata nella Pippi lunghe” e non le “pilucco”. Son ragazze discole che ascoltano i dischi di Massimo Giletti. Ah, non lo sai? Massimuccio, prima di fare il marpione, era romantico cantante che partorìva “hit” celebrissime come il suo “must” da “mastino”: “Ove la cicogna va, lasciala mettere il becchino”, canzone di “DO””minore a quelle che ingravidava col suo volto da cadavere ambulante.

Ora, Marianna fa rima con panna. E i capelli tuoi neri si sposerebbero col colore dell’acme d’ogni virilità congiunta e untissima? No, guarda che gli imbianchini son uomini di grande pennello.

In poche parole, l’Italia è un “paese” di “artisti, poeti e navigatori”. Sì, tali e quali a Marco Polo in canottiera che guida una Wolkswagen. Insomma, scattano delle Polaroid ma son di polistirolo.

– Dai Marianna, non pensi che Depp Johnny sia un tantino più spiccato come attore? Si può esser belli conservando un talento straordinario.
– Johnny Depp, diciamo, è indubbiamente un mostro sacro ma ha una psicologia troppo femminile per i miei gusti.
– Diciamo soprattutto che è meno “manipolabile”.
– Che vorresti dire?
– Ho detto tutto. Scaricati le canzoncine e scalpita scalza, accaldati anche se vuoi, da me riceverai solo un “calzone” Mexico, ripieno di piccante senza salame affumicato.
Ora, togliti dalle palle, se no ti (s)monto.

Annotazione a piè di pagina

Ora, son un po’ incazzato ma non troppo. Quelli di Albatros m’avevan lasciato il promemoria, come da mio “proclama” dell’“evento”, con su scritto “Ore 19, in punto”. Avevo selezionato l’orario della REC sul decoder una decina di minuti prima che “partisse/i”, della serie “Non si sa mai, non è che la trasmetteranno domani?”. Infatti, uh uh, fumacchio una sigaretta scacciapensieri e, come un “napulitano” da “Che Dio me l’abbia fatta venir bona”, accendo la tele e il programma era già ampiamente iniziato. Floris, il presentatore, sta dando “i consigli per gli acquisti” alla Costanzo, io temo che la mia intervista sia già (oltre)passata. Come accade per i programmi locali, appare solo uno stacchetto con musichetta, quindi immediato, istantaneo primo piano su Floris e, “in basso con sovrana.espressione”, la mia opera che “campeggia” di copertina-miniatura. Mi lancio sul divano, afferro il telecomando, “pastrocchio” col pollice imbranato su anulare.mignolo, poi spingo precipitosamente su “Ok, cazzo alla svelta, registra, spingi”. Ho perso una decina di secondi. Superflui, anche perché non ero stato ancora inquadrato. Il resto è (s)venuto. Ora, per ragioni “contrattuali”, non posso diffondere la registrazione della messa in onda. Ma il Falotico ne sa una più del Diavolo. Munito di videocamera Sony, filmai proprio “videodrome”  conzoomate sul catodico e modifiche (tras)colorate “all’interno a penetrarla docilmente”, caricherò/ai il video oculatamente (mal) “trattato e lo inserirò/ii nel mio canale su (inter)zona “Nascosto”. Dando poi il link, “hide & seek” solo ai miei amici, di cui naturalmente tu fai parte in primissima linea. Ecco, è stata la prima volta, dopo molti “autoesili” nonostante i miei “castelli”, ammettiamolo, che mi son cimentato dinanzi a delle videocamere, dirimpetto a “navigati” e a una perturbante “tavola rotonda” zeppa e condita, reconditissima, dei colleghi smaniosi a “perquisirmi” dentro l’anima affinché inceppassi. Trascurando qualche incertezza e un finale ove, sinceramente, ho un po” “arrangiato”, direi che posso promuovermi.

Riflessione conciliata sebben non concederà tregua a chi non concesse, essendo lor dei cessi, il mio dono a “donarglielo” con tanto che ragliassero pure

Penso mentre altra gente è in pena, non solo per me. Ah, dipendono dal cavo e non ne cavano neanche un “cavarsela”. Ma par che “scopano” (di scopino?) anche si son già scavati la fossa.

Medito sulle mie dita, mi stiro, infatti sono l’acciaio Inox Iron Man, vado in cucina, le vostre uova son cotte come le uve che volete ma sol violenti vi violentate di fritte patatin patonzone stronze.

Penso a me preso nel mezzo, alla necessità e agli inganni, anche ai cannelloni fumanti, e son un fiume in piena d’acqua Ferrarelle nel mio ferr(e)o non transigere poiché esigo.
Esigo il Ferrero e la Ferrari, inveisco contro chi, ottuso, lese e oppresse le coscienze senz’ancor prima che esse assaporassero (chi insaponate voi?) esperienza a gustar le proprie anime, e ordino che vengan espropriati d’ogni “mal” di Dio, rabboniti e deportati al porto “Scaricati”, che si trova nelle vicinanze di viale “Vai via in modo fluvial-dementon”.

Ora, io, non perdono e giammai mi perdonaste.
Sono clementissimo e gioco col Clementoni.

Oggi sono Schindler, salvo gli ebrei dal nazismo del capitalismo e decapiterò chi di me finse di non voler capire, perseverando nella sua linea dura quanto da me ammorbidita.

Rassegnate le dimissioni, sono uno springsteeniano a cui una donnaccia strafottente diede del fetente di “patenti”, e invece è oggi (s)fottuta d’allegria come la mia rinnovata, e come volevasi dimostrare, vigoria.

Sì, me la tirerò, posso permettermele. Io (le) s-premo.

– Prego, entri.
– Dove?
– Dove vuoi.
– Posso?
– Sei un vorrei?
– No, ti voglio, volli, volli, fortissimamente fu in me un volo.

La volontà fa miracoli, per carità, la crudeltà io trasformo in bontà.

Fine, alla prossima.

Salutatemi.

Spare parts and broken hearts!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Strade di fuoco (1984)
  2. Nightmare – Dal profondo della notte (1984)
  3. Taxi Driver (1976)

First De Niro Photo from “Grudge Match” set


08 Feb

Inizialmente questo “ritrovarsi” nostalgico, mi parve un po’ patetico. Jake LaMotta contro Rocky Balboa. Titolo del film: Grudge Match.

Niente di più improponibile e ridicolo, soprattutto se, entrambi i protagonisti, hanno adesso quasi settant’anni.

 

Di Stallone v’ho già fornito l’anticipazione. Ora, finalmente, ecco il primo scatto “rubacchiato” d’un De Niro così “truccato”, anzi lookato.

 

Stallone, abbiamo constatato, ha ancora il suo perché fisico, De Niro s’è praparato al ruolo, dimagrendo e tornendosi, con un personal trainer durissimo.

 

Inizio a pensare che potrebbe anche venir fuori una commedia geniale in memoria dei tempi “andati”.

 

 

(Stefano Falotico)

Stefano Falotico intervistato a “seScrivendo” per il suo “Noir Nightmare”


08 Feb

   Ecco la mia intervista a “seScrivendo”, in merito alla presentazione della mia ultima opera letteraria. Munendomi di videocamera Sony, “sonnecchiandola” nel montaggio frusciante, “videodromizzando” nell'”etere” della televisione sintonizzata ai  sogni, incubi e “incubatrice” al Babau Freddy Krueger, mito inossidabile dallo “sfregiato” Cuor angelico, cari sfigati, il sottoscritto vi narra di tal avventura, arcuato nell’arder chi non è poeta ed elevando la sua mistica a modello inarrivabile di sublime vetta e vita

 

De Niro vuole altri due film con Scorsese, per quota 10


06 Feb

Aspettando The Irishman

Robert DeNiro had a day in Hollywood today. He got a star on the Hollywood Walk Of Fame, went to the Oscar Nominee luncheon and then an American Cinematheque tribute at the Aero Theatre in Santa Monica. LEAH SYDNEY did yeoman duty tracing DeNiro yesterday–he’s not often in Los Angeles– from the Chinese Theater in Hollywood to the Aero Theater in faraway Santa Monica.

At the Aero, Harvey Weinstein waxed poetic about De Niro to moderator Pete Hammond of Deadline.com: “What made me 20 plus years ago that Bob and Jane Rosenthal his partner from Tribeca came and recruited us to 375 Greenwich and thus it became in a way the independent film capital of the world.   Besides them organizing the Tribeca Film Festival after 9/11 to bring people downtown, he went to every restaurant and encouraged all of us to be better citizens.  From 9/11 to Hurricane Sandy and anything in between, he’s been there.  Unfortunately it’s been 31 years since he won an Oscar.  David, Bradley and Jennifer know that without Bob, the movie wouldn’t be half as good as it is.  He’s the soul of the movie.  So it’s about time he wins again.  He’s the best actor in the world.  And one of the best guys.”

DeNiro is infamous for short answers given with a smile. It’s just his way. When asked about putting his hand-and- footprints into the cement at the Chinese Theater, the Oscar nominee said: “It was fun.  I was with friends, Billy Crystal, Irwin Winkler.  It was fine and fun.” (Somewhere in heaven, Lucy Ricardo was smiling.)

On having  his 7th Oscar nomination for “Silver Linings Playbook”: “I wanted to work with David [O. Russell] for awhile.  “The Fighter” was terrific.  We were circling each other. “

Hammond asked if he was a Philadelphia Eagles fan–they’re the obsession of his “SLP” character. DeNiro took a beat, which produced laughter… “Personally, I’m not into football.”

DeNiro then went on to talk about SLP.  “It was complicated.  There was a lot of business to do in the scenes, a lot of characters.   There’s always the pressure.  David’s style is conducive in that he moves fast, always a sense of immediacy.  Controlled chaos really.  ”

What about DeNiro’s legendary dedication to his performances?  That he learned to drive a taxi for “Taxi Driver.”

“I did drive a cab for a couple of weeks and no one recognized me.” He added it wasn’t a problem for the passengers and wouldn’t be now: “As I get older, I don’t get recognized as much as you think.” As for prepping for roles, other than gaining 

Domani, primo appuntamento su Sky, canale 879, del Falotico


05 Feb

A volte, puoi diventare un mito dal nulla.
Quando vieni oscurato, e trai forza ed energia dalla fantasia, dalla mente e dalla tua anima. Questo, fedeli, è un attimo da Blade Runner alla Patrick Swayze di Ghost.

La commozione spero la tratterrete.

seScrivendo, Mercoledì 6 Febbraio ore 19.00, cioè domani.

Intanto, beccatevi questo ricordino:

Tears in the Rain, sono Rutger Hauer e rutto in faccia a chi investiga nel mio Cuore. Oggi androide, domani anatroccolo, ieri a coccolarla, nel Futuro un Ford furbo e volpe

 

Il capolavoro di Ridley Scott filtrato dalla mia ottica oltre, posizionata nel virtuoso mio “Falotico” mutar, parafrasandoMontale, di montaggio genialoide, possibilmente pioggia e stima a chi m’appoggia.

Stefano Falotico, il maudit per antonomasia, in quanto eccellenza, senza clemenze per i cattivi e cinefilo “ossessivo”. Egli scava fra le rovine della società, ne estrae ancor le miniere mnemoniche, vi ricorda Total Recall i film memorabili ed è il superbo essere anche quando scompare, poi di botto compie miracoli e bacia le fronti dei suoi figli delle stelle, spaziali, anche di “balle” alla Mel Brooks oppure alla Star Wars di lucasiana memoria.

Falotico incarna l’emblema dell’imprevisto di vista lunga, egli annusa il marcio e marcia per la sua strada, tutt’ora imbattuta mentre gli altri s’arrabattano e son, a trent’anni, già pigrissimi in ciabatte, persi fra rimpianti patetici, che non han neanche la poesia di Roy Batty.

Insomma, chi si vuol battere con me? Tu, battona, sarai subita sbattuta da uno che ti “merita”, ti mentirà coi soldi, lo sposerai per interessi e lo tormenterai di stress.

Fidatevi, conosco le donne. Di molte fui amante in notti luccicanti ma pretesero la bigiotteria e gli abiti di Laura Biagiotti. Ecco, a queste gianduiotte, consiglio di “fare” un viaggio allo zoo. Lì, troveranno pane per i denti del “domatore” e arachidi da racchie appaiate al teddy bear.

Di mio, la mia barba non è da Barbie, anche se Nicole Aniston la vedrei bene in zona Rick Deckard, detective delle zone “nere” e “turgido” della malinconia robotica solo dentro di Lei Shining.
Alludo forse a Kubrick “usato” da Scott? No, sono solo un lupo che si scottò, tu sconterai questa punizione: dopo averlo “ricevuto”, ti lascerò solo una ricevuta senza scontrino.

D’altronde, mi chiamano “Il saldatore”.
A volte, me la tiro da salvatore. Ma mancano i soldi nel salvadanaio, però, non è che farò la fine di Bobby Peru/Willem Dafoe di Cuore selvaggio? No, sono lynchiano, quindi mi districherò anche in mezzo agl’incubi delvelluto blu dipinto di blu. Quindi, chi mi darà un divano per giochi anali? Nessuno/a, meglio così.

Ripeto, come Blade Runner, son virtù eccelsa avanti mille anni, la cinesina sullo schermo gigante ammicca affinché la ficchi, insomma assomiglia alla pornostar Katsumi, alias alle volte Katsuni, “detta” come va data una suina per il “Telecazz’”.

Preferisco la mia macchinina gironzolante “fra le nuvole” e, nel caso ne avessi bisogno, opterò per un “bisognino”. Abito a Bologna, ciità degli Asinelli sempre tra-ballanti come la Garisenda. Butto tutti giù dalla torre, essendo torrido mentre una mi lecca il “torroncino”, eh sì, sono un Toro non solo zodiacale, e mescolo la panna nel crudo “tortellino”. Lo so, tendo alle “porcatelle”, sempre meglio degli sporchi. Io, almeno, son piccante e spicco. Fra l’altro, vanno imbavagliati e, se non basterà il “collare” alle loro emozioni liofilizzate, vaglieremo anche un Valium atraverso il loro tubo digerente dentro le loro vertebre invertite, direi evirate se vibreranno d’altre offese a un intoccabile come me.

Son io che tocco, senza “tangenti” e raccomandazioni, sono l’Uomo che non si crogiola né dorme sugli allori, per questo m’adorano.

Uh uh, che odorino mia Sean Young. Profumo d’un seno giovanissimo, m’è gioviale. Anche se questa Daryl Hannahè, come si dice in gergo, “d’annata buona”. Molto buona, buonissima.

Per concludere: se sei uno stronzo che m’accusa di dementia praecox nei suoi deliri in-castranti da Minority Report, io amplifico la mia percezione ipersensoriale da precog, e prega che ti strappi solo il ciuffo. Rimarrai col “riporto”.

Ora, faccia di merda, levati dal cazzo, perché sono anche Django ed esigo di rimanere un romantico anche sognatore.

Unchained Melody!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Blade Runner (1982)
  2. Shining (1980)
  3. Il gladiatore (2000)
  4. Ghost. Fantasma (1990)
  5. Rocky II (1979)
  6. I predatori dell’Arca perduta (1981)
  7. Furia cieca (1989)

Robert De Niro year


05 Feb

Grande annata per Robert De Niro.

Da vent’anni non veniva candidato, quest’anno invece è miracolosamente successo per Silver Linings Playbook.

Ieri, può apparire strano ma non er’ancora successo, è stato onorato al Chinese Theatre di famose “palme di mano”.

Qui, il video:

 

    

 

L’altra sera, invece quando, da Katie Couric, David O. Russell ha menzionato che parzialmente il suo film s’ispira anche alla malattia “mentale” del figlio, il quale soffre di un disordine simile a quello del personaggio interpretato da Bradley Cooper, il nostro Bob, ancora una volta, s’è commosso, nell’imbarazzo emozionante di tutti.

Sì, anche Jake LaMotta ha un cuore.

 

Ogni Uomo è un Superman Nic Cage di Tim Burton, un ruolo da “Oscar”


04 Feb

Quest’anno vincerà l’Oscar Nic Cage col film Il tassista paramedico dell’al di là dell’ormai fottuta vita attoriale da ruote e sue botte di fortuna raccomandata, compresa la sua ex Patricia Arquette, di huge boobs bombata

Analisi dei più grandi attori per gli Oscar, la più grande nostra Storia del Cinema, e non solo, mai raccontata: and the winner is Vito Vino per il Film Corleone Vito che fa l’amore con Avril Lavigne

Oscar 2013, forse 2012, essendo i film candidati-“usciti” (come il cane che piscia sull’albero sbagliato) l’anno trapassato, quindi ancora entrante in gara.

Tiferò per Il lato positivo, in quanto fui Cooper ancor peggio, simil Leo DiCaprio di Shutter Island che, dopo il rehab, non m’abituai alla società eppure tira, nonostante “tutto”, per la Jennifer di turno.

Stamattina, ad esempio, una ragazza di Facebook m’ha lanciato dei “segnali di fumo” su cui ci sarebbe da ragionare, sempre che il mio cazzo resista…

– Sei intrigante, Uomo del mistero, voglio condividere il “Mi piace” in te “paciere” e bilanciere-balestriere dentro la mia pancia.
– Di mio, usuro gli addominali con la panca. Non so se questo “basculare” potrebbe dondolare d’amplesso con te nel ventre-ombelico.
– Che dici?
– Io dico, insomma che… quando il muscolo pompa, ti sfianchi.
– Non capisco.
– Come no? Non mi sembra difficile. Si chiama allusione allupante con freddura per il “riscaldamento”. Alla sera, corro per la periferia, sgranchisco le mie gambine, anche se vorrei sgusciare nelle tue. Insomma, stiracchiarlo un po’. Si definisce il “fine allungo” del pene come il Pongo che, manipolandolo, si rassoda nel plasmare al piantarlo, a prescindere se tu indossi pantaloni o mi prenderai per un coglione in mutande. Guarda che fa male, afferra senza “strappi al motore”.
– Lo sai che sei una merda? Ci giri attorno, fai l’asceta ma vuoi annusare le mie ascelle. Invece, ora ti slogo la mascella. Maiale, ecco il macello!
– Non vuoi l’uccellino?
– No, sei una quaglia. Non quaglierai mai niente.
– L’usignolo però m’ha detto che tu “la usi”.
– Cosa?
– L’uvetta.
– E tu saresti la volpe?
– No, sono Fox di New Rose Hotel.
– Quindi da me pretenderesti un pompino perfetto?
– No, m’accontento dei soldi per la benzina. Oggi, mezzo centilitro di “pompa” costa tutta la “liquidazione”. Altro che “drenare” di palle, questa vita è un diesel.
Vin?
– Sì, vai a dar via il cul’. Mancano i denari anche per pagare il lavavetri. Sgualdrina! Non sarò lava per te!
– Non sono una di quelle.
– Ma quello lo vuoi, vero?
– Cosa sarebbe “quello?”.
– Insomma, quel coso che sta un po’ in mezzo, fast & furious, a me e in mezzo a colei che (accon)sente.
– L’attributo?
– No, il budino. Meglio la vita cantando fra le brulle colline piuttosto che il burro nella bella.
Poi, vorrà… la pensione di “mantenimento” anche dall’amante spennato e tutto “contento” quanto cornuto da sua moglie.
– Fottiti!
– Tieni qua!
– Cos’è?
– Ah, non lo so. Tu dovresti saperlo.
– E perché mai?
– L’ho capito dalla faccia.
– Che faccia avrei io?
– Da culo.

Analisi dei pretendenti alla statuetta:

1) Daniel Day-Lewis, a tutt’oggi il più grande vivente, considerando il rincoglionimento dei De Niro vari, su cui indagheremo dopo.

Per molto Tempo, si trasferì nelle campagne toscare a fare il ciabattino.
Oggi, veste calzature inappuntabili prodotte dallo zoccolo del Butcher di Gangs of New York, pellicola che segnò il suo ritorno.

2) Tommy Lee Jones, dopo essersi assopito negli allori de Il fuggitivo, da anni azzecca quasi sempre i cosiddetti film che lasciano il segno. Insuperabile “vecchiaccio” butterato.

3) Philip Seymour Hoffman, detto “La panza che sa il fatto suo”. Non cambia mai, sempre più grasso rimane, eppure è versatilissimo. Come questo sia possibile, è un master da Paul Thomas Anderson. Il must.

4) Robert De Niro, emblema del viale del tramonto, sta piazzando a sorpresa dei colpi niente male.
Si parte con questa nomination per arrivare a The Irishman di Scorsese? Il Tempo (non) è dalla sua.

Harvey Weinstein sì.

In fondo, la vita è scommettere sul cavallo vincente e scoprire che Nick Nolte è un elefante che scopa un fantino.

Mi piglieranno per un fantoccio fanatico.

Di mio, accartoccerò… con pasti dei cartocci.

E ricordate: il cartone animato potrebbe trasformarsi in un manga(nello).

Ma non ho intenzione, affatto, di terminare l’analisi polemica-cinefila con tanto di polenta nel mio “scoscio” sul divano da pranzettino a Mezzanotte, dunque cena da lupo polentone sulla poltrona con tanto di “maccheroni” e matrone.

Vengo contattato da un losco figuro su Facebook, tale Centrino Gaetano, le cui foto tendono a immortalarlo di spalla tatuata nella nuca senza occhi nella fronte.

M’aggredì ieri mattina, la Domenica bella delle messine.

“Stefano, ho visto i tuoi video. Sono una merda. Però, in una massa di coglioni omologati, fai la tua figa?”.

Controrepliche di tal fatta: – Figura vorrai dire?

– No, proprio se ti fai la tua figa.
– Che starebbe a dire che mi faccio?
– Sì, un modo eufemistico per capire se t’effeminizzi con delle canne, dopo esserti sparato le pippe.
– Preferisco Pippo, il cane di Topolino.
– Che significa?
– Vedi che torna? Il segno figo del Nic Cage.
– Spiegati.
– Ti racconterò questo:

“Nic fu scoperto da Francis Coppola Zio Paperone, e da allora è un paperello fortunato. Fine”.

– Finisce già così. Che senso ha?
– Nessuno. Ma la sua carriera è passata dai capolavori dello zio al Futuro da Steven Seagal.
Insomma, dei film come delle seghe.

Sì, ivi vi racconterò il dietro le quinte sapor “Tendina dei suoi tendini a tenderlo in mezzo a tante con la quinta”, per tale racconto tratto… dalla sua storia vera, affabulata nelle fragolone, così intitolato: Nicola Coppola, la cappella più famosa di Hollywood, attore monnezza eppur che ama le “margherite” con la mozzarella da basco siciliano e basilico da Basilicata.

Che fine ha fatto Nicolino? In quest’anno solare, ancor nessun film suo nelle sale. Eppure, il suo salotto, dopo tanti debiti, causa lauti pagamenti alle prostitute che corruppe-eruttandovi sopra e nal trastullarselo, è pieno zeppo di quelle che “indossano” le zoccole, appunto.

Un attore dalla nomea che fa “paura”, temibile e che buca lo schermo, dopo essersi drogato di pellicole ad alto tasso di minchiata. Pellicole pericolanti, osannate dalla plebe adorante fra tagliatelle coi porcini e insalate da micine.

Ultimamente, la sua filmografia si sta appannando, appunto andando a puttane.

Dopo i fasti degli anni ’90, una serie di clamorose e colossali supercazzate invaderanno i grandi schermi, speriamo li programmino direttamente via cavo.

Fortunatamente, il progetto del Superman di Tim Burton è stato fermato prima della sciagura che si sarebbe potuta concretizzare. Ma eravamo a un passo dalla catastrofe formato kryptonite.

Guardare per (non) credere:

 

Stefano Falotico e la sua Noir Nightmare


04 Feb

Per ogni mio fan e ammiratore che volesse registrare le varie puntate, questo il promemoria d’annotare: 10Libri, Lunedì 11 Febbraio ore 19.30, seScrivendo, Mercoledì 6 Febbraio ore 19.00, Bookshelf, Venerdì 8 Febbraio alle 18, La luna e i falò, Martedì 5 Febbraio ore 21.30.

Il vostro prode Re Artù, ch’estrasse la spada dalla roccia nello stupore generale d’un clamoroso colpo di scena inenarrabile e assolutamente imprevisto, a sfregio dei miei detrattori, gentaglia come i proci del divin Omero, epicamente s’inoltrò nella gladiatoria Roma, ai piedi del Colosseo, ove i grandi combattenti si sfidavano in tenzoni “medioevali” per l’applauso finale degli imperatori a premiare il loro invincibile coraggio.

Così, un Uomo proveniente dal nulla, come Lincoln Hawk, un falco “eremita” nella “gattabuia” del suo abitacolo, decise di sterzare il cammin impervio e, tortuosamente, ancor asfissiato da amici-nemici di “parentele” ostinate a non riconoscerne l’immenso valore, s’avventurò proprio nella “fossa dei leoni”, ove i giganti sono il titanismo della nostra anima.

Stefano Falotico, classe aurea color anno 1979, pressoché imbattibile, stupefacente come un colpo tramortente da gancio mancino alla Rocky Balboa, secco, “ponderato” ove fa male contro chi, ottuso, gl’inveì d’offese demoralizzanti, allenato nel mistero assoluto della sua energia ancestrale, “maledetta” come una biblica profezia avveratasi, in data 8 Gennaio, presso gli studi di “CAOS Film”, in quel della Capitale in cui Michelangelo sfoggiò eternamente il suo genio totale, dipingendo la vita nella sua eterea Bellezza, romanticamente “appisolando” il pennello grande nell’apoteosi del visibilio (am)mirabile e di cosmica luccicanza, presentò la sua nuova opera letteraria, “Noir Nightmare – L’ombra blu del fantasma”, capolavoro esoterico innestato e innervato nel sacro mio Cuore virile e spumeggiante come l’Irlanda nelle sue sfumature azzurre quand’è sera sciolta dalle nebbie.

Da egregio campione, conscio di duellare davanti a videocamere “maliziose”, preparai un discorso da comandante.

Ecco il testo nella sua interezza, che potrete trovare sul mio sito-vetrina, stefanofalotico.com, e di cui v’evidenzio in corsivo il segmento che lessi, ché del rimanente fui tranciato per questioni logistiche di spazio “pubblicitario”.

A volte, l’Arte e l’artista, di conseguenza…  nasce e scaturisce da inquiete notti lagrimose, in cui sospiri fra bianche sete di densa malinconia, nell’apnea della carne dell’anima, nel naufragio violento e romantico, tenero e “veliero” di sognanti nostalgie ed emozioni vulcaniche che rifioccan da antichi “lembi” e veli arcani.
Quando, rapito d’estasi nel tormento esistenziale, giaci e “gracchi” nudo, “agghiacciato” da illuminanti squarci penetranti nei tuoi occhi neri, come i miei, sibillini e indagatori, amanti degli abissi da sondar di profonda quiete rierta e or riammodernata e innamorata nuovamente di floridità, impudica al Cuor che si sbrana metafisico, lucidato, smaltato d’angosce perpetue combattive che cavalcano guerrigliere le pulsioni talora inibite, l’acquiescenza appunto “mortificata” dietro illusori schermi protettivi, come un Battesimo rinascente, ferino al sangue che “riscalpita” e schizza rubicondo di gioconda leggiadria, remoto a remar per onde oceaniche nel sogno d’assaggiar, forse solo di chimera e avventuriere intrepidezze, attimi fatali immemori, indimenticabili.

Un’opera che s’è originata come una creazione “craterica”, un magma che serpeggiò, sepolto nell’anima, ottenebrato da mentitori sentimenti “ludici” delle ipocrisie dietro cui noi tutti, come pagliacci “tristi”, ci camuffiamo nel travestimento quotidiano di sopravvivenza e “sonnolenze”.
Ma, prima o poi, la neve si disgela e i dubbi si dissolvono, portentosamente inceneriti dall’urlo catartico della tua vera, fiera essenza.
E, dalla sgretolata montagna assopita, bagnato di piovigginosa, melodiosa Bellezza, scrivi “di getto”, intagliato nelle vene e nella sdrucita vigoria che si rifortifica. Slancio lanceolato, lancinante di candore.
Che germoglia, riscocca di poesie, intrecciate a intuizioni fluide di coscienza, s’incarna nella metrica sciolta, senza regole opprimenti che la “redarguirebbero”, la guiderebbero nell’asettico corridoio di sinapsi studiate e, dunque, non collegate istintivamente alle viscere dello stroboscopico irradiarsene di libertà.
Così, ispirato in modo magniloquente, eloquentissimo di mia Natura ermetica, con soffuse palpitazioni alla mente, nelle “tetraggini” ove le leggende del Cuore si risveglian comecavalieri oscuri, come Dark Knight, balzai di nuovo in sella al Tempo perduto, ai moti miei cavalleggeri di leggiadro brio, del fantasy mescolato all’horror, in memoria del Cinema più spericolato d’immaginazione, “impresso” di mia “stilografica” nella tastiera mobile dei neuroni più “scodinzolanti” e bizzarri, eccentrici e “temprati” nell’incanto.
Rimbalzato, come per miracolo, nel trono e nella reggia da combattente Re Artù. Excalibur di mie spade nella roccia dei sogni.
“Noir Nightmare…” è un incubo incendiario, una discesa abissale e metafisica nel “meandro” labirintico.
Si compone di tre tracce, o forse “trance” in senso mesmerico.
La prima s’ispira a Shakespeare e parte da un suo celebre sonetto per fluidificare, fondere e forgiare il mio ermetismo, appunto, le mie emozioni criptiche, la pietra squagliata
delle mie comete immaginifiche. A librarsi nel vento.
La seconda trae spunto dall’Incipit di “It”, lo Stephen King più misterico e fascinoso, davvero orrorifico senza “spargimenti di sangue”.
Ed è proprio un (non) risveglio, alla Freddy Krueger. Freddy, il Babau che la società “adulta” bruciò vivo perché era solo un signore che combinò qualche “scherzetto” di troppo. E lui si vendicò, da Nosferatu, succhiando i colli dei virginali loro figli adolescenti. Proprio quando si chiudon gli occhi e la Notte si pitta di rosso. Raccapricciante quanto colorato di quella simbiosi con quel Cinema di cui abbiam perso le tracce mnemoniche. Un Cinema “artigianale” che attingeva proprio alle fantasie dei vecchi miti popolari, dei “mostri” a sbirciar, da dietro le fessure delle finestre, i veri orchi in pantofole, i piccoli piccoli borghesi “riscaldati” nel cam(m)ino delle certezze. Già inceneriti perché senza focose, brillanti, vivide passioni.
La terza… “semplicemente” è un’ode cavalleresca “imbrigliata”, dunque intrecciata ai racconti fastosi del Medioevo più romantico.
Più celtico e “barbaro” di meraviglie.
Spero, vivamente, che possa piacervi.
Come dico io, d’Arte mi scalfisco per scolpire l’anima e plagiarla solo ai desideri onirici della mia mente, per scheggiarla e non saccheggiarne le speranze.
E, rosso, ruggisco, fuggendo ove pare alla magia delle “foschie” più chiare e fulgide.
Libro di trasformazioni, di mutazione ed elastico navigarvene nei tessuti onirici, a lodare l’amore da perpetuare e, di porpora, vivere e librar anche di nostalgico furore. Trepidante, mai intiepidito, intrepido!
Trapezista del Cuore nei suoi sussulti, spasmo, pianto, maree brune, forza ed energie onnivore d’aldilà paradisiaci, fuga liberatoria, rifugio dai peccatori che lesero la vivacità della potenza cavallerizza.
E, corazzati, di armatura e amatoria virtuosità, fra vittorie, sconfitte o da vinti mai annichiliti, salteremo in sella, salpando per un lido che sian le incontaminate, arcane, leggiadrie roccaforti della nostra isola mai più minata, vegliarda di saggezza e sveglissima di dormiveglia sempre desto e “patibolar” d’insonnie guascone e combattive, brio dei colori e dell’arcobaleno d’ogni più scattante immaginazione.
Ghiacciai sbriciolati delle gelidezze altrui da innervare di dolce nostra neve roventissima.

Biografia:
innanzitutto, chi è Stefano Falotico. Il mio cognome, “martire” di nome anzi, è sinonimo di bizzarro, fantastico, stravagante. E mi rappresenta, anche “animisticamente”.
Mi spiegherò meglio. Nacqui nel ’79, anno cinefilo imprescindibile, ove furon partoriti due capolavori inauditi, I guerrieri della notte e Apocalypse NowApocalypse esemplifica la mia anima.
Alla Jim Morrison su sfumature di linee d’ombra conradiane.
Famelico di notti mie “volanti” nelle meteore e nella cometa fosforescente del mio cristallo corporeo.
Come Kurtz/Brando, un “esangue” fantasma e anomalo folletto non spiritato, bensì spiritico, come le sedute magiche degli sciamani nelle foreste celtiche.
Come Martin Sheen, un combattente, sbronzo di sua “nausea”, richiamato agli ordini improrogabili del “servizio civile”. Un’anima non catturabile, una devianza stramba dalla norma comune dei mortali.
Nel suo avvicinamento all’espansione, anche imprevista e impervia, d’una più alta ed elevata presa di coscienza, da predatore in cerca di compenetrazioni a divine magniloquenze “fuggitive” ma ruggenti per inoltrarsi nella giungla davvero metropolitana, il bosco pericoloso dei sogni.

E come i warriors, invece, adornato ma altresì adombrato da leonine etiche samurai.
In cerca della loro Coney Island e della salvazione. Della romantica libertà
.
Le mie precedenti opere sono il lampante mio vergar il sentire del mio battito cardiaco.
Vogliamo accennare un po’ alle loro trame, sempre un po’ solforiche, metafisiche e nottambule?
“Una passeggia perfetta”, il mio primo romanzo, edito dalla Joker Edizioni di Novi Ligure, sorse come un diario esistenziale proprio nato da salvifica acquiescenza ai sospiri del Cuore.
Inizia come un giallo di Marlowe, con un investigatore privato alla Humphrey Bogart, pensieroso, amareggiato e fumatore, che viene contattato misteriosamente per risolvere un “semplice” caso di sparizione. Ma s’addormenta e precipita in una sorta di stato ipnotico, sprofondando e anche riemergendo dentro le spirali di un’adolescenza dimenticata che torna a bussar alla porta mentre le sue palpebre si son addolcite e placate dal trambusto cittadino.
E lì, in quel limbo sorseggiato nella sua “psicomagia” mentale, ricorda, proprio alla Stand by me, il suo incontro, forse se stesso, con un ragazzo fuori dal comune, Frank. Frank è diverso dai suoi coetanei, un sognatore libero rispetto alla goliardica giovinezza altrui. Se n’estrania e, come uno “straniero”, si perde nelle “lunarità” erosive delle  “spartizioni” della sua anima, “giacendo” imbrunito in una dimensione rapita ed estasiata.
L’investigatore poi si sveglierà, come lubrificato e “riammodernato” nelle sue iridi, prima cupe e nerissime da Uomo disilluso, e s’inoltrerà, quando scocca la Mezzanotte, al cinema, rimembrando laconico, ancora speranzoso e combattivo, da un’altra “angolazione” prospettica più conciliata verso il Mondo e la società, riflettendo fra sé e sé sul (non) senso della vita.
Poi, le opere pubblicate con voi.
“Hollywood bianca” è un ironico m’anche assolutorio, lungo racconto di menestrelli ai piedi di Hollywood, avventori d’un locale “malfamato” ove ne succedono di tutti i colori. Essi stessi “falliti” perdigiorno variopinti a immortalarsi, sputandosi in faccia le vigliaccherie e anche gli orgogli, e a fotografare di nuovo l’incanto danzante della dinamica, dinamitarda Bellezza (anche da “camera mortuaria”, infatti nel libro, defilata, viene fra l’altro narrata la vicenda d’un attore famoso, puramente però inventato dalla mia fantasia, che “non c’è più”, defunto per ragioni sospette e oscure).
“Frankenstein” trae invece spunto, più che dal caposaldo della Letteratura, firmato Mary Shelley, dalla versione cinematografica, prodotta da Francis Ford Coppola, e diretta da Kenneth Branagh. Con al centro la “creatura-lità mostruosa” partorita dal delirio d’onnipotenza del nostro dottore-demiurgo scienziato che sfidò le leggi divine. Personaggio interpretato dall’immenso Robert De Niro.
E, nel racconto iniziale, “Dracula”, si fa proprio riferimento all’omonimo capolavoro di Coppola con Gary Oldman.
Un racconto personalissimo d’un Nosferatu nient’affatto (nonmorto. Anzi, birichino sessualmente, che esce dal sarcofago per inebriarsi di gioconde donne ai bordi delle piscine.
Una “specie” di prefazione spassosa per poi trascinarci negli strati più bui del nostro animo, appunto con Frankenstein.
Tornando a “Noir”, quindi ricapitolando, esatto… i capitoli e il “capitombolo” nel grande Sogno.
Opera particolare nel mio stile eccentrico, che par danzi nelle intime cavità
sotterranee di Lune morbide, eclissi torbida e inabissamento cupido alla mia
anima che, talora appunto, si sommerge per esperire e pescar, nelle profondità
del meandro e degli anfratti “neri”, il liquor rinascente della vita, la
folgore da cui scaturiranno nuovi amori e levriero spirito guerriero. Poesie
“maculate” nel leggero cospargerle del mio sangue ventricolare, animarle di
“scarnificazione” anche horror per non bruciarle alle ossa e ossidazioni d’un
corteo mortifero e già funebre.
Nata da introverse riflessioni come uno specchio “dilapidato” in me, rotto
dentro di frantumazione a generar coscienza e innalzarne o accudirne un’altra,
respirato e permeato nelle ansie, “imbastito” su fatiscenze di periferie nel
degrado del coraggio smorto e poi da rivivificare con battesimi celestiali
dalle visioni mesmeriche, mistiche e mescolate all’empatia vivida con un Mondo
sempre ondoso, eruttivo di me mai scalfito nonostante l’insonnia e
“caffeinomani” viaggi esoterici nel bollente assopir la pelle e poi innalzarla,
fulva e rubescente, dentro volteggianti, roboanti, infiammate indagini al
tergermi come lapide vitrea della grinta ancor vibrantissima, tepore d’ardori e
nuove anche “ire” per non smarrir le angosce positive e il fiero orgoglio nella
putredine d’esistenze affievolite da un placido benessere solo apparente. O
apparentato a pareti bianche e inaridite.
Immacolata erosione per aderire alla mia voce silente e poi urlo che crepita
febbrile, lacerazioni e soffici “monologhi” nell’infinità.
Consta di tre tracce. La prima è una raccolta di sonetti ispirati proprio al
sonetto 15 del Bardo, Shakespeare.
Flusso di coscienza proprio, spero, fluido di scorrevole letargia catartica. A
sublimare i dolori e iniettarmene però anche nelle loro “interiora”, viscere
anzi di mia interiorità.
La seconda è un tragitto “morboso” che omaggia il Cinema, anche spettrale,
anche “tombale” degli anni 80 e il Maestro del brivido, Stephen King.
“Infantile”, troppo adulto o spezzato proprio nella frattura d’una eterna
quanto eterea adolescenza da immortali. Dunque cicatriziali.
La terza, infine, una sperticata lode all’adorabile Medioevo dei grandi
cavalieri del romanticismo.
Notte e vita, sognatori!
E ora ammicco, da grande amico!
Se posso leggere qualche passo:

Vampiro… via col vento

Stelle che rotean, ruzzolando in acque permeate di flebili tor­bidità già immalinconite nel Peccato, inestinguibile, dell’enig­ma laconico delle etereità agoniche nella Genesi. Albori d’ogni solare e melanconica aurora.
Dardeggiai, aureo, nel drappeggio del mio pindarico mantel­lo.

1. Le mie impronte… Fluorescenza incantatoria d’una astratta Luna da falco

Cardiache levità di danze ormonali dalla lagrimosa cremo­sità che sospira tra uomini imputriditi, avvoltolati in fangosi languori di cerulea “levigatezza” dentro una pelle marmorea d’anime già morte…
Succulenza vampira che si struggeva nelle lancinanti fughe estatiche, d’un arcano sapor mistico.
Firmato, naturalmente, Stefano Falotico.

Ricordate: il Genius è un vulcano incandescente. Nessuno lo fermerà!

Anche perché oramai li ho (s)lavati tutti. In modo ficcante e pure piluccante di budella lor cannibalizzate dai loro sciacallaggi. Io son lo spartiacque che dà i comandamenti dal Sinai, miei asini.

Fra l’altro, acqua in bocca miei fedeli della congrega onirica, sono già sotto contratto per il prossimo libro.

Fratelli, ecco il Messia.
Non sono io, ma scrivo da Dio.

Oh, come dice il detto falotichesco: se son rose fioriranno, se son rosse son da deflorare.
Cosa? Le donne?
No, le primule. Le primule di cui sono il primario della mutua, laureato nella mia strada da Travis Bickle.
Giustiziere, puritano, purista dei classici della Letteratura e anche Carmelo Bene, amletico che odia la diegetica e anche le diete di chi vien imboccato di cultura indotta. Buona solo alle mezze calzette che non potranno mai competere con la mia, a loro, lavanda gastrica con tanto di saponetta con una bellina da scaloppine a limone. Ah, dentro le scalpito, mi fa… lo scalpo. Mi rende calvo, evviva il Capo!

Se mi volete male, io di più, anche se preferisco Carmen.

In fondo, la vita è come un PC. Può prendersi un virus, basta avere un antibiotico, comprandone un altro senza farmaci.

In giro, mi chiamano il marpione. So che amo il mascarpone. Del resto, come tutti, indosso le scarpe anche quando scalzo gli altri, soprattutto quando ho lo scazzo.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Over the Top (1987)
  2. Fuga per la vittoria (1981)
  3. Fuga da Alcatraz (1979)
  4. 1997: Fuga da New York (1981)
  5. Re per una notte (1983)
  6. Jimmy Bobo – Bullet to the Head (2012)
  7. Lone Ranger (2013)

Genius-Pop

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