Lettera a Cuore Aperto del Papam, a volte in panne, Falotico, perso fra la panna montata e i pannolini d’un ospizio che m’aspetta se la finirete d’oziare. Ora cambio dicitura e la dico, porco D.!
Sfogo sincero, che potete saltare se vi arreca disturbo:
Carnevale, pappa reale, i regali Papa, i papponi e ci son sempre più puttane “a tutt’andare”.
Sì, la vita è come l’ascensore. A volte non funziona, e i vicini ti appioppano un cartello, “incazzato” fra i carrelli della spesa, con la scritta: “Ci scusiamo per il momentaneo disagio”, detta anche presa per il tuo “Alt” in attesa dell’ascensione per l’Inferno di luce verde illuminante-sblocca-marchingegno diabolico del mio saliscendi umorale.
Avete voluto l’Italia di bicicletta nell’esser “raggi-anti” da limonate ingiallite? E allora beccatevi il mio Calippo, ghiacciolo che lecco di mio senza esser un lacchè ma in jacket
Le istituzioni italiane sono come Sanremo, un happening annuale d’aperitivi varie-età fra cariatidi per canzonette “carine” e oche per un fascista Fazio in abito da commendator Zampetti
Sì, fratelli della congrega, ricordo i tempi in cui, di “sanapianta”, saltavo fra le rupi di Matera, Sassi miei d’una mente ancor rocciosa che non puoi permeare nonostante sia permaloso.
Psichiatri, addobbati con puttane a “detergerli” nelle salviette alla loro ghiandola salivare, provaron a privarmi del mio genio ma, anziché indebolirlo con sedativi che sputai a sputtanarli, han solo che rafforzato il mio sodo esser colui che non coverà fra le vostre gatte.
Il mio cane ha più aguzzo ingegno di tali mammiferi (f)lauti da pifferai magici a uccider le tope nella burocrazia coi burri del burron’.
Applauso!
Prendo il papillon al balzo, e salgo sul palcoscenico alla Rupert Pupkin, memore del De Niro menefreghista a distruggere le sanità con la sua lingua appetitosa di doppi sensi allusivi al lupo d’occhio beffardo nella Notte da “buffone” anziché da pecorone di retorica eterna “leonina”. Un teatrante della comedy per lo “sbando” fra le sbarre di chi rise della sua “comicità”. Ma, da tali manicomi errori giudiziari dei dati d’ascolto-pascolante allegro-andiam’, risalì la (vari)china e ancor più rosso esibì una “palandrana” di tinta unita da Unità.
La gente, disgustata, urlò “Per carità e oh, Signore mio!”, deturpandolo d’ortaggi coltivati dal loro allevamento di porcile.
Ma ciò mi rende sol che più forte e ostinato a chiuder le lor boccucce, e la mia apertura mentale non si lamenta di “barche che vanno” e andar vostro mostruoso in vacca, ma mandarli a fan…, come sempre fanno, d’affanni, in cul’.
Un mio amico di Facebook viene “seppellito” d’offese perché ebbe solo il coraggio di scagliare la prima pietra, incolpevolmente, sul Papa da dimissione e da messe vetuste del Medioevo più nero oggi ancor di moda nonostante i volti “mascarati” di “candor”.
Vanno solo che massacrati!
(In)consapevole del “danno” provocato “alla leggera”, tanto nessuno darà credito a ciò (non) scritto e mai letto, sarà da chi di “dovere”, continua nell’attacco.
Lo assediano e si barrica nel post-o più protetto al fine d’ergere il profilattico a contraccettivo giusto e “Me lo meno” contro quest’amena umanità di “uomini” ancor indottrinati dai riti cattolici.
Per tutta la settimana, parati di lavor-“avorio” che copre le magagne da magnoni a “imbiancarle” di pezze e “Che gran pezzo…”, si nascondon per poi rito(r)nar canterini, come l’usignolo fra le gambine dopo gli sgambetti, nel Giorno festivo, oggi propiziato d’intera settimana sanremese.
Sanremo, atroce esibizione della medietà più assoluta dell’italiano che canta con la congiuntivite della camomilla alle meningiti e usa i congiuntivi con “assoluzione” a ogni carognata che compie nel gravissimo non capirci un cazzo “decoroso” di tutta, in tutina, inculata del suo “Avanti e volontà, se no datti al volontariato”, sì, un incosciente ch’ammira le cosce delle vallette con la latticina mozzarella del ritornello Grissin Bon-a”
E allora la dico io. Vero, Ratzinger si vergogna degli scandali sessuali, e non ha le palle per mandare al rogo inquisitorio questi vescovi pedofili.
Così, ha assunto il chirurgo di Mickey Rourke, per assumere le sembianze “addolorate” da patibolo “recitativo” d’un tramonto che fu “Capostipite” delle nove settimane e mezzo più fighe Basinger in cui cementò la base del suo trono “durato poco”.
Sì, ora basta.
Volevate me?
E io violento voi, volenti o nolenti, sarete appesi all’albero della mia cuccagna!
Quindi, il cane si fionda da Jim Morrison lucertola e impicca gli idioti, quasi tutta l’Italia in Generale.
I caporali rappresentano l’esigua percentuale d’una maggioranza totale che dà del minorato.
Eh sì, cantavano con Mino Reitano!
Preferisco la mia minchia ai minchioni.
Dato che, anziché mischiarmi agli stronzetti, privilegio un pigiare nell’elevazione di coscienza. Molti “machi”, con le damigiane, adesso voglion spremermi di “Sei come la favole della volpe e l’uva”. Sì, io, alle vulve per un “ramoscello” secchi(o)ne, ammirerò di più la vendemmia di pestaggio con tanto di “spaccarti” alla Van Damme.
Io aro i falsi oro e i falsari, rubo i gioielli di famiglia alle donne che non meritano l’anello ma un anulare e vivo di complanare, abbrustolendo il mio “pene” nel pomodoro da schiacciarti sul naso, mio bugiardone gran maial’.
E stai attento che non t’afferri e ti stiri. Perché poi “tirerà” solo il tuo carro funebre. Il pelo di figa?
Diamoci un “taglio” subito. Faccio un baffo a Jack squartat(t)tore, di mio proprio me ne sbatto, senza star a patire i guai per queste “guaritrici” con arie da infermiera.
Mi tenessero fermo se non vogliono che le “raffreddi” di piazzato rovente. No, non le fotterò lì, proprio le butterò nel cesso, di tir, appunto…, allo sciacquone e alle sciacquette.
Mi chiamano “Lo squalo”. Una provò a squagliarmi. Se l’è squagliata dopo averlo visto “venire” in mille quaglie. Sì, io mai raglio, tu sì. Quindi, impara a guardar ove cammini se ancor vorrai che “voli”.
Avviso importante per i miei amici. Le femmine sono come la cristalleria. Se rompi, scassano e devi scoparle a terra. Dedico una poesia sensuale a una, che replica di “ripicca” per impiccarmi e dar fuoco alla mia erezione.
Perché, perché hai 50 anni? Ne dimostri venti di meno ma, quest’inesorabile differenza d’età, m’induce a esser cauto, a calmare anzi il fuoco che sento sibilare nelle mie vene, ché “sguaierei” il mio corpo per annusare la tua femminilità suprema. Bionda, in gonnella “permalosa” al vento, nera ad avvolgere, impermeabilmente-penetrandomi, gambe amorevoli già di svenimento adulatorio, fra mani a “brancolare” per non ovattare la forza del mio sesso, e ti lustrerei di passeggiate bollenti, osservandoci in un viale di ricordi, smorendo fra gli alberi d’un bosco al pertugio dell’odor selvatico. (T)ssere “retorica” tra le foglie, sfilarti gli slip e intingere il tiepido mio innalzare il calore a scroscio di “lagrima”.
“Ella” risponde che mi piscerebbe in faccia, in quanto, reputandomi un cafone, mi dà della merdaccia.
Eh sì, vai a esser sincero con queste troie ipocrite. Ne rimedierete solo un buon pasto “caldo”.
Ripeto per i miei amici più intimi il messaggio sottostante, che “rinverrete” sopra, e stia solo zitta la mentecatta, d’errata corrige la scoreggerò senza mutande, ma evacuandolo così:
“Non mi pareva d’averti s-fatta in modo indelicato, anzi. Era solo un assaggio, mignotta. T’ho adocchiato l’altra Notte, ne stavi gustando tanti, e a me non va giù che fai schifo al cazzo”.
Il discorso del “Pappa e ciccia”
Dopo lo sfogo dovuto e “dovizioso”, Domizia, amica delle “liquirizie”, ascolterà il mio “goffo”,
non gufate!
Scrivo in orario 18.07 di tale Sabato di Carnevale, ove a Venezia si mascherano in Piazza San Marco mentre i piccioni cagheran in testa a un Johnny Depp di The Tourist.
I turisti devon star accorti, c’è sempre un Christopher Walken per trappole di Cortesie per gli ospiti.
Quindi, inutile miei omosessuali fingervi fighi quando siete già stati inchiappettati come il bisessuale Rupert Everett.
Fra Rupert e Dylan Dog, preferisco Catwoman.
Rupert ha sempre avuto fama di sciupa-ossobuchi, eppure ispirò Tiziano Sclavi per la Bonelli.
Infatti, a(n)ni fa, lo fotografarono con Tyra Banks.
Eh sì, la vita è un bordello. Oggi un uccello, domani un altro.
Oggi tocca a te, domani a me mai.
Io tocco eppur di mano morta mi “arrocco” d’allocco. Finto nelle finte e nella fibbia “affabulo” da lupo.
A parte le s(c)emenze, inaspettatamente vengo corteggiato da molte ragazze. Sta “tornando” il corpo mio che si fermò ad Eboli, e non bollì molto. Ah, tante bolle di sapone a bollir in pentola, ma poche “cotte”. Già, mi scottai per “averlo adoperato” d’olio in padella.
Anche in Pannella, identificandomi nei suoi discorsi sull’aletrità da politico contro gli altarini ma poco al(a)to nell’impennarlo.
Sempre arrabbiato, di “penne”, quanto masochista di digiuno della “fame”.
Insomma, un “Gesù mio!”.
Ieri sera, discussi con un mio amico del detto “Sei un povero Cristo da latte alle ginocchia”.
L’aggiunta del “parzialmente scremato” l’ho buttata io in mucca io per rinverdir la valle di lacrime.
E di creme da noi nel formaggio…
Cristo, asserì il mio amico, fu invero un viveur, soltanto che era predestinato alla verginità, quindi, sebbene Mel Gibson gli abbia piazzato le tette della Bellucci, (non) ebbe passion…
Monica sta ora con Cassel, un francese che si crede Robert De Niro.
Tanto che, nel terzo Manuale d’amore, il Bob spronò il vecchietto mai domo, e la mise incinta, con tanto di Giovannino…
Ah, ce n’è da raccontare. Non c’è fretta. Miei fedeli, non abbiate fiducia.
Le elezioni s’appropinquano e Berlusconi sta già pubblicizzando la sua oratoria con prediche da oratorio per poi, di pube, sempre orale ad acchiappar altre chiappettone. Pare che abbia “imbucato” anche Barbara Chiappini, con tanto di “seggio” da scrutinio segreto nel “voto di castità”.
Berlusconi è un cazzon’ e questo si sa. “Identico” al quartiere in lui incarnato di Spinaceto, loculo romano ove va a coglier le innocenti e ingenue quando il frutto non è “maturo” ma per lui già durissima.
Sì, pare che raccolse le “nespole” della Carfagna in tale periferica “zona nera”, malfamato la fiutò e, alla locanda “Tre peti per l’uomo in pectore”, ben di prugna la “espugnò”.
Con tanto di dolce finale, il marzapane per darle “manforte” di raccomandazione dietro “biscottino”.
Costui, deve star solo che rinchiuso ove Napoleone morì.
Mi tengo la mia “isola” da Peter Pan e non mi deve rendere un Uncino. Altrimenti, gli toglieremo anche l’ultima cena e lo spolperemo nella sua testa di rapa, offrendogli il desiderio del condannato a morte: “Una banana in segno di specchio alla sua che ammaestrò le scimmiette, un caco da verbalizzare…, e due mandarini come le sue palle sempre in mezzo a Meloni, pompelmi, Maroni, tromboni, Sgarbi e Brambilla-bambine varie. Sì, si chiama natura morta”.
Sono il Caravaggio.
Avanti coi carri armati!
Se tu sei nato con la camicia, non usare la forza.
A morte!
A parte gli scherzacci. Concluderei così, questo è il Conclave…
Non Morto un Papa, se ne fa un Nosferatu Batman
Ora, pare che l’ultimo episodio della saga di Nolan sul “pipistrello” non sia piaciuto, anzi abbia scontentato in parecchi. Avevan già apparecchiato, con tanto di nonno sull’apparecchio ma non “sentirono” soddisfazione, terminato il “lutto”.
Quindi, ci sarà un nuovo film, da me diretto e interpretato nelle vesti del Bruce Wayne.
Sarà, posso darvene un’anticipazione, una storia senza senso.
Nel 1995, tal Stefano Falotico era un bel ragazzo, spigliato e brillante, poi fu spogliato da dei polli e stava per esser cucinato.
Quando la tavola del bandito sembrava imbandita per il sacrificio “supremo”, qualcosa accadde.
E caddero tutti giù per terra.
Ora, la trama è ridotta al massimo di me ma, la figuraccia dei figuranti, che poco potevan competere con il sottoscritto, “Il più grande”, non ha eguali nella Storia.
Ho detto tutto.
Anzi: il lavoro nobilita?
Sì, certo. Ma, se vuoi ammazzare uno solo perché sei un pensionato con la panzona piena, può succedere che lavorerai ai forzati. Già, prima del lavoro, c’è la vita.
Ricordatelo.
Fratelli, chi ha orecchie per intendere, intenda.
La serva serve.
Servitù, sono Artù.
E dunque, ivi, narro voi quanto v’inaridiste e di narici non aspirate il profumo della Donna quando Ella, al (cos)petto di me, “sfoglia” il suo corpetto e mi rende corpulento, attenuando le mie aspirazioni da Dalai Lama nel nutrirla di “bacco” prelibato come Dio quando donò a Eva la mela del Peccato, “luciferizzando” per ottenebrarla nel momento in cui abboccò dalla bocca d’un Adamo illuso e severamente punito nel piantonarlo, da piagnone, nella Terra dei “meloni”.
Come Artù, estraendo la spada e infilandolo nella “fessura” di Ginevra, assunsi (altro che Assunzione di farmaci e Immacolata) il “potere” del suo leviatano “elevarlo”, per poi togliersela e far sì che lo tradisse, di prova d’Abramo, al Lancillotto, suo “apostolo” peperino che leccò le sue pere
Artù son io e ne ho viste di “cotte e di crude” in tal nuda realtà. Di prostitute Maddalena che al calar del Sole “ercolizzarono” un alcolista per abbindolarlo dentro la “su(sin)a”.
Di giovinastri tutti stropicciati dietro musica americana che storpiarono “adattandola” alla loro dislessia da “grammar you need”, con le gommine da masticare su “pneumatici” vuoti mentali del fracassarsi dopo una festa un po’ “alticcia”.
Di liceali, figli di cotanta borghesia, davvero “egregia”, già istruirti ad ammansire il gregge delle “pecore” per giochi pseudo adult(er)i d’una perversione precocemente latente, di come se n’allattarono, grondando e “inondando” nel “Dammela e bela-bevitelo” fra “benedette” d’una Domenica menzognera nel din don dan delle campane del parroco e fra boccole d’arricciar di “primo pelo”.
Davvero ragazzi “primizia”, alcuni dei primini, altri proprio dei “primati” da Guinness rossa su ingurgitarsela con tanto di botto petomane sulle ninfomani drogate ed Ecstasy d’estati a Riccione con tamarro a car(ic)o per una bottarella in compagnia d’orge “lodevoli” di 110 in una volta sola su 90-60-90 del “trenta” centimetri.
Ragionieri autocastratisi fra un castrato a Natale e un “alberello” che non è tanto “addobbato” di lucine multicolori, oserei dire “erogenemente” poco incandescenti al groviglio selvatico delle spine senza “rose”.
Psichiatri a cui ho solo dato dei calci “rassodanti” di Pro(teine)Zac taglia suggestione al chimico lor “amputartelo” e, d’occhio per occhio, dente per dente, rubar loro la moglie che fa l’amore Milf più figlia del dottore con le civette sul comò.
E ho visto navi da combattimento non abbattermi per mari e per monti, ché scalai l’Everest e salii in vetta al Sinai, scippando i dieci comandamenti e redigendoli a mio modo di “vederla tutta” da a-sceso Illuminato.
1) Non avrai altro idiota al di fuori di me, mia Donna. Gli altri non sono Io.
2) Nomina l’Innominato ed egli ti salverà mia Lucia Mondello. E, da mondina, imparerai la montatona.
3) Ricordati di ficcare anche quando non c’è la festicciola. Puoi rimediarla senza bisogno di bicchierini e piedini da combriccole. Ti daran del briccone, ma godrai d’una gnoccolona, prima o poi.
4) Onora il padre e la madre di Sidney Lumet. L’unico che ha avuto il coraggio di mostrarci il culo di Marisa Tomei, “Sodoma” come avete sempre sognato. Quando vedo un B di tal livello, non ho rispetto per me, e abbaio.
5) Non uccidere ma alle megere servi il “gore”. Nel senso di sangue e non di Verbinski, uno che fumettizza troppo e non affumica.
6) Commetti atti impuri e non te ne vergognare. Altrimenti, se agogni a quella e lei non si toglie per te la gonna, come potresti rimanerci? Almeno, sparati una sega.
7) Non rubare e non regalarle un rubino. Poi, ti chiederà un diamante. Non hai i soldi neanche per la “pompa” di benzina…
Ottovolante) Non dire falsa testimonianza. Sii come Pacino di Scarface, “Io non mento mai, neppure quando dico le bugie”. Uno stronzo che ha i coglioni a differenza delle mummie.
9) Non desiderare la donna d’altri. Scopatela e basta. Quel che importa è che non lo sappia il marito. Se no, saran amari.
10) Non desiderare la “roba” d’altri. Finirai eroinomane.
Lunga vita ad Artù!
E congedo di tal aneddoto.
Un Principe elevò la coscienza per non immiserirsi fra i cretinetti, ma uno stupido volle violentemente ritrascinarlo nella merda dei suoi prosciutti:
– A me stanno antipatici i principi. Quindi, da domani mattina, ti alzi di buon’ora e te lo fai. Altrimenti, la prossima volta che uscirai, troverai il mio cane fuori dalla tua porta a sbranarti.
Il mattino dopo, codesto, sempre destissimo, sveglio moltissimo, morì d’infarto.
Non aveva compreso che la non violenza di Tom Stall, la sua “dolcezza”, era un modo per vivere al di sopra delle frivolezze collettive, pregne e malate di stupri “candidi”, di gente che telefona alla tua ragazza e la minaccia carnalmente perché si allontani da te.
L’orco non aveva previsto che il cane sarebbe stato strangolato dal licantropo. Nessuno può arrestarlo.
E, terrorizzato dall’Uomo lupo, crepò prim’ancora che potesse toccarlo con un dito.
Ora, guardate Nic Cage, passano gli anni ma diventa sempre più un androide. Patisce alopecie androgenetiche, si professa telecinetico e al cinema tutti lo adorano in quanto esemplare della faccia di cazzo dei loro limiti.
Io non ho alcun limite. Son io che (l)imito te e, se non ti va a genio, lo divento di più.
Io do il buon esempio fra le tempie e gli stempiati. Come Cristo ammaestro nel Temp-i-o, e ti fotto anche con piogge di sperma piovigginose di tempesta. Sì, non appestarmi se non vuoi esser (s)pelato.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- Re per una notte (1983)
- The Score (2001)
- Killer Joe (2011)
- I cannoni di Navarone (1960)
- Papillon (1973)
- Il braccio violento della legge (1971)
- Insider. Dietro la verità (1999)
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