Preambolo allineato alla faccia porcellina, da “salvadanaio” e anche da “salvietta” post operazione chirurgica, di Mickey Rourke. Di Lui parliamo, no?
Tremende socialità nello spargimento di spari terrificanti aspergenti nel detergente dell’assorbirlo nel femminile, lo sconvolto nemico chinò la guardia e sorseggiò un amaro Chinotto, con famiglia inchinata e afferrata dal “cappio” ai piedi caprini
Analisi della nostra tanto vostra amata society, luogo che defenestrerei, gioendo d’una pace da eremita su “ballerine” mobili dentro le cosce mie in minigonna, con “chiuso” di miniatura, da garbare nell’intersecarle a un “sofisticato” tal sofismo:
“Ove soffio, dentro la pelle di te, Donna, ti struggerai depurata dalle impurità di tuo marito, nel beneficio d’una figa vivaddio a te nei diletti sopraffini da cagnolino Fido nella gatta affidabile”.
So che molti m’odiano, attaccabrighe che, scelleratamente, vuoi la vecchiaia lor non coercibile d’una giovinezza nei rimpianti di pantaloni sempre “a modo”, mi furon e fiondaron piantagrane e guerrafondai di granate, il cui “ingegno” culminò negli insulti a me, il sottoscritto, per sottomettermi al non “metterlo”. Invece, fra tante “gaie” ipocrisie, ove gli spergiuri s’affiliano al luogo comune, le verità emersero allucinanti, illuminando proprio le teste di rapa d’ogni “rasata” (al suolo per se stessi), barbarica, appunto, intimidazione ad assoggettarmi a questo delinquenziale status di symbol sempre “prodighi” di mendaci consigli per “merendine” assortite delle tavole (im)bandite.
No, con altisonantissimo, “gentile” sdegno, con “cordialità” senz’alcun timore reverenziale, io scoreggiai a costoro, vilissimi impostori e signorotti di prediche da “buoni pastori”, e di mio “flauto” sarò irrefrenabilmente detonante e irreverentissimo a tali “reverendi” subissati nelle regole fascistoidi, acciuffando i loro moralistici pistolotti e “inveendo”, di vene ben “affinate”, ai lor pistolini.
Tante cartucce “sparano” quanto se lo “parano”, sparlando a destra e a “manico” dietro il ricatto del pezzo di carta a cui, “in culo”, come Totò me ne pulisco d’igienica, ché genio d’una scuola che non necessita d’assetarsi nella loro fame (in)dotta, a mio avviso distorta da torcer di braccini spezzati per spiedini alla brace, senz’amorucoli ruffiani da “Baci e abbracci”. Sì, al taralluccio e al vino, ho sempre preferito il mio “eroino” De Niro, e non intendo rammaricarmi per ammainare il mio ne(r)o a castigarlo nei delitti anneriti dell’omertà perniciosa. La caccia alla pernice, infatti, è per me sinonimo di pietra pomice, a cui prediligo il mio pomo d’Adamo senza calli e caligine, ma urlo a diveller giugulari troppo da giullari. Ah, questi son come una zia da ripulire in lavastoviglie, rotolandola nel “fango” dei suoi lavaggi mentali con tanto di sputo smacchiatore a 360 gradi nell’infilar a 90 una mia forchettata col forcone. Sono Louis Cyphre, amo Angel. Eh già, sono un Rolling Stone che simpatizza per il Diavolo…
Sono un furbone? Certo, amo le volpi quando sgattaiolano nelle “tope”, quando un lupacchiotto le assale affinché non “salga” nelle chiappe. Io salto addosso a tutte di saliva, come Mickey Rourke e non me le ingoio.. Picchiatore, scopatore col trattore, pugile della mia vita, e non tollero chi mette mano al mio viso. Poiché sono trasformista, oggi scompaio, domani ti faccio il “paliatone”, e ieri mi son fottuto tua sorella nella mia riscaldatissima “minestra”.
Poi, siamo andati alle giostre del “Luna pork”, Lei mi chiese lo zucchero filato, ma la spedii nella casettina degli orrori, optando per una farfalla più fresca, “pescata” di sue pesche nell’attrazione chiamata “Il bruco evolve nei buchi, a differenza di chi si buca”.
E il “mio” se la “buscò”. Fra una coccola e l’altra, volle anche la cioccolata della locanda “Mescolando va tutto il frappé”. Un frate geloso ci guardò, e io gli rubai la “monaca”. Suonandogliela di armonica.
A parte questa maialatella, meglio le tagliatelle. Sì, prima o poi, Mickey… incontrerai una che te lo taglierà.
Meglio la panza. La panza si sazia e non corre il rischio del rasoio. Al massimo, se sono lunghe, usa il coltello. E nessuna te lo sminuzzerà.
Fidati, sono l’Uomo che ama il formaggio, non le trappole. Sono come te, Mickey, però mouse.
Ieri Notte, contattai una Escort chiedendole l’indirizzo del suo amante che m’ha denunciato per averlo “cotto” in flagrante e “sformato”. La buttai giù giù, d’altronde è una battona, sebbene provai ad abbattere “lei” e il pappone con tale battutina: “Se la tua Escort entra in menopausa, io sono il tiramisù”.
Non capirono un cazzo, quello dei clienti, però, sì.
48 ore
Rourke nella parte di Nolte. Ci poteva stare. Entrambi sono la cartina al tornasole dei pugni dati e presi.
Brivido caldo
Si rifarà con Orchidea selvaggia.
L’attimo fuggente
Rourke nella parte del professore Keating? Ma che sta’ a di’! Ve lo sareste visti in cattedra?
Perché no? In fin dei conti, ha la cultura della strada. Infatti, è un culturista, parafrasando Nino Frassica. Sì, alla lavagna, egli scrive col “gesso”, delle ossa spappolate da sue concubine che glielo strapparono di “Capperi, mio Capitano!”.
Rourke è uno da “cappelle”. Infatti fu Francesco per Liliana Cavani.
Grindhouse
Prima che andasse a Kurt Russell, Quentin voleva il Rourke. Sì, bello rozzo, stronzo, cafonaccio, puttanierissimo, paninaro, cazzarissimo. Ci stava di “Bruto”.
Gli intoccabili
Elliot Ness al posto di Costner. Ruolo invece calzante. Rourke piglia Capone, sempre De Niro, e urla da meridionale alla sua testa da Lino Banfi un “Cì vulev’ pigghia’ pe’ fess’?.
In carcere, salutam’ mammet’!”.
Quindi, esce dal tribunale e si fotte il giudice, toccando la giuria, composta da varie donne gloriose.
Sì, sono come Mickey Rourke, duro a morire e certi ebetucci me li mangio a colazione, regalando loro le chiavi del carcere a cui li consegnerò se oseranno ancora infrangere le mie perentorie scelte, lontane dalla loro squallida borghesia di amoretti, stronzetti, fetentelli, pasciutelli col ciucciotto, madri castratrici, padri lobotomizzati da una televisione scosciatrice nei loro capricci arricciati di fiacca crassezza ripugnante.
E ostinatamente li combatto, senza batter ciglio. Anzi, rimarcando, per filo, segno e “spago” ogni altra porcata.
Consegnandoli al verdetto finale a modo mio di berretto verde.
Giustizialista d’un impressionante monito pauroso.
Mickey è il posacenere “coniato” dalla tanto biondona Kim Basinger, l’emblema della “bellezza” all’acqua di rose. Ogni mattina beve acqua Evian e poi si depila col “dentifricio di qualche ganzo di Beverly Hills. Non è un’attrice, dubito che sia una donna. Era sposata ad Alec Baldwin, ex “figo” oggi in pigiama stronzeggiante su faccione “simpatico” da “Buttiamola nel patetico”.
Quindi, aveva ragione, come sempre Mickey. Le assaggiò il seno da Joe Cocker, cagnaccio che stuzzica e pizzica di piccantino negli spogliarelli al sesso suo misogino.
Mickey lo vogliamo così, stronzo, animalesco, sudato, sbagliato, semifreddo al gelato di pistacchio sulle fragoline delle pubescenti, cresciuto male, spericolato, guance da guasconcello di guanciali ove tira i capelli in posa da dominatore senz’arte ma in “quella parte”, punto G delle sue nevrosi, arguto bicipite di “deltaplano” strozzato nell’alcol pusillanime a sputarti in faccia. A sputtanarti dalle tue troiette, da Stuntman Mike, incubo peggiore delle sciocche, del suo petto color albicocca a “scoccartelo” nel didietro con fare di tutto tirarselo nel giubbotto che ti dà delle “botte”.
Al che, una mignotta mi s’avvicina, come dico io, da micina. Annusa ma poi “struscia” questo:
– Sei pazzo!
– E del mio cazzo non te ne deve fregare. Altrimenti, non mi freno e fermo le mani del tuo cliente abbottonato nella camicina a quadri. Io glielo squadro, e lo divoro da squalo. Quindi, “pappina”, datti al Plasmon prima di beccarti la sifilide del mio “plasmare” il tuo “amico” di miccia esplosiva.
Insomma, zoccola stai zitta e imbocca lo zietto. Basta, con gli zainetti, ingroppati questa zanna.
Sì, sono un “malato” di buffoneria nelle mie ore disperate.
Turbato, esasperato, dalle ragazze ossessionato che voglion solo ciò che a molte di loro non mostrerò, scrivo in modo ossessivo, patologico, anche scatologico, “defeco” le brutte fighe, faccio il fighetto e poi l’oca nei laghetti, spruzzando a tutt’andare nel “lacustre” mio Uomo Lombroso d’acque apparentemente chete su zigomi adirati per colpa delle zampe da gallina d’una senza ovuli, scovo chi vuol sculacciarmi, m’inabisso come una medusa e trombo anche le corna alle muse mie ispiratrici nell’aspirare, di trombetta, ciò che è “proboscide” quando, pachidermico, eppur spinge nelle muliebri epidermidi, dormo e, nonostante tutto, perdono.
Sì, una coppietta s’apparta, aspetto l’attimo “giusto”, poi spalanco la portiera e assalgo il manigoldo col fazzoletto delle di lei mani lorde, quindi urlo: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Il Signore sono io. Tocca a me maledire di ditina”.
Dopo di che, non so come, sgommo e lascio il “marchio”, imbrunendo nella Luna che ulula un’altra inculata.
Non si sa se mia o “preso”.
Ricordate: c’è solo un Uomo che appare come Clark Kent e invece è Superman, doppiatore anche di stesso nella voce radiofonica che è più bella di quelle di Tonino Accolla misto a Filippo Timi più Paolo Villaggio a (t)ratti di Giancarlo Giannini paciniano ed emulazioni alla Diego Abantuono.
Costui è il messia. I quadrupedi sanno sempre la verità. E guardano la miseria umana nel recinto.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- Domino (2005)
- La promessa (2001)
- Man on Fire (2004)
- Johnny il Bello (1989)
- I cancelli del cielo (1980)
- C’era una volta in Messico (2003)
- Sin City – Una donna per cui uccidere (2013)
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