Archive for January, 2013

“Emperor”, il Trailer


22 Jan

La Roadside Attractions sta sfornando una serie di titoli, come al solito, da tenere d’occhio, irrinunciabili.

 

Questa volta è il turno di Emperor, con un Tommy Lee Jones, letteralmente e in senso “armato”, da prima linea.

 

Oscar per Lincoln alle porte e doveroso trailer per cavalcare la promozione della statuetta?

 

Tommy Lee Jones, un attore che, come ho ripetuto più volte, da almeno una quindicina d’anni, non sbaglia assolutamente un colpo.

 

Tanta robetta fra e prima de Il fuggitivo, ma chi lo discute, adesso, è un irriconoscente da “rogo”.

 

 

(Stefano Falotico)

Oscar 2012 Preview by The Weinstein Company


22 Jan

 

Ecco gli Oscar contenders, alcuni (mi sa…) che son stati scartati dalle candidature, o sbaglio?
Mah.

Silenzio. Una favola di Edgar Allan Poe


22 Jan

Silenzio alla Poe-ta

Fratelli della congrega, so che la società vi sta direzionando verso risate smargiasse da combriccole a me assai intollerabili.

Da anni, nonostante titubanze, arretramenti e mentalità retrograde che vollero incupirmi per sbranar il lupo in me sempre germogliante e or rifioccato, perseguo una linea inossidabile, il più altero disprezzo per chi disprezzò le mie scelte, corroborate di notti a immaginarmi pasciuto nelle vostre valli di lagrime, ove rassodavo i miei glutei in totale sfacciataggine che fischietterà sempre infischiandosi dei fiacchi, dei fianchi e dei vostri fiancheggiamenti.

Sono erede della tradizione lunare, e non intendo, sebben provarono a tentarmi, e dir che ne fui quasi quasi attenuato, a farmi retrocedere. Invece eccedo, insisto nella mia resistenza forse a non esistere ma che di tal moltitudine infelice non sa se soffiarsi il naso o sbugiardarli nel Pinocchio.

Io nudo, io che scalzo le mezze calzette e tutti obbediranno alla inviolabile legge del mio fragore, dei miei frastuoni.

Udite idioti la voce del Signore, e non inveite di sbeffeggiarla ché, da dietro la tua testa, potrebbe rasarti il cranio nel frantumarlo.

Signori, colui ch’è, un perché qui:

Adoratori miei, il trono è nostro.

Orsù, cavalchiamo. La Notte è lunga. E va addent(r)ata.

 Recito da “favola” o no?

Siamo Stallone nel “Grudge Match”


21 Jan

Ama San Silvestro ma nel bosco silvestre spinge di più muscolo

Fratelli della congrega, so che state patendo. La crisi si fa sentire e voi poco toccate i gusti della vita che fu. Quando, nelle locande dai nomi come “Maria educa al pan lievitato” oppure “Susanna t’offre la susina”, limonavate con gioia “tocciatina”, fra denti rigogliosi senza l’amarezza dei tartari ma lo zucchero con carie dei cariatidi oggi pieni zeppi di debiti e senza neppure la zuppa.

Sì, quella zuppa, assieme un bagno euforico di “bollicine” con tanto di latte caldo e pasti affamati alla Lucio Battisti, era lì ad aspettar che “affondaste” il cucchiaino per “liofilizzarvi” nelle pa-pi-lle gustative. Invece, ora siete stanchi, non prendete sonno, vi rivolgete a psicologi che possan attizzare anche la “cotoletta” della mozzarella oramai smarrita di quando, segaioli, sfogliavate le margheritine, sperando che Lei vi fosse prato da deflorare. E, così, siete regrediti alle canne. Vostra suocera prepara i cannelloni, ma mancano gli spinaci del Braccio Popeye.

Siete solo dei “Sofficini Findus”, impanati nel “pesce” che non sguazza più in nessuna.

Oh, Capitano Achab lascia stare la mia balena, io morbido son “Dick” di “stecchino” nelle acquose femmine, nella musica elettronica di Moby io smuovo i mobili della figlia del dottorello, presentandole ogni Notte l’uccellone rapace nel v(i)olarle capacissimo.

Vengo da un’epoca lontana, in cui l’Uomo amava la Donna senza metter becco nei d(i)ritti per la sua parità sessuale, ma la “imboccava” con un lavoro “duro”, “mantenendola a galla”.
Un po’ giallina prima d’arrossirla… nel bucarla.

L’Uomo s’alzava… di mattina tutto affaticato dopo la figata della Luna oramai in Lei “andata”, si sottoponeva agli impegni quotidiani, rincasava, leggeva il giornale con leggerezza, sorvolando sulla cronaca nera per non intristirsi, registrava Alba Parietti scosciata del consueto appuntamento domenicale, dopo messa “benedetta” che urlava rabbioso pensandola penzolante di sue calze nel segno della Croce del maledetto Gianluca Vialli che tutta “violona” la fornicava sampdoriano e insaccava di goduria, si consolava con una favola dei fratelli Grimm e poi coccolava la sua bella, raccattata alla sagra del “Siamo uniti almeno in matrimonio, le feste de L’Unità ci stan rendendo poveri anche per un giro in giostra, facciamo i nostri cazzi, le ciambelle non riescon col canestro, evviva le ginestre, evviva le corse campestri, dai scrolliamo nei campetti, campiamo col campionato”.

Date retta a me, Uomo che s’allena e non s’aliena, perché conosce il Mondo e ogni coscia n’è mio muscolo del “basso” addominale rinforzato nella “panciera” nel lilla là a planare.

Sono uno Stallone, fumo e mangio la cioccolata.

Chi non mi ama, non è una Donna. Sarà un gelosone del mio golosone.

Ma, come le mie donne, anche “lui” lo prenderà in quel posto.

Di scemenza voi vi corroborate, io spaparanzato do dello scemo quasi a tutti. Perché sto al tavolo e intavoliamo, senza Tavor ma di pizze mie al taglio nel farcirle di “manico” vincente.

Qui sopra non c’è la rima ma, sotto, io non l’assolvo. La rendo assonanza del mio “a sonagli”.

Chi non mi ama, è proprio colui che poi ricamerà per uccidermi.

Parola del Cristo allegorico nel farti il ghirigoro.
E ricorda: sciogli il bac(i)o quand’è da trasformarlo nello svilupparsi. Altrimenti, sarà tardi ma le tardone neppure t’attraeranno. Dal tirar parte tutto, Freud “lo” sapeva e “junghiava” di pi(p)pa.

Un babbeo mi ricatta per provocazioni, salvo che lo defenestrerò assieme alla sciocca delle sue coccoluzze:
– Nessuna te la dà.
– Può darsi. Tu lo dai?
– Cosa?
– Il pugno o la pugnetta? Insomma, getti la spugna?
– Vai vai.
– Ove vado io tua sorella non sa. Sai, tutto fa salire, è di malaffare e afferra il “bene” di chi la paga con il pene.
– Cioè? Si tratta d’un gioco di parole?
– No, di prole. L’ha ingravidata anche il parroco del comune “Marina, somara, suona le campane delle olive ascolane e, nel pascolo del gregge, fa, di bavetta, la brava con lana sul pastorizio tutto rizzo”.
– Che cazzo dici?
– Il tuo sicuramente non parla.

San Patrizio!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

 

Guardate, godete ché i piaceri della vita sono un giubbotto di pelle marrone alla Stallone di Grudge Match nel De Niro a scont(r)arsi, le sigarette Chesterfield, una Donna che aspira e la Nutella che le spalmi.

 

 

“Red 2”, il Teaser Trailer


20 Jan

Dopo lo straordinario successo del primo, la banda capeggiata da Bruce Willis, con ai suoi “servigi” i prodigiosi John Malkovich ed Helen Mirren, fra gli altri, sta tornando.

 

Cambio di regia, stavolta affidata a Dean Parisot.

 

E una graditissima new entry, il grande Anthony Hopkins.

 

 

Gustatevelo!

 
(Stefano Falotico)

 

Joe Pesci


19 Jan

Joe Pesci, l’Uomo che vorrei essere, perché la società l’ho sempre sonoramente ripudiata, esibendo il mio sorriso d’antan con capelli torvi nel “comico” a irriderla

A mortacci Hollywood scema, scempio di tante teste, che io ammattisco come mio cugino Vincenzo

La società è sinonimo di letame. Molta gente, volente, per di più violenta, se ne stupra, in quanto nata stupida. E s’affida alla scienza ché sia esatta come l’esattore delle tasse. Di mio, posso augurare solo un pugno in faccia a tali m(ai)al (issimi-ossimoro di me contundente e non contuso) dicenti, mi malediranno ma avrò conquistato migliaia di donne, anche “spaparacchiato” senza pipette ma come una pantera di piumino docilino e anche spuma nel sobrio “snocciolarmelo” intinto e non nelle tinte unite di tal dei tali, sempre a tagliarle. Vanno cuciti di bocca e imboccheranno solo la mia strada, cioè la mia cerniera aperta di patta non piatta come i neuroni sfigati dei loro crani ascritti al sottoscritto, non Alba Parietti nonostante fu un fondoschiena di chine da elevare per decriptarla nel geroglifico-figona, esaminati con occhio clinico nel bulbo delle loro circonlocuzioni “linguistiche” da oratori delle proprie adorazioni e dei rapporti “orali”, e incanalati ove più l’inseriremo, così che non inseminaronno per altra prole di porcili.

Da anni, vengo “pedinato” da “fattorini” della vita “Quant’è bella la schiacciatina salata nella dolce Nutella”. So che il mio uccello non è docile e non si plagerà a queste creme da me evacuate di lor stessa abbuffata. Io, gaglioffo, tendo al pigro ma mangio la cioccolata, calda quando Lei, di cucchiaio, lascia che penzoli…, sporcando la tovaglia ove mi mette sotto nel sbavarla.

Conobbi una, volle violarmi nella verginità. Fu sverginata. Come ac-cadde non si sa. Non fu piccante ma un balzo “spiccato” giù dal balcone, nel suo grido “Evviva il parroco!”.

Il parroco sono io e pretendo il Don del Padrino.

Oggi credo che il mio avvocato, dopo insistenze abbastanza intollerabili che reputiamo, di comun accordo, poco accorate al me più superbo e intoccabile, abbia contattato chi di dovere per un chiarimento sulla persona che sono.

Le idee van diradate a chi persevera recidivo. Accomunandosi alle versioni filistee delle filigrane a chi (non) sei. Tu lo sai? Allora, sei un fessacchiotto. Nessuno può saperlo, al massimo può usarlo. Dei filibustieri, non mi stupirei se, domani, leggessi sul giornale che son stati “sfilettati” per aver infranto il codice dei viali della solita prostituta che deridono e dalla quale stavolta verranno… denunciati nel furono di furto non tanto furbo né tantomeno a dar di denaroni. Ella li deretenarerà senza tenerezze di sorta. Da sorcia. Insudiciando loro alle suole dei suoi tacchi, da scalzare solo se sei Joe, uno che non dorme, ma fa sì che costei pigli(erà) e, senza pigiama, pigiando lo rimpinguerà.

Furono perché penso che, al di là dei debiti insormontabili che dovran rimborsare da strozzini delle dignità altrui, avranno un’altra gatta da (non) pelare. Ah, penuria di calura sarà, e arsi s’abbrustoliranno al freddo d’una celletta con delle cenette e dei secondini a trattarli da pipini molto “primini”.

Per codeste ragioni, eludendo l’ordine “sacerdotale” di questa società annichilita allo schiavismo, intendo privilegiarmi da Principe, ordinando spaghetti giapponesi anzi alla rosticceria cinese per succhiotti alla cantonese con una a mandorla nel pollo al limone del marito da me s-fatto come i ravioli al vapore e alla piastra.

Sono il pipistrello.

Ma anche un goodfella:

sì, bando a Bruce Lee. Tanto di fisico perfetto che perì di “coitus interruptus” dell’embolo in testa per troppe riflessioni ascetiche. Già. Ove l’Uomo si “buddhizza”, ci può scappar il budino del cervello. Che, fritto, scoppiò in men che non si dirà. La leggenda va rispettata, gli addominali lo sanno. Mai bisogna esagerare ad attenuarne la “grassoncella” naturalezza della vecchiaia a venire.

Prendiamo Stallone Sylvester. Ai tempi di Rambo, il suo corpo, liscio come la noce di cocco, attraeva il gentil sesso, affascinato/a da questo marchingegno muscoloso d’espressività monolitica a render stolti gli altri. E se ne affamarono come ludre, come ossesse, appunto. Fin all’osso.

Ma, col passare degli anni, Sly mise su il gozzone, poiché di troppe tope s’ingozzò non rattoppando i suoi limiti mentali. A nulla varranno i suoi allenamenti, i lineamenti ormai non son più “bilanciere” delle sane proporzioni tra “figo” e “figa”.

Gli ormoni non fan… più rima con omone.

Quindi, dopo “oculate” scelte, opziono Joe Pesci a modello “virile”.

Egli sghignazzava nei film con aria melodrammatica, sviolinando le “coccoline” nel suo “gondoliere” di pompini, come in Casinò, in cui rovinò (sul) l’amichetto (Ilaria D’Amico è da fottere con amaca nel dondolo) per troppi scandali dello “spararlo” grosso, probabilmente rimpicciolito dalla “giusta” pancetta dell’età avanzatella.

Insultò Sam, lo coprì di offese “plurilaureate” alla scuola di Broccolino e, fra l’altro, s’accaldò con Ginger, la Stone Sharon che “innaffiò” da sudato lercione, nel divano spellante dell’animal mafiosuccio di bacioni col parrucchino.

Joe è l’Uomo, fidatevi, a cui s’arriva quando capisci che le donne scriveranno sempre lettere d’amore ma sono interessate solo a “metterlo” a letto.
Amano i “bambini”. E, fra un asilo nido e un uncinetto, ci stan le pedagogie del gigolò.

Come Pesci, io navigo nell’Oceano di questo Mondo infame e mi “gangsterizzo” a iosa, riempiendo d’insulti chi non mi merita, sputandogli in faccia con “sangue freddo” da nato nella camicia “lucertola”.

Così, m’avvento, eh gli avventi, avverto e spacco le vertebre con avveniristiche profezie a dilapidare il Tempo ché genitori “ambiziosi” d’un paio di palle stan “massaggiando” i figli alla “puledra” idiozia del corteo funebre di massa. Già distorcendoli a misura di adulti in miniatura, per cui la mia pen(n)a è infinita.
Sciocchi e vanesi io v’inveisco e, se mi andrà…, vi piscio. Non forzate i vostri pargoli a non dimenare i loro usignoli, ficcandoli in licei classici per una “cultura migliore” che li rinforzi. Giungeranno all’età della ragione “brutti” che pienotti, dopo i brufoli di versioni di latino e greco, e magneran come Alessandro Magno, suggendo il seno di qualche “conclamata” lodata in “Infermiera per l’infermo con le mani calligrafiche della litografia a memoria del savio sperma suo spumante oggi brindisino nel colorito pallido di alcolismo anonimo ed esangue nel salmo senza salamino”.

E voi, sindacalisti, sono il vostro Giorno del Giudizio. Tanto v’incravattate quanti “lacci” accollerò ai vostri colli, strozzandoli con i “baffi” di Costanzo Maurizio che scoscerà di doppio mento nelle vostre menti ove perdeste anche il demente simpatico ch’eravate, prima di “scervellarvi” per sbudellarvi d’invidie, pettegolezzi e velli d’oro alla “platinata” vostra abbronzatura sapor “putrido stintissimo da tonti che io torturo”.

Sono Joe, Joe Pesci, e mangio gli squaletti nel mare del manovale manesco a chi non rispetta il mio petto impuntato e compunto di shampoo secco, come le lavature nelle lavatrici alle vostre false educande. Sì, le metto a 90… gradi(sco) e poi le stendo ad “asciugarle”, dopo il “voltaggio” umidissimo del ribaltarle Notte e dì nei capovolgimenti di fronte, ove una Lei mi domina e poi la domo prono nei troni dei tuoni che squarcian il suo “sereno” e nel seder entrando di soppiatto dopo i piatti già detersi nelle mie stoviglie “insalivate” prima che il mio sem-pr-e serpentino salì e sale soprattutto quando il Sole cala sul mio “colarle”. Sono il collante togliendo i collants…

Basta coi collari, io cane, inculo!

E, nella Tomei, emetto da giudice nel suo sorriso da castoro che, eppur, me lo cattura. A gattoni, di minigonna nera, sbianca godendo della mia faccia da avvocato col cazzo verace!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Mamma, ho perso l’aereo (1990)
  2. Quei bravi ragazzi (1990)
  3. Casinò (1995)
  4. Mio cugino Vincenzo (1992)

Ogni Donna


19 Jan

Non mi scappa, non scopiamo ma ci sta…

Ama come mangi al cinema quando io, apparentemente, non ci sono: le ragioni per cui amo Scorsese e Eastwood – Questa qui è parente tua? Con me ingranerà la marcia delle “patenti” bollenti

Mi stavo grattando in multisala, guardando Hugo Cabret, e ritrovai me stesso dopo tanti malesseri. Tu non c’eri, quindi non puoi sapere. Tu saprai solo che non salperai, presto la tua testa salterà… applaudendo di “botte” artificiali. Ti sbudello di padelle!

Ragazzi miei della congrega, ivi riuniti in adorazione mia. So che molti eventi m’indussero a virar, da eremita, nelle “topaie”. Ma, dopo anni d’isolamento, mi forzai, con “sforzi”, dedizioni e abnegazione, a negare ciò che annerii e di nuovo spuntò di “novità”. Vi sputtano! Voi a zoccole andate, e a puttane va…, ne son conscio delle vostre coscettine. Prima o poi dovrete render la vostra coscienza al mio giudizio inappellabile, miei “scappellati”. L’orifizio, che vi servirò, sarà “prelibato”, cari che, di carezzine mucciniane, circuite le allibate col moccolo, attenti al lupo che in quel “posto” potrebbe abitarvi senza troppe coccole.
Chiamate pure la polizia forestale, anch’essa, nei fianchi sarà francamente “pulita” con inesausti colpi dal “silenziatore” calmo nell’entrar “annusato” solo d’un vago fruscio degli uccelli del bosco. Gli uccelli voleranno dagli alberelli e con soavità ne lasceranno “uno” solo, piantato nelle radici a “coltivarvi”.

Mi rinforzai nel silenzio, ammutinato nel muto, nuotando nella nudità. Sì, e fui costretto, causa sospetti, e “insetti”, a dichiararmi di confessioni sincere. Volevo farmi i cazzi miei? Anche questo, in tale società è proibito? Ah, capisco. Siamo obbligati a svolgere lavori non inclini ai nostri interessi e a quel che davvero ci alletta. Sempre solo una questione di letti. Allora, beccatevi un senza tetto e datevi alle tettone. Mi sa che è per questo che sniffate. Ah, vi conosco, prima il dito e poi il braccio… con la siringa, prima imparate ad allacciarvi le stringhe e poi stronzeggiate per decapitare chi non s’adatta al capitale. A me, del capitale, interessa solo Mad Max, lasciamo Marx alle lotte intestine dei politici italioti. Quelli stan ad ammazzarsi per la Carfagna, infatti è dimagrita. Fa schifo al cazzo adesso! Quindi, urge che, dai coglioni, presto tutti spariscano, spero che deperiranno. Oggi si spalleggiano ruffiani, domani potreste arruffarvi senza la palla vostra che io arrafferò. Di questi tempi, infatti c’è penuria di sudore sentito, la gente si dà al virtuale, si rassoda nei deretani a spaccarsele di masturbazioni oniriche. Ah, tutti dei De Chirico, dei surrealisti. Sì, ma vi siete scordati Scorsese e De Niro.
Era una coppia da leccarsi i baffi, mica queste fighelle con le borsettine. In mezzo son baffute, ma poi siam sicuri che non siano delle mafiose? Ne incontrai una, la spelai, scoprii, dopo appunto averla scoperta, che era solo una borsa col portafogli di un gangster. Non ho mai evaso il codice fiscale ma le rifilai gioie pasquali, più volgarmete dette di “dato senza datteri”, cioè un darle solo un calcio piazzato e non nuovamente in culo “inondandola”. Anche se lo sentì. Ora, sentimentali, chiariamoci, Io amo il Cinema, mi gusta quando tutto si fa angusto. E mi schiarisce le idee quando fa nebbia e non abbaia. Mi chiamo Gustavo, perché non posso dunque reinventar quest’imperfetto d’altri gusti? Basta con le rotonde sul mare del Bongusto. Datemi l’ex Deborah Caprioglio che fu e sarò il Klaus Kinski meno gobbo del Dollaro. Klaus era matto, io le sparerei la mia pistola, a freddo, per riscaldare l’ambiente, con tanto di grilletto tenue da moderare con calibr-at-o ardore.
Datemi pure del cane, sono un Callaghan! Non tollero altre insinuazioni sul mio fucile. So che, quando la Notte si fa dura, devo tirarlo fuori. Giro di Gran Torino, i vostri giretti lasciateli a Milano. Io “scrollo” e al muro v’incollo.
Io mangio i grissini torinesi e ce l’ho torrido di stuzzichino.

Siam invasi dalla pornografia, e Bill “giant member” Bailey se le fa, sranocchiando con ciuffo da galletto volpone.
Che costui cavalchi lontano dal mio range. M’arrangio da solo, senza bisogno delle sue prostitute a stimolare il rude mio petto, da deodorante senza spruzzi. Sono un purosangue, non uno da cream.

Prima d’andare a letto, succhio la “torta di mele” di tua zia. Ella spalma lo zucchero a velo augurandomi “Buonanotte”. Che bontà!

Ah, miei bimbini “cresciutelli”. So che mi temete. Non c’è nulla di cui preoccuparsi. Occupatevi della vostra moglie, disoccupata soprattutto in quella zona non tanto pasciutella, solo troppo “asciutta”. Anche se mi giunge voce che venga bucata da uno a mano armata. Infatti, il suo è bucato come Giuliano Gemma. Di serie B.

Ah, uccellini. Siete tutti dei Peter Berg. Siete sposati ad Annabella Sciorra e vi spolpate Cathy Moriarty, una da toro scatenato di grudge match. La vostra terra, più che Cop Land, è un luogo ove v’accoppate non accoppiandovi con una di coppe.
Il bastone del gioco della Scopa sa…

Ieri sera, ho rivisto la famosa scena di Joe Pesci vs Ray Liotta di Goodfellas… buffo come?
Per colpa di scelte sbagliate, rischiai di essere un bravo ragazzo, adesso ho capito d’essere il migliore. Il mio amico provocò, preferisco le provocanti. Anche se poi “le” piglio… a ridere, “buttandola” in burla e senza burro. Pretesero una “spiegazione”, val a dir che gli dicessi una “cosa”.

Ecco cosa gli dissi: “Vaffancul’ a mammet’!”.

E ricordate: se tua madre non parla, è sempre perché bisbiglia sotto le coperte. Non è depressa, vien (s)premuta troppo dal marito “picchiatore”, e non so se sia vostro padre. Nutrirei qualche dubbio.

Ora, che c’entra Hugo Cabret? Sicuramente non son Fantozzi Ugo, preferisco Tognazzi, di mio infatti afferro la tuasupercazzola e son io che “la” spazzolo. Pettinati meglio mio balordo. E le tue luride non me l’induriscono. Il Cinema infantilizzerà il tuo Spielberg polpettone, adoro Lo squalo.

Datemi del cretino. Ingollano il “cremino”. Come già “venuto”.

Va ficcato in bocca e Lei capisce “al volo”.

Dunque, figlioli da “Teneroni”, fottetevi una foresta e, dietro i cespugli, (E)state nella sete delle gonne femminili, ove “imbratterete” di “foglia morta”, come le palombelle delle “punizioni” al limite dell’area di “rigore”, o forse dentro il dischetto della vostra Lei, con delicato “colpo” a “scendere” nella rete che accoglie sfere sparate a raffica con classe estrema e giuoco balistico, appunto, imprendibile ma eccome se “tutto” preso ma non presto, accolto comodamente nella foll(i)a esultante che brinda, baciando le sue belle in modo bestiale.

Io sbeffeggio il borghesaccio e, se chiesaiolo insinuerà, io “insidierò” colei che non soddisfò.

Come direbbe Benigni, “Me la fo”.

Evviva Dario Premio Nobel.

Sono Uomo Artù di Camelot e di grammelot, e guardate: De Niro di Frankenstein è, secondo voi, Andrew Laeddis di Shutter Island?

Come no?   

 

Sono io e non ho bisogno di alter ergo. Superman è Superman. Unico:

 

Come faccio a conquistare le donne? Sono un poeta “bugiardo”:


 

 

 

 

“The Irishman” di Scorsese, ready to go


18 Jan

 

Dal 2008 se ne parla, come da tanti miei articoli.

Sarà ora che s’affrettino a iniziare le riprese, anche perché, se aspetteranno ancora un po’ (cfr. qualche anno…), non è che gireranno all’ospizio in carrozzelle?

New York… post

Oscar-nominated Robert De Niro’s next project, “The Irishman,” directed by Martin Scorsese, may be ready to go soon. Producers Jane Rosenthal, Irwin Winkler and Emma Tillinger Koskoff held a reading yesterday of Steve Zaillian’s script at the Tribeca Film Center, where De Niro, Joe Pesci and Al Pacino teamed up with Bobby CannavalePaul Herman and Frank Grillo. A spy said, “De Niro, Pacino and Pesci were going back and forth laughing with all the wiseguy humor.”

 

 

Sarà un confronto storico, epico, dopo Heat e il sottovalutato Righteous Kill?

Gli allibratori hanno aperto le scommesse.

Acqua però in bocca. Speriamo che si realizzi. Il Tempo è tiranno, i miti rischiano d’invecchiare e potrebbe saltare tutto. Anche le coronarie…

Secondo, invece, l’aggiornamento (che non s’è fatto attendere) dell’ancor più informato “Deadline”, The Irishman non sarà, ancora una volta, il prossimo film di Scorsese, che pare pronto finalmente a realizzare l’altro più volte rimandato Silence. Il suo dream project.

Eppure, questo Pacino-“cappuccino” che sgattaiola vicino agli uffici del Tribeca fa pensare altro…

La prova è schiacciante, eh eh.

 

 

 

Mereghetti Paolo


18 Jan

“Mereghello”, di righelli”, Paolo, da sputar poiché poco pulito ma imputtanito

Racconti di uomini “duri” da “Ti sp(i)ezzo in due”, sì, degli spezzatini, me li cucino nelle grigliate, affumicandoli al fulmicotone, eh già, ho il capello cotonato, e non sono idrofilo. I miei cappelli si scappellano, mia signorinella, prego, ora voglio un inchino ché, chinandoti, a me va innalzato nel cavallo

Chi è Tom Hardy? Un tizio grande e grosso? Posso dirvi che pare un orso ma non è il cattivo George Foreman, anche se viene alle mani Ali da “Beccatelo qua” nel Mohammad! Sono Maometto e tutti li ometterò!

Di mio, la vita va. Ove non so, e chi lo sa? Tu lo sai? Allora sei un incosciente. Oggi, dieci donne t’allettano, domani ti potrebbero crescere le “tettine”. Come? Ah, non ne sei a conoscenza.
Fai male. Apri il “bugiardino” della lozione al tuo bulbo erogeno, se abuserai d’erezione, potrebbe il metabolismo giocarti lo scherzo cattivello di poco “trivellare” ma, di mammelle, sessualmente voltar nell’alt-r-o da te, “odiernemente” amato, domani da appiattire, speriamo non di cervello.

Ah, la plastica. La mia vicina di casa, Lucchi, mise il lucchetto al marito ma si cuccò un Cancro al seno, appunto. Al fin d’evitare, dopo l’evirazione violenta al marito “violetto” di dolore non più “levitante”, che qualcuno potesse v-i-olarla, volle che le amputassero un capezzolo per impedire l’asportazione, nonostante la chemio…

Mah. L’operazione riuscì, al marito “entrò” del tutto, insaccato nel sacco a pelo a non dormirle sopra, ma la Lucchi desiderò poi che prendessero il “coso” del consorte per appiccicarlo nella zona mancante.

Che casino…, roba dal nuovo film di David Cronenberg, The dead zone della zotica nello zoo dei mutamenti d’una storia violence con la mosca dell’amante, anche lui non tanto piccante ma impiccato, con tanto di Spider sul soffitto delle ragnatele alla covata malefica.

Titolo wertmulleriano, altro che Travolti da un insolito destino…

Eh sì, John Travolta ballò atletico, ora ha la pancia e due coppe al posto dei pettorali.
Una pulp fiction. Ce “lo” vogliamo dire? Diciamocela!

Pochi attori contemporanei mi “soddisfano”. Uno di questi è Tom Hardy.

Interpreta, quasi sempre, il personaggio d’uno che ne ha prese tante, non solo metaforicamente, vuole sfondare ma vien “perforato”.

Accade in Warrior, rivisto ieri sera. Un cazzo di film, miei cazzetti.
Non è roba da calzette e calzoncini. Né da canzoncine.

Abbiamo un Nick Nolte distrutto dagli errori. Mollò la prole e poi ecco che vuole salvarla di “capra e cavoli… a merenda” per bere una birretta da ossesso sciagurato nel complesso di colpa da “Facciamoci una bevuta, vedrete che, ubriacandovi, non vi suiciderete”. Sua moglie morì in ospedale mentre lui era lì a brindare con qualche vacca, spedì Tom in guerra e l’altro a lezioni di Fisica, fregandosene del suo fis(i)co.

Ma è un grande Uomo. Impazzisce di vergogna e non vuol starci a lasciare un’altra volta i suoi cari nel fango e nelle poltiglie. Che si diano alle “polpette” di fegati spaccati… di pugni.

Al che, rimpatriata, nonostante le cicatrici di tutta l’allegrissima…

Allena Tom, alienato irrecuperabile, sprona Joel, Leone con una Donna commovente, soprattutto all’inizio del film, smutandata per infarti quasi migliori delle emozioni provocate nel finalone.

Russi alla Ivan Drago, mohicani, mosse carpiato su smottamento della testa sbullonata, prese, “Acchiappa l’occasione al volo”, presidi scolastici che tifano per la “lott(eri)a”, e un simpaticissimo trainer semi meridionale nell’America più industriale.

A parte gli scherzi e, tralasciando qualche ingenuità, un gran bel già classico.

Un film d’amalgama.

Una domanda, però. Io tifavo per l’altro, Tom, appunto.

Chi cazzo ha deciso che doveva perdere? Non aveva già perso abbastanza?
Che ci frega di Edgerton? Ah, gli avrebbero tolto la casa. Capisco. Sì, ma Hardy non ha adesso neanche più la capanna dello zio…, manca la caparra, sotto la panca degli addominali la capra crepa, e rimane pure con le costole fracassate e la spalla slogata.

Ah, capisco. Però ha avuto le “palle” di resistere.

La perplessità resta.

Racconto numero 1, numero tre, se lo rapportiamo a quello d’ieri. Ieri, o dopo il dì che fu, quel che importa è se sarà redditizio. Che poi attizzi, son “falli” che riguarderannono le donne che guardan solo a “quello”. Cos’è quello? “Lo” incontrai prima di castrarmelo, poi si disincagliò da solo, dicesi autoerotismo, dunque fu dappertutto, un po’ in una e poi nell’altra. Metà mai, m’interessa la meta, non la “mela”

Sottotitolo: un guercio che si credeva Tony Montana e finì a letto con una montagna di debiti da drogato, “smitragliando” offese al suo cane. Ma anche il cane si ribellò, abbaiò, lo disarmò e, da quadrupede, si tramutò “impuntato in piedi” e non in punte, come le sue puttane, accusandolo di pedofilia dietro un notaio che scoprì i loschi affari del suo padrone.

Questa è la storia di un “tozzo” chiamato Fabrizio, dal soprannome “Er fringuello Aristogatto”, non aristocratico ma per tutte le gatte più “alla romana”. Sì, ogni Notte le serviva della sua “ostrica”, dopo averle concupite all’osteria “Hostel, qui i conti son tosti, ma ogni pollastrella, pagandoci, ve la rosolerete arrosto, basta non farsela addosso se vi chiederemo di più”.

Fabrizio, detto anche, fra i suoi mille nick, “Il fabbro delle labbra”, “Il farmacista della cubista”, “L’ostetrico che le spolpa fin a ischeletrirle”, e appunto “Il puerpiero delle pere”, è, adesso non ne sarei sicurissimo dopo che di “sicure” s’ammalò di veneree da “assicurato” all’assistenza anche dei suoi genitali, sì, “gelato”, un “uomo” che sapeva il fatto suo.

Dopo studi davvero diligenti e raccomandazioni al dottore (di)dietro le civette sul comò per una vita più comoda, si garantì un lavoro come portaborse del garante della privacy.
E, così, poté (un “grande” poeta, eh già) “potare” tutte le “selve” da “impomatare”.
La donna va matta per uno che rispetta il suo “corpetto”, e “la” protegge da eventuali “mani” lì intenzionate di “tizzone”.

Fabrizio, grazie a questo “lascia… passere”, tutte se le passò, fra una ripassatina e un Passato da oscurare nelle “scure” da imbiancare.

Se ne montò tante, come la sua testa, e, oltre alle patonze-patatone, tanti soldi a palate fece.
Che merda. Che “culi”.

Chi, oggi, ne fa le “feci?”. Tu facesti? No, non fosti sfacciato come Fabrizio, che ce l’ha sempre rizzo fra ricce e lisce e a pelo da pettin(g)-are. Almeno questo… ac-cadeva sin all’altro Giorno.

“Sorgeva” dal tramonto all’alba, ma non “pene” gliene sortì con la psichiatra delle sue “geriatrie”, Donna più dura di ogni Lee Ermey.

Lei lo fregò in codesti, “er-t-i” termini. Lo sedusse, recapitandogli a casa una foto di Lei nuda, con tale “augurio”: “Caro, spero che mi garantirai asilo nella mia aiuola. Fai presto, ma vieni… con calma, e pazienta, sono una che adora i preliminari”.

Ma glielo tagliò.

Fabrizio, eccitatissimo, arrivò infatti a casa sua, in via “Amami d’anima e soffiami con dolcezza, vesto Armani mio a-r-matore”.

Ma, appena aprì la porta, proprio mentre stava pregustando di “aprirgliela”, tutti i mariti di coloro che s’era trombato, in vari sen-s-i, imbracciarono i fucili.

Al che, Fabrizio assunse davvero il coraggio delle proprie azioni”, si slacciò la cerniera e gridò: “Sono Tony Montana! Il mio è già fuori, non intendo ritirarmi. Mi tirerà anche da morto. Ammazzatelo e ne stramazzerò altre, ribaltandole sotto e sopra nei sottosuoli”.

Lo uccisero, ma pare che la sua “legge(nda)” non detti più regole neppure all’Inferno, ove Lucifero “lo” usa come detersivo quando fa il bucato alle fedifraghe cadute nelle sue “fiamme”.

Ora, vi chiederete che c’entra il cane e la storia della pedofilia?
Pare che tutte le “donne” ebeti, che ebbe ove di “crema” crebbe senza mai credere a nulla, fossero delle cagne.

Ho detto tutto.

Anzi no…

Racconto contro Mereghetti, il critico delle “paperelle”. Infatti, mentre guarda i film, gioca nella vasca “idromassaggio” delle Escort del “Corri-ere” ché scoreggio ed evacuo cazz(at)one.

Leggiamo le stronzatine che, infatti, seguono di susseguirsi senza punteggiatura. Ecco Paolo, anziché (ap)puntare di stellette, io userei meglio le virgole. Qui sei diventato uno schiavista dell’analfabetismo più incatenato senza regole grammaticali.

Lei, più che uno sceriffo con la stella di latta, mi sembra un lattaio della “critica”. Dai, Paolo, un consiglio da “conigli”: “Prendi la Bignardi e arrostiscila al Jamie Foxx, detto la volpe per l’uva delle vulve”.

Forse dalle «catene» che lo imprigionano bisognerebbe liberare anche il film di Tarantino, non solo il suo protagonista nero. Perché prima ancora che sbarchi sui nostri schermi, Django Unchained è già stato bell’e imprigionato dentro una gabbia di interpretazioni e decostruzioni che ne hanno fatto l’ultimo erede del western italiano e l’ennesimo centone di citazioni, allusioni e strizzatine (o strizzatone) d’occhio. Con un’operazione, bisogna aggiungere, quasi esclusivamente italiana, dove il regista di Pulp Fiction sembra condannato a essere l’ultimo alfiere di un post-modernismo cinematografico che non sembra aver più corso da alcuna parte.
Non stupisce l’erudizione e il piacere della caccia alla citazione, perché è lo stesso regista che si diverte a mettere nel film omaggi e «prestiti», dalle musiche che aprono e chiudono il film (quelle originali di Luis Bacalov per il Django di Corbucci, sui titoli di testa, e di Franco Micalizzi per Lo chiamavano Trinità…, su quelli di coda) al dialogo con Franco Nero sull’esatta pronuncia di «Django» (che quel personaggio aveva interpretato nel 1966) e a tanti altri ancora. Ma che questa debba essere l’unico metro di giudizio di un film e non per esempio la «superficialità» per cui nelle prime scene il freddo a volte fa condensare il respiro degli schiavi e a volte no… beh, la cosa mi sembra per lo meno discutibile.
Certo, i film di Tarantino ci hanno abituato a una libertà di trovate e invenzioni che non ha paragone nel cinema contemporaneo, dove la logica non sempre è di casa. In Bastardi senza gloria metteva addirittura a segno un finale che ribaltava ogni verità storica sulla Seconda Guerra Mondiale e anche qui le libertà che si prende non sono poche. E più che sul filologicamente corretto «negro» che tanto ha scandalizzato Spike Lee (anche nel «corretto» Lincoln di Spielberg si usa ovviamente «negro») ci sarebbe molto da dire sulla verosimiglianza dei «combattimenti tra Mandinghi». Spesso il divertimento per lo spettatore nasce proprio da qui, dalle libertà che il regista si prende rispetto alla struttura codificata del genere.
In un processo creativo, però, che trova la propria ragione e il proprio metro di valore (almeno per me) nella coerenza dell’invenzione e nella forza della creazione. E non solo nella quantità delle citazioni.
Per questo Django Unchained mi sembra meno divertente (e interessante) di Bastardi senza gloria, perché dopo un inizio folgorante finisce per restare schiavo della sua logica «revisionista» e si avvita in una seconda parte a volte piuttosto ripetitiva e deludente. Certo, l’inizio, con quello strano dentista tedesco che ferma nel mezzo della notte due mercanti con i loro schiavi in catene si stampa subito nella memoria: il dottor King Schultz di Christoph Waltz, aulico nei modi ma sbrigativo con le armi, è uno di quei personaggi talmente irreali da diventare subito mitico. Così come lo schiavo nero Django (Jamie Foxx), a cui Tarantino regala una coscienza di sé e del suo «ruolo sociale» che sarebbe piuttosto arduo spiegare antropologicamente e storicamente (il film è ambientato nel 1858, «due anni primi della Guerra d’Indipendenza»).
Insieme però diventano una di quelle coppie sorprendenti e mirabolanti che si adattano perfettamente alla rilettura del western che può interessare Tarantino (e di cui abbiamo un’ulteriore prova nella presa in giro dei membri del Ku Klux Klan. Una scena degna di Chaplin). Così, trasformati in una temibile coppia di cacciatori di taglie («carne per contanti», come spiega con crudo realismo Schultz a chi quella logica l’aveva vissuta sulla propria pelle di schiavo comprato e venduto), i due nuovi amici attraversano un West dove le apparenze hanno perso ogni valore (uno sceriffo può essere un bandito ricercato) e bisogna imparare a rimettere in discussione i propri sentimenti (come nell’episodio del padre ucciso davanti agli occhi del figlio).
Fin qui è il «vecchio» mondo tarantinesco dove si sono persi i parametri di riferimento e bisogna adattarsi per cercare di sopravvivere al caos. Ma nella seconda parte, quando Schultz e Django si mettono alla ricerca della moglie dell’ex schiavo, Broomhilda (Kerry Washington), comprata dal più razzista di tutti i coltivatori razzisti, Monsieur Candy (Leonardo DiCaprio), l’inventiva del regista-sceneggiatore mi sembra perdere più di un colpo. Si fa aiutare da una più accentuata esibizione di violenza (fatta intuire più che realmente mostrata, come nel combattimento tra i due Mandinghi o nella punizione dello schiavo fuggiasco D’Artagnan) ma il risultato resta ben lontano dalle cose migliori della sua carriera. Il debito che paga visivamente al cinema di Hong Kong (come ha dimostrato lucidamente Alberto Pezzotta su «la Lettura» di domenica 13 gennaio) è molto alto ma meno funzionale alla logica del racconto. E il colpo di scena di Schultz che innesca il massacro finale rischia di sembrare – rispetto alla logica precedente del personaggio – fin troppo gratuito. Lasciando l’impressione di un film dove Tarantino si è divertito a giocare con i generi e i miti più di quanto potranno fare i suoi spettatori.


Firmato Paolo Beghelli, la lampada salva la sua vitina.

Tale e quale a quella di Aladino. Aladino almeno fu alano nelle luccioline, Paoletto invece ha un pisellin…

Domani, dopo aver visto questo Tarantino, potrei anche stringerle la mano.

Al momento, mi sento di staccarle le palle.

Perché al mio mulo non piace la gente che ride di cos(c)e che non sa.

Ora, vi domanderete voi: “E il racconto dove sta?”.

In Mereghetti che non sveste, neppure di sveltina, le “negre”, beve il Negroni e siam noi tutti incazzati neri…
Ora, mi domanderete ancora: “Ma non c’è una trama?”.

Risposta: “La trama ficcatela su per il culo. David Lynch ha deciso di girare un altro capolavoro con Laura Dern. La trama si farà da sé”.
Perché mai sa(li)rà?

Ora, oggi un mio amico di Facebook ha inserito un’immagine che non avevo mai visto né “toccato con manubrio”: Laura Dern che, sul set di Cuore selvaggio, tasta i testicoli del Cage Nicolas.

Laura pare che si fidanzò con Nic, tralasciando Bobby/Willem Dafoe e pure Piero Pelù.

Però, però, perché?

Lynch girò la s-cenetta, per il film che vedremo, immaginandolo d’oniriche astrazione nel bulbo oculare strabuzzato.

Lynch è occhio “lupino”, cupido e arrossò la nostra “Laurina”.

E non mi pare che sia “laureato”.

Della serie, i geni come me non han bisogno di pararselo.

Ma sapere come metterlo, anche in modo “surreale”.

Come? Dite che ha la Laurea? Davvero?

Allora a Laura, parafrasando Totò, ci pen(s)o io.

Tre film che valgono la tarantinata, a prescindere se Lei ti cingerà, se ti stringerà, se sarà ristretto espresso o diretto da dritto.

Di mio, so che son retto quando ergo di verga.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Per un pugno di dollari (1964)
    In un paese ove ci si fa la guerra di pugnette, arrivai io col poncho.
  2. Dead Man (1995)
    Sono William Blake, quindi morirà quella zoccola di tua sorella.Morto sarò dopo aver succhiato una mortadellona del genere…
  3. Terra di confine – Open Range (2003)
    Ecco.

Warrior(s), conosci il tuo nemico


17 Jan

 

Sempre guardinghi noi lupi.

Genius-Pop

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