Da “Malkovich” nell’esser flying e dunque v(i)olando i duri ghiacciai degli ignoranti e incivili
Chi contesta De Niro è da “testate” in prima pagina. Perché va sfanculato
Son qui dal notaio, a recapitar lettera di querela per risarcimento alla mia anima, oramai ripristinata dopo l’illetterato “abuso” di stolti da me strategicamente scoperti in seguito ad aver affilato le mie armi, nel loro digrignar i denti da cani rabbiosi, prostrati in un ri-morso d’assedio nevralgico a certezze lor dilapidate con l’ac(u)me a me consono di vocalizzo principesco, da nobiltà mia e minata però da tali ingordi bavosi, il cui delitto peggiore, oltre a intimazioni al suicidio, fu l’invidia, peccato capitale che un Tempo veniva punito con la forca e, invece da me, folgorati.
Quindi già “defunti” in cordogli angoscianti che stan ledendo e legando quei sonni così “sommi” a sommar raziocini che possan salvarli dall’infernale gelo in loro, appunto, senza punti di sutura, iniettato con estreme unzioni e cure. Basta con la curia! Io sono il curato solo di campagnole! E camperò meglio dei vostri campanilismi! Ecco la campana, voglio la caparra!
Sì, tali untori, sempre “apprensivi” delle vite altrui da “incriminare” perché non si scremavano con le loro cremine a visi di furba cremosità delle creme “alto borghesi”, tanto toccarono che son stati infilzati di stesso tangibile dolore indelebile. Di Notte, quando assumono della morfina per allietarsi meglio con un Morfeo che possa alleviare i fegati spappolati d’indigesto disgusto agli specchi di tal repellenti “imma(gi)ni”, gracchian e poi corron in bagno a vomitare, augurando che lo sciacquone spurghi la sporcizia inguardabile (guariranno o sarà un conato di guaiti?) dei più vigliacchi gesti così pedestri. Ah, gente b-r-ava a far di conto per far sì che gli innocenti scontino i loro di re(at)i.
Impuntati a impuntarsi, di sospetti con petto in fuori e “palle” a forar, contro chi non s’imputtanì alla loro “bella” concezione disgraziata di vite sciagurate.
Bella come le verginelle che scopano… che bellezze, eh?
Ma i geni “dormono” per riscaturir di scatto e il lupo afferrò i loro peli, pulendoli da ogni altro esecrabile vizietto.
Gente “rispettabile” con tanto di pezzi carta ad attestare il loro grado “intellettivo”, sempre la solita storia del pararselo per arredamenti da carte da parati che sian sfoggio contro chi si sfogherà.
Sì, forse un muratore stanco dei loro soprusi e di queste prosopopee che trangugian sempre “poppe”, appioppando al prossimo etichette di collari, oh come cola la lor saliva, a decollarli e incollar un’etichetta per pranzi di tacchi-ne.
Gente che umilia e poi parcheggia senza parchimetro, perimetrando il “culo” dell’avvocatessa a cui sganciar una “ma(n)cetta” affinché miagoli di mic(c)etta.
Anni fa, mi ricordo che già tutto ciò mi nauseò. Annusai tal odor acre di tanta guasta acrimonia per pinzimoni dal matrimonio poi cornificato. Sì, dei cornuti “pen” sistemati di “dotta” sapienza insipida, ad accecar le cornee di chi “la” guardava meglio di loro, perché già oltre questi possedimenti da mere(trici) possessioni carnali.
Sì, se son un posseduto, io non mi siedo, e nessuno mi sederà. Sederò alla destra del Padre e, di sinistroide, sarò “estroso” d’ormoni alla diavolessa del Piacere, palpandone il seder per “rassodarlo”, sopraelevandomi e “lievito di birra” contro ogni borioso che agognerà il mio “bignè”.
Il bignè è il carisma “sottopelle” dell’Uomo che adora la parola amore nelle sue sfaccettature di “confettura”, perché è pasticciere nel pasticcio senza le pasticche dei depressi. Ma “spremendo” la Donna con “premura” da buon gustaio del cioccolato e dell’accoccolarlo nel mai evirarlo ma viril suo darla al mio “dardo”. Suoniamola! Che suina!
I suoi piedi deliziano le liquirizie, e ne aspiran l’aroma “candido” del picco mio piccante nelle pimpanti, ardimentoso lo dimeno e vi menerò se vorrete tagliarmi… le dita.
Le dita son canditi e sanno come ubicarsi nella “diplomatica” con empatico “scioglierla” in bocca.
Pastina zuccherosa, ecco il tuo cocco(lone) contro i bifolchi, son un cocchiere “cavalcante” che affonda, fondente è “marrone” e “bianco” liscio come l’olio.
Sì, vedete? Ci metto cinque minuti netti a rendermi materialista come la massa. Perché ne son irriverenza totale, avendone imparato a memoria i trucchetti dietro queste maschere travestite.
A mio avviso, meglio un vero travestito, almeno non mente di demenza spacciata per intelligenza. E si mostra nel doppio. Senza il mento del gozzo.
Gli occidentali han sempre sofferto d’un grave problema mentale e, da quest’inghippo, tutta la merda delle loro, appunto, mentalità. Sempre compunti a dividere la società in vincenti e perdenti, e a spartirsi le migliori puttane, già, per giochi d’adulti “maestri”, così mesti che poi ammazzano “sbuffando” un “Io me ne frego”. Ah, lo so. Di sfregamenti ne son campioni, questi cap(p)oni.
Poi, pure la psichiatria partorita da quel maniaco sessuale di Freud. E gli hanno dato “retto”. Abbiam un fior fiore di teste rovinate dietro le sue quisquilie a disquisir chi sei tu o cosa vorresti ma non puoi, sull’impotenza e sui deliri da onnipotenti.
Io sono il Pontefice ma non pontifico. Meglio viver sotto i portici che far il ponte per “malattia” dietro ricetta. Io sono il cuoco dei miei ingredienti. Son il ricettario a tali cenacoli.
Sì, la psichiatria è un’atrocità. Generata da uno peggio di Fermi. Un infermo che inventò la bomba atomica, mentre questi creano le lobotomie. Meglio, datemi retta, i lobi delle mie orecchie perché, chi le ha davvero, può sentire.
Io sento come Dostoesvkij, basta con queste diagnosi da matriosca. Trauma figlio d’un micro(bo), infezione dovuti a defezioni, alterazioni, non “erezioni”, e bla, bla, bla a farti precipitare negli oblii.
Agli psichiatri, “gerarchi nazisti” della piramide dei piani regolatori, interessan proprio le regole degli obblighi e il “socialmente attivo”.
A me importa del “produttivo” nel non esser come loro dei retrivi. Io son artista e non mi renderanno triste.
Sì, medici “samaritani”. Io direi “ana-listi”. Nell’albo annuale della collega apprendista che tutto lo prende, suggestionata di forza “indagativa” molto in culo nel “tiro”, sì, sniffano.
Beccano giovani innocui e voglion animalizzarli perché s’imbestialiscano in istinti goderecci del “Vai sano e lontano”, cioè nel fottitene.
Se lo pigliassero lì. Con tanto di “francobollo” e mia cartolina dalla Russia.
Ove tutti si fanno i cazzi loro senza intralciare e senza “tranciarli”, gli uomini bevono vodka e ingroppano una che beve tutta la “grappa”.
Poi, si stirano a letto e il Giorno dopo tirerà senza bisogno di filosofie e arricchimenti alla pancia.
Evviva il russo. Uno che russa e t’affossa se lo vuoi far fesso.
Di mio, sono il più grande salingeriano vivente. Non salice piangente, ma sale “piantandolo”.
Basta, coi pantani.
Silenzio.
Tua madre è una zoccola. Da me riceverà solo un topo da biblioteca e ragnatele al suo cervello da gallina. Covasse la gatta per la testa vuota dell’uovo del marito(zzo). Uno da zoo. Che coppia di scemi. Che scimmie! E io scimmiotto questi gorilloni. Ma quali coglioni! Bevo a collo, oh, perbacco! Beccatemi la gola e sempre più goloso io godrò.
Quanto son tozzi.
Io tosto, e so come pigliarli a testate.
Cari porci, se vogliamo buttarla lì, io ce l’ho di qualità, mica come voi, le quaglie!
E godo, grido col Bob De Niro.
Fottetevi ‘sto video e ficcatevelo di doccia fredda.
Scioccati? Sbalorditi?
Io sono lo sballo e desidero il matto.
Meglio delle pomate.
Al che, son il vostro “Perché”.
In quanto me.
Meritando e non maritandomi a chi vuole come di voglia far la moglie viola, picchiandola.
Son io il picchio.
E Pinocchio ho mille occhi nei vostri nasini.
Aspirando le gambe cortarelle di queste corsette affannate.
Affamatissime quanto poco d’amanti.
Evviva il diamante!
Io son brilliant! E nessuno imbriglia il mio…
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
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