Racconto marino d’un galeone pirata ri-tirato

28 Dec

Un siluro “senza sicura”, dall’uscita di sicurezza, assicurò i “sicuri” all’incertezza. Perché se, la strega è insicura, il teorema vuol che io la (os)curi: cos’è la paura? Un uomo che ama le corna con Ryan Conner di testacoda sui testicoli

Un cimitero sbava, sc-i-r-occato da schiumosa “ironia” delle stelle a ballare, tutte trionfanti nel panorama che sbadiglia i suoi primi respiri a ber le piogge sulla città, glabra verginità di cuori che s’insinuaron nella Notte, leccandone gli incubi con ilar allearsi di Morfeo d’alati cigni “neri”.

In un lago ove tutti gli Iago si specchiano vergognosi, io, l’oste Otello coi coltelli, pesco l’ago nel pagliaio dei pagliacci e li sommergo di stessa irriverenza con cui, manichei di pregiudizio plebiscitario, viscidamente sotterraron le coscienze per “detergerle” di lor esperimenti da mostruoso laboratorio, “orlandoci” del loro freddissimo sudorin appiccicato a pelle e, di stessa impronta, or marchiati d’onta tatuata nell’incancellabile cicatrice lì impalata e dolorosa a squamar le già pelli smagliate.
Ah, come “smaglianti” macchiarono e tanto ammal(i)arono che di stessa malattia adesso li estirpo di malie, “accaldandoli” con stessi “piccanti” maglioncini.
Micini che miagolano, accarezzandosi su brezze primaverili d’amorucoli ad “ammenicolo” del “menarsela”, menando poi ma, lavandosi le mani, chi non s’ammanica ai loro manici di scopa…
Io li scovai che, gozzoviglianti con a capo(stipite) un giovanotto “aitante”, m’alitaron per “evirarmi”. E tentaron d’evitare che ogni lor “avvitarmi”, per avvilirmi senza vita, sviasse da tal violenze e “deviasse” quelle braccia “forti” di parimenti forza ma più acuta mente.
Ah, in questa demenza di massa, io son massiccio e spolpo ogni ossicina, ossidando chi sputa nel piatto in cui mangia e poi s’ossigena i capelli per vincer il suo fegato “al bicarbonato”, già putrefatto nel carbonio-14, a cui preferisco il carbone senza moralismi cattolici. Sarò sfigato, perlomeno non uno da gattine.
Sì, faccio la conta, un po’ me la racconto ma Lei me la dà, cosa bene non si sa eppur ci sta.

Ne narro (di) tante, di quando capitano coraggioso, nel mio veliero, spogliai Gwyneth Paltrow, baronessa del “pisellin” da principessina, la deflorai d’ogni velo e poi ne “velai” il “peccato”, buttandola a mare. La verità è che me la concesse durante un temporale ma, sotto quelle mareggiate, non tirò “a poppa”, “bagnandola” solo d’un mio “moscio” nell’amarezza fra i mozzi che invece la stramazzarono di “cannonate” fiondanti a “sfondarla”.

Ne narro di quando errai vagabondando appunto nell’“inondarmene” ma, per colpa di troppi ormoni femminili, il “mio” esondò ridondante e venne… affogato non florido né “affiorante”, più che altro “affondato”.

Di quando “contaminai” l’isola delle selvagge, prediligendo una più “diligente” signora.
Sì, la sfida fu scegliere queste tre: Carmela detta “Il miele”, mulatta ronzante su “massaggio” d’apicoltrice per un culo a 90 gradi (militari o sull’altare?) con (al)levatori che “appioppavano” di shock anafilattico su profilattici fra alberi di pioppi, dentro l’allenata. Lei fu allergica a tal “polline” ma, polla, impallidì impallinata da “uno” non tanto pallido, Sabrina “La ratta sabina dei suini”, famosa zoccola “amante” delle coccole col suo “uomo” più “amabile” detto “Cocco la caccola”, e Ilenia “Altalena”, una che adora la sedia a dondolo “basculante” su giochi d’adulti “graffianti”.

La scelta ricadde su Riccarda, detta “La ladra del lardo”. Una che, dopo “averla passata” con tutti i macellai, sposò un nobile decaduto molto “dotto”, soprattutto sfatto. Il “famoso” grasso che “cola”.

Me “la” navigai a prua ma, durante l’apice dell’orgasmo, mi scornai con un iceberg.
No, non quello del Titanic, quello del suo “protettore”, pare un “rettor” senza sconti di tutte le rette che, fra una leccata e l’altra, voglion prenderlo nel retto.

Comunque, le prese.

Chi?
Sul chi, son ancora gallo di chicchirichì.

Quindi, se tanto mi “dà” tanto, tua sorella è tanta sebben presto si farà suora.

Perché? Con uno come me, anche Santa Chiara non può “schiarirmelo” dai dubbi.

Più che francescano son annuale a parlar col mio “uccello” d’amenità e analità.

Blasfemo? Sempre meglio di te, scemo!

Finirei con questa “cornamusa”: da bambino girai per il Padiglione di Bologna e, sotto i portici, rubai un cane Chow Chow a un barboncino, salutando di “Ciao ciao, ti frego pure il collarino”.

Sì, sono uno con molt’autostima senza vergogna. Infatti, fra le timide son nella “stigmata” di “gomma” che “esplode”.

Ora, cos’è la paura. La paura è un criminale cosciente del suo crimine, a piede libero, che però teme questo: da un angolo “allegro” potrebbe spuntare uno che gli spezza il collo, dopo averlo immobilizzato.
Paura è lo stesso criminale pedinato in ogni mossa, in ogni luogo, in ogni anfratto, a ogni passo.

Questa è la paura.

E quando meno te l’aspetti, quando le acque paiono calmarsi, spunta…

Zac, e incula mia bionda, impeperonato a tutta birra.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Pirati (1986)
  2. Non drammatizziamo… è solo questione di corna (1970)
  3.  Mai dire mai (1983)
  4.  Salvate il soldato Ryan (1998)

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