Archive for December, 2012

“Silver Linings Playbook” è il film dell’anno


12 Dec

 Mental illness o masterpiece?

 

 

“Oblivion”, il Trailer


11 Dec

Nel futuro, dopo che la Terra è stata martoriata da secoli di guerra, il veterano Jack (Tom Cruise) vive al di sopra delle nuvole, insieme ai membri di una nuova forma di civiltà. Ha il compito di recuperare dalla superficie terrestre le astronavi che danno la caccia agli alieni che hanno distrutto il pianeta e di ripararle. Un giorno, vicino a lui, precipita l’astronave su cui viaggia la misteriosa Vaka (Andrea Riseborough) e dal loro incontro scaturisce una serie di eventi che costringono Jack a rivedere la sua visione del mondo e affrontare pericoli che non aveva previsto.

 

 

(Stefano Falotico)

 

 

 

 

“Man of Steel”, il Trailer


11 Dec

Zack Snyder nella sua versione malickiana, esistenzialista del mito di Superman.

Russell Crowe, suo padre naturale, Costner nelle vesti di quello adottivo.

 

Incipit di “Barfly” secondo Stefano Falotico


11 Dec

Da questo libricino formato sceneggiatura, il film omonimo con Mickey Rourke. Un Rourke favoloso quasi quanto me.

Un Tempo, non molti anni fa, visse Charles Bukowski, gaglioffo, perdigiorno, post del suo office mobile e vago da vagabondo. Fu unico nel suo genere e nella sua posa trasgressiva per Natura e non per anticonformismo di maniera, come invece va di moda oggi. Rabbioso, cinico eppur romantico, perché il suo amore nasceva dalla solitudine, dalle emozioni rubate di baci sognati e poi spellati, storia sua personalissima di angoscia, di calci alle porte, di guascona risatina beffarda per esser irriverente prima di tutto a se stesso, quindi autoironico per dar schiaffi in culo a tutto senza riverenza. Quale timor reverenzial! Ti scaravento in bocca a Satana, mio “reverendo!”.
Svaccato e poi elegante anche quando, “nudo”, danzava innamorato di prostitute nell’America sempre puritana e stronza. Che ti sbatte le porte in faccia se non t’affacci “come si deve”, “presentabile” di tutta classe bifronte. Egli ti prendeva a testate perché testardo, il classico testone. Per questo mi piace, mi rispecchia. Non sono un tipo facile né affabile, affamato sì, detesterò appunto sempre i “brillantoni” che poi, a conti fatti, hanno un cazzo che tira solo ove (con)viene il vento della vena arrivista e affaristica.

Così, un po’ cane, un po’ briccone e un po’ riccone della mia anima, che ha poco da spartire con chi le spara a freddo, i cosiddetti estranei che si permetton sempre di giudicare e farsi (ah, se le fan’ tutte, “bravi”…) proprio gli affari altrui. Sporcaccioni, Bukowski era ed è Chinasky e, come ogni Henry, ti è “pioggia di sangue” di fauci spalancate a sputarti la verità e a sperare che, un Giorno, aprendo il giornaletto ove tu, pennivendolo, scribacchi ben (ap)pagato, possa trovare la tua foto con tanto di memoriale funebrissimo di tal, già (gialla…), scritta: “Ieri, in seguito a un incidente spaventoso, è crepato il figlio di puttana e noi, suoi colleghi che non potevamo licenziarlo in quanto gran lecchino, andremo a festeggiare rallegrati da tal notizia che l’ha ficcato all’Inferno, luogo deputato del suo corpo da maiale, in cui sarà finalmente traviato come voleva nella sua vita da merda. Nella terraccia è internato. Eternamente!”.

Distinti saluti,
un nobile, al di là delle miserie collettive e dei colletti “bianchi”.

P.S: “Sentite” condoglianze al defunto, sarò io a “celebrare” il suo funerale e a scavargli la fossa. Mi chiamano il becchino. Modestamente, lo beccai prima d’esser beccato dal Demonio che gl’infilerà il forcone su per…

Con odio o con amore, sono il Genius d’eccezione.
Applauso!

“Django” sta arrivando


10 Dec

“Lo scafandro e la farfalla”, recensione


10 Dec


Monoculari visioni surreali di spalancate palpebre mentali

Una vita spezzata, menomazione che squarta l’anima prima di “sfigurare” il volto, mascherandolo in una semioscurità (in)tangibile, cieca astrazione che si tinge(rà) di fantasia per inarcarsi libera ove il flusso di coscienza s’espande, squartato dal dolore sedato nel surreale, variopinto, atomico “imprimerlo” d’espressionismi alati. Come il quadro psichico del suo autore, Schnabel, artista dalle movenze indecifrabili, “ingombrante” e possente di personalità debordantissima. Cineasta innanzitutto del suo Mondo interiore, felicemente sposato con una Donna bellissima che si sposa armonica nella cornice pindarica della sua barocca nobiltà romantica. Invaghita di spazio e sprazzi temerari.
L’importanza iconoclasta d’una trasgressività illimitata, perfin eccessiva e talora stucchevole se non dosata nelle sue frenesie creative, craterico magma di stupende intuizioni spesso sterili come dimenticabili opere “invisibili” del suo sopraffino essersene inabissato di troppa sua forse eccelsa essenza enigmatica, designer d’architetture così spagnoleggianti di multietnica miscela per poter davvero, vere, sudarci dentro di vita e attrattiva empatia.
Pasticci o plastica alla surgelata quiete dell’effimero? Duello vivido a sfoderarsi ribaldo d’intrepida incognita suadente?

Nel caravanserraglio delle sue “serre botaniche” schizzate, folli e intim(istich)e di misture fosche, mistica anzi poi coloratissima, tele dipinte e “paniche” che svettan d’apice in questa pellicola che segna indelebilissima la vertiginosa summa d’una giostra sua neuronabile dolce e (s)velata.

Una storia assurda, triste, raccapricciante nell’irricubile strazio del miracolo che invoca, eco che rimbomba “avvelenandoci” di letizia moribonda a estasiante virus nei nostri sentimenti più cinici. Li scarnisce, ci “scurisce” proprio nell’inconcepibilità di un’amarezza “inespugnabile”, assorbita di vortici ludici a sfidare permanentemente le barriere istituite dei preconcetti emozionali, permeandoci d’un senso angosciantissimo da spasmo divoratore al Cuore.
Una normalità tanto agiata da starci antipatica, una sbavatura imprevista del destino “trabocchetto” per uno scherzo crudelissimo. A tranciare gli occhi, a incupirli di tenebra allucinante, a disamorarli dal Piacere della pelle solo adesso annusato e sfiorato. A diveller ogni collaudato equilibrio e ad adombrarlo d’un buio spasmodico perché “vegeta” ma sente.
Di più. Al volo, sensitivo.

Un’eutanasia sospirata, lagrime laconiche del silenzio mortifero, testamento funebre strangolato per esorcizzare il pianto eterno, insostenibile che, invece, scocca vigoroso per spegnersi nella morte. Ma è un’esperienza irreversibile che, nella sua tragedia, ridona speranza sorprendente e inaspettata a illuminare l’energia distrutta, a spaccarla di forza nella potenza esoterica delle meningi oniriche.

Lynch che incontra la sensibilità, Mare dentro d’analogia “spettrale” d’ombra e orme del metacinema, immaginazione al potere del superbo balzo a valore della sopravvivenza più arsa per bruciare languida, soffuso e commovente urlo che bacia le pietrificate grinze delle nostre corrotte durezze.
Lapide liquida che, immortale, si terge meravigliosa.

(Stefano Falotico)

Al bacin’ Pacino


10 Dec

Mezzanotte e va la “rondinella” del piacerin’ di Al Pacino, perso fra pomeriggi da cani e un padrino pentito, una via da Carlito e l’odio verso i carlini di Marina Ripa di Meana, perché non amò Moana ma è amabile avvocato del diavolo

Col Tempo, il Tempo rimembra e torna dunque alla mente, ho imparato a eccedere d’ammirazione sviscerata per Alfredo. Molti anni fa, quando eran non solo sospetti ma vari ispettori che m’annusaron come Basettoni di “sospetto”, lo apprezzavo non tanto, forse troppo, ed ero però convinto che valesse sempre il prezzo del biglietto. Mi ha persuaso soavemente. Talvolta, incespicò pure Lui, colpa dei primi battiti senili che “sclerotizzano” un po’ le scelte artistiche, tant’è vero che il suo agguerrito rivale, De Niro Robert, lapidariamente dichiarò “Talent is in the choices”. Infatti, sperperò tale massima in film minori, alimentari, da scuole elementari. Quando si dice “Mantenere la promessa delle parole”, vero Bob?

Pacino “cadde” meno, fu più accorto, come si suol dire. Da sempre, legge con estrema cautela le sceneggiature che giungon alla sua “umile” dimora, e le scruta con fiuto da tartufo, preferendo personaggi titanici innestati su lunghi, esasperanti, “insostenibili” monologhi a cui la voce di Giancarlo Giannini fornisce ulteriore “sforzo” e forza, forgiando il birignao non brioso ma roco di Alfredo entro traiettorie della più antica e rinomata Italia risorgimentale. Giannini, anch’Egli non ebbe troppa fortuna qui da noi, azzeccò qualche capolavoro ma, spesso, è (s)comparso in pellicole dimenticabili. Vuoi il fisico non troppo pronunciato nonostante la di(re)zione, vuoi la sua elevazione in un “Paese” che predilige i salumi e oggi Salemme-lemme e sempre poco legge. Al, troppo “flemmatico” ed elegante per piacer al gusto medio da “dita medie”. Sì, nello Stivale tutti alzano e s’innalzano a maestrini, basta un diplomino e si spacciano per poeti. Basta una Laurea e voglion le ville auree.
Ah, invece c’è da faticare se volete ben “ficcarvi”. Dovete faloticare senza farneticare.

Alfredo nacque in una famiglia non floridissima e neppure in Florida, che poteva distrarlo di seni al vento e cosce pornografiche. Figlio di un operaio e d’una casalinga, da infante fu scambiato per pazzo, solo perché recitava come Marlon Brando davanti allo specchio. La diagnosi fu erronea perché divenne davvero suo erede nel Coppola. Michael Corleone e da lì l’ascesa fra le stelle. Immemorabile capostipite della recitazione che oscilla fra un “infuocato denso d’iridi nere” a un “pacato urlare” su sordina di gran classe e tecnica affinata con dedizione e abnegazioni lodabilissime.

Egli fu l’arcano profeta e pupillo dell’ultimo valido Sidney Lumet e depalmiano in un duetto imprescindibile.
Vigoroso, fu meno “camaleontico” del Bob e poco isrionico alla Nicholson?
Questo lo dice il luogo comune, che spara solo zizzanie e riempie i giornali di recensioni “istintive”.
Egli brucia di Cuore che molti attorucoli di oggi si sognano. Solo perché italoamericano gli preclusero il Teatro per una decade, ed è invece l’interprete “statunitense” più colto del Bardo.
Di barba alla Shylock e di Riccardo. “Gobbo” o scarno, nervico e caldo appassionante contro i cuori di neve e pastafrolla. Egli frulla di sue intemperie mentali, “drogato” di Cinema, spaesato nella vita “reale”, ove non s’è mai sposato per non avere ulteriore “recite” di matrimoni che, come ogni Uomo sa, son la cagione, la sventura e la disgrazia d’ogni vero amore. L’amore deve baciare e scopare senza anelli e giuramenti. Il sangue c’è già, inutile “appiattirlo” in un patto che potrebbe tramutare, sovente, in lanciati piatti da liti coniugali. Molte donne entrarono nel letto di Alfredo, dalla Keaton alla mia vicina di casa che, negli ’80, sbarcò in America da sua fanatica e “rimediò” una serata “sicula” come ogni Pacino vuole, volente o nolente, e non perdona.

Egli, Alfredo, sempre Lui… fu anche Diavolo di livello, che sbudellò tutti i relativismi su Dio, spogliando Connie Nielsen e “persuadendo” Keanu Reeves a “infiammarla”.
Intanto, il Diavolo s’era già c(i)ucc(i)ato sua moglie, sempre di tradimento “invisibile” ma da tentazione “linguina”. Charlize Theron, che sa esser “terragna” da sud(ata)africana. Alfredo vide già, fra la bionda, il rovente fuoco attizzabile del rosso peperoncino.

Alfredo è un genio, forse non come me, il più altisonante e ineguagliabile, inimitabile e unico(rno), ma decisamente carismatico anche di “manicomi”, essendo “ottomano” per dirla alla Totò, erede dinastico delle ginnastiche nella natica di “palmo”.

Non mi credete?

L’altro Giorno, una ragazza meravigliosa m’ha “sbattuto” in lista nera.
Oggi pomeriggio, m’ha ricontattato “misteriosamente”.

Sapete perché? No, solo Lei l’ha “visto”.

Il resto è il mio Life Achievement Award.

Applauso!

Sì, il mio mutamento licantropico avvenne “or sono”, ne avevo le palle di questi palloni gonfiati. Sempre a celebrar la “cultura” e poi a “incularsele” da lupetti. Il lupo, se tale è, deve necessariamente evolvere in pelo più ispido senza filo spinato. Quindi, pacinianamente-analmente, fottendosene alla grande.
Sì, basta con le ipocrisie. Avete educato dei gaglioffi celati dietro pezzi di carta, “igienizzateli”.
Con me, salute mentale totale, non transigo.
Ah, tua madre sai bene chi è. I tuoi traumi risalgono all’infanzia quando l’adocchiasti sussurrare un miagolio nel cagnaccio di tuo padre, che aizzava dopo tanto russare di comunismo.
Sì, edonista fu muscolo nel di “lei” più vecchio mestiere del Mondo. Una puttana coi “fiocchi”, mica quelle che almeno han dignità di mostrartela nuda e liscia senza badar a spese. Tua madre voleva solo uno che “la” mantenesse, contenta e (in)soddisfatta, infatti è sempre “liquida” quando si sintonizza nel catodico.
E tu, altra fiacca che vorresti darmi delle sberle. Dopo un’adolescenza trascorsa a spassarti la passerottina, “educasti” tua figlia ad “appisolarsi” nei piselloni dei neretti per garantir loro l’asilo extracomunitario della aiuola fuori dal loro “orlo”. E poi la tua genitrice pretese che ti “sbattessi dura” nel primo lavoretto da schiava negra, per tener “alto” il nome d’una famiglia che sa quanto il sacrificio si merita gli orifizi. Mah, si sposerà con un orefice, felici tutti. Col collarino.

Ah, in questa scuola blandite e rendete i ribelli dei “banditi”.
Allora, bando a questo baccano.

Tutto ciò è una grande stronzata!

Io sono colui che dice tutto.

Datemi un timido e sarà la vostra paura peggiore.
Datemi un pasticcino e sarà cremoso.

Una certa Elvira mi lasciò perché stanca delle mie oscenità. E io la denunciai per i suoi “fuori (s)cena”.
Andasse a venderla ai pen-nivendoli.
Meglio l’ortofrutta, che sceglie un limone oggi e un tuo fisico a pera per una banana che t’incula di fragola nella macedonia.
Evviva Alessandro, che magna tutto!

Evviva Al, che ti ulula di bello, caro brutto!

Ricordate: Alfredo fa il gigione, perché può.
Tu sei un vorrei ma non posso in quanto spossato in “Mogli e buoi dei paesi tuoi”.
Alfredo invece non svacca mai, al massimo esagera, stupendo i paesani e fregando chi è molle solo nel materasso.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975)
  2. Il padrino – parte III (1990)
  3. Wilde Salome (2011) 

Excellence to Kirk Douglas in e on De Niro


09 Dec

Il grande patriarca Kirk non crepa mai, spartano e Spartacus, e ieri è stato premiato da venerandissimo. Non Lui, ma Robert, onorato del premio Douglas.

Bob De Niro, a lustro, molto in formissima, “si è” consegnato la statuella.

E noi gioiamo silver.

 

  

Voglio essere Rolling


09 Dec

Doom and Gloom, ficcatevelo in testa, teste di cazzo!

Ieri fu l’8 Dicembre…


09 Dec

L’Immacolata?
Preferisco il compleanno di Jim Morrison, il Vero a tifare per la morte di John Lennon, il falso.

Sì, in data odierna il Papa emetterà, emise e si permise la “bolla” o-messa, mentre io mi sganascerò di bolle di sapone, anche gomme non solo da masticare, visto il clima bolognese da pneumatici termici

Ah, la gente in galera vuol spezzare le catene. Sì, ma a quelle della macchina chi ci pensa?
Le catene ruotano nei “binari” e un altro si getta dal ponte, mentre si “pontifica”.
La causa fu Berlusconi che distrusse l’Italia, legiferando di “culi e tette”, di chioschi col suo “gelato al limone”, prolungando le pensioni e “sp(a)esandoci”.
Egli, caimanamente, rovinò mentre se ne lavò le mani, toccando e “fottendo”.
Finiamola coi Patti Lateranensi, va tirato come Lutero Martin, “protestando”.
A chi vuoi mettere la protesi? Ti “spompo” io.

Travaglio travagliò, “santorizzando”, mentre le sarte dissacrarono l’osso di maiale per “fritture di pesce” del castrato di taglia nei pantaloni.

Jim Morrison nacque in tal Giorno a noi maledetti così letizioso. E voi state a pensare ai Maya. L’unica Maya che conta si chiama Hills, pornostar su cui allestii varie “piramidi egizie”. Quel fondoschiena andava “sciato”, sudato di slalom “giganti” come Mosè nel suo Alberto Tomba più “Colombari” e pasquale nella faraona.

Mica come quel falso di Lennon, che cantava “Vogliamoci bene” e poi si drogava con la Ono, anche sotto la neve, bucando le teste delle ragazzine di lui invaghite e imbarcate nell’utopia miliardaria del John pasciuto e di loro poverelle nel pascolo del gregge. Lui, di lana “affilava” mentre loro, grezze, eran “pecorine”.
Oggi, non va meglio, l’UNICEF ha assunto come mascotte quel “maschio” di Bono Vox. Va’ va’, quello è solo un altro da metter sotto torchio, e va usato come muschio nel presepe. U2 per me equivale a “du’ palle” con la U di (inc)Udine. Città ove son ipocriti d’ur(i)na.
Le palle, quelle che i bambini tirano in faccia in questo periodo di “precipitazioni” invernali. E quelle che gli adulti stimolano per la crescita…, sì, si troveranno in caserma con Lee Ermey.

Trasmetteranno Mary Poppins. Una che dove essere solo “Supercalifragilistichespiralidoso” nella mia libido non “fragile” ma supercaliente. Mary ha due poppe assorbenti. Dalla sua borsetta, “tira” fuori il profilattico, buono per il torrone natalizio. Mary non stimola la diuresi, ma indurisce ché va “sgranocchiata” di “manto bianco” affondando nella fondente cioccolata.

Sì, datemi una suora e diverrà Madonna, datemi del vergine e vi sarò Cancro… ai testicoli, con mossa d’Ariete. “Zodiacheggio” alla David Fincher e non credo agli oroscopi. Provocan solo la gastrite, poi devi sottoporti alla gastroscopia. Meglio la scopata. Sempre.

Sì, accendo il motore e “imballo” il mio “regalo”, scartandole tutte anche sotto gli alberelli.
Ove luccicano intermittenti nel mio fotterle da “eminente” Babbo. Di grinta pelosa con “barba” e mai noiosa nonostante i nodi.

Questo si chiama promontorio, questo è l’Uomo del monte che monta, come i montoni.

Il resto, detta sinceramente, mi pare il film Le renne con le corna. In radio, c’è Rosaria Renna. Sarò il suo rosario… di carbone negrissimo.
“Intrecciamole” e sciogliamo nel reggipetto. A babordo, van tutte abbordate!
Tutte bordeaux! Francia o Spagna basta che se magna?
No, meglio passare subito al dolce, lo zabaione, spumoso e senza “piumaggio”, ove il liquore è avvolto in “creme” accompagnate dal “biscottino” calorico d’involtino.
Ove la Concezione fu rivelazione, io sono “confettura” contro questi parrocchiani da fatture.
Dunque, io faccio, disfo e m’affamo.

Infami! Ma, ad Antonello Venditti con la sua Roma “enf(i)am(i)e”, preferisco Nerone, also known as il “mandrillone” che mette caldo.

Tu, donna, levati la pelliccia e mostrami il pelo!
Voglio grattare d’urticante!

Sono il gatto! E tu cagna?! Evviva le cuccagne!
E, miagolando-abbaiando, va il lupo che mugola d’ululato.

Sì, a Dicembre “tutto” si disgela ed è “agghiacciante”.

Ai bambini raccontano la favola di Cappuccetto.
Il cacciatore entrò e, “bisessuale-bisestile”, dopo il “Rosso” con una con la sesta, “sparò” all’animale, non prima d’essere fucilato da Christopher Walken.
Che ne ebbe le “pallottole” piene di queste roulette.

Ah, benpensanti, questa è la zona morta.
Per voi.
Per me è “morbida” e inturgidisce…, sì, basta col cervo, meglio la cerbiatta!
Basta con le ciabatte! Meglio sbatterla.

Sì, sono Lutero, Luther King e anche “ortodosso” alle osteoporosi. Fui partorito da uteri Rosemary e a Maria preferisco Abel Ferrara.

C’è un Solus Christus, ebeti.

Ai limoni di Sicilia prediligo esser sodo di “Lemonsoda” nei meloni della Bellucci Monica, la Malèna.
Monica allena la “leva” e allatta di latte.
Tutti si masturbano su Rodriguez Belén oppure su Diaz Cameron. Meglio il camerunense, calciatore che ficca di fendente alla Machete.

Ah, un Tempo, Ranieri Luisa era partenopea davvero nel film del Pieraccioni. Verace, da sgusciare d’olive. Usciva dalle acque, mostrando le natiche. Poi fu inchiappettata da Zingaretti “Montalbano” Luca e, per colpa della maternità, divenne chiatta. Mentre Chiatti Laura è sempre più magra.
A questo punto, meglio Alessandro del Piero.
Un Uomo Pinturicchio che va di Ferrarelle.

Uomini senza speranza, insegnanti che ripetete la solita lezioncina, adorate il Falò e finitela col vecchiume storico. Io sono la Genesi della preistoria stoica, son toro e anche “graffito” che graffia tutte le gazzelle, comprese quelle “(s)figurate” della polizia. Chi sono i carabinieri? Per di più, gente senza qualifiche che se la “suona” con fighe nella loro “medaglia al valore”.
Io gliel’attaccherei alla sirena.

Ne ho viste…, di metallari col codino ma i denti cariati di tartaro bavoso nella musichetta dello psicofarmaco “bassista”, liceali con licenza di fottersi quelle “perite”, ragioniere i cui ragionamenti son solo una calcolatrice al “tasso” pro capite dei mariti decapitati di corna con l’interesse dell’uva e dell’IVA(n), amante sovietico delle loro guerre fredde da riscaldare con “bomba atomica”.

Sì, psichiatri che radiai dopo averli radiografati, studentelli a cui rifilai per anni la grande “idiozia” di essere Robert De Niro. Bastava che arcuassi il sopracciglio e si cinsero in adorazione ai miei umori neri col neo. Provarono poi, per antipatia, a recintarmi, ma li castrai da bue che sbudellò i loro mielosi budini.
“Imburrandoli” da asini.

Evviva Giuseppe il Santo che stava con la Vergine di “bastone”, mentre un Mago schifoso regalò la mirra per mirar d’“incensante” occhio guardone, dunque incessante, da pedofilo nel “bambinello”.

Il Mondo è come un politico. Per arrivare lì, è un delinquente.
Allora, meglio i pazzi, che si strafogano anche di “foche monache”.
Perché l’abito non fa il monaco, ma il mio cazzo non è monco.

Applauso!

Incrociai una “nobil” donnaccia che pubblica per la Guanda e le fui “panda”.
Asserì che odia Mark Wahlberg perché è un tamarro, e io risposi:
– La verità “la” sai. Le donne hanno sempre invidiato il pene, ma lo vogliono. Tu sei gelosa di Mark, perché non ti “marchia”. Quindi, vedi di smammare, mammina, o ti rifilo un bicipite “muscoloso”.

Sì, io so come va il Mondo, al massimo voi saprete come andrete tutti a puttane.

Sparatevi questo e non ci pensate:

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Mary (2005)
  2. Pain and Gain (2013)
  3. Il cacciatore (1978)
  4. Bambi (1942)
  5. Scanners (1980)
  6. Machete Kills (2013)
  7. Iolanda, tra bimba e corsara (2012)

Genius-Pop

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