Fra “panne montate” e senza rimonte ma di Koné al partenopeo babà
Eludo eppur alludo, in quanto sempre lucido da lupo, sempre Lucignolo che pinocchieggia mentre voi aspettate “quelle” con le mandorle di mandolino e poi mangiate il Mandorlato Balocco, incartando altre bugie. La mia strategia è micidiale: adocchio una e mi sfregio in segno d’alleanza “sanguigna”. Le mi tatua di un “Vaffanculo” e sanguino di più di candito “panettone”, ma alla fine la sgranocchio
Sì, credo che il Mondo sia una patetica moina delle pantomime. Ah, tutti in pantofola da suini con tanto di zampone a San Silvetro. Secondo me, esiste solo un Sylvester, Sly, un gattone che si mangia i pulcini Titti. Sì, pare in trappola, invece si fotte…
Mi son appena svegliato (quando scrivo tal missiva, son le 17 e 30 spaccate del pomeriggio, ma son costretto a inserirlo dopo…) in preda a un incubo malsano. Anzi ammalato! Non è sinonimo, e tua sorella festeggia l’onomastico con me. Perché come “lo” mastica lei neppure l’ostia del santo…
Non è blasfemia ma una femmina che va “beatificata”. “Imboccandone” altre.
Ah, i boccali. Brindiamo di “a tutta birra”, spingendo oltre il con-“sentito”.
L’incubo fu codesto, ve ne narro, “brevilineamente”, la longitudine:
sono a casa mia, bussa alla porta un testimone di Pescara, perché quello di Geova è impegnato con una “giuliva” di Riccione, “restaurandola” a un “Credo” più “innovatore” in mezzo a tal neve “sbiancante” di marea.
Si presenta come curatore affinché rinsavisca. Mi diagnostica scemo, e mi porge un contratto secondo il quale, ogni mattina, dovrei essere obbligato infiermieristicamente, a raffrenar il mio istinto da fiera per non sferrare più bestemmie ma addomesticarmi nel “ferro”. Ferro, traduciamolo-declinandolo di desinenza indecente per il desinare, sta per “ferrato”. Che asini. Io scalpito, “inzoccolassero” i cavallini perdenti.
Ferrato, a mio avviso, fa rima con duro, dunque terragno. Già. Meglio il tenero che, nel terriccio, spinge nella riccia.
Mi dà in mano la penna per ottenere la firma, ma gliela pianto simil Nikita.
Poi, lo lego con del nastro isolante ma, prima di rispedirlo al mittente, apro l’uscio, lo piazzo in mezzo alle scale, chiamo a raccolta tutti i vicini, e gli recito tutti i monologhi più arrabbiati di Al Pacino.
Gli strappo quindi la “benda”, e anche lui applaude, piangendo.
Forse, gli ho fatto male. Ma credo che si sia commosso.
I vicini ritornano nelle “urne” e cucinano la cena domenicale, con la signora Lucchi già “in premura” perché stasera giocherà il Napoli contro il Bologna e viceversa.
Nel suo appartamento, giungerà un ospite “amico” del marito. Il marito è un tifoso felsineo sfegatato tanto che, quando i rossoblù vincono, striscia per tutto il Centro con la sciarpa al motto di “Vi abbiamo raffreddato!”. Tale gesto inconsulto-insulto lo pratica anche a fine Campionato, nei primi battiti estivi.
L’amico del marito è invece il pizzaiolo Antonio Vesuviello, “uomo” di grande levatura.
Ficca i capperi nella pizza e serve le clienti signore… così: “Vuole l’aggiunta del prosciutto speciale?”.
La vittima ingenuamente risponde, al solito: “Quale sarebbe?”.
Antonio si slaccia la “bottega” e, di sottecchi, le mostra mostruosamente il “pomodorino-peperoncino”.
Sì, la Lucchi è già molto preoccupata perché sa quel che potrebbe succedere in caso di sconfitta “tragica”.
Con due “palle” così, razze prelibate, saranno urla e mazzate!
Trascurando quest’episodio increscioso, mi dedicherei ora a due lettere davvero di “cuore”.
1) Lettera a una volpina che, leccando la Nutella, pensa alla cioccolata più “densa”:
Dolcetta mia, regalami un “albero”. Ne son sprovvisto da quando mi “sdradicarono”. “Sfoglialo” di presepino al pisellino nel bue.
2) Ciao, sarò il tuo Uomo, questo è indubbio ma, per ragioni logistiche, verrò sgrammaticato dalle tue gambe prima di poterle (re)visionare.
In compenso, allettami di un’amicizia. Se il letto non è tre “etti”, almeno mi sarai amichetta?
3) Non c’è due senza tre?
No, pur essendo la Trinità, mi ammazzarono.
Sì, salvatevi questo gioiellino e, per il 25 Dicembre, “donatelo”…, non a vostra moglie.
Le renne fan un baffo a ogni “Babbo”, dunque va cornificata come vuole la tradizione “cattolica”.
Se non è previsto il divorzio, almeno la vendetta salomonica del “salamone”.
Sono come il signor Koné di stasera. Quando meno te l’aspetti, al San Paolo avviene l’incredibile.
Doppia sforbiciata con “buco nel culo” inchiappettante e così potente tanto che Morgan De Sanctis non l’ha neanche visto, eppur da grande applauso.
Sono fatto così. Spesso parto dalla panchina e poi aizzo la folla ammosciata nel funambolico colpo di genio.
Sì, per il resto, a volte son affranto, talora piango, spesso rido, anzi derido, cado nel fango, strafaccio, strappo, m’impantano e poi te lo sbatto all’incrocio.
Di bomba, quale il mio occhio sinistro su scosciamento “liquido”.
Chi è invidioso, si desse al cazzo suo.
Non credo che sia un granché. Detta come va dato.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- Jak utopit doktora Mrácka aneb Konec vodniku v Cechách (1974)
- Sotto il vulcano (1984)
- I vesuviani (1997)
- Mystic Pizza (1988)
Tags: Koné, Napoli-Bologna 3-2