Fratelli della congrega, qui riuniti in ameno raccoglimento, eccomi presente nuovamente e “riammodernato” in carne e ossa. Pelle di frassino su lentiggini rosse col ciuffo sbarazzino dell’Uomo che ruba il tuo mazzolin di rose
A molte donne, codesto esemplare di maschio affascina, ne vengon… turbate nonostante i loro conturbanti, iniziali rifiuti. Sì, mi fiutano e poi me ne fiocco, come la neve disciolta su venti cioccolateschi di un’atmosfera languida.
Dopo il Buon Natale, voglio dunque augurarvi Buon Anno. Ché sia clemente di “clementine” e non arancia meccanica di sorrisi finti, finemente “a mandorla”, fieri eppur amari da chi è già spremuto come un pompelmo senza le “mandarine”.
A voi, posso dire che quest’anno l’ho trascorso incappucciato nella mia interzona, sempre erogena d’erosione e rotta dentro seppur sia ancor “desto” d’erezioni…
Non mi sono aggiornato molto riguardo a-i fatti accaduti di quest’Italia ormai (de)caduta, accendo poco il telecomando e quindi vedo-non vedo la Tv. Elettrodomestico che addomestica le coscienze, perlopiù “abitato” da donne scosciate. “Abilitate”, ah erano allibate…
Questi programmini di sgabelli, sgambetti e politici ebeti poco m’attizzano. Preferirò sempre un piatto di spaghetti conditi con l’aglio della Luna vampira. Sì, sono l’incarnazione di Dracula, mai morirò poiché più di Dio “durerò”.
La mia testa è tosta e, dopo queste forchettate, m’aspetta un toast. Da sgranocchiare nelle vostre briciole.
Cari nemici, vi mostro, essendo voi mostri, la mia mic(c)ia. Io m’inimicherò anche il miglior amico perché, dopo averlo sodomizzato, egli non vuol ammicar’.
Dunque, va affumicato.
Per l’ultimo Giorno di questo 2012, prevedo di fare il botto. Sì, sbotterò, sbottonando i puttanieri e rimproverando i carabinieri.
Stapperò un brindisi color acqua di quarzo e, con la febbre a 40, mi lancerò giù dal balcone con salto carpiato a novanta gradi nel balzar in gola a una da inculare.
Mi sbatteran in galera ma, prima, avrò assaggiato il piacer “galeotto”.
Sì, “galleggiare” in Lei è da galli.
Io ho le ali e volo. Tu no, e hai un colorito pallido tendente al viola.
Sono l’Uomo arcobaleno che ti frega poiché, quando pensi d’acchiapparmelo, spunto come una piovra e t’accalappio, in quanto in un baleno son ballerino come Moby Dick, bianca balena che t’inabissa, pretendendo il bis d’oceanica grandezza.
Buon Anno, io vi benedico.
Voi siete il Male.
Odo lo squittio del fuoco delle femmine che inceneriste per volgare “allattarle” a virilità mansuete di corna fratricide, matricidi e incesti, ragazzini che incespicano (Aida Yéspica!) per colpa di genitori “fenomenali” a evirar le loro sessualità sul nascere, puberali evirati perciò da ogni intima voglia del capriccio ch’è savio amor alla vita, alle donne che saranno, quando sfodereranno tutto il loro calore (seder?), infrangendo i tabù omertosi coi loro tanga attillati, lì ad attingere nei vostri sogni “proibiti” che nascondete dietro facce “appesantite” da un trucco stantio di “cravatta sobria” con l’odore del torrido da seppellire, dunque spolpare, nella terra ove covate i fantasmi dei vostri corpi lussuriosi, e tale è giustezza, quanto così ipocriti, ipocriti (!) a lubrificarvi solo dietro uno schermo al plasma su cui plasmerete orgasmi di “cartapesta” e sangue avvilito nelle plastiche “chirurgiche” a visi(ni) tanto a modo. Lo so, dentro di voi sussurra la vocina del “Mia ficona voglio montarti di panna levigata nell’addome mio indomabile”, e invece porgete un sorriso affettuoso di cazzo bifronte nella doppia personalità “casalinga” dell’inguine vostro reciso di (rim)pianto sul divano impantanato.
Poi, pianterete altre bombe, e regalerete ai vostri figli una bomboniera “femminuccia” per pedagogie al “curativo” già modellarlo a immagine del plagiarlo nella statuina di cera.
Un Giorno, dietro cagione di tal “educazione”, si ribellerà e la sua pelle ribollirà.
Perché accerterà che poteva ma fu un “Non c’è”. E la sua cerniera, aperta di masturbazioni mentali appaiate a palle sempre dimezzate, mozzicherà un lascivo lasciar che tutto vada.
Dietro cerebrali “amicizie” ruffiane per arrivismi podistici e solipsismo crasso alla grassezza che farà dell’arroganza un simbolo di prestigio.
Anche le donne, ch’erano innocenti, pudiche nella loro moralità, accavalleranno per richiami carnali del “cavallo” e, specchiandosi nell’invecchiamento genetico inevitabile, si rammaricheranno per aver perso il “pezzo forte”. Così, d’invidie reciproche, si mischieranno anch’esse al porcile, mentre io, Ulisse, sconfiggerò i proci perché nessuno mi può dar del lercio.
Anche se, roco, amo la mia rocca e le mie rocce durissime in mezzo a voi che vi lamentate di goccia come il cipresso mortifero a santificar la vostra disillusione, crocifiggendovi alla condizione disumana della prostituzione di massa e delle suzioni al seno solo rifatto, dunque silicone del vostro vuoto pneumatico, a base di reumatismi, ematomi e mancanza d’empatia.
Buon “ano”.
Io, invece, a San Silvestro sarò Stallone Sylvester con la canarina Titti. Una che, a tette, sta messa senza messe, ma tettonica del tuo “muscolo” oliato nel vostro “rimetterci”.
Perché io lo emetto e Lei ama coloro che non sono ometti ma “matti” di mio matador su sua arena dorata di mito, come me, epico e poeta senza pie zie, senza tristi pini, senza pinne ma “appianando” negli altopiani delle sue colline fisiche, ove germoglio mentre voi bevete dalla fiasca, vi sciroppate una ch’è fiacca e neppur coi fianchi e, siamo franchi, le pagate il fisco però, non di patata, tanto “fischiettate”.
Ah, solo un ritornello da castrati “stornelli”.
E poi a lavar un altro fornello che vi sfiamma di backdraft assassino nei cui tinelli siete tontarelli e non come me, il “torello”.
Da cuocere alla piastra, senza piastre(lle) ma radiografia della figa.
La verità? Siete una società malata. Di sesso, di cazzi, di troioni.
E adesso m’avete spappolato i coglioni!
War!
All’origine d’un trauma, c’è sempre il teorema sbagliato del delirio di chi ne ha generato l’atavica “sparatoria”.
Tre esempi lampanti:
Memento
Mente che si spezza, si “disaccor(d)a”, s’attorciglia nel ritorno che mente a se stesso, si sbaglia ogni 15 minuti di “non celebrità”, celere a riprendersi e poi a fermarsi, incastrato dal suo cervello rotto di nuovo, come nuovo.
Shutter Island
Pazzia d’una moglie che assassina i figli di un onesto lavoratore.
E se ne propaga nella sua anima, distruggendogliela nell’isola del faro illuminato della Notte più nera e (im)perscrutabile.
The Irishman
Vocazione sentimentale, necessità di vita. Criminale per “induzione”, vizio che diventa omicidi.
Una mia peculiarità è il cambiamento che attuo, di metamorfosi nel corpo rimanendo identico nell’anima.
Molta gente ottusa volle combattermi, “credulona” che sarei mutato “crescendo”.
Errore madornale d’idiozia totale.
Perché più passa il Tempo e più mi rafforzo nella convinzione che il sistema sia matto alla radice e, da questo scempio originario, parte tutto il resto da arrestare.
Sì, viviamo di politicamente corretti e poi tutti scoreggiano al cinema. Professandosi moralmente giusti. Giusti di che? So io cos’è la giustizia.
Prendere quell’Oscar di Nicolas Cage e ficcarglielo nella coppola.
Con tanto di Via da le fighes.
Basta, la dovete smettere d’ascoltare musica che dà il voltastomaco di ribrezzo. Prima di tutto, non tingetevi i capelli se son brizzolati, poi verranno a spazzola.
Va da sé che finirete spazzini.
Quindi, ora raccattate la vostra immondizia e facciam le pulizie.
Fuori dal balcone, defenestrato, il detersivo di chi vuol la mia mente.
Da me, riceverà solo la sua faccia spalmata nelle incrostazioni del suo “sciacquone”.
Applauso!
Mi congedo con quest’ultima disamina agli animali.
An(n)i fa, incontrai una gattina mentecatta che, dopo aver letto il mio primo romanzo, voleva “aiutarmi” dietro concessione del mio corpo. Detta come va detta, voleva che la trombassi.
Perché mi considerava un puro appetibile.
Ora, di mio già il sesso comunemente in-teso mi fa (tu ti fai?) alquanto schifo, figurarsi s-figurarmelo con tali losche figurine, dette da me fighelle.
Quindi, dal sottoscritto, nonostante i miei scritti, ricevette papale papale-episcopale senza scoparmela, una pugnetta e anche un pugno in faccia.
Per tale gesto sconsiderato, non mi considerò più. Anzi, inveì d’offese orribili al telefono di tal razza, direi “tazza”: “Non posso stimare un poeta che non s’adatta”.
Risposta: “E io non posso accettarlo in una che a letto allatta tutti”.
Chiamò la sua “guardia”, ma anche lui era un venduto, e io appunto non sono il “primo venuto”.
Al che, arrivò l’ambulanza perché gli rubai l’anello del fidanzamento già fottuto. Fu soccorso ma ce l’aveva rosso quasi ingialllito. Con verdognola escrescenza ritirata.
Il resto è storia.
Se finirò barbone, meglio che con le barbose barboncine.
Su tale “tristezza” mi rallegro in quanto ergo sum. E non cum.
Comunque Lisa alliscia. E tua madre ama il topo della toppa traditrice.
Fra l’altro, la torta gelato del frigo non si sghiaccia e non posso spezzettarla.
Me la mangerò tutta.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
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