Mezzanotte e scocca il “bambino”, scartate i regalini e sgranocchiate il cenone coi “candeloni”:
Ove va la rondinella, io arrotondo nel “mulinello a vento”, sorvolando lidi ignoti di notti “pastorelle”.
Oggi è Natale, Giorno di gaudio ove anche i gay non verranno… derisi ma posson sfancularsi un gustoso pranzo servile senz’ammansire la polemica sessuale nel reazionario che fu tale solo perché, schernito, prima quindi intimidito e poi, messo alle strette, costretto a reagire.
Vi ficcherete… in bocca un cinepanettone, dentro le coccole d’un cinemino ove riderla di grana grossa dopo esser ingrassati per colpa dei dolci tanto di calori(e) da stimolar con(dita) altra “pasciutezza”. Che candore da “canditi”. Ecco il medio dito che si “eleva”.
Quindi, recitando il buonismo per la maggiore nell’Italietta moralista che si “castra” solo nel Cristo da festeggiare di messe (dopo tante messaline), vi sveglierete nel “martirio” di me, il Santo Stefano, onomastico ove nessuno masticherà la mia dignità perché va rispettata almeno il 26. Telefonandomi per gli auguri. Sì, che merde!
Sì, sì, è pasciuto, è Pascutti!
Oggi, sto fremendo. Già fervono i preparativi e mi laverò, sebben sia lavativo.
E “tiro” ove voglio senza tovaglia da imbandire. Banditi, anche voi sarete “deliziosi” in queste feste, dopo averle guastate.
Dunque, perché non posso “gustarmelo?”. All’anagrafe, mi chiamo di terzo nome “Gustavo”, ma per molto Tempo non gustai perché m’inguai(n)aste, perciò ieri, alla vigilia, perlomeno oppure su e sotto, mi masturbai “rigidamente” nell’onor da tener desto per non “farselo”… abbattere più. “Tiramisù”. Daniele Silvestri voleva risalire, tutti aspettano Silvestro ma al “pino” silvestre pen(s)a solo Stallone Sylvester? Ah, in questo zoccolo duro, ci vuole uno “zotico” con bizzarria falotica di durezza mercenaria senza marcetta da “fiamma”. I carabinieri usan la carabina, e io li trombo nelle cabine, incendiando il fascismo di “sparate”.
Dovrò astenermi da tal onanista rituale sin alla Befana, altrimenti me “lo” carbonizzerà, sfilando la sua racchia calza di rauche sue litanie “liturgiche” al mio… “metallurgico”.
Sì, come l’Uomo che spazza il camino, io m’affumicai da “Babbo Natale”, scivolando nei “corpi cavernosi” del “non visto” che “(s)buca”. Tutto “macchiato” per un regalo “tosto” e intonso. Da aprire nelle sue mutande “rosse”…
Che tonfo, speriamo nel tuffo sulla figlia di Renna… Rosaria, una che coi rosari ha da spartire quanto le rose di “Margherita” alla Cocciante. Ella è sua, finge da suora…, soprattutto non è frigida fra i suini. Che sughetto dopo l’intoccabile etere. Sì, bionda cinquantenne ancor per la mia “antenna”. In radio va la donna “raggiante” di giarrettiera, e io “squarto” la cerniera. In quanto fuori dalle cernite ma “cervo” nella sua “erba”. Tutto erto ed “Ercole”. Che sciacqua e neppur un orgasmo scialacquerà. Basta coi quaquaraqua!
Evviva Qui, Quo e la quantica “fisica”.
Evviva Paperino nella “giovane marmotta”.
Natale è una festa triste perché son “buoni”.
Io lo sono sempre. Infatti, me ne fotto di questi pagani.
Dopo tanto averlo preso, voglio l’ano tutti gli anni. A quanto ammontò il danno? Allora, montiamole tutte. Sì, mi son montato la testa!
Di caviale, dopo esser stato tante cavie, entrerò nelle “grotte”, in ogni cavità.
Non ci saran cavilli per cavarsela. La scaverò io!
Io trivello!
Io uso i veli nel “cioccolato” guarnito. Che zucchero “filato”. Miei “guaritori”, son inguaribile.
Dunque Lei guaisce e, nell’inguine, vuole la lingua.
Mi lanciate i guantoni di sfida, Lei mi “sgancia” sulla guancia la figa, perché sono un’iguana.
A parte le “bontà”, le bonazze e le cattiverie, oggi mi sento felice ché, (ri)generato di trentatreesimo compleanno, spargerò la cenere dopo la chiesa di stanotte, quindi fu(i).
Canto con Jim Morrison, sgommando di “pneumatico”.
Sì, Vittorino Andreoli allestisce un altro libro sui matti, e io mi do alla mattanza di me, “mieloso”, permaloso, anche pernicioso, infagottato dei mie fa(rdel)li e Sisifo nelle “fife” altrui, da spronare, rinvigorendo la gioventù bislacca ch’è cosmesi solo di lacche e lecchini, leccatine e Lecco figlio di Lecce, località pugliese ove van le damigiane sul “pigiando pigiando anche in pigiama”.
Sono il poema umano e, “poetando”, sparisco in Edgar Allan con un alano che è “alto” di “scosciamento” nella gatta che “fumetterà” nel suo Disney cinematograficamente cinofilo sucanin’ “volpino” e pelle da ermellini con un’altra pelliccia senza penicillina ma, di pen, (im)piantato.
Che cosa piangete? Suvvia, guarda come s’eccita e, in macchina, “fa le pulizie”, ripulendoti dalle caccole accumulate nei 365 con kamasutra a 360.
Io direi di più, posso circumnavigarti di “doppio anomalo-ammaliando-liana nel tuo pelo?”.
Sì, girando e rivoltandola, lo prendi un po’ lì e poi lo metti là, lilla e viola ed evviva io che “v(i)olo”, devio, “approssimo” ma soprattutto arrotondo-tornendola.
Per un “torchio” che spreme d’“olio” sul motore a scopo?
No, scoppia!
I vecchi s’afflosciano e, nel fogliame, sfogliano i ricordi, filtrando l’esistenza a resistersi per non desistere. I giovani insistono, si sintonizzano e, rizzi rizzi, un po’ si chiudono a riccio e poi “allisciano”, accovacciati nella tana, nella tanica.
Meglio sulle natiche, cari miei suonati.
Sì, “nuotate”, noterete un Mondo migliore di tal immonde immondizie.
E, raccattando, a “qualcuna”, lo attaccherete.
Altrimenti, la navigazione potrebbe attraccare nell’“Attack”, colla per un “risarcimento” alla castrazione (in)dotta, evirato d’eunuca paura e troppo pur non “spurgarla”.
Buon Natale.
Buona la prima?
Facciamo la centesima.
Così, prima ne assaggio 99 e, con la millesima, son 69.
Sì, mi chiamano l’amante “ottovolante”.
E Rebecca Hall ama la sua “H” aspirata in bocca!
Ho detto tutto?
Sì, certo. Ma me la deve dare.
Pascoli Giovanni non vuole i candeloni ma i cannelloni!
Visto il video alla Jim su “Jingle Bell” miei belli? Qui non si bela ma la “Bestia” vuol una bellona.
Non si può. Si può “fare”, invece.
A parte gli scherzi, spesso me “lo” tiro. Credo sia necessario e fisiologico, altrimenti subentra il calo della libido e qui, fratelli e soprattutto “sorelle”, siam da Tempo con le brache calate.
Dunque, vogliamo (in)calzare.
Sono un bugiardo di professione. Or sono, adottai varie inconsce strategie per eludere le cosce, addentrando solo nelle mie gambe con “sgambata furbizia” autocastrante d’estrema “scaltrezza”.
E, per buttarla… a ridere, sgambettavo ogni ancella che voleva il mio uccello. Evitandola nel modo più “superbo” possibile, un’evirazione a scanso d’equivoci. Sì, specialista del “nascondiglio”, sgattaiolai nello sgabuzzino, ove più volte scopai delle zoccole (dis)giunte, come nei vostri ripostigli, a “strigliarmelo”. Una collezione di scarpe da far invidia a Rockefeller, non al miliardario di tante maial-“maliarde” ma più somigliante al “pupazzo” ventriloquo animato dalla mia “mano morta”. Sì, ero un muto “anatroccolo” in mezzo a chi le coccolava da “pappagallo”. A questo bastò ripeter a pappardella tutte le lezioncine per soddisfare ogni “leziosa”. E la sua liquirizia, di malizie, “azzimava”.
Di mio, ho subito dei cambiamenti repentini. Sì, più che altro una serpentina affinché il mio serpente si “lucertolizzasse” per non esser divorato dalla giungla, ove puoi sempre incontrare una scimmia che t’affoga nella sua “sabbia mobile”, ché io non son “mobiliere” del Totò più “mariuolo”.
Sebben sparga il mio “prezzemolo” per rosolare la mia patata… bollente. Le napoletane mi vogliono di conto alla romana. Preferisco la capricciosa senza quattro stagioni.
Sono stagionato e basta di “mozzarella”.
Durò… un po’, quindi mi rintanai ancora dura-mente.
Il mio primo psicologo escogitò vari escamotage, appunto impuntati, per farmi “entrare” socialmente, per di più (perdendo?) nelle “puttane” che lui si sbatteva fra un porcello e parcelle salate.
M’ipnotizzò con la tecnica di Mesmer ma non guadagnai in memoria mentre lui se “le” rammemorava tutte con l’origano junghiano d’unghie non tanto “oniriche”. Quelle lì… delle beote che pendevan dalle sue labbra e se ne “innamoravano” di “botta”.
Per il colto ardire del suo volerle ardere di coito.
Sì, cogita ergo sum e, somare, da vite surrogate, “glielo” sudavano, dandole nei ricordi “altalenanti”, molto a “mollargliele” da daine, della sua “analisi” col dondolo di “pipa” danarosa.
Comunque, mi catapultai nella realtà. Ma sputai dopo pochi mesi. Non mi respinse nessuna, fui io che “spingevo” a (t)ratti.
Pensarono che il rientro sarebbe stato meno traumatico solo perché ascoltavo il Boss Springsteen.
Ma fu un tougher than the rest. Senza mancia. Sì, rappresento l’uomo forte alla Nietzsche su ciuffo “tamarro”, davvero “identico” a Ronaldo Cristiano.
Lui finta per il Pallone, e io finto per essere “infilato” nel sacco.
Più che da Minetti, sono un bollito con la bolletta del rubinetto.
Sono “rubino” quanto il verde smeraldo della speranza.
Quindi, ancora buone feste. E bone a tutti.
Aspetto il vostro bonifico. Rinsalderà il debito e anche “qualcos’altro?”.
Sono una “bomba”. Pirotecnica da fuochi… “artificiali”.
Ora, ho scritto un saggio su Sean Penn, scrivendo “Perdipiù” e non il corretto “Per di più” ma, se è locuzion avverbiale “per lo meno”, io scrivo a non posso alla mia penna.
Comunque, “Perdipiù”, come da enciclopedia Treccani (e io son il cane segugio fannullone), invece… sebbene rarissimo, si può dire.
Ficcatelo in culo!
Non c’è nessuno come me, perché non ce n’è.
Cosa?
Il cazzo! Essere-non essere, non ho crediti né la tessera ma vorrei “tesserlo” per esserti.
Possiamo nell’essenza? Tu sei Donna possente, io “potente”.
E mi sveglio a Leva-nte.
Firmato Jim Carrey
- The Doors (1991)
- Un Amleto di meno (1973)
- Il corvo (1994)
- Perdipiù il segugio fannullone (1972)
- Poliziotto superpiù (1980)
- Alice non abita più qui (1974)
- Niente meno di più (1971)
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