Or, qui ad Alcatraz, “sfarfalliamo” e ci piace così. Abbiam imparato a nutrire l’odio, si sta infilando sotto le secolari nostre genealogiche ramificazioni ché, prima c’inalberammo, adesso adoriamo il ramo rampicantissimo della stirpe congenita al chi non ripudieremo, sputando in faccia, d’invisa strafottenza, a chiunque se s’azzarderà ad “accelerar” d’altre vergogne per ‘“ammutolir” il nostro sembiante, infangandolo al fin che non muti e involva proprio nei loro “voli” falsamente liberi ma inibiti, sebben s’esibiscan di fischietti e arbitrio che legifera col ferro della pugnace, ottusa e quindi contundente demenza.
Stan lì, questi secondimi, primi solo ai primati, respiran la loro scimmia, fottendosela mentre fuman assieme all’aguzzino direttore, un losco vermone che sbircia nelle nostre anime ad appassirle con tagliate indagini anche al nostro “pisciargli” in faccia un declamatorio “Crepa nella tua crema! Ti cagheremo in testa!”.
Noi, combattenti ardendo fra questo addentarci, di spauracchi che si coccolano solo dei loculi “accoglienti” del ruffiano, anale farsi sotto ché, mai attenuati, ci “dirigon” da sopra, sopra i nostri antenati e le antenne credute ammainate, “vergandoci”, e ci squadran dalla testa loro “caporalistica” sin ai nostri piedi, sì, incapricciati di caprino, demoniaco morderci da ribelli senza pelle, dall’alto in basso per st(r)ingerci alla costrizione dell’inchino, del “cheto” asservircene da schiavi.
Ci schivarono e siamo qua, gemellati al marin canto sirenesco dell’Ulisse che li massacrerà, “sverginandoli” dal loro ibrido cannibalistico, viscido, dogmatico, stigmatizzante plebiscito.”Sguazzanti” guanti ai nostri volti. Oh, avvoltoio, t’avvoltoleremo i neuroni sulla sedia elettrica, e “scoccherai” la fiamma delle tue colpe, violentato a “carburare” il tuo rigido mezzobusto che disprezzò coloro i quali, accusati di troppi trambusti “intollerabili”, imbestialisti per sfocarli dal Cuore.
Ma io sono il Principe, sceso qui ad Alcatraz per spiarti, smantellerò il tuo macellaio e poi ti strapperò l’uccello per farti volare… giù dalla torre del tuo “torroncino”.
Mio orrido lurido, stavolta ha fatto capolino, qui ad Alcatraz, un Uomo che ti paralizzerà e, con flemmaticissime, impercettibili torture a te leggerissimamente addolorate, sarà violentissimo solo lacerando le tue budella di lametta “intoccabilissima”, mio “bel” bue, mio dittatore habitué in abiti, invero beoti, da chi s’illuse d’ammansire il gregge che invece ti scoreggia un “profumato”, lindo e amabile “suon mellifluo” come lo stantuffo a sfiatar ché non fiaterai se non solo, quando evirato “divinamente” dall’orco in te camuffato da “grande uomo”, soffocherai proprio, espirante, nel fantoccio appeso d’urla strazianti da tuo albero della “cuccagna”.
Vedi che il teorema naturale della tua flora… batterica torna indietro?
Boomerang micidiale alla tua “disciplina” da feroce branco, da ranghi di manganelli, da gorilla con le arachidi che c’inasprì per ischeletrirci da rachitici e, invece, è stato raschiato nel teschio che t’ha smascherato.
L’ira di Dio, la sua calamità, il suo flagello!
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)