Archive for October, 2012

“Iron Man 3”, il (primo) Trailer


23 Oct

Ieri vi ho mostrato il teaser. In tempi da record, oggi è subito la volta del primo trailer integrale.

 

(Stefano Falotico)

 

 

“Iron Man 3”, il Teaser Trailer


22 Oct

Che succederà alla povera “reginetta” Ginettina?

Finalmente rivelato il teaser del terzo Iron Man.

 

 

 

Tony Stark e il suo alter ego Iron Man si ritrovano ad affrontare un nuovo nemico che non conosce alcun limite. Quando Stark trova il suo mondo personale distrutto per mano del rivale, si imbarca in una straziante missione tesa a trovare il responsabile. Mettendo alla prova il suo coraggio e con la schiena al muro, Stark è costretto a ricorrere alle sue sole forze e abilità per sopravvivere e proteggere le persone a lui più care. Mentre combatte, scopre anche la risposta alla domanda che da sempre lo perseguita in segreto: è l’uomo che fa l’abito o è l’abito che fa l’uomo? 

 
(Stefano Falotico)

 

“Paradiso perduto” – Recensione


22 Oct

Gli increspati sogni alter(ati), “Arte-(s)fatti” del fanciullismo spezzato

Ode a John Milton nella “traduzione” italiana di “ric(hi)amo”, il Diavolo assume le sembianze “grottesche” d’un De Niro con lo “scrigno” del “forziere”.
Sì, un (e)vaso “da” Notte che “forza” l’infanzia “fisher” di Finnegan Bell, bellissimo “mutante” poi in Ethan Hawke, bionde speranze dickensiane dell’attimo fuggente, forse che rifulgerà ancora. Un po’ turbato, “frastagliato”, “aggrappato” ad acque salate di come si ricorda questa storia, i suoi gemiti nell’Alfonso Cuarón che “vernicia” e “inquadra” di quadri fotogrammatici enigmatici nell’abisso “roteato” e poi rotto della melanconia giovanile “schiumata”, anche rabbiosamente innervata di docili “schizzi” del “vernissage“.

Nella “flora” marina della floreal ma plumbea Florida, un piccolo pescatore “pescò” il Male, il prigioniero Lustig, ancor “imprigionato” di catene, forse del Cuore, che non “spezza” né mai infrangerà. Che “sterza(no)” riemergendo dagli abissi “mortiferi” d’un incubo che “strozza” la bocca, “cucinandola” nell’Inferno già visto negli occhi “del” bambino. Della prematura “apnea” a interromper il “singhiozzo” dell’adolescenza, ch’é per sua Natura invaghita di celestialità pastellate d’amore anche immaginario, appunto nell'”acquario”, nel fluirsi torbidi, nell’infatuarsi d’un “infarto” al colpo di fulmine, per la Promessa eterna dell’amor perpetuo, da non sperperare nel “perno” delle facili, false ambizioni a incenerir il sentimento “annodandolo”, adombrandolo credendo d'”ambrarlo” e “aggrottandolo” nel perituro, mistificatorio, illusorio “benessere”. Abbellito di mondanità superficiali e tenerezze parventi mai romantiche di “vitrea”, pura languidezza, patti ipocriti al “placido”, monocorde “illiquidirsi” nella vanità dei soldi, del “liquido” frusciante e “abbagliantissimo” da lodi e “allodole”, forse solo estenuarci, sì “noi” tutti, nel dolore “morbido” di tal ingannevole ammorbarsi ma non essere innamorati davvero.

Così, “Finn” fa il grande passo, da squattrinato infante a fantin’ del suo destino. Però “pendente” e deluso. Perché la sua Estella non c’è più, sebbene Finn “brilli” di festa in festa.

La rintraccerà ostinato nei cunicoli della memoria, nella “grotta” d’una “strega” Bancroft delle nostalgiche passioni. Rammemorandosi e “perdendosi” ancora tra le foglie del Tempo riscoccato dall'”amnesia” dell'”amniotica” densità oscurata presto dal taglio inferto. Ferino nel neo-nerità di De Niro “rasato” con le lame “aguzze”.
Un pentito che si convertirà proprio nel suo benefattore, per ridonargli gli iridescenti bri(vid)i che gli “estorse”, (dis)torcendo gli incanti dell’età acerba, già da lui inconsapevolmente esacerbata, “erbissima cattiva” del lupo solo con tanta “fame”.

La favola incompresa di questo film attinge alle lunari lucentezze della giovinezza inafferrabile, così veloce che (non) scorre.

Produce Mitch Glazer, “weirdo” come sempre, virente e artefice di film “strani”. Un po’ molto belli, unici, e un po’ “inguardabili”.

 


(Stefano Falotico)

“Toro scatenato” – Recensione


22 Oct

There Will Be Blood nel Cuore tumefatto d’un “cavallo matto” del Bronx

Raging Bull, ringhia la pelle muscolosa d’un peso medio distrutto nell’ambizione picchiatrice alle sue cicatrici, d’avvolger di guantoni “cuciti” nell’Everlast e negli elastici d’allenamenti su corde “tese” della sua anima ferita di “grinze”, tentacolar “brulicare” e “bucarsi” d’incosciente autodistruzione, saltellarci dentro a deflagrar la “crema” mai acchetata di rabbie incontrollabili.
Pulsanti, lì ad ammorbidirsi, a innamorarsi per una Donna peccaminosa, per un Angelo “pruriginoso” e poi immolato-molle in caduta libera, ancora, franando-frantumandosi nei vecchi vizi, nelle spirali della “crocifissione” da Cristo ambiguo, nel morsicare le sue stesse spine, a “rosarle” di vividi colpi furenti, scheggianti, sfreccianti nei “frontali” duri, imbattibili, scagliati con una vigoria “impressionata” dal turgido disintegrare i nemici, la famiglia, il fratello e gli amici.

Scalpitio di “scarpette” davvero rosse da gladiatore fra i leoni, frattura all’irrequieto nerbo mai saldo, mai “sanato”. Che anzi rinsavisce d’illusioni proprio nelle effimere glorie di vittorie sempre avvelenate da un turbamento che raschia borderline, nei collassi emotivi, nel colpo-corpo che cambia “colore”, ch’è spasmo d’emozioni “pericolose”, turbolenza come un aereo d’aviator martire-Martin, d’un calvario reiterato, “stirato” nell’asciutto d’un fisico perfetto ma già guastato, marcio apparendo “macho“.

Macigni come pugni all’anima. Cigno traslucido nel B/N d’un Michael Chapman che poi squarcia di flashback “tridimensionali”, mescendo la nitidezza “alcolica” della fotografia, “satura” di nerezze e perverso grigiore, nelle brillantezze estemporanee d’avidi arcobaleni. Alterando l’incubo del Sogno americano di Jake LaMotta, il Toro…

Uno dei film più importanti della Storia del Cinema, il “tema” della boxe è un affascinante (pre)testo per “intestardirsi” sulle “religiose-maniacali” ossessioni scorsesiane-schraderiane:

vuoto, ostacoli insuperabili, montagne sudate da valicare, cime sublimi di s(ucc)esso, inevitabili eccessi, le solite umane fragilità ad avvinghiarti di nuovo nel fango, ad arrotolar l’addome nel fegato “pusillanime” o forse coraggiosissimo da “commedia” tragica, teatrini di specchi “onesti” a mascherare o a svelare chi sei davvero. Il monologo dell'”You talkin’ to me?” di “variazione” su Marlon Brando di Fronte del Porto.
Analisi e “autopsia” impietosa di Jake, di jet lag fusi, del refuso all’errore e all’orrore che non eri, sei diventanto ma (non) ci stai.

Primo sacrosanto Oscar a De Niro, spaventoso camaleontismo che sarà un modello “base” per ogni altra trasformazione mimetica d’ogni fighter alla Christian Bale, magro, poi lacerato, poi “grosso”, poi Batman e poi notturno senza sonno. Solo per appaiarlo a un altro fenomeno eclatante e “senza (s)prezzo”.

Scorsese su “commissione” di Robert, l’amico che con questo capolavoro lo salvò dalla morte “imminente”. Sì, Robert lesse la biografia di Jake, voleva farci un film “sopra”. Ma Martin non sta proprio bene, sofferente d’asma e dipendente dalla cocaina. Robert vuol tirarlo su.
Martin è dubbioso, poi accetta la sfida, convinto però che sarà la sua ultima regia.

Una regia che attinge da Rashomon, dunque da Kurosawa, perché il “materiale” di partenza, originariamente, “esplodeva” in Akira.
Toro scatenato doveva, secondo le iniziali intenzioni, essere una versione con tante analoghe “versioni” del racconto, intreccio a “spezzettarsi”.
Invece, si preferisce poi una “linearità” forse ancora più “concentrica”, ove tutto (non) si chiude, appunto. Anzi, la faccia e la pancia di Jake necessiteranno d’altri “punti”, è rotto peggio che nella prima (s)Cena. Suture…

Gli incontri sono (s)truccati, “ritoccati” dal montaggio di Thelma Schoonmaker sui montanti d’un De Niro dai bicipiti atletici, scattanti, iperreali, accelerati, “ralenti-ati”, intontiti, erotti ed eruttivi.
Nervosi, allucinanti.

Come dico io, un film che (di)strugge.

(Stefano Falotico)

 

 

Daniel Day-Lewis e Steven Spielberg presentano “Lincoln”


22 Oct

Ecco alcune immagini dalla Press Conference.

 

Il più grande attore del “Regno Unito” con Sally Field, la madre di Forrest Gump.

Qui, moglie del Presidente.

 

   Steven rilassatissimo e Daniel, di pettinatura “brezzolata-sparata a spazzola”, conversano placidamente con bottigliettina d’acqua.

 

 

L’intervistatore chiede  a Daniel: – Ce lo portiamo a casa il terzo Oscaretto?

Daniel, sogghignando volponissimo: – Mi sa di “no”. Quest’anno, non vincerò. Ho avversari molto forti, cazzo.

 

 

(Stefano Falotico)

Le controfigure di “Killing Season”


21 Oct

Ecco qua Travolta e De Niro con “opportune” controfigure.
Mah. Non mi pare che assomigliano molto ai “nostri”.

Perdipiù, John pare aver appena sbranato un film horror. Faccia “truculenta” su splatter “in bocca”.

Quella di De Niro, invece, sembra Peter North, “famosa” pornostar americana.

 

Mio caro Sean Penn, che look è mai questo? Da lupo?


21 Oct

 

 

 

Miei fratelli, c’è un’altra sorpresa letteraria-cinefila per voi, è davvero alle porte. Vicinissima. Che riguarda proprio Sean Penn.

Qui, “parzialmente stremato“, per dirla come Abatantuono. Un Penn più magro… di sempre.

 

(Stefano Falotico)

“Shining” – Recensione


21 Oct

Shining

La casa del fantasma fra le nevi d’un albergo maledetto



Grey luccicchii o Mr. Grady, “compassato cameriere” nella “vacanza” dai soliti incubi degli spettri di Jack Torrance, enigma “torreggiante” nell’orrorifica memoria “assopita” d’una labirintica mostruosità gelidamente “sepolta viva”.

Quale aberrazione si nasconde nella room 237? Red ascia del lupo affamato, macchiata di sangue “rabbonito” nell’identità celata d’un signore fin troppo ligio al dovere?

L’Incipit si (s)taglia delle sequenze “finali” del Blade Runner davvero “director’s cut”, “evirate” dai limiti imposti dalla produzione, qui inanellate negli stupefacenti, “lacustri”, ghiacciati panorami “floridi” d’un nightmare già “flemmaticamente” scandito di brivido denso, endemico, “corrucciato” nelle vertigini d’altopiani a planarvi foschi(a) nel bosco sperduto. Ove, come nitido bagliore d’“arredati” misteri, s’“inarca” l’Overlook Hotel, “nevralgia” d’ogni pericoloso esaurimento ne(r)voso, solido e granitico in mezzo alla grandine, alle piogge invernali, alla “valanga” terrificante d’una perversa mente lì lì a “squagliarsi”, a sgelare appunto l’orco ch’era scomparso.
Attività paranormali come scossa tellurica a svelar la visione, ad allucinarla d’occhi spaventati, tremolanti e rabbrividiti da lugubri riemersioni d’un assassinio che mangiò l’innocenza, divorandola nella “beatitudine” (ri)composta di Jack, del chi è Jack?
Un triste figuro da mattino con l’oro in bocca?

Jack Torrance, “inebriato” nel sobrio Jack Nicholson più “arricciato” di “controllo” mimico, scrittore fallito in cerca di “serenità” e di un lavoro tranquillo che possa “illuminarlo” dai “blocchi” dell’ispirazione smarrita.
Sostiene, di beffarda “irrisione” forse già rivelatrice, il classico, “incravattato” colloquio per l’“assunzione”. Per “assolversi?”.

Forse già la soluzione degli arcani? O dissolvenze, kubrickiane “maschere” eyes wide shut d’uno Stephen King “traslato” e qui livido di traslucida detection-“detentiva-intuitiva?”.

Jack vorrebbe farsi assumere come “guardiano” di un albergo, proprio l’Overlook.
Il direttore lo prende subito “in simpatia”, con tanto di firma (faustiana-nefasta?) al cont(r)atto.
Sì, prima d’apporre la “calce”, Jack è stato avvertito dalla “vocina” del direttore.

Il lavoro è “semplicissimo”. La “manutenzione” appunto di un albergo nei mesi di chiusura, cinque “tondi tondi”. Ma…, in questi cinque mesi, il clima “lassù” è rigidissimo e costringe all’isolamento perché tutte le strade (i collegamenti col Mondo esterno) sono “intasate” a causa, o per cagione (cacciatrice?), della “sventura termica”.
Anni fa, un altro signore con una situazione “identica”, accettò l’incarico, un “tale” Delbert Grady, che si trasferì nell’aspro eremitaggio con moglie e due figlie gemelle.
Ma, per colpa della solitudine, impazzì e massacrò la sua famiglia.

Jack, dapprima un po’ “impaurito” dal macabro “racconto dell’ orrore”, poi giovialmente “ridacchia” che, per quanto gli concerne, questa sorte è davvero poco avverabile. Si dichiara un Uomo stabilissimo, imperturbabile. Desidera solo “staccare un po’ la spina” dalle frenesie cittadine, sgombrare la mente dall’ansia asmatica dei turbinii chiassosi, solo perché possa riscaturire la “limpidezza” appannata del suo fervore creativo, momentaneamente spento. La “pace” d’una vita estemporaneamente lontana dalle “oculatezze” d’una “normale” esistenza, ché sarebbe facile a “distrarsi” per via degli “attriti” sociali, e la tranquillità potrebbe essere ciò che cerca per finire il suo romanzo “interrotto”.

Così, la famiglia Torrance va a vivere, appunto, all’Overlook.
Il figlio di Jack si chiama Danny. Danny è in effetti dotato dello shining, il sensitivo potere, dunque sesto senso, di vedere i “morti”, oppure è un bambino “disturbato?”.

No, forse Danny possiede davvero questo dono “speciale”.
A rivelarglielo è Mr. Halloran, il cuoco dell’albergo che, all’arrivo dei Torrance, fa i suoi “onori di casa”, “porgendo” a Torrance le “chiavi” delle “camere”… segretissime.
Mr. Halloran ha visto in Danny qualcosa che lo turba, lo spaventa. Ma Danny è un bambino, e deve essere protetto dal Male che si annida nei “nascondigli” del “castello”, ove potrebbe imbattersi in una vera “cella frigorifera”, scoprendo un mistero raccapricciante, che non va, per nessuna ragione, “sprigionato”…
Danny invece scorrazzerà liberamente, “abbandonato” a se stesso lungo i cunicoli della magione. E, inabissandosi col suo triciclo, dedalicamente “a zonzo”, riporterà alla Luce la fiaba, nerissima, di Charles Perrault, “Le Petit Poucet”.
Il nostro piccolo Danny trasmuta quindi in Pollicino nel gioco degli inganni e degli incastri.

Il resto è Storia consolidata del Cinema, “ossidata”, anzi… pelle e ossa.

Jack Torrance lo sa…
(Stefano Falotico)

 

 

 

 

Le “iraconde” lezioni agli “studentelli” dell’anaconda falotica – Io impongo la mia Legge e, quando scrivo sulla lavagna, son lavico


20 Oct

 

Sono un Fonzie, e mi lecco le dita

Un mio amico, l’altro Giorno, s’è “adolescentizzato”, regredendo in un Liceo “Classicuccio” ove le ragazzine “imparano” a pappardella le loro “ballerine” suonate di pessimo rock “strizzaorecchie” e di tamarri con voglie “formose” di scibile “sibilante” alla compagn(i)a dei “branchi” con “dolce merendeggiar” per una “culturella” mnemonica da “sviare” nel Sabato sera “imbottigliato” coi drink “montanti” su pub(i) ancor in zona “infantile” e “brillanti” alterigie “sensuali” c(i)occolati nei “bei”-belati scosciamenti al “pogo” e il “Pongo” del pompin’ nel bagnetto tutto tutto “bagnatina”.

Il mio amico gestisce una videoteca carpenteriana, ove “smista” il traffico dei Dvd a “famelici” piccolo borghesi con “proletaria” a carico, ai teppisti della zona lmitrofa malfamata e “insudiciata” nelle vite di merda, ma anche agli eletti che non guardan le tribune elettorali, se non quando la conduttrice accavalla l’ormone dei loro “intellettuali”, “aggiustando” la “mira” del cinefilo che, repentino, diventa “cinofilo” e per “Lei” tutto filante-“filantropo” con zucchero di “canna”.

Su Facebook, ho ironizzato sulla sua incursione nelle “escursioni termiche” di tal gioventù bruciata, e ho “arguito” di “commenti” alle sue foto, che lo vedono giganteggiare fra nani da imboccare, con tanto di biondine a “pender dalle labbra” di “quello” accanto alle loro gonnelle-“margheritine” da “gomme” su seno già “al gommone”. Nella “comunella” che “sgomita” per il maschietto più “belloccio” d'”accartocciar” nella loro “saccoccia”.

Mi son catapultato sulle sue foto e ho (supp)post-scritto: “Qui, Federico insegna a questi bonaccioni il Goodfellas, qui invece mima il gesto rotondo-rotolino del Tinto Brass, alzando il dito medio in segno di ditalino. Infine, su maglietta sdrucita, elargisce Rob Zombie di metallo inkazzato”.

Lui ha riso, e ora ne “faccio” le “veci”, ereditando la sua “discesa” in quell'”inferno” chiamato “scuola”.

Mi presento in aula, come un gonzo. Con la patta aperta e la cintura Levi Strauss da Jerry Lewis di smorfie.
Quindi, esigo subito il silenzio. E inizio la lezione, salutando “all’inglese” del mio “good morning” formato filastrocca “sollazzante-solare”:

oggi, l’alba è desta e l’uccell’ di sera non s’arresta. Quando cala il tramonto, l’Uomo senza dopobarba usa e abus(s)a della sua temperatura di profumo Fahrenheit, con scarmigliata rasatura nelle aiuole da spelar-spellar’, pizzicandole come le corde vocali dei gridolini femminili su chitarrina del mandolino.
Dunque, come si suol fare, strimpella di pelo e pialla di palle
.

La classe scatta nel primo adorante applauso!

Al che, il più “colto” studente alza la mano.
– Sì, mi dica.
– Lei è un ciarlatano. Non conosce Seneca. Le sue son solo ridondanti frasi sentenziose.
– Sì, è vero. E tu uno che “semina” di seghe. Osserva ora la moretta vicino a te, “strabuzzala” d’occhi languidi, e si “scioglierà” nelle mutande di melodici “Roxette” su rossetto sbavato. Ora, lasciami andare avanti, pisel’ mio pischello.

Il più grande regista del Mondo è Scorsese Martin, e chi obietterà sarà un abietto.

– Io obietto. Lei non è obiettivo. Il più grande è Coppola.
– Sì, di tua sorella. Una che con Sofia “la” vedo bene nel prossimo film di tal “figliaccia”: Lo snob padrino della sicula insicura.

Dunque, vado a parare su Lynch.
E il solito “secchione” mi contraddice:

– Lei distorce David. I suoi capolavori non appartengono al suo delirio.
– Ah sì? Le vedi le “gambe” della cattedra? Si posson “estorcer'” e ficcare a mo’ di paletto nel tuo Cuore “selvaggio“.
Oppure, ti torco il braccio, strappandoti il “lobo” come Michael Madsen de Le iene in zona Velluto blu.

Per metter fine al “contenzioso”, la più gnocca, “disgustata” dalla mia prosopopea, si “solleva” e mi sputa in viso quest’insulto:

– Lei è un mostro!
– Sì, e non hai visto ancora “niente”. Secondo te, perché sono entrato qui dentro con la patta aperta?

Applausone!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Vampires (1998)
  2. Happy Days – La banda dei fiori di pesco (1974)
  3. The Elephant Man (1980)
  4. Casinò (1995)
  5. Somewhere (2010)
  6. Anaconda (1997)
  7. Il falò delle vanità (1990)

“Jack Reacher”, il secondo Trailer


19 Oct

 

Tom Cruise più “stronzo” come non mai, come c’abitua da inizio carriera, eccezion fatta per la “pausa” Kubrick.

 

Qui è Jack Reacher, un poliziotto che agisce ai margini della legalità, che fa di testa sua, un po’ alla Marion “Cobra” Cobretti di Stallone.

 La legge ha i suoi limiti. Lui non he ha…

In un cameo, ancora il Cuore di tuono Robert Duvall, nei panni del cattivissimo, invece, addirittura il regista Werner Herzog.

 

Io vedrò questo film per una ra-egione (“pubica”) in più, la signora Rosamund Pike.

Secondo il mio “superbo” avviso, la Donna più sexy di sempre.

Come si fa a resistere a una bionda così? Altro che Nicole Kidman. To die for?

No.

Genius-Pop

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