Categoria a parte, falotica e non pentita, irreversibile non convertito fra i pervertiti
Fra il cane e il coniglio, scelgo me stesso, unendo le due specie nel mio speciale “Addio” a un Mondo ottuso e castigato dai loro agoni. Oh, li aborro, che ribrezzo, meglio la brezza, dolce e melodiosa del contemplar “scosciando” la pancina dopo un pranzetto
Sdraiandomi nel prato, senz’accappatoi di donne e “cappi” di “omacchioni” grandi e grossi, anche perché sono più muscoloso io, me ne sto bell’armonico, con la “cornamusa” del mio pelo d’allisciar da (d)ritto, “sorvolando” sull’umanità grattandomi le palle di cosmica ridicolaggine alle loro (s)fighe, a cui annuso “volentieri” gli “occhiolini”, adocchiando poi la torbidità del mio “torroncino” da sgranocchiar fra denti miei aguzzi d’ingegno, dunque da genio “canino”, e incarnandoli, “incatenandoli” nella mia saliva gengivale, di tutte mie “zampe” a dondolar loro un saluto “amichevole” da compagno “fedelissimo” della razza “umana”, tanto “amante” dell’anima, quanto bestiale e “inarrestabile” di bastardi.
Qui, nel cortile, osservo i ragazzini futili, che ancora adorano Trainspotting, drogati del peggior Danny Boyle modaiolo di “droghe artificiali” capziose e “calzanti” di “canne” pallose con fidanzatine callose.
Io calco la mano, che non ho, essendo un cagnaccio, dotato solo di pene molto “cavalleresco”, che non usa la cintura e impudicamente è irriverente a mostrarlo nudo senza reverenze e reverendi a “punirmi”, ah, me “lo” profumo placidamente menandolo per aria da equino. Così esposto che nessuno potrà più equivocare le mie “misure”, senza più censura e punti di sutura. Ah, me “lo” sudo tutto mentre faticate di “lutti” e condoglianze, “concentrati” e concentrici in lavoretti per un quarto di bue che, comunque, è un esemplare rigoglioso quando torreggia da toro montando le mucche, con tutti i “ciuchi” che applaudono inneggiando alla loro “montatura” senz’occhiali nelle caprette più maledette da “piedi” caprini e biondi come DiCaprio quando afferrò da dietro Kate Winslet, la “privilegiata”, a prua del Titanic, dunque “a poppe”, col tramonto a far da (s)fondo-schiena(ta).
Cantantucoli “leggeri” alleggeriranno e sdrammatizzeranno sui vostri problemi “inaffondabili”. Già, fondaste la vostra (r)esistenza sull'”ambizione” da vostre “in carriera”.
Un Tempo il “gentil” sesso doveva cucinare e obbedire agli ordini del marito, che rincasava sempre tardi perché “occupato” da altre faccende dello “straordinario”. Tradotto, la collega di lingua “allungata” nello stipendio di mancia e “di manico” per la “tradita”.
La moglie, infatti, se ne stava “appollaiata” nel tinello coi manicaretti mentre lui “rimboccava” appunto le maniche di “natica” e “nautico” del tradimento “insipido”, “sapiente” di pen furbetto nelle “invisibili” bugie della cornuta “nascosta” che taceva di bocca “sott’aceto” nell’accettare il feudo del suo “(s)posato” fraudolento, “lentissimo”. Già, s’attardava inventando altre scuse con “incorporata” telefonatella ansimante d’orgasmo ancor “andantissimo”, “al dente”.
Sì, tizi “tozzi” che frequentavano le scuole “migliori”, incitando alla ribellione per cambiare il Mondo, ora son più bolliti di mia nonna, che almeno ha la dignità di glissare con la glassa della “sachertorte”, sulle sue “candeline” senza moccoli e mocciosi da “cioccolatini” e bacetti.
Sì, vestivano “alternativi”, ascoltando musica “inkazzata”, adesso son dei cazzoni ben retribuiti e riscuoton le tasse senza la virtù del tassista, una delle poche persone che stimo, perché viaggia Notte e dì col suo abitacolo, di “retrovisori” è “indagatore” della vogliettina “posteriore” dei dottori e poi spacca la televisore del regime, mangiando i legumi e scoreggiando in viso ai tromboni, con sfacciato porger la guancia delle sue chiappe.
Al suo culo ci tiene… in forma, è ginnasta ed esistenzialista autodidatta, e di pallottole ti “spatacca” se spaccon sei un pappone.
Gli animali sono come me.
Perché mangiano, cagano e non dormono.
Mentre la società va a pezzi, tutta da manicomio negli encomi ruffiani, mentre loro sbudellan la carne “all’osso”, nel midollo spinale, da “briciole” cucciolissime quanto il latrato che fa paura.
E (non) de-morde. Eh no.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
Come Bukowski… gli unici, che sopravviveranno dalle schifezze, sono i puri, cani e “conigli”