“Inabissato”, da bis abissale!
Tornatore fa rima con le rime poetiche e coi “trovatelli”, grandi storie ad alto “tasso acquatico” di melanconia “ispida” che gratta sotto le coltri velate di questo veliero transatlantico, Virginia, verginità novecentesca.
In una cassetta, si “rinviene” un orfano, anzi a trovarlo è il gigante Max, il Pruitt Taylor Vince più “oculato” di celeberrima “iridescenza (ina)mo(vi)bile.
Un genio “sepolto vivo”, nelle macerie del Tempo e del suo talento (ri)scoperto dai battiti arcani del ricordo.
Un pianista isolato dal Mondo e dalle sue falsità, che si “sanfranceschizza” affrescando la musica della Bellezza, “scolpendola” nelle “tastiere” del suo planare alto, sopra tutti, di sorvolarvi con “taste” delicato, romanticissimo, “inquietato” negli occhi “daltonici”, nervosi, irrequieti e poi morbidissimi d’un impressionante Tim Roth “italiano”.
Titanic-o “delirio” metafisico che viene sfidato dalla presunzione, un Django Reinhardt memore solo dei suoi “accordi e disaccordi” contro chi gli vorrebbe “strimpellare” di essere con le “stampelle”.
Questo poeta della “lirica”, immaginifico e oltre le barriere, le convenzioni, le “sociali” (ir)regolarità, distrugge, annienta solo “sorridendo” di dita che carezzan l’umanità già (scon)fitta.
Eleva un grido “pazzo” di potenza da lasciar attoniti, increduli, adoranti, a “piagnucolare” le “lagrime di coccodrillo” dell’errore nella loro errabonda “ribalderia” frivola.
Una piuma che s’innamora di un angelo biondo, che stende (im)pietosamente chi ha l’ardire di volerlo vedere “naufragare in questo mare“. Infinito leopardiano di pessimismo cosmico alle immonde dicerie di chi chiacchiera e non ha il suo “tocco”.
Guerre mondiali, tutta la (prei)storia, i dolori, i rimpianti e lui che batte nella sua battaglia senza senso.
Grandezza ai massimi livelli che azzera tutti, leggendario.
Dolly, “pomposi” carrelli, feste, bicchierini, donnacce “di bordo”, camerieri “tumefatti”, Sergio Leone che non c’entra con questo nuovo Cinema Paradiso.
(Stefano Falotico)
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