Archive for September, 2012

In Francia, c’è Cécile… la Donna!


16 Sep

Che dire di codesta?
Con tanto di Clint Eastwood in carriera, due gambe da (s)ballo, un viso dolcissimo, una classe recitativa irraggiungibile?

Cécile De France…

 

Cécile De France


15 Sep

Great actress, the most beautiful woman in the world.

Di fronte a Cécile, un Uomo cosa può fare?

(Stefano Falotico)

“Lincoln”, il Trailer


15 Sep

Questo Daniel Day-Lewis “spielberghizzato” nel più Grande… Presidente degli Stati Uniti della Storia è già oscarizzabile.

Ecco, finalmente, il trailer:

Qui, invece se ve lo siete persi, il teaser.

Il Genius sarà intervistato su Sky, sperando che, al mio fianco (a reggermi la “parte”), scosciata, ci sia Cécile De France con le lentiggini “emozionate” di Julianne Moore


15 Sep

 

   Oddio, mi sento “leggerissimanente” male, forse troppo bene.

Gli strani “casi” della vita, son passato dal mutismo “relativo” all’oratoria assoluta

Sì, il qui presente, firma storica e oltre ogni dire e “interferire”, il Falotico appunto, sarà presto intervistato su Sky, nel corrispondente spazio promozionale riservato ai grandi autori letterari del nostro Tempo.
Oggi, tramite mail ho ricevuto infatti comunicazione che, fra venti giorni lavorativi, la mia nuova opera “Noir Nightmare – L’ombra blu del fantasma” entrerà su tutti i circuiti di vendita del territorio nazionale e, subitaneamente, sarete dunque invasi dalla nuova “faloticata” inecceppibile, di stile arcano e sofisticato, gotico e “cimiteriale”.

Ecco, tutto ciò vi coglie impreparati e scioccati, vero?
Non sapete quanto stia penando dal minuto fatale in cui ho “aperto” tale missiva, un missile potentissimo a scardinare ogni equilibrio termodinamico della mia “calma apparente” da eremita salingeriano.
Sarò intervistato accanto a grandi nomi, comunque secondi e “nessuno” in confronto a me, e sarò “spiato”, di sottecchi “intendiamocelo”, da donne che garberanno l'”autografo con dedica dal vivo e anche vivido”.

Ora, ho pensato bene di contattare, attraverso l’agenzia del suo sito ufficiale, una delle attrici dalle gambe più sexy che un Uomo può vedere e “non contenere”, Cécile De France.
Ora, l’avete vista “questa?”.
Spero che potrò “vederla” da vicino.

Oramai nulla mi è precluso.
Soprattutto perché Cécile non mi sembra una che, considerando le sue minigonne, sia molto “chiusa”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (2012)
    Più tornato di così? Spero che sarà “infornata”.
  2. La sottile linea rossa (1998)
    Dopo anni in cui mi presero per uno da Telefono Azzurro per via delle mie “luci rosse”, “scalmanate”, adesso per l’emozione sto dimagrendo come una sottiletta.
    Il celebre metabolismo di colui che non ha mai retto davanti alle videocamere, ma spera di essere da Lei “sorretto” in mezzo alle autoreggenti.
  3. C’era una volta in America (1984)
    – Cos’hai fatto in tutti questi anni?
    – Sono andato a letto presto.
    – Sì, come no.
    – Giuro, cosa ti fa credere che mento?
    – Il tuo naso è più lungo di quel che s’allunga…
    – Qui, però non ci sono le cosiddette “palle”.
    – Ti piace Julianne Moore, vero?
    – Cosa te lo fa credere?
    – Sei un po’ un Bale in maschera e un po’ un “ballo in maschera” alla Wahlberg che, nella boogie night, sfodera il suo “bellone”.
    – Cioè?
    – Ha capito benissimo… vada.
    – Speriamo di “cavarmela”.
    – Chi, la bollente Julianne?
    – No, la bolletta del telefono.
    – Spende molto?
    – No, nulla.
    – Perché?
    – Non è che sia, diciamo, un tipo “simpaticissimo”.
    – E come crede di conquistare Cécile, signor Falotico?
    – Col fascino della doppia personalità.
    – Alla Wayne/Batman?
    – No, alla “banana”.
    – Guardi che si sbuccerà…
    – Be’, è il desiderio di ogni Uomo.
    – E se si ferirà?
    – Si chiama ragade del rafe mediano. Può succedere…, sa?
    Metafora molto “dolorosa” del classico “lupus… in fragola”.
    – In fabula, signor Wayne.
    – No, il ribaltamento della massima di Murphy: “Se… qualcosa… può andar male, non me la farò, quindi rimarrò un falò“.

Il Cavaliere Oscuro – Recensione


15 Sep

 

Stelle (de)cadenti nell’imbrunita palpitazione di rossa sinergia su turgide, virulente lune, battito alato d’una nitida ma sibilante resurrezione

Diario di bordo, “versetto” di sangue numero uno, Incipit

Nella vulcanica astrazione del mio “horrorificar” l’anima, smaltandola di simbiotico baglior albeggiante, oggi, finalmente riscoccò il Giorno nei fulminanti latrati d’un corpo rinnovato, famelico di nutrizione metafisica, in una serenità scossa, ancora, da fragili equivoci di neuroni contorti, imprigionati di melanconico naufragio nel tenue ma corrosivo inabissarli, dunque appunto intenerirli nella claustrofobia rinascente d’un vivido grido selvaggio inferocito di nitor a Ciel “cereo”, opaco e poi perlaceo, di suoi gracchii furibondi ed euforici. Sguinzagliando le tenebre che castigarono il Cuore in un esserne preda della vita, imponderabile e maestra nel “perquisirmi” per inseguire la romantica dissolvenza della catarsi.

Con tal brillante apatia sconfitta, dopo le lenzuola morbide di cuscini setosi nell’opulenza dei sogni, solerte nel Sol solitario ma evanescente d’immaginazione erotica e intrepida furia, mi “racchiusi” in un cinema sapor “primizia”, a degustare un capolavoro annunciato, la cui visione rimandai per sfoltir la massa troppo rumorosamente adorante di suggestioni e indotto, “acritico” imboccarla.

Dietro la mia poltroncina, addobbata di classe “invisibile”, un gruppetto di ebetucci con le “erbette”, tra frizzi e il “lazzo”-canaglia alle loro cagnoline, “dolci” di bacetto “fumoso”.

Aspettai, (in)ininterrottamente, che tutto si spegnesse per riaccendermi, e la mia anima, (dis)illusa, si sorbì gli “assorbenti” e filmati sconci di macellerie ove il capriccio edonista sfodera quanto sforbicia la coscienza, “invogliandola” a patir l’omologazione anche del più inviolabile nostro segreto, il Sesso.

Numero due, l’inizio del Terzo…

Memorie dal sottosuolo del ricordo di un Uomo “scomparso”, misteriosamente eremita e “asociale”, zoppo, dunque claudicante, scarico e addolorato d’occhi troppo neri e una magrezza ossutissima di muscoli ieratici nel panorama tetro d’una inflaccidita, pigrissima Gotham.

Christian Bale, proveniente da un Pianeta camaleontico di mutazioni corporee dal fisico bronzeo ma carnagione pallida e “malata”.
Antichi amici tentano, (in)delebilmente, di risvegliarlo perché troppo “addomesticato” dal suo carisma “dormiglione” negli allori, nella allure e nelle aurore che (non) furono.

Ove la Notte squittiva nuda indossando un colore mascherato di voce cavernosa nelle grotte che zampillavan da giustiziere…

Prima della sua (ri)comparsa, un mostro titanico di fisico teutonico e “detonante”, Bane, un Tom Hardy di robustezza quasi “obesa”, costole “pentecostali” di un’esistenza soffertissima e lacerata nell’efferato terrorismo, anch’esso “celato” dietro un volto semicoperto, però non “sdoppiato” ma fin troppo esplicito senza fraintendimenti: prenderà d’assedio Gotham per “rigenerarla” nella vendetta purificatrice del fragore atomico.

Pausa erotica, insomnia…

Anni di clandestinità e da cane, anzi d’allupato su un divano “scamosciato” di mie registrazioni notturne “dispettose” nella “suzione” di tutta la mia magniloquenza virile che allisciò le turbolenze adolescenziali, gemendomi dentro nell’apotesi “svergognata” d’una “reclusione” ed “esclusione” di “sfregarmele da menefreghista e (s)freg(i)ato”.
Donne dai culi magnifici in gara di competizione antecedente, dunque di posteriore “sgommato”, con questa Catwoman “aderentissima” d’eccitazioni “pneumatiche”.

Versetto finale del rising

Un urlo a incoraggiare il leone abbattuto dall’oscurantismo “medioevale” di torture all’anima e punizione troppo severa.
Un pozzo che non avresti mai più scalato. Finché i nervi si rinsaldarono al metallo forgiato nella tua forza adamantina, principesca, possente d’ancestrali potenze rifiorite nella Genesi del tuo Tempo.
Allenamenti a rinvigorire le iridi accecate dall’odio e dalle invidie, del tuo dinastico privilegio che non ha mai imparato a “farsi il letto” per esser riverito da maggiordomi e (Notre)dame…

E un balzo sorprendente, issato in gloria di chi ha tifato lì, in fondo ai “tufi”.

Complotti, una Cotillard dal seno che ci rimani secco, in “giuggiole” d’occhiolino invadente per “spolparla” nei succhiotti al nettare.
Ma che si rivelerà una traditrice doppiogiochista di lama tagliente ma, tanto scattante, quanto di lenta scaltrezza.
“Calcolo” a cantar “vittoria” troppo presto che, infatti, rallenta l’imminente, rinviata tragedia per la suspense“prevedibile” ma sempre spettacolare.

Il terrificante cattivo abbattuto, la “puttana” seviziata da un’Hathaway che recita nell'”esagerazione” delle “natiche” della controfigura, gran figa, e un finale “aerospaziale-nautico” con tanto di esplosione…

Della salvezza, dell’applauso, del Robin da colpo di scena furbetto e un inevitabile…

… Michael Caine, il saggio e “venerando”, commosso, lancia un’occhiatina e augura “Buona vita” al “(non) morto”.

Nosferatu ama anche in un bistrot…

(Stefano Falotico)

Non dobbiamo elucubrare su chi sia (forse è, forse va da sé) Brian De Palma, ma “su” chi cambia


11 Sep

 

Buon compleanno a un genio “a metà”, forse solo immenso

Brian (Russell) De Palma, missione artista, regista “ridondante”, autoreferenza, Ego centrato, centimetri di sensualità nella Donna, spiata, “voyeurizzata“, spogliata, “scopata” con la mdp, “sorvolata”, ammirata, leccata, platinata, abbellita, adorata, “rinunciata”, “evirata” con misoginia, fatalmente “perseguita”, “stalkingazzata” dalla sua ossessione “perversa”, dalle sue luci rosse, “vulcanizzata” nell’erotico più rosso, “cremisamente” desiderata, respinta, “collantinizzata” dal suo Occhio “gelatina”, “kitsch“, sofisticato, eccessivo, “manieristico”, smodato, “troppo che stroppia”, “ripetitivo”, indagatorio, “fugace”, “sclerotizzato” di stroboscopie, una Donna “microscopizzata” da un’entomologa passione “stuprata”, lacera e persa, sgombra, ador(n)ata, elevata.

Brian De Palma, amico delle avanguardie che hanno rivoluzionato il Cinema degli anni ’70. Compagno di “sbronze” di altri italoamericani che hanno fatto la Storia, Martin Scorsese (gli “rubò” il Rubin “di” De Niro prima che lo Zio lo deflagrasse nell’esistenzialismo “puritano” e “pacifico” di Travis Bickle) e Francis Ford Coppola (come Marty…,gangsterici, e come per Scorsese, appunto, “iniziatore” della mitologia “corleoniana” d’un De Niro “alle prime armi”, eh sì, è stato Brian a scoprire Bob… e a “raccomandarlo” agli altri “padrini”).

Ma a differenza degli altri due, più “sobri” e sempre “se stessi”, Brian ha seguito sempre un percorso tutto suo, anche quando ha girato “per commissione”.

Ieri sera, discutendo con un mio amico su Facebook, da Boogie Nights siam arrivati a De Palma. Vi sembra impossibile? Non lo è proprio. Pigliatevi quella scena (a)ritmata in cui Wahlberg e John C. Reilly sono nella “tana” dell’orco Alfred Molina, e capirete presto che quelle sincronie visive vengono da Scarface, modulate e “scremate” nel gusto lieve d’un Paul Thomas Anderson più geniale del sovrumano che s’è compiuto.

“Breve” lista dei film che non vengono molto amati ma di cui il Genius e Brian De Palma ne siam “vittime e carnefici”. fottendoceli nel “girare” quel “cazzo che vogliamo”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Mission: Impossible (1996)
    L'”Incipit” d’una saga di successo nasce proprio nel “già visto” reinventato di “elicotteri visivi”.
  2. Mission to Mars (2000)
    Perché credere alla NASA che, bugiarda di naso, ci nasconde le “vere” origini della razza umana?
    La verità è la “finzione” dell’immaginazione, su Marte, Pianeta dei sogni proibiti.
  3. Black Dahlia (2006)
    Tutti delusi perché s’aspettavano una trasposizione “fedele” al capolavoro di Ellroy.

    De Palma, al solito, “pensa” anche la Letteratura come più gli alletta. E filma un mistero sospetto, filtrandolo secondo le sue “distorsioni”, anche solo percepite “a pelle”. “Povera stella”.

  4. Redacted (2007)
    Tutto è stato “detto” sugli stupri delle “milizie”.
    Ma forse, ciò che è (dato per… cento) certo, è solo un dubbio che t’angoscia.

Gli “orli argentei” d’un dorato De Niro, Oscar in vista, comeback e qui la Première


10 Sep

 

 

Dopo tanti ruoli paycheckMonsieur Bob De Niro, per la regia del suo nuovo “mentore”, David O. Russell, pare abbia trovato finalmente un ruolo degno della sua nomea.

Ne sentivamo la necessità, dopo parti(cine) alimentari e autoparodie non sempre azzeccate.

 

Ieri, è stato presentato Silver Linings Playbook, “firmato” Weinstein Company. Sappiamo che quando c’è Harvey di mezzo con un parterre di grandi nomi, siamo quasi sempre “in dirittura” di Oscar.

Sì, quest’anno l’ex “Miramax” si presenta con un “trio” di pellicole… che non sai quale sia la più “premiabile”.

 

A Venezia, abbiamo ammirato il mirabilissimo The Master e, sia il vero Maestro, Paul Thomas Anderson, sia i due suoi strepitosi interpreti, Joaquin Phoenix (un ritorno coi fiocchi e tanto di “papillon“) e Philip Seymour Hoffman (grandioso), sono entrambi (come già avvenuto con l’ex aequo della Coppa Volpi appena assegnata loro) in pole position per la categoria “Best Actor”.

Ma fremiamo ancor di più il nuovo opus di Quentin Tarantino, Django Unchained…ça va sans dire.

 

Ma, come v’ho detto, quest’anno (proprio come si suol dire) non ci sarà “due senza tre”.

 

Il terzo film da tenere d’occhio è questo qui, da noi intitolato (speriamo non “aggiustino il tiro” di questa suggestiva traduzione letteraria, storpiandolo all’ultimo momento) L’orlo argenteo delle nuvole (scorrendo nel mio archivio, troverete altri precedenti post).

 

 

Presentato, fra grandi e scrosciantissimi applausi, al Toronto Film Festival, è stato (seduta stante, appunto) incensato dai maggiori critici della stampa americana.

Leggendo, qua e là e alla “rinfusa”, fra le recensioni, la parola che torna sovente è “smart“. Sì, a quanto pare, dopo le rabbie rinascenti di The Fighter, O. Russell ha optato, cambiando quasi totalmente registro, sempre per una storia di “resurrezione”, ma questa volta filtrata con acuta e dolce eleganza. Incantando la platea canadese.

 

 

Attenendoci a quest’opinione, c’è proprio grande buzz anche attorno all’interpretazione d’un Robert De Niro ritrovato:

One of the best things about it is Robert DeNiro, long criticized for picking movies for paychecks and not quality. I guarantee you DeNiro will have a Best Supporting Actor nomination for his role as Pat Sr. He could also be a shoo in winner. It’s his best work since “Casino.” As a long time DeNiro fan, I can tell you it’s very satisfying to see him at his best.

 

 

Se così è davvero, allora chapeau Bobby!

 

(Stefano Falotico)

Lo spettatore “medio” veneziano è un “Pollicino” da dito…, ecco bravi, tanto “buoni”


09 Sep

 

La migliore “Regia” va alla mia “Copp(i)a Volpone”

Scorazzando per Lido, “incappai” fra varie gambe, che “attanagliarono” la mia morsa, “ferendo” nel “non plus ultra… Man“, e con “classe” celeberrima vinsi il “Leone d’Oro”, nello spogliarello della “premiazione” di donne “gentili” che, dopo avermi denudato, “accavallarono” le loro corna, masticando “dolcemente” vari croissant, assai “croccanti” dopo che “le” infornarono” nella “mezzaluna” della “Poteva andare in prostituta, invece siamo intellettuali tristi. Dai, amica mia, dammi un bacetto sulle guanciotte e facciam sbiboccia, cantando l’appassionatamente di chirurgia plastica per tirarla e pasticche per star su, stirandocele”.

Sì, fra i vari ritardati cronici che infestano, “festosi”, la Laguna, senza dubbio mi distinguo, per compostezza “rilassatissima”, tanto che se uno mi provoca, poi non apre, non solo più bocca, ma neanche la patta dei pantaloni.
Incastro ogni “cerniera” senza bisogno di “mozzarglielo”. Perché se ha una faccia da mozzarellone, non è necessario esser cattivi imboccandolo di “formaggini”.

In quest’umanità allo sbando, sì, fisso lo scemo per il suo “occhio sinistro” e mi catapulto nella sua ottica distorta, “rafforzando” le sue vigliaccherie, a tal punto (di sutura dolorante da “cotone idrofilo”, sì, tanto è ovattato tanto è ottuso di contundente da chi gli spacca i dentini per apparato gengivale da “disinfettare” salvo ascessi) che, stremato, non può che tremare e scappare, spaccando tutto per la vergogna ignobile d’avermi affrontato con siffatta prosopopea.
Sì, me “ne” pippo tante, un po’ Goofy come il “cane” della Disney, un po’ nelle “topoline“, fra un paperino che prendo per una giovane marmotta e un’altra che monto(n’) di “panna”.
“Zuccherando” nello “smutandando” anche solo di Sguardo “invadente” ove l’inguine può inguaiare se è spos(t)ata e suo marito è “micidiale”. Sì, un coglionazzon’ che fa l’impiegato e “ficca” (con) Bon Jovi in autoradio, ma con du’ coglioni così nonostante la moglie preferisca le palle degli altri.
Tanto moscio quanto “duro”, l’ossimoro di chi ti rompe le ossa.
Sì, come no…

Molte “ragazze-minchia”, espressione “romana” di come son “puttanesche” d’ingenuo “darle” e pomiciar col Pomì, l’italianissima, “trentennal'” salsa e polpa dei “pomodori“, tentano di darmi del “fallito”. Ma apro l’impermeabile e sconvolte “ammirano” tutto il gioiello del falotico mutar alla Montale.

Sì, corteggio una signora fighissima con quest'”apostrofe” per ogni amante che sa come in culo non se la farà, ma lì lo prenderà: – Ti voglio, lascia stare quel quarantenne, non vale il mio valore qua in mezzo”.
E Lei, molto “cortese”: – Mi lusinga, ma ho quindici anni più di te. Capisci che sono “grande”.
– Sì, ma tu sai però che io ce l’ho più lungo di 20 cm?”.
– Lurido porcello, a cosa alludi? All’uccell’?.
– No, allo spassarmela nella passerin’. Non tarparmi le ali, involiamoci nell'”involtino”.

E così, sbeffeggio tutti. Un tale, un torinese “spietato“, fa le corse dalla Sala Grande al PalaBiennale, scrive come un “dannato” ma sempre più “an(nu)al'” è la sua vita d’accoppiamenti promiscui, di orge miste e minestroni senza peperoncino.
Sì, è là che loda e va in brodo di giuggiole, ma mi chiedo: “Se gli piace il sofisticato, a quando un’esistenza che non sarà… ficcata/nte?”.

Vi lascio su questo dubbio, e auguro agli imbecilli “Buona fortuna” che, a conti (s)fatti, è l’unica “congratulazione” d’una  mai vissuta.

Oh, almeno questo vogliamo pure “concederglielo?”.

Già, una pensionata frigida mi disse “incazzata a morte”: – Basta adesso, vedi di “fartelo”.
E io: – Certamente, sarà “fatta”. Tu vedi di farti quel flaccidon del tuo compagno(n’).
– Ma io ti spacco la faccia.
– “D’accordissimo“, però deve sapere che sono l’unico Uomo che può essere sia Batman sia Bane. All’occorrenza, sotto il “muto” c’è “tutto”, e sotto i muscoli c’è quello ancora più indistruttibile, meno evidente a prima vista ma “a bel vedere”.
– Ah, ma tu allora sei “schizzato” veramente!
– Sì, non canto con Venuti il famoso “ritornello” che “fa” così:
il cielo grida il tuo nome, la primavera mi risveglierà come un fiore…, come un fiore…
Però “vengo” molto più dell’altro “pezzo” a “lei” mancante: riflettono l’essenza, adesso stai fingendo…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

    1. Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (2012)
      Rino Gaetano canta, di Notte, con Catwoman: “… c’è un mondo diverso e fatto di sesso!”.
    2. The Master (2012) Riflettete:

  1. Rocky V (1990)
    A chi dai del “cocone“, ebete cotonato?
  2. Il cacciatore (1978)

Votate il Kitano Fan Club su Facebook, uno dei pochi pregi del “social network”


09 Sep

 

Takeshi è l’Uomo che si asciuga i capelli in riva al mare

Facebook, questo è conclamato, è spesso un “postaccio”, perdipiù frequentato da nerd solitari nel “Trova (a)mici-a”, per consolazioni daseduzioni pericolose paciniane.
Oltre al mio “Profilo”, senza dubbio il migliore e più attrante, con tanto di primo piano “seminudo” e occhio che t’ha già scovato, caro “scoiattolo” sdentato e indementito prima di “viverla”, eccezion fatta per gli “aggiornamenti” delle mie “attrici” preferite, che spesso esibiscono foto di fondoschiena per la “turbolenza”, non nutro particolare stima per quest’invenzione “rivoluzionaria”. Anziché avvicinare le persone, le allontana sempre di più. Ognuno, infatti, in preda a manie bislacche di grandezza, “appiccica” citazioni letterarie “fuori con-testo” e clicca su “Mi piace” abbastanza ambigui. Infatti, scopri che una pugliese, all’apparenza “donna da orecchiette con cime di rapa”, ha un cervello insospettabile ed è fan-(n)atica “sfegatata”, con tanto di fegatini rosolati da leccarsi i suoi baffi, di Takeshi Kitano.
E ti domandi, impaurito, “Che cazzo avrà capito del Beat?“.

Ma, sinceramente, “che ce ne frega?”.

Quando poi, noti che gente di Sassari, davvero appassionata, ha un Fan Club enorme, a cui mi sono iscritto per affinità amicali e istinto orientale.

Un luogo per soli, veri cultori della Settima Arte, fra cui spicca Mario.

Ho sempre pensato che Mario, Uomo piacente e colto, sia molto più sexy del tanto celebrato George Clooney. Clooney, credo a ragione, che non abbia mai visto un film di Takeshi Kitano. L'”insostenibile” differenza.
Poi, oltre a Renato, l’iniziatore di questo colpo di genio assieme al “Carta”, troviamo anche Mauro, cinefilo incallito, cinematograficamente più preparato di Tarantino e più “strano” di Ghezzi. Pare che la sua casa sia un “ritrovo” kitaniano e, spesso, di Notte soffre le “insomnie” di Nolan. Si alza dal letto e, ammirando il Dvd di Zatoichi, esclama: “Mi paragonano a Guy Pearce”, l’Uomo-Memento“, in realtà ho un’anima giapponese. Che ve lo dico a fare?

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Zatoichi (2003)
  2. Achille e la tartaruga (2008)
  3. Outrage Beyond (2012)

“Outrage Beyond” – Recensione (e amici…)


09 Sep

 

Yakuza “scacciapensieri” nelle “mosche(e)” di Tokyo

 

L’esegesi per Kitano è un termine d’abolire a priori, egli è “la solitudine del numero primo” che “saltella” fuorviando ogni logica pragmatica, allenta le tensioni, “silenziandole” nello Sguardo (im)mobilissimo per poi deflagrare di pugni da orbi e spari metallici, come la “carrozzeria” di questo film, imperdibile perla d’una città assolata fra riti tribali di clan(destini) e il nostro clap clap quando “suonan” le pallottole al ritmo esagerato di violenza parossistica, appunto, sfrenata oltre le consuetudini, tanto che alcune vecchiette, turbate dai botti e dalle botte dopo tanto “borbottar” di borsette, scappan “devastate” con tutta la gioielleria prosciugata fra le mutande, in un fuggi fuggi ché il Diavolo non le accoppi e non le frigga.

 

Il Diavolo è Beat, il (non) morto che esce di prigione, non ne azzecca più una perché il suo cervello è in panne, “impantanato” nella destrutturazione avvenuta in carcere ove, come gli confida il suo amico, losco come i “boschi selvaggi”, improvvisi di queste strade dai tornanti nelguardrail di corpi senza guardiani, ove anche i padroni non possono spadroneggiare tirandola per le lunghe, ché il nostro eroe ha ancor fiuto da tartufo e d’intuitiva vendetta seminerà il terrore, nella paura formato “scorribanda” di questi “banditi”, i più sleali bastardazzi che riceveranno la lezione degna della loro idiozia “lungimirante”. Un babbeo viene, infatti, “appeso” alla “sedia a rotelle” della sua scemenza “senza capo né coda” e picchiato sin a fracassargli il cranio con palle da Baseball d’uno strike in mezzo al suo cervellino di strabica (s)vista, come una giugulare recisa con “cura” lenta ma “strozzante”, nel dissanguamento che solo gli stronzi si meritano.

Ecco che Beat non ne risparmia uno/a e, fra ralenti omicidi geniali, tamponamenti “traslucenti” di sangue rosso mischiato al nero delle macchine di lusso, il figlio di puttana è l’Uomo, di faccia “scemotta”, da tener invece d’occhio.

Non “eccita” un muscolo facciale, ghigna, mugugna e poi “urla” di boati in pancia, quando meno te l’aspetti ed eri lì seduto in panciolle a zuccherare il tè d’una discussione ch’è degenerata in un plateale “T’ammazzo appena la tua boccuccia mi sparerà altre amarezze, oramai a me indigeste. Qui, tornano i conti e, se non tornano, trivelliamo pure il cameriere che si fa la serva ed esige, mascalzonissimo, pure la mancia col mascarpone e tanto di “scarpetta”. Tutti cenano nelle gerarchie, pretendenti al “trono” ma ci scapperan molti morti.

 

Invero, la pietanza è fredda(ta), come la fotografia che non c’è, sembra una ripresa televisiva eppure è stilizzata, d’una “calma” che poi accelera, tiene a bada l’umorismo troppo scontato, eccede solo di scontri e piombo pesante, poiché l’eccesso è la punizione dei cessi. E qui, c’è parecchia merda tra infingardi e incravattati.

 

Beat è imbattibile, è il “mignottone” dalle gambe storte, d’andatura “storpia” che ti afferra per le palle e ti ribalta come un calzino, “caro” cazzone.

 

Alla fine, gli chiedono il “biglietto”, pura formalità per perquisirlo. Egli “estrae” la pistola dalle “palle” dello scagnozzo, e “gliele” ficca tutte dentro.

 

Nell’applauso generale dei titoli…

 

Perché la vita vera non è un gioco di ragazzini. E Beat è uno che ammira il tatuaggio della sua “badante” solo per distrarsi un po’.

Il resto forse sarà una scopata. Che non abbiamo visto. Che Lui sa… però, perché dopo quell’attimo divenne ancora più glaciale.

 

E, di silenzio, ammutolì chi sparlò, chi tradì “tardivo”, a chi in quel posto uno così te lo mette sempre.

E fa male. Perché se si “tirò la corda”, a Beat ancor più tira il culo…

 

Adoratelo e lascia a casa quelle del cucito. In vostra assenza, noleggiate il film La moca che ammoscia, famosa nemesi del Beat, perché l’aroma va sì gustato eppur anche di fianchi romanticheggiato, nel giusto ingrediente della “sigaretta” da uomini. Pregi, “sfregi” e difetti annessi.

 

Se il Beat non v’ha convinto, allora il Falotico finirà con un “Crepa e sta zitto!”.

E poi, con classe, si toglierà le brache e, all’assassinato, sussurrerà un “Ecco, adesso sono più rigido del tuo, ora rispetta, altrimenti non ci sarà neppure il tuo funerale”.

 

A parte gli scherzi (anche se il Biondo sa che forse non scherzavacowboy e qui spietato), aleggiamo in questo strano Mondaccio, “immondizia” o solo ammorbato da troppi “distintivi nelle chiacchiere“, di chi “bla-bla-eggia” e poi combina poco, tanta carne al fuoco e nessun “arrossimento” del Cuore d’arrostire di vita.

 

E così, Kitano scende in passerella dalle Lancia, mentre nel film le BMW ricordano proprio ogniRonin…, anche nel Giappone odierno, ancor “feudale”, c’è uno Spirito francese col “basco“.

 

Takeshi è forse l’oggetto non identificato, colui che proprio qui a Venezia stravinceva con Hana-bi, estasiava “spaccando le difese” d’ogni sintassi cinematografica, alterava gli equilibri “consolidati” con improvvisi cambi di registro, era acrobatico di pistole dal grilletto facile (d)alla battuta corrosiva e oltre ogni previsione, anche del Tempo, malinconico e poi umoristico, e oggi un po’ “datato” come un carisma suo ancora intatto, assolutamente non scalfito, ma stantio in un percorso artistico che non “decifriamo” così… “su due piedi”.

 

Prima le “autobiografie” del suo Cinema, autoreferenzialmente nelle sue ossessioni e citandoci addosso, poi questo dittico di duellanti che mi suona tanto di trilogia da compiersi. Da “completarlo”.

E, appunto, se ci sta(rà) certamente il terzo “episodio” di questo “gangster” anacronistico, simpatico e anche un po’ no, potremo ammirare queste due opere (s)legate con maggior chiarezza nello svelamento del terzetto. Meno a tranci, perché così Kitano ci sembra solo “in transizione” e anche in trance.

 

Per ora, quindi, c’appaiono due “UFO” un po’ sconnessi, e sorge inevitabilmente qualche lecito dubbio sull'”autenticità” della visione.

 

Cos’abbiamo visto? Kitano non è più quello di una volta o può davvero permettersi di “girare, a vuoto” nelle stelle dell’immaginazione e della sua mente, e se ne frega bellamente che possa essere solo “intravisto” dai suoi accaniti, sfegatatissimi e anche un po’ “sfigati”, sempre per “il pelo nell’uovo”, (ex) ammirati oggi un po’ delusi e spazientiti?

 

Anche i grandi invecchiano? Chissà…

 

Dunque, gliene assegno “cinque”, ma sappiamo che i film sono stati “momentanei” e anche “mementiani“, e domani, al risveglio, tutta questa “fiducia” potrebbe disintegrarsi in “una” per “cocente” rivalutazione in negativo (“vivido” con sfumature “seppia” e “ocra”), oppure lievitar addirittura a centodieci con lode, nell’adorazione “non giudicabile”.

 

D’altronde amici, mi son scordato di “confidarvi” un piccolo ma “trascurabilissimo” dettaglio: mentre rincasavo nel mio miniappartamento qui “affittato”, a tutto volume mi son sparato una canzone romanticissima del Bryan Adams più giovane che mai sarà.

 

Ecco, Bryan forse ha poco da condividere con Kitano, tanto che, se si fossero (s)cambiati i contatti su Facebook, credo che al Takeshi poco garberebbero le incursioni del suo “amico” Adams, Lui della “famiglia Addams“, decisamente meno “amorevole” o forse di più, ma non dubito che, sempre al “nostro”, “sgorgherebbe” un po’ di viaggio nella memoria.

 

Perché Kitano, balzan qual è, “sbalzò” e balzerà ancora.

Io e Takeshi siam gemellati, (de)generati fin dalla nascita.

 

E ricordate: l’infermiera delle “culle”, oggi è da ciuccio e domani Milf da “ciucciare”.

 

Così sia scritto e così sia “fatta” la nostra (r)esistenza.

 

Chi s’opporrà non può.

Ho deciso io.

 

(Stefano Falotico)

 

 

 

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)