Il trailer è stato cancellato, ah ah, sorpresa!
In una società violenta, ove il “gandhismo” è un miserabile ricordo “diroccato”, l’unica “forza granitica” di sopravvivenza è il “delirio” virulento, con cui imbastir lezioni di saggezza per affamar il respiro e non esser travolti dal turbinio “vorticoso” delle follie altrui
Sì, voglio erger un monumento al Balboa, eroe perduto di Philadelphia, “labbro pendulo” d’aspirazioni spesso sognanti, “schiacciate” dall’ingordigia famelica d’un Mondo oramai volgare, che non risparmia colpi bassi, l’Uomo “imbattibile” e inarrendibile, staying alive, su un piedistallo forse d’argilla, sdrucciolevolissimo o “scricchiolante”, di pulsioni “martiri” e marmoreamente soavi, lisce come “olio di seta”, su un corpo “giullare”, ipocondriaco, “bastonato”, canaglietta o “incagnito”.
Tutto nacque per “burle”, per diletti smargiassi, per offese crudeli, o forse spronanti, perché il cavallino “matto” rimontasse in sella e “picchiasse” sangue a una realtà che gli sputò sopra solo dolore e solitudine, lo “guarnì” di bestial ferocie, scheggiandone la dignità, predandola dietro risatine furbette sotto i baffi, a bandirlo, blandendolo col “guanto di sfida” da duellanti “avvantaggiati”.
D’arguta “astuzia” ne “sottesero” la trappola, schernendolo nel Cuore, forse già “schermato”, schierato altrove in “avvilente” trascendenza a “ectoplasmar” il sangue e “illividirlo” in cicatrizial carne calpestata da se stesso, affrantissima, spossata, affaticata ad “arrancare” e ad “abbaiare”, lupo “sotterrato” e scalciante, cacciato nelle “fogne” a sospirar solo di vagiti per aspettar l’attimo, sempre rimandato, di voli tarpati, di vulcanico scalpitio da falchi nella Notte. Agguerrito come non mai, col “forchetton” al posto, questa volta, delle “museruole” e del suo “musone”.
Incazzato come un animale, a menare, a franger i muscoli odorandoli di pelle vitale.
Questo è Rocky Balboa, sbilenco, innamorato, puro, semplice e poi inaspettatamente complicato, un “rivolo” di ferite “mentali”, di perverse rinascite a scagliar fendenti atroci, imprendibili, veloci come pantere nella giungla dei leoni, a disarcionar l’avversario, a guardarlo guardinghissimo, e poi “soffiargli” sopra un montante da “ringhiarlo” nell’anima.
E stenderlo d’un colpo mancino, come combattono i lottatori gladiatori, i “bullet” della strada di veloce intrepidezza (im)mutabile.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- Rocky (1976)
Il “capostipite”, urla e furore, come nelle grandi storie dell’American Dream. Un “perdente”, o uno che tale finge di esserlo, “mesto”, anche troppo “smaltito” in nottambule, “patetiche” introversioni.
Consigliere per le vite altrui e “incalcolabile” gran “coglione”. Una speranza gli piove dal Cielo, per miracolo. Dice prima di no, poi ne viene quasi “obbligato”. Intanto, in questo capolavoro, sin allo sfinimento “capitombolante”, corteggia una “timida”, le sfila gli occhialini e le “suda” grintoso nell’attesa della sua rivincita. Memorabile Stallone quando, come in un racconto “cimiteriale” dai grandi afflati epici e quasi biblici, la sera prima dell’incontro, “fa visita” al manifesto gigantesco di se stesso.
E, fra sé e sé, si domanda se è davvero Lui quello lì, in alto, a fianco del Campione del Mondo. - Rocky II (1979)
Inevitabile seguito, dopo i tre Oscar del primo. Apollo non demorde, ha “vinto” eppure non ha ottenuto soddisfazione. Perché quel “fallito” che, prima di allora, riscuoteva solo i debiti da “buttafuori” anche della sua anima, un po’, un po’ molto…, l’ha umiliato.
Eh no, che figura da fesso, Apollo. devi riscattarti tu, adesso. Tutto all’insegna della prevedibilità, “come da copione”.
Il melodramma del primo capitolo si trasforma, elegiaco, in una lode alla vittoria gloriosa, all’ultimo secondo, al gong esplosivo per la festa del Cuore. - Rocky III (1982)
Qui, cominciamo a viaggiare in zona trash. Anche Hulk Hogan a “dar spettacolo”, a movimentare la vicenda, con tanto di “tragedia” shakespeariana, e la morte di Burgess Meredith. Eh, i nostri occhi della tigre si son “rammoliti” nel benessere e nel successo. Da “sfigato” a edonista che vince con incontri truccati o facili “calzette” da buttar giù con rapido colpetto. Così, prima viene severissimamente punito, poi riscopre il mare delle sue origini rabbiose e, irrefrenabile, “frana” di pugni devastanti. - Rocky IV (1985)
Cinematograficamente è pessimo.
Reagan vs la Russia.
Un mostro leniniano contro la democrazia a stelle e strisce. Ma è un guilty pleasure da “polluzione”.
Questo va detto. - Rocky V (1990)
Mai dare fiducia ai ragazzetti stronzi, che poi ti voltan le spalle e ti ricattano meschinamente. Ma l’azzuffata finale vale il prezzo della “cazzata”. - Rocky Balboa (2006)
Ai livelli del primo, per emozionalità e commozione. Poesia. The End, viale d’un indimenticabile tramonto sulle leggende
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