Amo la mia lingua quando assaggia le “palle gustative” altrui.
E di carezzevol “lacché”, nella carrozzeria mia placcata di bronzeo “pudor” a “sudarli freddi”
Essere o non essere?
Meglio “scolarsela”, “erculeamente” al fin, “propedeutico”, dell’unica “dieta” per cui val la “valle”: la pace del corpore sano e “insanguinato” va guarnito di fiori nel mio prato, sulla letizia armonica di balli e feste nelle erbe verdeggianti del mio “arbusto”, bastion moro nel “castagneto” delle castane e bastimento di pugni ai falsi casti, da smorire e castrar!
Nella mia vita non c’è infanzia, non c’è adolescenza, ma ci sono infamie e tanta fame.
Infatti, nella mia insonnia su “uova bollenti” di fegato scoppiettante al pop-corn, son preda, mangiata viva, delle mie crisi, per destarmi in pien plenilunio negli ululati che sveglian l’impaurito vicinato.
Sì, col Tempo, dalle “elevazioni” mistiche son passato agli involtini, d'”origami” quasi sempre senz’orgasmo, ma di viaggi mentali per inveir sulle persone armata dei vermi che, contro di me, l’inerme, si sfogan come i peggiori urlatori, riempiendomi d’offese gratuite come le loro “marmellate” con le “puttane” dei loro “bordi”.
Sì, quando il buio m’assale e, di bramosie, oscura le chiarezze del mio Sole, canto al prossimo la sua zona limitrofa atrofizzata nel “trofeo” adorante del suo solipsismo scarnificante.
Per indurlo a confessioni che rammentino la demenza sua adolescenziale, or nascosta da un “pacioso” perbenismo di facciata nella “filigrana” senza un grammo di dignità vera.
Sì, l’imprenditore umilia l’operaio, ma da me lo prenderà in culo, proprio mentre si “spupazza” la Escort nel suo attico a lui “ittico”, d’innaffiarlo d’acqua “benedetta”.
Sì, m’affido a mani intellettuali quando il genio sono io che li “sovraccaricherà” d'”elettromagnetismo” manesco, perché è gente fredda che va “shockata“.
Pretendono che ti adatti al loro “latte”, ti redarguiscono con le “guarnizioni” e deridon il tuo “ano” per infilarlo “rettamente”.
Ma con me, il “loro” non attacca.
Sono io che li attacco.
Al muro. Col mio mulo che non ama le loro risa. Ma esige che sian picchiati nella rissa!
A un certo punto, l’idiota sobbalzò agghiacciato, e gridò: – Che sta succedendo?”.
Batman: – Succede che sei finito. Stavolta, non ti appellerai alle tue calunnie “leguleie”.Sarai appeso e spellato.
Fidati.
– Senti, tu non mi stai antipatico, ma citi Satana.
– Satana, vedi è qui che sbagli, mignottone, bello di mamma. Satana va eccitato.
– Tu non sai con chi stai parlando! Io ti spacco la faccia, “bimbetto!”.
– Tu non suggestioni più nessuno, perché sono un Uomo grande, grosso e libero, e ti afferro per il cravattino e ti fracasso contro il vetro, ebete!
– Tu non puoi farlo! Non puoi!
– Perché no?
– Perché il processo è ancora aperto!
– Non hai capito un cazzo, allora, Io sono la Legge!
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)