Sì, avevo promesso che avrei “trascritto” solo l’ultima play che comparve, ma, ivi, smentisco.
Presto, annoderò, nelle mie notti, tutte le annotazioni di FilmTv.It, ma, qual occasione migliore, se non po(rno)star questa sfilza di “auguri?”.
Quel Natale d’una Notte da rane (natanti)
Se Dio svilì le lussurie di Lucifero, il lucernario “addobberà” il mio “cenacolo”
Sì, il Natal s’infarcisce come filastrocche per un’altra allocca che penderà dalle labbra di chi si gongola del suo “gorgonzola”.
Di zolla in zolla, io razzolo e, di ruzzolii, passeggio come una “palla” lebowskiana, elargisco i miei soldi a dei siti porno che “or(n)ino” d'”onanone” le mie voglie che “orinaron” di reprimende a castigarle, e salto di palo in frasca, ma “alito” dietro le frasche.
L’Uomo del Nuovo Millennio non è uno da Rooney Mara di Millennium, perché “odia le donne” a tal punto da “oliarle”.
Sì, perché dovrei vergognarmene?
Ho visto ragazzi “colti”, “sparare” di “colt” sulle virginità di ragazze malate di “cancri” isterici, ho visto ragazzi della “buona borghesia” agire illegalmente della loro sessualità, circuendo pollastrelle degli istituti magistrali per “istruirle” a romaniche cene nient’affatto romantiche, ma del “lattinismo” meno incoccolato ma “in-coca-coliato” solo per ingollarsele.
Ho visto insegnanti di religione scambiar un povero Cristo per il figlio di Berlusconi, e ho visto politici schiattare dopo che un’altra, schiaffeggiandoli nel sadomaso, “gliela” schiaffava.
Ho visto la Schiaffino far l’amore con l’omonimo calciatore nella notte brava con un amour braque.
Vedo quarantenni da asilo nido farsi assistere socialmente dall’ASL, e ho visto asini esser più sani indossando i sandali.
Ho visto preti irretire, pedofilmente, una Donna di nome Irina, per infilarglielo nella “retta via”.
Ho visto uomini “intonsi” dal torso opulente, esser “corpulenti” in amplessi senza lentezze.
Sì, lei urlava “Fuck me like an animal!“.
E lui, sudacchiandola: “Godo, oh my god, come ce l’hai soda.., un po’ lo corrode”.
Ho visto signori amare il Cinema di Luchino Visconti, e poi da una zoccola pretender lo sconto dopo l’Amaro Lucano.
E, in tutto questo, io sono Ben Richards de L’implacabile.
Me ne fotto delle chiacchiere che mettete in giro su di me, io e Conchita ci beviamo il caffè della Carmencita.
Anche se la tradisco con Jennifer Beals con i miei ululati alla Peter Loew.
E festeggio con un presepe da chi seppe, e ora, di pene, “insenapa”.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- L’implacabile (1987) L’unico criminale è quel demente che voleva assistere alla mia “fine”, “allestendola”.
Si è trovato con un palmo di naso, come si suol dire… - Stress da vampiro (1988) Meglio una vamp delle risse.
- L’ululato (1981) Ululà, la Luna è lilla, ululì.
“Bona” a Natale: seppellii la mia pelle e, dopo belligeranti calunnie, divenni un Unno, ma non uno qualsiasi, e barbarico li spellai
Il Natal accheta le tribolate inquietudini della tribù occidentale che, “regalmente”, rabbonisce le malignità con glasse “galattiche” di alpine-pie cristologie dalle stelle, fra Otelli dissanguati dagli aghi-Iaghi, mentre io “eiaculo” e aculeo fra culi in cui “dolcificar” fiche con la garbata “glabrosità” di chi, da “lebbroso”, ora ama le labbra per cui ne siamo ebbri di briose luccicanze dall’arder vicino all’albero, per ber il barboso gregge in questa nostra aggregazione che non è gregaria ma, d'”angurie”, ci s(tr)ugge, io duro e Lei “illimonata” nel godimento-lampone con lampi solenni mentre fuori “festeggiano” sotto i lampioni
Paragrafo 1…
Non dire “Uno qualsiasi” se, piuttosto che alle “Formule” di Montezemolo, ha trovato la “felicità” in via d’Azeglio
Sì, in questa Bologna non ancora innevata, ma slavata in peccaminose colpe mai lavate, nel suo nevralgico Centro, fra il Nettuno e il Padiglione, sorse un Uomo dalla vita “barbona”: il sottoscritto.
Amante dei mantelli draculiani, Nosferatu con veggenze da Nostradamus, non tollera i giochi di dama e le trame della borghesia, ma il “borgo” di chi vive ai bordi e non ne abborda nessuna, sebben scalpiti per donne scultoree dall’affinata muliebrità plasmata negli scalpelli di Madre Natura, per cui si “scappellerebbe” volentieri. E, poi, per le “oscenità” del suo pudore, scapperebbe dopo la “scaloppina” impudica nell'”impubarlo”.
Ma devo esservi sincero, son scudiero del mio “sedere”.
Essendo un “angioletto”, non m’attizza il letto, poco “lo” rizzo, ma aizzerò quelli come me a “zigzagarla” nelle zizzanie.
Non son mai stato un fuggiasco, ma mi rifugiai nella “fuga”, perché non avevo foga, qualche volta mi sfogai e ora, forse, affogherò, ma ripudio chi s’affanna per i “podi” della “figa”, che per me è olezzo.
Non sono omosessuale, ho una casa di sassi a Sassuolo, località vicino Modena, con cui condivido il “tetto” con una di gran tetta. Non ha mai frequentato nessuna scuoletta, ma abbraccia la sua vita “solare” anche se non ha un soldo neppur per le suole delle scarpette.
Sì, nessun mi batte, neanche le mani, ma io non m’ammaino, detesto le frivolezze e le moine, e in molti mi dan del “Mona”.
Ma datemi Winona Ryder-Mina, e Dracula si farà Piacer, un’altra volta, il “culino”.
Paragrafo 2
Gli amici son spesso degli ipocriti mici, accendon la miccia, scopano le ragazzine-“Mocio Vileda”, leggono Moccia e sono machi solo nei “bac(h)i”, fra banchi da branchi
Ve lo vedreste il Genius, tocciar e toccare una Donna, poi “idromassaggiarsi” in vaschetta, asciugarsi con l’accappatoio e piluccar lo “zuccherino” ancora tra le lenzuola con una “colazione”-brioche?
Io no.
E so perché.
Ho sempre adorato Humphrey Bogart che rifiuta, laconicamente, Ingrid Bergman, e torna a casa a deprimersi con un film di Ingmar.
Ho sempre sognato che Marcello Mastroianni, alla burrosa Anita Ekberg che gli dice “Come here“, rispondesse con un “Ah, buzzicona, man vedi d’annà a prenderterlo interc… o!“:
Ho sempre sognato che, Taxi Driver, finisse così:
Cybill Shepherd si “redime” per aver offeso la virilità di Travis/Bob col suo rifiuto umiliante, aspetta che Lui si dia una mossa, ma il Bickle vuole i soldi del “pedaggio” e le sussurra: “Questi, mi serviranno per un’altra orgasmizzazione porno”. Sono il “tassametro” di chi ce l’ha di trenta centimetri, come John Holmes, e a una cherichetta come te, in tutta fede, preferisco Veronica Ciccone. Adesso, levati dalle palle e non ti curar di me, puttana!”.
Paragrafo 3
Le mie grafie sono graffi alle vite da giraffa
Per anni, vidi sciocchi e vanesi bimbetti, ronzarmi attorno perché io m'”immuscolavo” e non gradivo il miele.
Ero un moscone per la mia Mosca e, sebbene, provarono a ingannarmi con delle false esche, ne uscii illeso, perché son ancora illuso che il mio bel “musetto” finirà in un “museo”.
Non delle cere.
Nonostante, per colpa di troppe ferite, i “cerotti” non bastano.
Ogni Giorno, mi rado le gambe con la ceretta, ché la dritta via era smarrita ma, dopo il bandolo della ma(ta)ssa, divenni un tasso che guida il tassì e, quando mi va, sbanderò.
Perché son bandiera di questo bando un po’ “bandito”: “Se la vita è breve, il mio è lungo e, di lingua in lingua, “babelico”, son oggi babbeo e domani ebete per un abete da Babbo Natale, l’Uomo che è un “abate”.
Applauso!
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- Un Maggiolino tutto matto (1968) Sono una micromachine sex machine.
Son sempre più “pingue” come l’ometto (o non “lo” metto?”) della Michelin, ma tra Pfeiffer Michelle e Michele Lea, “miscellaneo” nell'”autoscuola” Michielli. - Mary Poppins (1964) Le mie “schizofrenie” furon sedate con la pillola che va giù.
Ma, Lui, va sempre più “in rossoblù al Barbablù”. - Biancaneve e i sette nani (1937) Sono colui che incarna tutte le declinazioni metaforiche di questi qui… che vedono pochi “fori”:
Brontolo, Cucciolo, Dotto, Eolo, Gongolo, Mammolo, Pisolo.
Anno nuovo: scansione completa del mio sisma “asmatico” di lavico magma
Flemme corporali tra un freddo caporale e donne orali, tra oratorie e oratori chetichistici, alla chetinella risalii la china, con “varichine” alla mia anima che or s’anima, amandola “al mandorlato”
L’inganno mi fuorviò in “traviata”, mentre commensali s’apparentano tra pareti asettiche di “sciacquate” bocche dallo “spagnolo” lagrimio con la crème de la crème già screpolata in acrimonie d’una cerimonia per soli invitati.
Mi congedo dalla baldoria, e mi “aureo” nel vento, nel solletico, “illecito”, che s’inciterà per una Donna d’afferrar di porpore sognanti, ci sfioreremo nella nostra flora, senza batteriche isterie e piatti della “batteria”.
Mi camuferò, “impuffato”, in un pornoattore, d’ercoliana “virtù” indomabile a guair per leccar i suoi capezzoli e morderli senza crudeli che ci morsichino
La mia “pinguedine” smagrirà disossata nel Piacere e “futileggerà” di “fucil” eroticissimo di crespo liquore terso in Lei.
Per assaggiar il suo respiro, tra dinoccolato mio “arcuarlo” irto e le sue morbide cavalcate d’inebrio “amanuense” a non “ammansirlo”.
Nella spiritosaggine di quest’enigmatica Notte d’incenso levigato di carezze, c’annoderemo sciogliendo i nodi e le ombrosità lombrosiane e anodine, “nidificherò” di ficcante brivido nella vividezze dei nostri lividi di roca densità passionale, avvolti nel gelo di calorifica lievitazione.
Spalmati come la Luna nell’ormone a noi gaudio, “gallici” lustreremo la Luce “neonata” dell’alba, in palpitazioni d’aurore “orlate” nel nostro sudore di tanti fluidi amorevoli.
Questa mia sessual abbondanza & “abbienza”, no, non “la” rabbonirete “imbombolandola” di dolcezze cioccolatesche, sarò fondente nel “miagolarle” di latrati soffici d’irruenza, poi ruvida nell’arrugginito tepore che s’insaporì di baci carezzevoli di potente ferocità.
Genuflessi al goderci, come un Silvestro con Minni.
Lei si tergerà e struggerà per quelle mie mammelle che ora “incaramello” di mielosa rigidità nell’epica del nostro “incubo” più palpabilmente delicato.
Soavi come neve dissolta, assolati nell’eremitico nostro rifugio di fame, che s’assidererà solo di placide, gustose “moribondie” quando il Giorno, nei suoi vividi tramonti, smorirà nel nostro sereno, profumato “agonizzarla”.
Per Elena Sara, che mi “mangerà!”.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
Nuoto così tanto che m’annoio, di Lun in “unte” cene ch’assideran le sideralità
Luniversalità antropocentrica, mai m’asseta e, a me stante, mai m’assesto per dissetar la neve in nebbie che non s'”opacizzino” in galassie troppo “lattee” ma sfamino la fiamma
La gente si catapulta su di me, con ruffiane cortesie ad arruffar il mio “pelo” e a sbellicar i miei furori perché m’arda negli sconquassi che mi “coagulino” e “conguaglino” nel “quagliarla”.
Ma, entità equina di mie distanze, tra una stanza sfarzosa di fantasie alate, aliti con cui mi riverbero a imbevermi di barbosa “noia”, e una Notte malinconica per non assopirla in banali “furtività”, evacuo di svagatezze tra lagrime pittate d’avorio, gli illivoriti uomini lavoratori e il mio “minarla” tra uno sbadiglio, un “sbiadirla” celestiale e un tocco madido, ancor d’incertezze, che crepita in me, di scolpite mie meraviglie che viaggian laconiche per poi esser agonia o un ghiacciato lago che s’incresperà in altri dubbi, tra irregimentate nostalgie in un'”ipocondria” che s’abbevera di suggestioni e l’ustione d’una Donna scalza ai piedi del letto, accucciolata perché la coccoli di piaceri ondivaghi fra un “mareggiarci” assorto e risorger d’erotiche trasparenze a “meriggiar” fino al nuovo spasmo spalmato del Sole.
Passeggio, incantato dai pulviscoli che mi celarono, e poi, furibondi, ora son levità d’una inarrestabile mente che si rasserena nelle “serenate” a una dolce amata, e poi ammaliarla, vita puttana quantomai desta, in birre ch'”alcolizzeran’, rizzandolo, in godibili funereità di vezzosi capricci in cui, d’arricciar l’anima, s’arrochiscon per non arrostir all’Inferno m’accaldarlo di sontuoso grido d’esterrefatte mie ferree briosità dal buio dissipato tra luride risa e un “cappellarla” matto di zompettar “allegretto” con note intonate alla cremosità del non scremarla mai per discerner il vero.
Semmai, mi secerno, cervo o incenerito, senza dubbio uno stronzo, fra un regalo che m’infiocchetta e il mio ciuffo per Paula Patton, “spiaccicata” nel mio Cuor “levitato” nelle sue gambe immolate a una mole mulatta.
Giudicatemi un genio, questo sono, il DNA mi fu fortuna dopo che mi “rintanarono”.
Ah, quanto m’invidiano, spero almeno che le renne sussurrino loro di non arenarsi.
Ne varrebbe la pena, ma s’ammoscerebbe il pene.
E non ne gioirebbero. S’ebetizzeranno di nuovo?
Scommetteteci, la testa è quella. È tal e quale alla “quaglia”.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- Il loro Natale (2010) Preferisco il mio, “infighettato”.
- Apocalypse Now (1979) C’è chi è in guerra, e chi se la spassa senza diarree da fegati imbottiti di “piombo”.
- Casinò (1995) Sono Bob, il giocatore, Nick Nolte melvilliano che lesse le balene bianche di Herman, e ora, dopo aver vinto, è in Lei He-Man.
Inalberato: a scartar i regali, preferisco Carter, e ai gioielli Cartier e alle teorie di Bacone e Cartesio, gusto il bacon
Amo Lucifero perché, da traditore, non legifera, non sono sferico poiché vedo sempre oltre con la mia sfera d’infrangibile cristallo, tra “affranti” passati e la mia misteriosa “sparizione” da Frantic, un po’ da “frate” che, nell’anfratto, si curò le “fratture” e ora è iattura dopo le “catture”
I was bruised and battered, I couldn’t tell what I felt.
I was unrecognizable to myself.
I saw my reflection in a window, I didn’t know my own face.
Oh brother are you gonna leave me wastin’ away
On the Streets of Philadelphia.
I walked the avenue, ’til my legs felt like stone,
I heard the voices of friends vanished and gone,
At night I could hear the blood in my veins,
Black and whispering as the rain,
On the Streets of Philadelphia
Sì, un crasso borghesaccio, s’avvide che, in me, qualcosa “non andava”. Ero “malaticcio”, con prime comparse di sintomi “schizofrenici”… ritiro sociale, inedia, perdita d’interessi, eloquio depauperato…
E mi “licenziò”, perché turbato da questa “lebbrosità”.
Al che, m’affiliai a un altro “diverso”, un nero con palle da toro, Denzel Washington, che anni addietro anche Lui patì l'”apartheid” razziale e i malsani “scherzetti” a danno della sua incolumità, solo perché la sua pelle era ritenuta “calamità” d’effetto poco “calamitico” per “le regole dell’attrazione” delle “normali affezioni”, così umorale da esser ritenuto “anaffettivo” o peggio infetto “reietto”.
Perfino John Lithgow, che per De Palma si scisse in pericolose “doppie personalità“, volle incastrarlo e “incriminarlo” perché non tollerava la sua rettitudine, tanto da volerlo incolpare come “reo” d’innocenza principesca. E accopp(i)arlo… per poi fregarlo col suo “ingegno” fedifrago.
Prima infatti lo “drogò”, poi lo filmò mentre si “lasciava” scopare, incosciente, da una puttana assoldata al suo sporco giochetto.
Infine, recapitò il VHS alla moglie e ai suoi datori di lavoro, come prova “inconfutabile” della sua labile, poco integerrima “faccia”.
Ma, l’inganno perpetratogli, fu scoperto e si ritorse contro il malfattore, per un Denzel-man on fire nella sua vendetta più giusta e irosa. Quasi virtuosa, “al righteous” contro il “killer“.
Sì, anni fa, non è la prima volta che vi narro quest’episodio “sciagurato”, e ve lo rammento, perdonatemi per tal pleonastica ridondanza… uno psicopatico, assai invidioso del mio genio e, soprattutto, irritato dalla mia libertà, mi tese un “tiro mancino” dal similar volermi “assimilare” sia a Tom Hanks e sia a Washington.
Lo trascinai in tribunale, perfino, e confessò, fra acute, altre vergognose menzogne di fronte alla legge, e reticenze mal dissimulate, l’orrenda sua anima, così, da me, vittoriosamente, denucleata in tutto il suo putrido fetore.
In tempi non sospetti, quando dispettosamente s’azzardò a “ledermi”, fu preventivamente avvertito, ma la sua recidiva insistenza fu scarnificata dal suo stesso “bollirsela”, perché tutti ora lo bollano come ingiurioso diffamatore punito nel suo sacrilego “vizietto” così spellatamente smascherato.
Sì, tutti i conti alla fine tornano e s’attorcigliano dentro i fegati dei crudeli.
Io, in questo Natale, così rinascente, dopo ermetiche involuzioni, son mutato nell’azione.
Pedissequa ad aver inseguito chi mi “perseguitò”, un po’ Michael Caine e un po’ Sylvester Stallone.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- Philadelphia (1993)
- La vendetta di Carter (2000)
- Verdetto finale (1991)
- Sfida senza regole (2008) Ah, caro “amico” Rooster, ti sei arrostito da solo… stavolta.
Io “nataleggio” senza i vostri leggii, “fuorilegge” per vocazione “spirituale”, spiritato dal’alito ch’è udito dell’anima
Un prete, mi confessa:
– Quali, sono i suoi peccati, fratello?
– Non mi sono affratellato, ma amo le frittelle.
– E come mai non ama la socialità?
– Perché mi alita e io non sono più alato. Preferisco le ali di “pollo”.
Al che, “incornicio” le mie cornee in un VHS con Luisa Corna, e “pirullo”, “smottandolo” di pan che monterà
Sì, vado fuori dai gangheri, perché non sono mai in ghingheri ma, da “ghiro” mingherlino, ora gareggio a camaleontismi “ponghi” ove ingrasso e smagrisco in onore a Bob De Niro, per rincarar la dose di non essere “caro”, ma Icaro.
Poi, di ringhio feroce, son amenità “sconcia” del mio “meringarlo” in luoghi pubblici per non “impubarlo” di birra in locande “calde”, e mi scaldo in un’arringa per non “arrugarmi” ma arrogarmi il diritto d’esser rauco, d'”eunuca” maestria di sopraffin estro che si destreggia nella mia “mancina” diaboleria
Se Badly Drawn Boy è un pissing in the wind, io invece piscio “sventolandolo” sopra la testa di chi mi sta antipatico, perché è un ometto plin-plin ch’è già planato nel “pantano”.
Ah, merdoso fango, meglio i miei funghi che non son funzioni religiose, ma gioioso a iosa mi strappo le viscere nelle rose, con la signora Rosalinda che va a messa alla parrocchia “Rosso San Martino”, per ascoltare tale predica:
L’Apocalisse non è quella di Maya, ma dell’omonima pornostar Hills, una maiala!
Dovete combattere l’Uomo che non ha freddo ed è un Siffredi.
Bevete il bolognese Segafredo, caffè che sorseggia anche Pacino Alfredo.
E tutte le vecchiette, “in brodo di giuggiole”, applaudono scroscianti, dopo che il nipote, invitato alla cena di Natale, scroccò i tortellini e, “a sbafo”, palpò le cosce della figlia.
Sì, ogni 25 Dicembre, assisto a questo scempio, ma io non ne son “discepolo”, e sempre più scapolo amo gli scalpi degli “indiani” come me.
Per volteggiar, “pistolero”, con un sombrero messicano da chi, più che alle stelle, preferisce l’ombra dell’ultimo Sole, e i suoi “lessici” esperanti nel letto.
Non sono speranzoso, ma “spaparanzoso”, e Carmela Gomez è miele della “melina”, sbaciucchiata nei luccichii delle (endo)venose “truculenze” epidermiche, Lei, di corpo alla ceramica, e io nient’affatto un “buonista” Vincenzo Cerami.
Applauso!
Ed evviva la “bontà” del Cristo.
Auguri, e in bocca al lupo, che sono io anche quando non mangio l’agnello di Dio.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- La zona morta (1983) In pieno Inverno, sotto le festività, un povero Cristo cade in coma.
Si risveglia anni dopo, sotto una coltre di “neve”
Così, diventa un Travis Bickle che, anziché avercela con Palantine, vuol prendere a palate l'”apocalittico” Martin Sheen. - Apocalypse Now (1979) Questo Brando che si stravacca in mezzo ai selvaggi, e si fa coccolare come un porcellino che tanto scanneranno alla Cronenberg.
La storia di un Genius che ne aveva le palle piene. - The Addiction (1995) Paradigmatico d’ogni “disagio”:
tutte queste puttane danno il voltastomaco, dobbiamo ripulire le strade, tutti questi balordi, dobbiamo renderli meno luridi.
Tutta questa indignazione, è la mia dignità!
Voglio “natalizzarli” dalle loro bacate “certezze” – Auguroni a quella “gentilissima” gente
Se Batman ama la Notte camuffandosi da pipistrello antropomorfico per “svolazzar” in Catwoman, il Joker ama struccarsi senza che nessuno “lo” veda.
Sì, non si svela, da cui il verbo dalla “doppia personalità”: vedo-non vedo
Innanzitutto, ti auguro un felicissimo Natale, e un anno Nuovo che s’inauguri, nel mio augurio “alla anguria”, sotto i migliori auspici, ché tu possa, infatti, spiccar voli di serene placidità rigogliose, dopo che ti alienasti negli “allenamenti” di banchi di scuole ove dissiparono, ingrigendoti, quel giovanilismo birbante ch’è fonte d’ogni sano delirio wertheriano e di quelle ambizioni solipsistiche ch’alimentan gli impeti nel loro “boarsi” tra quelle compiacenze, ossificate nel tedio, di crassi adulti boriosi dal “perentorio” classi(ci)smo. Meglio, esser “incoscienti” ciclisti nel traffico, come raffiche di vento.
Ma, altresì, desidero che tu porga le più sentite “congratulazioni” a quell’imperitura, “inaffondabile” congrega di violenti infingardi della mia psiche, affinché possan redimersi, con la mia “benevolenza”, da anni di sfregi perpetrati alla mia anima “pura”, e da illazioni con cui “pascevan” di goliardie ris(s)aiole, tra un drinkettino col ghiaccio e puttanelle “calde” come il Sole nell’Irlanda nebbiosa dei geli invernali.
Sì, dal più “profondo del Cuore”, dichiaro, in tutta “fede”, ché tanto desiderarono, con impellenza, che mi spellassi nelle “vanaglorie” carnali, come “tutti-pene-placiti”, che ottennero l’indesiderato effetto opposto, di me che mi “scomposi” in un rinnovato, incendiario lindore di frammentate mie autarchie nell’inossidabile monarchia “teutonica” a quei valori che non discuto, le cui “scosse” per “azzimarli” d’aizzate rabbie “comuni” m’han scosso solo disossando le antiche mansuetudini intellettuali a cui sempre attracco quando si vuol ledere la mia “ipocondriaca” dolenza.
Spero, vivamente, che tu possa “accigliarti” come la maggioranza se una maggiorata non te la dà, e imbufalirti se un bue con testa da asino è il fidanzato d’una “raffinata” attrice di Hollywood, con occhi “angelicamente agnellini”.
Con questa mia, so che ti ho allietato il pranzo di questo letizioso Giorno, ché la Notte, fra oggi e Santo Stefano, ammansisca di buona creanza le atrocità di quelle abominevoli creature.
Con affetto, un amico “(I)carissimo”.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
Elogio del Genius! – Nei miei gargarismi son barbaro garrito
Erasmo mi fa un baffo, perché io son più beffardo, irrido la massa che mi deride e, fra gli stenti, ostento una galanteria della mia gelateria “Il gel sul limone”, artigianato di confettura fantasiosa “anale” con peperine scaglie di cioccolato “(imprese)-pepate” nel penetton “salato” contro il panettone dolce.
Nel mio “zuccherificio” son fico d’ascendenza biblica, ardo contro i fiocchi di neve e voi raggelati, con “lui” mai in bilico, ma bilioso contro chi mi vuol imbrigliar delle sue “meraviglie”.
Son il cacao con ciocche spumeggianti e mascarpone che “insapona”
Io son ribelle di mille pelli che si sbellicano “illenzuolate” nel mio catarro che sputacchia contro gli psichiatri e spretacchia le donne tacchine.Al cui tacco son puntiglioso “appunto”, nel mio scrotale taccuino.
Galleggio, sfioro e in tutti i fori mi fiondo, tra fronde e un’onda che “sgradevolizzano” affinché “si” sgretoli.
“Immaialisco” me stesso, con questo “articolo” della mia costituzione, “sano & robusto”:
1: L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul livore, e io affondo di “bananone”.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- Taxi Driver (1976) L’ilarità dell’Uomo impermeabile al “tatto”, che “ratteggia” di Notte nel tassì per un altro “No”, Cristo che si corruga nelle gomme per asfaltare la sua “adempienza” al non essere empio d’affetti.
Si vendica, puritanamente “sputtanandoli”, “pittando” di graffiti al sangue come macchie di sputo “nauseabondo”, nel suo avorio è un Dracula solo ma assolato nel solleticarla nel porno. Alle origini d’ogni peccaminosa cagione, alla ventura con la sua vettura. - Vivere e morire a Los Angeles (1985) Poliziotti ubriachi di “dimestichezze” che se “le” fanno con “mestiere”, tra corruzione, schizzi, fango, poltiglia e altre bottiglie.
Senza giochi damerini, nell’America “somara”, forse come dei sumeri, tribù estinta dal clericalismo borghese. - Cruising (1980) Identità nascosta nella zona che non sembrava “losca”, occhi che volteggian neri per sbiancar la Luna nell’orgasmo omo che non è esime da “colpe”.
La sapienza di sé.
Vigilia, senza vigilanti, di Santo Stefano – martire che martellarono m’ancor gli “tira”
Soffice impermeabilità alla bile con cui l’uomo medio, nel Natal già serale e “insederato”, placò i tormenti d’una mente che quasi mai adopera, fra operai lagrimosi e “affaccendati” borgheselli dai panciotti “commendatorizzi” che non più “lo” rizzano.
Sono, indiscutibilmente, non “biscottatela”, più bello di Raoul Bova, e mangio carne bovina avvinazzato nella mia “viltà” ch’è villosa di villica impudicizia
Anni fa, quando la neve e le nebbie m’avvolsero in spirali ove m'”insalatai” ed ero lì lì per esalar l’ultimo, “cardiaco” respiro, mi “soffocai” senza fuochi della passione.
Nel mio memorandum, or rammemoro di quand’ero già mimetico nella mia stella cometa, sebben m’accomiatai da tutte le comitive e dalle plasticosità “cosmetiche”.
Mi smemorai e, amletico, m’anestetizzai di acuti “meningiti” d’amnesiaco “Paradiso”, ove festeggiavo ilare ogni dì da Don della sua “parrocchia scappellata” da Cappellaio Matto.
Sì, addussero che fossi “folle” solo perché ero “repulsivo” alla folla, che ora incito in piazza d’una mia (ri)nascenza che tutti spiazzò. Adesso, come un ossesso uscito dal suo (gl)ossario, li spazzolerò ben bene, con denti affilati per gente a me più affine, di più garbato “tatto” e sensibile pudore, un po’ g(l)as(s)ato di nostre galassie.
Tutti, infatti, mangiano il Pandoro, io, da “sfigato”, guidavo la Panda e fui adottato dal “WWF” affinché non m’estinguessi perché già stinto.
Nella mia (a)dorata prigione, lascivo sciai nel vento delle carezze alla poesia ma, da “avaro”, non spillavo mai il mio affetto e si pappavan tutte le fette di “torta”, fra tortellineschi pasciuti e “prosciuttine” dal ruffian “intorto”.
Le donne mi stremarono ma, più che al mare, gradirei che a Bologna giungesse Amauri, calciatore “rottamato” perché io, da Uomo “spezzato”, lo a(m)m(ir)i per qualche mirabile balistica che, m’auguro, non “imballino” più.
I miei coetanei godevano nello “sbaciucchiarla” da ciuchi, io, oggi, mi son imbufalito da Falotico, con un primo piatto di cannelloni (una cannonnata!) agli spinaci (per il mio braccio di ferro) e faraona con patate al forno senza “contorni” muliebri né effeminati.
E, a poche ore dal mio onomastico, son mastino mentre gli altri masticano di rabbie e invidie.
E, coi buoi, mi sento meno “buono”.
Applauso!
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- A Christmas Carol (2009) La storia di Stefano Falotico, col conto in banca che fa i conti con chi non fa neppur uno “sconto”, che si scontrò nella dura realtà, tanto da “indurirlo” per l’umanità tutta.
Da “avaro” senza “credito” a Gastone disneyano, come per “magia”.
A tutti i miei detrattori, nella loro valle…, da “coniglio”, consiglio il “saggio” dittico del Kleenex: il fazzoletto asciuga i pianti e assorbe ciò che non avete seminato, ma seminal si “masturba”. - A Beautiful Mind (2001) La storia di Stefano Falotico: genio scambiato per “cretino” solo perché non accordato all’imbecillità adolescenziale, si cuccò, di gran “posteriore”, una Jennifer Connelly e una collana di libri per un Nobel “postumo”.
Nel Mondo esistono gli impostori e chi ce l’ha sul collo, anzi, di culo! - Midnight in Paris (2011) Domani, sono stato invitato a una festa con ospiti Marilyn Monroe e Ava Gardner.
Invece, farò sesso con Glenn Ford.
Auguri di nuove natalità e an(n)alità a questo bacino d’utenza di FilmTv.It
Il mio hard disk esterno vien collegato alla mia mente che, in vena di svenevole “buonismo”, all’accolita dei “fratelli” di questo sito “accollerà” le sue impressioni, per una play da imprimere nel Tempo che tutti spreme e taluni, come me, rende supremi
Sì, lo so, la mia “bugiarderia” è nota mentre, ancor, nuoto di foghe che non affogano.
Sono l’irriverenza che, al sintetico, preferisce la “sintassi” senza sintesi, e, alla sinusite, i seni.
Sì, invidio “mortalmente” Ryan Gosling a Parigi con Eva Mendes.
Donna dal neo maliardo che sa “illuridir” nel “lardo” anche l’Uomo più integerrimo che non ha bisogno dell’Enterogermina.
Sì, il mio fegato, trucidato nel pensiero che Ryan “lo” lucida dentro Eva, non poco mi rende “lassativo”, no, non sono ormonal rilassatezza, anche quando sogno virtuali “furti” delle “signore” altrui.
Eva, esotica lindezza che m'”illividisce” perché a “scudisciarla”, fra i cuscini, è un “finto tonto” nelle sue rotondità, di sapori epidermici permeati nell’aroma purpureo del suo fondoschiena morbido per “irrigidirlo” in “fluidi” respiratori dopo “afflizioni” che “lì” non “lo” affissero.
Immagino Lei nuda nel vento d’una serata invernale, ai bordi della piscina, e io, elegantemente sbruffon nel mio “baffetto” già ispido, ad “accoccolarlo” nelle cavità del suo Piacere, fra onde “apneiche” e un “Dai, Stefano, più forte appena, sei penoso”, per notti infinite che s’assesteranno nel momentaneo “arresto” dei turbinii carnali con pennicchelle per poi “impennarlo” con vigoria di maggior furia.
Sì, rosico quando il mio vicino di casa, un buzzurro dalla zazzerra rasata, mi dà il “Buongiorno” in ascensore assieme alla sua ragazza.
Perché sa che se io “scenderò” precipitevolissimevolmente, “lui”, voluttuosamente, “ascenderà” quando “la” insedererà con epidemico “spermino” che già annuncia altri “spumanti” da primo dell’an(n)o.
Sì, il mio amico è un ex teppista con manie suicide, che ora, imborghesito, soffre solo d’accidia. E urla, a tutta la brava gente: “Io v’accido!”
Dopo un’adolescenza turbolenta a base di pub con Cuba Libre senza pube della sua “fibra”, dopo lagrime amarissime, ora si scaraventa rabbiosissimo perché tutti piangano quei dolori che “patì”, “patibolarmente” senza “immascellarlo” per odori di un’ancella dalle profumate d’ascelle.
Ma, a questi veri compagni di vita e di sbronze, solidali anche quando tutto si sbriciola, dedico un “Buone Feste”.
Sì, quella “là” è piccolina ma è “accrescitiva”, e quell’altro, invece, ha bisogno della Crescina per un bulbo “pilifero” ove, tra capelli diramati non più (r)amati, tutti gli spifferi, nel suo brizzolato, son “brezza”.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- Pirati dei Caraibi: La maledizione della prima Luna (2003) Mathiasparrow: nomen omen, ometto che non omette mai niente.
La “giovine scultoreità” delle ambizioni da laureato d’effervescenza cervellotica.
L’Uomo che, al plenilunio, sa incarnare la purezza del lupo con una pupa di buone poppe. Tra un film “sobrio” di Clooney e una “folle corsa” alla Winding Refn. - Salvate il soldato Ryan (1998) Panflo: stanco delle lotte e delle guerre, delle inezie e forse preoccupato dalla “calvizie”, non “digerisce” Spielberg ma, questo film, è calzante alla sua “retorica” quanto i suoi scritti “incalzanti”.
Di placide cadenze come un saggio che ama il “pargolismo”. - Biutiful (2010) Yume: Donna forte, emancipata così tanto che, arrivata a una certa soglia, disgusta le “colleghe” sogliole, “implasticate” nel lifting per il maschio “virulento” senza troppi neuroni.
Se “Donna Moderna” propone un modello di femminiltà “puttana”, Lei ama l'”antiquariato” d’una Bellezza acculturata che, purtroppo, oggi come oggi, s’è imbruttita di troppi falsi trucchi estetici, senza etica. - Cast Away (2000) Lampur: da anni vive “sereno” e “imbolsisce” per finger d’essere un “debole”. Ma, fra una palla Wilson e quelle di Ibrahimovic, è sposato con una “Rita” che sa “arrotarlo”.
L’Uomo che vuol farsi passare per uno “zecchino d’oro“, ma l’ha inzuccata più volte, tanto che ora mangia le dolci “zucche”.