Al soldo di loro stessi
Terzo capolavoro di Stallone dopo essersi autocelebrato in Rocky Balboa e John Rambo con esiti altissimi, trionfali.
I mercenari, gli expendables, sono degli uomini non ammogliati, degli splendidi “falliti” tutti d’un pezzo, arroccati nelle solitudini nostalgiche di un Tempo scomparso, che non c’è più, perfetti “babbei” degli aforismi sputati in viso da ribalde battute goliardiche che brillano d’amarezza appena le pronunci.
Si riuniscono in “grotte” per soli uomini duri, ognuno scorticato dai propri muscoli un po’ arrugginiti ma sempre scattanti appena riaffiora la coscienza leonina di battaglie per la giustizia, per pareggiar i conti, per guaire moribondi di fronte a un nemico ricco, bastardo e dittatore, o contro chi, mascherato dietro abiti eleganti, ne foraggia le vigliacche imprese, ma in verità è l’uomo da battere.
Assumono incarichi da Tool, un altro “reietto” isolato nella sua officina-prigione dell’anima, oscurato in notti impenetrabili dove l’alba è un bacio al crepuscolo, il sangue senziente al piacere di duettarvi con ricordi dolorosi, che ferirono la parte fragile di un corpo non ancora stinto nella modernità.
I mercenari si “scarnificano” nei tatuaggi pittorici di draghi, hanno, semmai, donne picchiate da un povero stronzo della middle class dell’uggiosa provincia americana, che, fra un lavoretto in banca e una partitella a Basket con gli amici, “spreca” qualche istante ad allentar la noia con una bella nubil Donna, quella che ha sempre il faccino “pulito” e ti fa godere da matti quando non si pensa a nulla.
Cavalcano l’asfalto su auto vecchio stile, rabbuiati dalle loro indolenze, nella “cancrena” però euforica di anime ancor turbolente, che sanno prenderla in giro anche se è sempre stata difficile, la fottuta vita che non si son scelti, gli è capitata in Sorte, un gioco a dadi dove sono nati artefici delle loro “sfortune”. Della prematura virilità che può irriderlo, il Mondo, con guascona ironia, tra pugni presi e quelli dati, tra altre cicatrici che ti verranno inferte dal caso di una perenne guerra dove c’è sempre una “merda” da scovare.
Taciturni e malinconici, sono eroi di un’epoca remota, degli anni ’80 “spaccatutto”, i figli marci degli edonismi, i maschi-lupo della Notte vivida.
Tra palpebre stanche, missioni impossibili mai plastificate, aerei in cui planarsi prima di volare nell’azzurro mare, un mucchio selvaggio di menestrelli della clowneria, “buffi” e facilmente arrabbiati. “Abbaianti” più che altro. Vivono sperperando altri attimi, nel respiro silente di un estino che non puoi uccidere neppure quando sei un bestione, anzi, ti si appiccica addosso, “mortalmente” beffardo. Samurai di una cavalleria da antichi gentiluomini che, dietro le pose spavalde, serba in grembo il suo romanticismo spudorato, anacronistico, le loro sentimentali amicizie da “guitti” da bar, da locande fumose dietro una pallida Luna, dietro gli sguardi di nuvole allegre nella siesta dei giorni migliori.
La loro poetica è incorniciata dentro il cameo autoparodiante di Willis e Schwarzy, quello che vuol fare il presidente.
Senza un attimo di tregua, loro, senza via di scampo, e danno ultimi addii a donne latine bellissime buttandola poi sul ridere.
I mercenari sono un po’ tutti dei Tool, l’emblema dell'”uomo” vissuto, un disastro col gentil sesso…
Impagabile caro Sly, mi tolgo il cappello, anche se sei uno “sbruffone” testosteronico col rimmel.
(Stefano Falotico)
Li attendiamo, di nuovo… anche se, Mickey Rourke, ci mancherà…
Firmato il Genius