Sta terminando la grassoccia, pasciuta “grancassa” di questa patetica carovana di mor(t)i in vacanza, di cervelli vacanti, “bravi” sol a plaudire le sfog(gi)anti passer(ell)e.
Di “mio”, preferisco sorvolarvi, così come i gabbiani del Lido planano sopra le testoline dei “bagnanti”, in quanto caga(n)ti.
Molta gente, per vi(st)a della mia imperturbabile “ipocondria”, mi dà del matto, altri del “tonno”, qualcuno del puro, cioè definisce il mio dest(in)o un delfino. Son orafo del mio buio, un b(r)uco nero, care “(far)falle”. Un po’ di panna! Di tal frivoli non mi foro, nel mio “vuoto” mi defloro e talune me “lo” succhiano, in quanto lor asine di “ano” perforato e io “ciuccio” che me le cucco. Son di cocc(i)o, e poco me n’importa di De Palma quando posso “godermele” sotto le palme, per il vostro di nas(in)o palmo. Ipocriti, bugiardi, io son il Principe che spaparanzato ben se ne sta, (non) vi sta “pene”.
Abbiam “avvistato” il “piroscafo” di Depp, ingrassato di panza con doppio mento e forse qui lo “(ri)porto”.
Danish Girl, mediocre calligrafia, se non c’hai ammaliato, “abdicheremo” per un Discorso del re.
Stai bene te!
di Stefano Falotico
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