Componimento:
Folle è la sera che, prima dell’alba, bacia la Luna come un lupo s’asseta al plenilunio.
Spiragli di pace respiran beati, io son Peter Rubik, coscienza alata.
Sto qui, seduto sul divano, accavallo i miei pensieri. Nitrendo vado fiero, rammemoro mai rammaricato indistinte nostalgie al bel Tempo scivolato via. Ma io sorvolo. Districo la noia e l’ammanto di leggiadrie come la sobria rugiada d’aurora dorata nel prim mattino colorato.
D’arcobaleni volanti è la mia anima mai straziata, scorrazza in corse nervose, aggrotto la fronte, fumo nervoso il Cielo che di fiamme arde in me, vero fra tanti morti d’arido vento gelante. Sciocco o sempre a sc(r)occar per un lido felice che si prodigherà nello schiamazzar le nebbie del Cuore. Io sono Rubik, Peter Rubik, rubin diamante, uomo non amato ma dai sospiri conturbanti. Amo l’oceano delle infelicità davvero gioiose. Quando la Luna, acuta in suo grido a me ferino, slancia le agonie di tal Mondo supino.
Oh oh!
A cui porgerò i miei dissacranti inchini.
M’inviteranno a una festa, ma che c’entro io, gatto delle innocue foreste… lindo lindo lindo questi qui arresteranno la vivacità del viv’ardor in me da Cor mai attenuato nelle lor tonalità ché tenor d’un solo e unico Sole. Io son!
Damerini viziati mi tempesteranno d’imbarazzanti domande, donne finto altolocate, truccate e tutte imbellettate a esplorarmi al fin d’affinarmi in quelle labbra così sottili e taglienti. Oh oh, acuminate. Mi state minando! Oh oh!
Ma rimarrò me stesso, col fantasma di Braccio di ferro, un sogno da barista ai piedi Los Angeles, Clint Steele lui è il gestore che distilla perle di saggezza dopo l’imbrunir del tramonto per noi girovaghi del mappamondo.
Come me, Peter Rubik il malinconico alla Frank Sinatra.
Questa festa è stolta, solita pigra mondanità. Oh, quante monotonie… inutili inezie.
Preferisco il mio eremo allegro fra le montagne della vita leggera.
Fumo, spengo una sigaretta e l’intingo nel posacenere del mai mio incenerito vivere…
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
Da una sceneggiatura scritta assieme a un mio amico, che chissà mai se troverà spazio integralmente in forma cinematografica, le mie peripezie da Peter Rubik, personaggio alla Peter Sellers, appunto omonimo di nome, nel suo soliloquio da party hollywoodiano, girovagante in pensieri naufraganti, brillante lunatico su irrisione tranquilla e anche tormentata di un Mondo cafone, mondano, volgare e imbrillantinato. Impiastricciato e da pastrocchi. Forse cieco, anzi lo diamo per assodato. Peter ruba il suo stesso sorriso accecante, incastonandolo a viso tagliente, buffo e da pagliaccio triste, come una simbiosi al Ruper Pupkin scorsesiano-deniriano, come Buster Keaton, inespressivo eppur mille anime del suo Cuore. Ecco a voi la folle serata di Peter Rubik, cantor che ha riso, amato e pianto, sognatore da Clint Steele nella mia faloticante Hollywood come da romanzo, bianca di letterarie genialità, stranger in the night a modo voice del grande malinconico per eccellenza e antonomasie tutte, Frank Sinatra. Oggi Bob, domani Peter, e forse anche Jerry Lewis. Benvenuti nello stupefacente Mondo di Peter, un (dis)illuso. Così è giusto, è (in)sano e dissacratorio pigliar la vita per il lazo pazzissimo. Senza neppur arretrar un istante, perché la vita è istantanea e Peter la fotografa in ogni immortalato suo battito cardiaco, polmonare e a palpebre (dis)chiuse. Il resto è una (circo)stanza, inutile chiacchiericcio di ricchi fuori e poveri dentro. Insomma, il Mondo è poveretto, i provetti alla Peter conoscono intere essenze. Tessendo la Notte. Innamorati del perdigiorno. Quindi del sollazzo malinconico, oggi stranezza e ieri altre evanescenze.
Cari scemi, Peter sa. Perché, in un Mondo di apparenza, Peter incarna il man on the moon. Jim Carrey di voce e anche tenore rauco in sigarette armoniose.
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