Mi mischio fra De Niro, genio attorial mellifluo, e Pacino, simbiosi acuta del mio wolfman, accanito e imperioso, anche Imperatore “scarafaggio”, a vessillo d’ogni valore minato. Arate i campi!
Non avrete scampo! Donna, dammi lo shampoo, facciamo champagne!
Robert De Niro o Pacino Al? A chi il miglior bacione? A me, il Papa sul balcone e dentro i “balconcini”, Papa che barcolla, vien inculato eppur (non) molla, soprattutto a letto
In odore di san(t)ità, ergo qui, miei fedeli l’osso sacro delle mie vertebre messe a dura prova da lestofanti(ni) che son solo l’elefante uomo senza proboscide del beniamino-neo di De Niro “in opposizione” a questa godereccia Italietta a “posizionartelo”, ché Pacino è “cieco” ma vede, a Lui non sfugge nulla, Egli nel vuoto (de)mistifica. Sì, scandisce le sillabe pregnanti FI–CA! Ah-ah! “Raccontandotela” delle sue “Nutelle”, ma “sparandotela” grossa quando fai il bellimbusto!
Prefazione aulica, ché colerò il mio sangue, rinacqui di colonne d’Ercole e la Donna profumò nel Meteo di Mercurio, Dio della guerra, ad assalirla e venir “ondoso”, colorando la sua “spelonca” di conchiglie sensuali, (di)amanti del nostro sorriso “fregata” tra gli scrosci di te scosciata, coccolata e, come Kendra Lust, penetrata anche solo di virtualità
Recito, d’estratto, l’esaltante monologo finale del Pacino “profumato”. Inturgiditevene e la vostra vena istrionica se n’abbevererà in quantità. Poliedrici a combatter, strenuamente, chi vorrà deturpare l’onore dell’animale, animalizzandola nelle sue mire “leaderistiche”, lesive e d’“adesivo” all’identità di noi, “intercapedini” imperiture, ostinati nella gran fanfara che, dischiudendo gli occhi nostri cervi, sarà a planare, fra sabbie e germogli, gloria intensa al di là delle barriere, ove barricammo la nostra vita in crocifissione di valori ora perduti, e non c’arrenderà neanche di fronte ai bifronte fuoristrada dei vostri “impervi”, pericolosi inganni. Sfuggiremo a queste noie che brucian addosso solo “patenti” di “risma” e “altolocate”, solite-stolte menzogne. Ah–ah, che rima baciata da ottusi! Anche se c’arroccheremo, talora saremo sol degli allocchi umiliati da un cocco, oppur “illivideremo” le labbra per non amare come volete voi la “gnocca”, nessuno ci sodomizzerà nel volerti spaccar le nocche, volteggeremo come simbiosi alla turgida sbronza della Luna. E silenziò vivra. A virare per scogliere nude e battibecco continuo che indossa la calzamaglia dei Robin Hood. Fratelli, orsù, unitevi, fiato alle trombe, cavalleggeri applaudite.
E voi, idioti, inchinatevi. Ché le vostre ginocchia scrocchino e non scocciate!
Son io che “scotcho” di nastro, io son naso e son astrale.
Applauso!
Paragonare De Niro a Pacino è come prendere due fighe e scegliere di scoparsene una.
Perché decretare il/la migliore quando puoi usu-fruire, senz’usurpare ma “slup” di sudato eccitato, sfogliar la cremosità dei piaceri nel doppio gusto fruttuoso?
1) De Niro, camaleontico come una da montare, cambiando posizioni, “ingrassare” e “smagrire”, spompato (av)vincere, mutare aspetto e anche “pettinarla”.
Con misura e la sua smorfia, con la “morfina” per addolcire quando Lei la darà, “battona”, a uno che, di corna, saràdolor Battisti del suo “vederla da lontano”, anale in un altro, “birignao” nel suo “Miao”, amaro come la malinconia diNoodles, c’era una volta quando in Lei “volò”. America sognata di Pamela Anderson sempre di tanti…, tantissimi…, versatile nel “sale” dello zucchero “trasformista”, “accrescitivo” di notti “diverse”, insomma: De Niro ha passato in rassegna tanti personaggi, Pamela è stata molte “mele”, “cogliendoli” affinché “esalassero” dopo esser “saliti” in lei “discendenti”.
Eh sì, la mole recitativa d’un attore coi fiocchi contro la mula a “baloccarli”.
2) Pacino, aderente al ruolo ma identico a se stesso, come attori nostrani del porno son “immedesimati” ad “attaccarlo” sempre nel sesso “uguale”, direi “inguine”.
Teatrale e “urlatore” di monologhi incazzati, mentre la nostra Italia, al tram è già sgolata, direi decollata. Sì, tutti sognano le Bahamas, ma tu non “bagni” nessuna.
Perché io “lo” so”. Anche il “tuo”.
E, intanto, sbrodolate infamandovi per “famose isole”, e idolatrate il Depp Johnny dei Caraibi.
Anche del Depp avete perso la sua Bellezza, iconizzandolo in un fantoccio da “porco”-giochi.
Che schifo
Che truffa!
Allora, evviva Heat. Sì, Donna sfilati la gonna e, se tu mi darai ancora dello sfigato, ti sfiderò.
Fidati, io te lo piazzo sempre in modo “ammorbante”. Di sifilide morirai e “penerai”. Si chiama penetrazione!
Non pensarci su. Dammi retta. Nel dubbio, fottitela!
Sì, ora vi mostro, anche a chi è mostruoso, il mio video, amletico “a perdifiato” e corridor’-maratoneta d’indole selvatica, rabbiosa e scagliata verso ogni ingiustizia a seppellire le anime ancor prima che possan evolvere.
Credo che il reato, lo definirei assassinio più condannabile ed esecrabile, sia inveire su una coscienza giovanile e (de)formarla a immagine di vetuste “certezze” già pasciute nel “serenissimo” vederla di “sedere a tutti”. Diedero del somaro, ma son da some. Sommando, va il lor amando, che è perlopiù un peletto di mandarli a!
Con certa gente, mai chinarla testa, mai abbattersi né permettere che mordan “nuovamente”, addentando coi loro “carini” canini “agghindati” di tanti ghingheri appena “odon” (eh, son maleodoranti ma si spruzzan di deodorante…) cuori coraggiosi non “ammanettabili” alla scemenza che tanto seme sparge sui “capi”, di fronzoli se n’alletta e di “latte” tutto tutto va dolce, “cioccolateschi” a sbrinar proprio la dolcezza delle poesie e della purezza.
Che uomini puzza schifezza! Oh, van disgustati eccome, e bisogna impuntarsi tanto da puntar il dito e non arrendersi agli “ordini” di “martelletto a martellarti”, peggio a maciullarti.
No, dinanzi agli orrori, esser possibilmente, potenti e intrepidi, ché sian loro a tremare e a riflettere sui loro errori.
Oggi, viviamo in una società barbarica. Tanto “progredì” di “rigogliosa armonia” quanto “in tinte unite” è “amorevole” da criminoso “sottaceto”. Sì, già, si conservano “anaerobici”, tutti a praticar semiotiche, semantiche e masticando la cellulite nell’aerobica, prenotando altri aerei per atterraggi “sicuri” in altri culi.
No, non sono volgare, son giusto e schietto. Ho sempre adorato la mia sincerità, a costo che costi quel che il tuo costato sarà costoletta, mio maiale.
E non intendo far processi alle intenzioni, ma processarli e basta, con tanto di processione funebre e banda a intonar la marcia di tali marci.
– Ah, non capisco quest’ostinazione “infantile”. Mi par una stupida ripicca in cerca di risarcimenti improponibili. Consolati di bile, comprati un accendino “Bic” e scrivi con la biro, la “R” moscia è mia e sei sol che un rammollito.
– Posso “mollartelo”, mio mortadellaro e mortissimo di fame? Sì, noto che il tuo “Profilo” Face senza Book (avrai letto due libri e il resto è un luogo comune che bazzichi di barzellette sui carabinieri e gli omosessuali) ha assunto un colorito vagamente “solare”.
Ecco, io son un viso pallido, e la mia Donna vien coperta sol di pelliccia. Non ha bisogno di curarsi dalle ferite con le penicilline, quando soffre, io le soffio. E viviam bene nella tenda, non patiamo il soffocar già tuo angosciato da “ossigenata” tua moglie da soddisfare anche quando tu “sniffi” con una che sprona più il tuo “cavallo” a “innaffiarla”. Ah, quel pelo è scalpo per la tua “cappella”, e il tuo cappero lo condisci nell’allisciarne altre. Oh, tu ne lecchi per arrivare “là”, dai della checca, “felice” delle tue chicche. Che chiacchierone. Che “cuccatore”.
A me pari solo un parato che spar-l-a.
Quindi, togliti il cappello e supplica.
Credo d’averti sempre risparmiato la vita perché odiai a tal punto la tua idiozia da meritarti solo un “Addio”. Ma sai, la tua carnalità è incurabile. Tu e le tue manie, salvifiche e che Gesù benedica la figon’, con me non han presa. E vai a prender lì quella cretina che ti sbatti, da me avrai solo che un “batterti” in testa un “laconico” agone ai tuoi “aghi nel pagliaio”. Eh, ne fumi di paglie.
Come no? Io sono Toro Seduto, e conosco più di te come, di pancetta affumicata, “spaghetti” i “cattivi” nel carbone, cenandotene di “carbonare” a dar lor dei topi da formaggio.
Prosciuttino, amo la pasta e non i pasticci. E tu che ne combinasti tanti? Guastafeste, pigliati ‘sto festone. Ti smacchio col Fustino! Frustatelo!
Io ti s-combino. Tu volevi cambiarmi, anche gli abiti, invece abiterò sotto casa sua nel mio abitacolo che ti spia dal “retrovisore” di come, nel didietro “indiscreto”, tradisci e grugnisci, “ruggisci” e goloso “gioisci”. Che cesso di femmina, va matta per pisciate e “spogliatoi” d’accappatoio tuo “godibile”. Sotto la doccia, c’è la tua “roccia”.
Sgretolabilissima, mio “abile”.
Forza, disabili. Che cos’è questo sconcio déshabillé? Ah, pure la politica, “pulita”, del Gabinetto.
E, alla cassa, chiedi il “castrato” di tre etti. Che filetto, che filotto, che “finezza”.
Che squallido laido. Che arido eppur (in) “umido”.
La segretaria del ministro riscalda il minestrone con tanto di “trombone”… che caccia il botto (votatelo!) fra altre cotantissime puttanon’.
Moccioso, io non ti reggo il moccolo, io ti smacco e ti frego pure lo smalto. Ammattiscimi, sarai solo che matato.
Tu mi dai del malato mentale, io ti do uno “smielato” in mezzo ai denti, demente!
Tu e quelle ragazzine da “colazione nutriente” e tutto s-tirante.
Tu volevi inscatolarmi e invece sono scatologico. Tu escogitasti nel “cogito” per altre copulazioni alle polle cotte nei coiti, che cotolette mio cotonato, io invece son apollineo e non m’allineerò. Mi fai venir i conati! Neonato!
Quindi, al testimone che, presto, sarà interrogato per come costoro s’arrogaron il “diritto”, non tanto da dritti, di urlarmi “Riga dritto” (eh sì, d’adolescenti eran cocainomani, adesso di ninfomani son disumani), converrà dir tutta tutta la verità.
Perché temo che la nostra famigliola calunniatrice sia stata davvero incastrata. E la caghetta comincia a “farsela”.
Stavolta sotto, in quanto, di qualità, li ho schiacciati e subito li “accuccerò” alla diaccio. Ah, se la squagliano. Si scioglie nella tua zoccolona? Sei proprio al calduccio.
Dicesi, in cella. Al gelo, si sta freschi. Come la vostra “carne fresca”. Qui, sarete “svezzati” miei viziati, e vi passerà il vizietto di prender in giro. Qui, lo prenderete seviziante, perché vi fa “nero”, ed è pure avvezzo a sezionarvi se, in quella “sezione”, non entrerà d’unzioni.
Matteo avvertito, mezzo salvato. Non lo salviamo per niente. So che gli stan saltando le “palle”, ammesso che le abbia, il nostro pervertito presto lo vedremo nel “braccio”.
Tanti “abbracci”. Stammi bene.
Come t’ho distrutto io, neanche la prostituta che “distruggevi”.
Sai, “bellissimo”, eh eh:
ora, ho voglia di “regredire” un po’ di “schizofrenia” sessualmente “ritardata”. Tu davi del minorato, invece, mio Minotauro, son un torello.
Oggi una reale, stasera AJ Applegate. Un fondoschiena che ti stende, io ti stesi, mio “panno sporchissimo”, stravedo per AJ, anche per J. Lo, perché continuo a vivere come cazzo mi pare.
E mi piace, mi piace tantissimo.
Se ti dà “fastidio”, fascista, ti fascerò da mummia.
Quindi, stai muto e fila via, Arianna vuol tutto lo “sfilatino”.
E tu, nel saccoccio, sembri uno scroto fra le vere scrofe che mangian il Sacchettino del Mulino Bianco.
“Bianco” come te non ce n’è. Di merda anche.
P.S: a chi mi riferisco, quando scrivo Matteo? Matteo è un ebetuccio solipsista che, per direttissima, è gattabuia.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)