Nanni Moretti, questo nome non m’è nuovo, direbbe Totò.
In Italia, lo conosciamo tutti, meno in America, molto di più, amato, in Francia, “impalmato” d’oro…
A me piace, inutile raccontarsela, sebbene la sua boria altezzosa e umoristica, spesso “fuorvia” per straderelle in cui perde un po’ il senno, a mio avviso solo per far ridere lo spettatore. Parentesi che divertono, ma “criticamente” assai discutibili.
Come quando, in Aprile, sfasa così tanto da stroncarci, senza mezzi termini, uno dei capolavori di Kathryn Bigelow, Strange Days.
Memore, però, del suo poco “favellarla”, ma comunque dirci la sua, “recensisco” anch’io un film (spero, ne vengano altri) in cui mi diverto, qui “davvero”, a prender per i fondelli film, forse meno importanti, ma spesso molto renumerativi al botteghino.
Correva l’anno 1993, e nei cinema italiani usciva Demolition Man, “abissale” pietra miliare della Settima Arte…
Ricordi un po’ “sfocati”, ma lo “riverisco” quasi genuflettendomi dinanzi a tanta “bellezza”.
Firmato il Genius
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