In tal mondo vostro frivolo, mondano e vacuo, vi vuole un Falò di eterna, forse anche eterea fanciullezza eterna e giammai van(itos)a. Che riempie ogni vostro buco fisico o co(s)mico ed è ficcante in ogni sen(s)o in maniera (o)nan(istic)a o ciclopica? Il Falò è un uomo etero, tenero, soltanto normalissimo e terreno? Forse è un (ter)ragno, un ratto del vostro serraglio, un asino che raglia, un pittore della parola che usa metaforicamente una stilografica con gran stile (im)peccabile, un contadino e/o un cretino totale, un cricet(in)o, un giardiniere che usa il rastrello a mo’ d’un pen(n)e(llo), uno scrittore magnetico, un uomo che vive di suggestioni poetiche o viene spesso suggestionato da chi apre solo la bocca per (non) sciacquarsela col sapone e alla bocca dà inutile e sterile, controproducente aria? Il Falò è uomo di sapere e di sapore oppur insipido, è insipiente o sapiente in tal mondo insulso e insignificante, è arrogante o soltanto brillante, molto intelligente, perfino avvenente, in questo mondo ripieno di deficienti e putridi nani piccolo-borghesi molto ignoranti? Il Falò da tutti vien ignorato, ha dei cognitivi deficit che non si possono ignorare, è deficitario penosamente o scrive solamente patetici libretti in forma diaristica, sì, di diario patetico veramente? Su tale enigma il commissario indagherà, ah ah, e nuovamente a ogni cattivo in quel posto lo metterà. Così sia scritto, così sia fatto, cara gente sfatta. Questo mondo va rifatto, oh oh. Questi sono i (ri)fatti. Salutatemi (a) sor(r)eta e a mam(m)a/eta!
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