Eh già, caro Paolo Mereghetti.
Lei fa sempre così. Rimane, come si suol dire, sul chi va là e puntualmente, come un orologio svizzero, più di tanto non si sbilancia.
D’altronde, lei è un moderato. Credo che appartenga al partito democratico. Dunque, capisco bene le ragioni politico-editoriali che devono averla indotta a scrivere testualmente quanto segue:
La regia prende a piene mani dal cinema di Scorsese («Taxi Driver», «Re per una notte»), tira in ballo con una certa superficialità la psicoanalisi e le rabbie antisistema dei poveracci, ma gli attori sono superlativi. E se Joaquin Phoenix è da Coppa Volpi, Robert De Niro nei panni del conduttore televisivo sfodera tutta la sua arte.
Sì, concordo su De Niro. In pochissimi, me compreso e chiedo venia, citarono Bobby nelle loro recensioni.
Io, a dir il vero, lo citai eccome ma forse non sottolineai adeguatamente la sua caratura carismatica.
Un ruolo minore quello di Bob ma recitato con timing e una presenza scenica da veterano espertissimo.
Un ruolo assai breve ma incisivo e, come si suol dire, centrale. Fulcro nevralgico della pazzia di Fleck.
Mereghetti però che mi scrive?
Innanzitutto, come già detto, non s’è lasciato andare al facile entusiasmo. Semmai, quando redigerà il suo nuovo Dizionario, a Joker le stellette alzerà. Al momento, lei vuole tastare il terreno e s’è mantenuto piuttosto cauto. Anzi, perfino ha azzardato a rimarcare che la deriva, diciamo, populistica del finale non poco l’ha insoddisfatta.
Sì, alla fine o, per meglio dire, nel pre-finale, Joker si ribella furentemente. E diventa l’idolo di Gotham City, celebrato come un eroe coraggioso. Innalzato in gloria dalla gente poco vanagloriosa che brinda ed esulta dinanzi alla forza spaventosa di questo Fleck. Il quale, dopo troppi patimenti e struggimenti, dopo una melanconia mostruosa, dopo tanta crudeltà subita e tanta sua innocenza scalfita in modo ripugnante e imperdonabile, anziché piegare la testa, abdicando al sistema che lo vorrebbe relegato a vita in un centro di salute mentale a prendere le direttive di una psicanalista assai arretrata e bigotta, eh già, piuttosto che assumere psicofarmaci compressivi che eternamente, sin al giorno della sua morte, castigherebbero la sua libido, rendendolo ancora più depressivo, furiosamente divora ogni ipocrisia d’un mondo popolato da stupidi e ottusi miserabili.
Non chiede scusa a nessuno, riconosce di essere sempre stato poco adatto a un mondo ove la preoccupazione dei genitori è quella di avviarti a un lavoro cosiddetto appagante e stabile che possa garantire ai figli quell’illusoria, piccolo-borghese parvenza di felicità giustamente disprezzata e stoicamente denigrata da Pier Paolo Pasolini.
Sì, è lunedì, quindi forse martedì.
Ricordate, figlioli, Essi vivono…
Obbedite dunque a questa società dei consumi ove il valore pro-capite d’ogni singolo individuo non corrisponde affatto alla validità della sua anima connaturata alla bellezza variegata dell’essere noi tutti diversi.
Sì, ciò che importa alla società non è la nostra vera felicità, bensì la maschera appunto sociale travestita da bugiarda dignità.
Dunque, trovi tuo nonno che aggeggia col cellulare, oh, ti casca l’occhio e noti che lui sta guardando un porno.
Ma lui ti risponderà che lo vide solo per curiosità. Come no…
Sì, cosicché se sei una persona affetta e afflitta, si fa per dire, da emozionali alterità, stai tranquillo che sarai emarginato a volontà. Ti diranno pure che non sei sufficientemente volenteroso e che è doveroso che tu non ti sia meritato niente. Sei un mentecatto! Sì, sarai maltrattato da malato di mente. Sarai inviso alla gente, sarai odiato dai coetanei poiché in quella compagnia del cazzo tutti hanno il tatuaggio tamarro e tu invece stai con una ragazza che mangia solo il formaggio.
Sei un topo, un ratto!
Poiché non hai leccato nessuno, non hai mai creduto alla retorica qualunquistica, hai davvero pensato come gli studenti de L’attimo fuggente che non si è brave persone se di professione s’è medici o avvocati.
Sì, il mondo è violentissimo.
Dunque, se come Todd Phillips avrai le palle di girare un film cattivissimo come Joker, uomo senza pelle, troverai il Mereghetti di turno che ti punzecchierà, ammonendoti.
Sì, Il Corriere della Sera paga a Paolo l’albergo al Lido e, per le poche righe di sua recensione scritta col cu(cu)lo, Paolino è capace che prenda 100 Euro a botta.
Dunque, polemico, borbotta, tirandosela da gran signore che odia quelli che sbracciano e fanno a botte.
Ma mi facesse il favore!
Fa il moralista ma mi piacerebbe vedere Paolo, fra qualche anno, ridotto come Clint Eastwood di The Mule.
Te lo do io Il Corriere.
di Stefano Falotico
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