Eh già, funziona sempre così. Henry Hill/Liotta, a inizio di Goodfellas, subito dopo i titoli di testa, dice: che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster.
Un incipit fenomenale che da solo varrebbe già il prezzo del biglietto. Per non parlare di tutto il resto. Ma che te lo dico a fare? Sì, Donnie Brasco ha copiato da Quei bravi ragazzi. Film, quest’ultimo, epocale.
Le scene cult qui si sprecano.
E a circa mezz’ora dall’inizio, il signor Scorsese in pochi minuti ci fa capire che l’amore non è bello se non è litigarello. Ah, Ray è un bullo ma è certamente un bell’uomo.
E Lorraine Bracco, sì, inizialmente appunto non lo sopporta. Lui fa il bambinone perché è un timidone ma entrambi, a dirla tutta, sono dei bei marpioni.
Ray è un volpone e Lorraine uno sticchione. Come dicono i “mafiosi”.
Un bel pezzo di passerona, niente da dire. E anche lui però non scherza. Col ciuffo da bananone, un po’ bambagione ma non certo un ricchione.
Ecco, va proprio come vedete in questo film. Non date retta alla De Filippi, i ragazzi e le ragazze di Uomini e donne vengono pagati per far finta di essere innamorati. E fra loro non vengono per niente.
Una vera e propria sceneggiata napoletana.
Mica come a Little Italy. Ove la gente si faceva le corna, gli amici si scornavano e i bastardi, cioè i pentiti, tradivano e di te si scordavano.
Gente di “buon” cuore gli italoamericani. Sempre a mangiare spaghetti e a preparare polpette.
E Ray aveva fascino, cazzo. Altro che Corona Fabrizio. Lei va su tutte le furie, scende a gran velocità nel suo quartiere basso e l’insulta, strillandogli in faccia che non se la merita.
Infatti, poi se lo marita. Ah ah. Sì, io sono esperto di queste crisi di gelosia.
Una volta, arrivai con un’ora di ritardo al ristorante cinese ove io e lei avevamo prenotato. Al mio arrivo, trovai solo il cameriere che mi disse:
– Mi spiace. Era stufa di aspettare.
– E ora dov’è andata?
– Non lo so. So solo che l’ho vista uscire con un altro.
– Che cosa? E con chi?
– Non lo so. È la prima volta che l’ho visto nel mio locale.
– Porca puttana! Senti, dammi qualche indicazione, forniscimi qualche generalità. È alto, come porta i capelli?
– Guarda che sono soltanto un cameriere, mica un profiler.
– Senti, garçon, non fare il coglion’. Quanto vuoi?
– No, io non voglio nessuna mancia. Non siamo ne Le iene. E comunque garcon significa ragazzo, non fare il Tim Roth di Pulp Fiction.
– Senti, tu sai benissimo dove sono andati.
– Certo che lo so.
– E dove sono andati?
– Sono andati a scopare, ecco dove sono andati.
– A scopare? Senti, scopa a terra prima che te le suoni. Non mi prendere per il culo. Lei non è la tipa d’andare col primo che capita.
– Invece lo è eccome. È venuta pure con me.
– Che cosa?
– Sì, me la son fottuta. Adesso, vedi di fotterti.
Scattò la rissa.
A parte gli scherzi, se non volete andare a puttane, l’amore è gioia ma anche dolore.
Un continuo tira e molla.
Ad esempio, lei mi chiese che facevo nella vita:
– Scrivo libri.
– E riesci a camparci?
– No, ma se vuoi ti recito una mia poesia d’amore. Dopo mi passi 30 Euro su PayPal?
– Ma che modi sono? Comunque, ok. Grazie. Ne sono lusingata. Poi ti mando i soldini. Forza, sparala.
– Ecco, la poesia è questa. Aspetta solo un secondo. Non mi sovviene. Lasciamici pensare.
– Dai su, mi sto squagliando.
– Ecco, la poesia è: sei bella e buona come una ciambella, sei arrapante come l’uomo più ficcante, fra poco faremo l’amore in maniera tonante.
Ti piace? È una bella poesia, non credi?
Partì lo schiaffo in faccia e un calcio nelle palle abbastanza spappolante.
Dopo essere stato tre settimane al traumatologico, lei venne a trovarmi con far incazzoso ma dolcemente ammaliante.
Di solito sono gli uomini che regalano le rose alle donne.
Lei infatti mi regalò un crisantemo.
Dicendomi:
– Ti chiedo scusa. Quando ti dimetteranno, comunque questo è il mio numero di cellulare. Chiamami.
– Perfetto. Appena mi tolgono le fasciature, posso mettertelo, quindi?
– Allora sei proprio una merda. Beccati questa!
Le tre settimane preventivate dal medico, ecco, divennero tre mesi.
Lei, nel frattempo, andò pure con l’infermiere.
Presto io e lei ci sposeremo.
Non so se però ancora se scoperemo.
Una volta sposati, infatti, sono altri cazzi…
di Stefano Falotico
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