Mi giunge voce, anzi, mi giungono voci attendibili che questa pellicola della Alba Rohrwacher sia ottima da “socmel che filmone”, ah, la Alba, come dicono a Bologna, sì, davanti a un nome proprio, soprattutto femminile, i felsinei usano l’articolo determinativo o la preposizione articolata, tanto per personalizzare persone che invero spersonalizzano.
Mi ricordo la mia insegnante delle medie, di nome faceva “la” Delfina, sì, come il mammifero col più alto quoziente intellettivo dei mari anche se lei si sposò alla Geologia e ha mai saputo placare i suoi terremoti emotivi. Udivo dei litigi sconquassanti tutto il palazzo fra lei, il marito e i figli. Codesta donna instabile abita nel mio stabile e ogni volta che c’incrociamo lei finge di non vedermi, perché tradii le aspettative che serbava nei miei riguardi. Sì, lei m’indusse a iscrivermi al Liceo Scientifico ma la matematica, in verità, poco tutt’ora si addice alla mia anima umanista. E così, anziché prendere l’ascensore, resto appiedato. La storia della mia vita.
Sì, peraltro sono anche un impressionante impressionista, un espressionista molto espressivo, un cubista che adora i culi delle cubiste, ché disegnano fantasie proibite sghembe, desiderose di entrar nelle loro da me ambite, poco lambite gambe, à la Picasso di smanioso ca… o schizzante come un pennello di van Gogh, un futurista amante di Miami Vice, anche della versione con Colin Farrell, un realista, un surrealista, un simbolista, in passato un fancazzista, domani chi lo sa… forse ancora un nobile d’animo ma povero come un contadino troppo passatista, retrogrado e però alienista. L’alienista non è un alienato, informatevi, bensì uno psichiatra che cura le vostre malattie mentali. Sì, vedo molti malati in giro, malati di boria, di arroganza, soprattutto di panza. Gente che pensa di vincere le palme d’Oro filmando il didietro di Giorgia Palmas come lo vedrebbe Michael Caine di Vestito per uccidere di Brian De Palma. Sì, dei maniaci guardoni ch’eppur ti squadrano come una sequenza al cardiopalmo de Gli intoccabili. E ti considerano sfigato e si toccano. Ora, ne vogliamo parlare dell’omaggio depalmiano de La corazzata Potëmkin, miei fantozziani che sparate sul prossimo delle cagate pazzesche? Ho scritto cardiopalmo, sì, si può dire, è maschile quanto cardiopalma che ha una “desinenza” come quella delle donne in menopausa, di a finale aspirata, “svenevole”, sì, (av)viene quando la scena è “bollente” come una vampata da ex zoccola. E la tachicardia aumenta all’unisono fra un Andy Garcia con la pistola in mano e un Costner che non sa che cazzo fare. Capolavoro!
Sì, un tempo fui un lazzarone, poi risorsi come Lazzaro, miei poveri cristi.
Ma ancor vago per le campagne anche in Campania e so campanare non ascoltando più le “buone” campane. Ma scopandomi perfino, forse non finemente ma finalmente, quelle calabri. Come un colibrì volteggio di qua e di là, inafferrabile e inchiappettante con far da stupido andante, da rincoglionito “tonante”, ma so “suonarle” con occhio strabico da pesce lesso in mezzo a questi bolognesi di s come sci (de)ragliante. SCEI andato al mare? No, sei andato a valle. Ah ah.
In fondo sono irresistibile, infatti talmente non resisto a me stesso che non esisto. Eppur non esito…
E fra un’inculata pazzesca e una botta dritta me ne fotto.
Sono un uomo difficile più dei dolly di Brian. Però quante dolls! A te questa vita dolse? A me non duole, lei ne vuole. E “alto” vola”.
di Stefano Falotico
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