Morì Darlanne Fluegel di C’era una volta in America e domani sera, ai Golden Globe, tifo De Niro!

06 Jan

26168776_10210359876616132_7760782038161236704_n 26169913_10210359932217522_3433852084296539329_n

Eh sì, la cara Darlanne io la conosco bene. So che a molti il suo nome non dice e non disse nulla, ma io conosco il Cinema meglio delle tasche di Zio Paperone e le sue poche ma ottime interpretazioni, il suo viso sottile e nevrotico, la sua femminilità quasi “virile” son cos(c)e che mai scorderò. È morta a solo 64 anni, per l’Alzheimer, una forma precoce di Alzheimer che le diagnosticarono già negli anni novanta, quando di anni ne aveva decisamente meno, e che l’ha debilitata parecchio, tanto da far sì che se ne andasse angelicamente evanescente eppur in modo commovente. Invero, la notizia ufficiale è stata diramata solo un paio di giorni fa, ma era già deceduta lo scorso 15 Dicembre. Poi, i parenti hanno dato il triste, inevitabile annuncio. Ho letto che il suo ruolo più famoso è quello della femme fatale fidanzata del personaggio di De Niro in C’era una volta in America. Invero, questa è la versione “politicamente corretta”. Perché, se non ricordo male, e come potrei, nel film diventa la fidanzata di James Woods, e da De Niro invece viene “brutalizzata” quando lui e la sua combriccola di gangster rapinano il negozio di gioielli. Ah no, era Tuesday Weld. Scusate. Su questo film appunto memorabile, epocale, ne son state dette tante. E se Mereghetti è convinto che, nonostante tutto, non sia quel capolavoro assoluto che tutti dicono, perché a suo avviso è troppo “triviale” e, paradossalmente, non riesce a essere un’elegia romantica riuscita per la sua aridità (?) di sentimenti, per la secchezza irrisolta della psicologia dei suoi protagonisti, a tutt’oggi la definizione più pertinente è quella del compianto Morandini, perché Once Upon a Time in America è esattamente, splendidamente riassumibile nelle sue testuali parole: il presente non esiste: è una sfilata di fantasmi nello spazio incantato della memoria. Alle sconnessioni temporali corrispondono le dilatazioni dello spazio: con sapienti incastri tra esterni autentici ed esterni ricostruiti in teatro, Leone accompagna lo spettatore in un viaggio attraverso l’America metropolitana (e la storia del cinema su quell’America) che è reale e favoloso, archeologico e rituale. Sono spazi dilatati e trasfigurati dalla cinepresa; spazi anche sonori e musicali, riempiti dalla musica di E. Morricone e da motivi famosi: “Amapola”, “Summertime”, “Night and Day”, “Yesterday”. È un film di morte, iniquità, violenza, piombo, sangue, paura, amicizia virile, tradimenti. E di sesso. In questa fiaba di maschi violenti le donne sono maltrattate; la pulsione sessuale è legata all’analità, alla golosità, alla morte, soprattutto alla violenza. È l’America vista come un mondo di bambini. Piccolo gangster senza gloria, Noodles diventa vero protagonista nell’epilogo quando si rifiuta di uccidere l’ex amico Max. Soltanto allora, ormai vecchio, è diventato uomo.

Sì, è un film “sporco”, volgare, proustiano, misogino, irruento, immenso, e poco c’importa se De Niro/Noodles sia un uomo rozzo, pieno di contraddizioni, violento, carnale e poi eccezionalmente metafisico e, nel finale, purissimo e ambiguo. Proprio in quest’ambiguità consiste il fascino senza tempo di un masterpiece inscalfibile e titanico.

Ma, tornando alla Fluegel, io la ricorderò certamente anche per un altro capolavoro, il feroce Vivere e morire a Los Angeles di Friedkin, anche in quel caso nei panni di una bella pupa contesa dai due protagonisti.

Ed è stata anche la donna di Stallone in Sorvegliato speciale. La donna innamorata che rischia di essere violentata (un’altra volta!?) dalle guardie carcerarie aguzzine e che sosterrà da lontano, moralmente, quel Sylvester ingiustissimamente vessato e angariato dal tremendo, sadico Sutherland. Non un grande film, a dir il vero, ma Darlanne, sebbene compaia poco, è una presenza forte e di valore.

Ora, invece andiamo a parare nuovamente su De Niro. Domani è il favorito ai Golden Globe per la sua interpretazione di Bernie Madoff in Wizard of Lies. Una prova egregia, quieta, compassata ma al contempo carismatica e potente. Anche se, a ben vedere, chi meriterebbe davvero è il magnifico Kyle MacLachlan di Twin Peaks. Fra i due litiganti i “terzi” potrebbero fregarli, cioè Jude Law di The Young Pope ed Ewan McGregor di Fargo.

Di mio, sono un joker spesso malinconico, un’incarnazione del male, no, Mare dentro… e sono il globo d’oro delle mie emozioni dorate. Insomma, a-doratemi.

Non mi mostro molto in giro ma dovrebbero farmi santo, perché sono il più sano. Anche se spesso mento di lungo naso ma dico la verità incontrovertibile, e sono dunque sia mentitore che dei mie fan amabile mentore, ho una gran mente.

The Young Pope Darlanne Fluegel

 

di Stefano Falotico

Tags: , , , , , ,

Leave a Reply

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)