Urge in me questo presente. Avrei voluto usare la coniugazione di passato remoto “urgette” o “urse” ma, come (non) sapete, non esiste. Allora fu urto in me questo sociale, totale rifiuto. Sempre più fiero della mia vita eremitica, da anni (in)consapevoli non mi reco più al Lido, perché questo lor chiacchiericcio non mi par grande bellezza. Gente che applaude Gosling, porgendo leccate di culo alla Stone, mi dà di stomaco. Il concetto di figata non l’ho mai capito. Secondo me è figo un bufalo nelle praterie sconfinate dell’Ovest che “pascola” assieme al suo piccolo, dandogli da mangiare l’aria cosciente della loro fresca, robusta animalità. Caduche le foglie di quelle steppe poi si (ri)posano su un’alce inne(r)vata che, mesta, passeggia “lagrimosa” nella scoscesa sera tranquilla, senza tutte queste mondane scosciate. Sì, Venezia n’è allagata. Donne che tutto l’anno “cacciano” il cibo del loro “erotismo”, zampettando su tacchi a spillo per uomini che, cedendo alle “lusinghe” del loro sesso così “bell’esposto”, maliziosamente (non) celato, crolleranno “colanti” dinanzi a un paio di collant attizzanti per la “gioia” di 15 minuti di cannibalismo accoppiato. Roba per gente carnale e vogliosa di successo… che cessi. Scoppiate… a piangere davanti al mio papa, sono un pappamolla e vi racconto questa. Per via del mio stile di vita autarchico, ai confini con la foll(i)a, la donna del settimo piano, quando mi vede scendere le scale, pronuncia sempre un lapidario “mah”. Come dire: ma questo ci è o ci fa? Lei (non) sa che appena la vedo mollo, appunto, una “sana” scoreggina secca, “calibrata” di sfintere libero come una libellule senza i “cazzi” di queste vecchie donzelle. Acida, frustrata, con un marito geologo che non so se ancora la trivella. Di mio, preferisco le caramelle. Anche la caravella del parlare di ovvietà come se avessi scoperto l’America. Sì, adoro il Sabato sera degli anticipi di Calcio, di questi giocatori al “potassio” che “scuoiano” le palle in pantaloncini “sintonizzati” sullo Sky-line degli abbonati non so se di normale tifo “abbottonati”. Un gioco che piaceva a Pasolini e garba pure a me. Vi racconto quest’altra. Come tristemente abbiamo appreso, è morto il grande Gene Wilder, icona Mel brooksiana ma soprattutto Willy Wonka. Oggi, Mereghetti ha ben accolto La La Land, apprezzandolo per il suo romanticismo sognante schierato a viso aperto contro il cinismo andante. Sì, proprio lui che giustamente stronco Willy Signori e vengo da lontano. Che c’entra? C’è un filo logico in questa cagata, sì, perché leggo il Mereghetti sempre sul water, imparando a memoria le sue stellette quando la merda fa flop, no, pluf. Ecco,ve ne racconto un’altra. Oggi son andato a pigliare… un mio amico. Mi ha confidato che assume delle pasticche che non glielo fanno tirare. Poi mi ha chiesto se anch’io prendo quella robaccia. Io ho assentito, e lui: come fai? I migliori anni della tua (s)figa, cazzo, per la Madonna di Cristo impestato! Devi scopare.
Lo scaricai, dandogli la benedizione e mandandolo a puttane. Di mio la mia vita non va a zoccole, ma per via del “fallo” di essere un san(t)o la gente mi riverisce come fossi Bergoglio.
Detta fra noi, Allah o Dio mi sembrano due idoli messi lì per rincoglionire il popolino.
E questa kermesse, secondo me, può anche andare a farsi fottere.
Firmato l’uomo sul cui uccello anche l’acqua santa non può elevarlo.
Post scriptum: una ragazza su Facebook esulta dopo la “visione” di La La Land.
Di mio, mi accontento di essere un deficiente migliore dei deficienti “normali”.
– Ma Falotico, lei non si fa schifo? Non ha ambizioni.
– Signora “cara”. Si faccia i cazzi suoi. Considerando il suo trucco, mi pare che lei sia proprio una “diva”. E di cazzi, cantando trallallero, va il fil(m)ettino.
di Stefano Falotico, detto il Papam della Pescarola. Uomo che preferirà sempre una Coca Cola col limone ai limoncelli delle cocainomani.
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